Cala il sipario sulla stagione del Catania. Nel peggiore dei modi, con una sconfitta maturata tra le mura amiche al termine di una prestazione suicida, incolore ed indisponente.
Cala il sipario sulla stagione del Catania. Nel peggiore dei modi, con una sconfitta maturata tra le mura amiche al termine di una prestazione suicida, incolore ed indisponente. Che sottolinea tutti i limiti caratteriali della compagine etnea, a chiusura di un ciclo lungo otto anni.
In serata è Maran a pagare per tutti, per colpe che non sono solo sue. Al suo posto, traghettatore fino al termine della stagione, Maurizio Pellegrino, che torna a sedere sulla panchina del Catania a distanza di dodici anni.
Il Catania. Reduce da quattro sconfitte consecutive, Rolando Maran si affida al 4-3-3 per alimentare le flebili speranze legate alla difesa della massima serie. Rinaudo è out per squalifica, ma il tecnico di Rovereto ritrova Rolin e Spolli in difesa, Castro in attacco. Gli argentini partono dalla panchina mentre a sorpresa, l’uruguaiano è schierato da terzino sinistro, con il preciso compito di presidiare la corsia sulla quale agirà Cerci. Per gli annali, ma solo sulla carta, Monzon è il terzo attaccante aggiunto ma agirà invece per l’intera durata della gara lungo la linea dei centrocampisti.
Una disposizione tattica particolarmente accorta, che prevede il solo Bergessio in avanti, supportato da Barrientos e Plasil.
Catania (4-3-3): Andujar; Peruzzi, Bellusci, Gyomber, Rolin; Izco, Lodi, Plasil; Barrientos, Bergessio, Monzon.
Il Torino. Decima forza del torneo con quarantadue punti, i granata hanno ormai poco da chiedere a questo campionato ed arrivano al Massimino scarichi di eccessive responsabilità.
Ventura può contare sull’intera rosa a disposizione, fatta eccezione per gli infortunati di lungo corso Masiello, Pasquale e Larrondo e l’assente dell’ultim’ora, Barreto, bloccato a Torino da una fastidiosa influenza. Moretti e Ciro Immobile sono nuovamente disponibili, dopo aver scontato il turno di squalifica contro il Cagliari.
Confermato il 3-5-2, modulo tattico utilizzato in 29 gare delle 31 sin qui disputate (per Torino-Roma, 11° di campionato e Cagliari-Torino, dodicesima, Ventura optò per una difesa a quattro) con l’unica vera novità rappresentata dall’utilizzo dell’ex Tachtsidis - appena 150 minuti giocati in maglia granata - in luogo di Vives, al quale il tecnico ha preferito concedere un turno di riposo.
Torino (3-5-2): Padelli; Bovo, Glik, Moretti; Maksimovic, Kurtic, Tachtsidis, El Kaddouri, Darmian; Cerci, Immobile.
I cambi. Alla mezz’ora primo cambio in casa granata. Al 33’ esce Kurtic, problemi di natura muscolare, e gli subentra Farnerud. Non cambia nulla da un punto vista tattico, considerato che entrambi i giocatori sono particolarmente tecnici e propensi alla fase offensiva.
Al minuto quarantatré Maran richiama in panchina Peruzzi per Biraghi. Il cambio ha natura tecnico-disciplinare giacché il terzino ex Velez era apparso bloccato e nervoso a causa dell’ammonizione ricevuta al 22’ per fallo su Kurtic. In precedenza si era comunque discretamente disimpegnato sulla corsia destra, limitando le sgroppate di Darmian, inducendolo anche ad un fallo sanzionato con un giallo al minuto 28. Il neo entrato Biraghi si dispone a sinistra, Rolin ritrova la più naturale corsia destra.
Ancora sotto di una rete, al 65’, il tecnico Ventura prova a dare maggiore incisività alla manovra dei granata sostituendo l’esterno destro di centrocampo Maksimovic con il più offensivo Meggiorini. Adesso il Toro è disposto attraverso un 3-4-3.
Maran risponde pochi minuti più tardi, siamo al minuto sessantanove, con la sostituzione di Rolin per Spolli. Il Catania, in evidente crisi d’identità, si ridispone attraverso un 3-5-2. Gyomber, Bellusci e Spolli sono i tre centrali difensivi, mentre Biraghi è dirottato sulla linea di centrocampo.
Un minuto prima del momentaneo pareggio granata, Castro ritorna in campo dopo il fastidioso infortunio per un opaco Barrientos. Non cambia nulla tatticamente e nella storia del match.
A partita virtualmente chiusa, Ventura richiama in panchina Alessio Cerci per Basha.
FLUSSI DI GIOCO
Pronti, via. Il Catania è già in vantaggio. La sesta rete stagionale di Bergessio arriva dopo appena due minuti e fa sognare l’intero Angelo Massimino. La palla persa da El Kaddouri sulla trequarti a causa del tenace pressing di Plasil ed il comico scivolone di Moretti che spalanca la via della rete all’argentino, sono chiari segnali di pressione psicologica. Quella che i rossoazzurri riescono ad imprimere all’avversario sin da subito e per almeno metà della prima frazione di gara, mettendo in chiaro le proprie intenzioni.
Poi, senza una ragione plausibile, senza un preciso motivo tattico d’interesse, qualcosa si rompe e cambia il vento della gara. Dalle radioline si apprende del vantaggio del Sassuolo a Bergamo, una doccia gelata che inizia a fare borbottare i più pessimisti. Ed il Catania ci mette del suo, complice un atteggiamento che diventa più sparagnino col passare dei minuti, senza che comunque Andujar subisca particolari pericoli durante il primo tempo.
Nella ripresa si perfeziona il tracollo degli etnei. Il Catania lascia che siano gli avversari a condurre il gioco (a fine gara sarà di 12’:36” il tempo trascorso dai granata nella metà campo etnea) e l’undici di Ventura imbastisce la propria manovra con grande cura (il 90% delle azioni del Torino prende il via dalle retrovie e solo il restante 10% si sviluppa attraverso palle a scavalcare il centrocampo) e in assoluta tranquillità. A pressare, adesso, è il solo Bergessio, ultimo ad arrendersi, mentre i centrocampisti rimangono confinati tutti dietro la linea del pallone. Ventura sente di poter far propria la gara, cambia disposizione tattica, inserisce un attaccante per un centrocampista e confina definitivamente i rossoazzurri nella propria metà campo. Maran prova a rispondere, ma né i cambi né l’infausto passaggio al 3-5-2 sortiscono gli effetti desiderati. Come logica conseguenza della paura trasmessa agli avversari, i granata trovano il pari. Ed il gol vittoria, poco dopo, che spalanca al Catania le porte della cadetteria.
IN & OUT: BERGESSIO E GYOMBER
EPISODI
In serata è Maran a pagare per tutti, per colpe che non sono solo sue. Al suo posto, traghettatore fino al termine della stagione, Maurizio Pellegrino, che torna a sedere sulla panchina del Catania a distanza di dodici anni.
Il Catania. Reduce da quattro sconfitte consecutive, Rolando Maran si affida al 4-3-3 per alimentare le flebili speranze legate alla difesa della massima serie. Rinaudo è out per squalifica, ma il tecnico di Rovereto ritrova Rolin e Spolli in difesa, Castro in attacco. Gli argentini partono dalla panchina mentre a sorpresa, l’uruguaiano è schierato da terzino sinistro, con il preciso compito di presidiare la corsia sulla quale agirà Cerci. Per gli annali, ma solo sulla carta, Monzon è il terzo attaccante aggiunto ma agirà invece per l’intera durata della gara lungo la linea dei centrocampisti.
Una disposizione tattica particolarmente accorta, che prevede il solo Bergessio in avanti, supportato da Barrientos e Plasil.
Catania (4-3-3): Andujar; Peruzzi, Bellusci, Gyomber, Rolin; Izco, Lodi, Plasil; Barrientos, Bergessio, Monzon.
Il Torino. Decima forza del torneo con quarantadue punti, i granata hanno ormai poco da chiedere a questo campionato ed arrivano al Massimino scarichi di eccessive responsabilità.
Ventura può contare sull’intera rosa a disposizione, fatta eccezione per gli infortunati di lungo corso Masiello, Pasquale e Larrondo e l’assente dell’ultim’ora, Barreto, bloccato a Torino da una fastidiosa influenza. Moretti e Ciro Immobile sono nuovamente disponibili, dopo aver scontato il turno di squalifica contro il Cagliari.
Confermato il 3-5-2, modulo tattico utilizzato in 29 gare delle 31 sin qui disputate (per Torino-Roma, 11° di campionato e Cagliari-Torino, dodicesima, Ventura optò per una difesa a quattro) con l’unica vera novità rappresentata dall’utilizzo dell’ex Tachtsidis - appena 150 minuti giocati in maglia granata - in luogo di Vives, al quale il tecnico ha preferito concedere un turno di riposo.
Torino (3-5-2): Padelli; Bovo, Glik, Moretti; Maksimovic, Kurtic, Tachtsidis, El Kaddouri, Darmian; Cerci, Immobile.
I cambi. Alla mezz’ora primo cambio in casa granata. Al 33’ esce Kurtic, problemi di natura muscolare, e gli subentra Farnerud. Non cambia nulla da un punto vista tattico, considerato che entrambi i giocatori sono particolarmente tecnici e propensi alla fase offensiva.
Al minuto quarantatré Maran richiama in panchina Peruzzi per Biraghi. Il cambio ha natura tecnico-disciplinare giacché il terzino ex Velez era apparso bloccato e nervoso a causa dell’ammonizione ricevuta al 22’ per fallo su Kurtic. In precedenza si era comunque discretamente disimpegnato sulla corsia destra, limitando le sgroppate di Darmian, inducendolo anche ad un fallo sanzionato con un giallo al minuto 28. Il neo entrato Biraghi si dispone a sinistra, Rolin ritrova la più naturale corsia destra.
Ancora sotto di una rete, al 65’, il tecnico Ventura prova a dare maggiore incisività alla manovra dei granata sostituendo l’esterno destro di centrocampo Maksimovic con il più offensivo Meggiorini. Adesso il Toro è disposto attraverso un 3-4-3.
Maran risponde pochi minuti più tardi, siamo al minuto sessantanove, con la sostituzione di Rolin per Spolli. Il Catania, in evidente crisi d’identità, si ridispone attraverso un 3-5-2. Gyomber, Bellusci e Spolli sono i tre centrali difensivi, mentre Biraghi è dirottato sulla linea di centrocampo.
Un minuto prima del momentaneo pareggio granata, Castro ritorna in campo dopo il fastidioso infortunio per un opaco Barrientos. Non cambia nulla tatticamente e nella storia del match.
A partita virtualmente chiusa, Ventura richiama in panchina Alessio Cerci per Basha.
FLUSSI DI GIOCO
Pronti, via. Il Catania è già in vantaggio. La sesta rete stagionale di Bergessio arriva dopo appena due minuti e fa sognare l’intero Angelo Massimino. La palla persa da El Kaddouri sulla trequarti a causa del tenace pressing di Plasil ed il comico scivolone di Moretti che spalanca la via della rete all’argentino, sono chiari segnali di pressione psicologica. Quella che i rossoazzurri riescono ad imprimere all’avversario sin da subito e per almeno metà della prima frazione di gara, mettendo in chiaro le proprie intenzioni.
Poi, senza una ragione plausibile, senza un preciso motivo tattico d’interesse, qualcosa si rompe e cambia il vento della gara. Dalle radioline si apprende del vantaggio del Sassuolo a Bergamo, una doccia gelata che inizia a fare borbottare i più pessimisti. Ed il Catania ci mette del suo, complice un atteggiamento che diventa più sparagnino col passare dei minuti, senza che comunque Andujar subisca particolari pericoli durante il primo tempo.
Nella ripresa si perfeziona il tracollo degli etnei. Il Catania lascia che siano gli avversari a condurre il gioco (a fine gara sarà di 12’:36” il tempo trascorso dai granata nella metà campo etnea) e l’undici di Ventura imbastisce la propria manovra con grande cura (il 90% delle azioni del Torino prende il via dalle retrovie e solo il restante 10% si sviluppa attraverso palle a scavalcare il centrocampo) e in assoluta tranquillità. A pressare, adesso, è il solo Bergessio, ultimo ad arrendersi, mentre i centrocampisti rimangono confinati tutti dietro la linea del pallone. Ventura sente di poter far propria la gara, cambia disposizione tattica, inserisce un attaccante per un centrocampista e confina definitivamente i rossoazzurri nella propria metà campo. Maran prova a rispondere, ma né i cambi né l’infausto passaggio al 3-5-2 sortiscono gli effetti desiderati. Come logica conseguenza della paura trasmessa agli avversari, i granata trovano il pari. Ed il gol vittoria, poco dopo, che spalanca al Catania le porte della cadetteria.
IN & OUT: BERGESSIO E GYOMBER
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