Catania-Torino 1-2: commento "a caldo"

Bergessio raggiunge Mascara a quota 31 gol in Serie A con la maglia del Catania.

Bergessio raggiunge Mascara a quota 31 gol in Serie A con la maglia del Catania. 

Il commento post-partita del match tra etnei e torinesi mette in evidenza l'ennesimo cedimento psicologico.

Sotto il profilo tattico, il match col Torino rappresenta una replica della sfida con l'Udinese. Anche i granata, come i friulani, giocano col 3-5-2 e anche in questa occasione il Catania ha l'obbligo di sbilanciarsi in avanti, per avvicinare la quota salvezza che prima del fischio d'inizio dista sette punti. Così Maran ripete la scelta di utilizzare il 4-3-3 anche se con interpreti decisamente meno votati all'attacco rispetto a quelli schierati la volta precedente. Davanti ad Andujar, infatti, sulle fasce vanno il terzino Peruzzi e il centrale Rolin, adattato per l'occasione a sinistra per contenere le sfuriate di Cerci, che gioca dalle sue parti (mossa analoga a quella di Parma, dover Maran schierò l'uruguaiano in marcatura su Biabiany); la difesa è completata dai centrali Gyomber e Bellusci, i più in forma del reparto al momento; a centrocampo Plasil sostituisce lo squalificato Rinaudo e completa il terzetto insieme a Izco e Lodi; davanti il tridente è composto da Barrientos, Bergessio, e da Monzon (preferito a Keko) schierato da ala sinistra.

Ventura, da par suo, non rinuncia a disporre i suoi col 3-5-2 che ha messo le ali alla stagione del Torino. Davanti a Padelli, trio difensivo titolare composto da Bovo, Glik e Moretti; sulle fasce l'ex tecnico del Bari è rimasto privo dei mancini Pasquale e Masiello, così sposta Darmian sul versante sinistro lasciando presidiare la corsia destra a Maksimovic; a centrocampo l'acciaccato Vives va solo in panchina, spazio così all'ex Tachtsidis affiancato da El Kaddouri e Kurtic; coppia d'attacco Cerci-Immobile.

La fallimentare gestione societaria della stagione nel mirino della Curva Sud. 


E' uno degli elementi più positivi del Catania attuale, Plasil, a prendersi gran parte del merito del fulmineo gol del vantaggio rossazzurro: il suo pressing su El Kaddouri con conseguente palla conquistata funge da trampolino di lancio per il suggerimento di Barrientos per Bergessio che, complice lo scivolone di Glik, fulmina Padelli in uscita. Per una volta Catania fortunato che può permettersi di giocare il resto della partita di rimessa. Il che rappresenterà in realtà un inconveniente. Perchè dopo il gol vien fuori la paura di compromettere un risultato d'oro, che spinge gli etnei a schierarsi in 11 dietro la linea del pallone praticamente per tutto il match. Finché il Torino non riesce a pungere, il Catania controlla bene la partita, senza riuscire però mai a ripartire. E' abbastanza mortificante vedere di volta in volta i vari Bergessio, Plasil, Izco portare avanti il pallone per poi doversi fermare perchè i compagni di squadra sono rimasti dietro, troppo distanti.

La paura diventa concreta nella ripresa, quando il Torino comincia a spingere con maggior convinzione ed efficacia. Andujar è chiamato a due importanti interventi su Immobile e Glik. Per Maran è troppo, e la mossa del tecnico è quella di mettersi a specchio, senza effettuare sostituzioni: Rolin (che nel frattempo si era spostato a destra dopo l'ingresso di Biraghi al posto di Peruzzi) si piazza sul centro-sinistra e va a comporre una difesa a tre insieme a Gyomber e Bellusci; Izco va a destra, Biraghi a sinistra, mentre Monzon si accentra formando il trio di centrocampo con Plasil e Lodi; Barrientos-Bergessio fungono da tandem d'attacco. Ventura risponde sostituendo Maksimovic con Meggiorini, una punta: il Toro passa al 3-4-3, peraltro parecchio sbilanciato in avanti dal momento che nel ruolo di tornante destro si piazza El Kaddouri, un centrocampista dalle spiccate attitudini offensive che cerca continuamente la sovrapposizione con Cerci.

Eloquente striscione esposto dalla Curva Nord. 


E' il momento decisivo della partita: il Catania non riesce a sfruttare i maggiori spazi concessi dai granata a centrocampo e allo stesso tempo patisce di più gli attacchi avversari. Il gol di Farnerud nasce da un grave errore in fase di pressing: in tre si fiondano sul portatore di palla nella metacampo avversaria, cosicchè appena la sfera giunge sui piedi di El Kaddouri il n°7 del Torino è libero di fiondarsi in avanti, e non può bastare l'inseguimento disperato di Castro; a quel punto Farnerud parte da una posizione di vantaggio per cercare l'inserimento in area avversaria ed è bravo El Kaddouri a metterlo davanti ad Andujar.

E così il Catania ripiomba nel crollo psicologico post-gol subito che ha caratterizzato tante, troppe partite di questa stagione, e a stretto giro di posta arriva "l'inevitabile" mazzata. E' Immobile il carnefice delle ultime speranze di salvezza, sebbene la matematica tenga ancora in vita i rossazzurri, peraltro improvvisamente, tardivamente e inutilmente aggressivi nel finale, in cui è Padelli a negare a capitan Izco il gol del pari, che comunque avrebbe cambiato poco la situazione.

Più della sconfitta in sè, più della giornata in meno a disposizione per rimontare e più dell'ulteriore punto di distacco dalla zona salvezza, ciò che scoraggia del Catania è lo stato mentale evidenziato quest'oggi, che sottolinea in modo definitivo e incontrovertibile la fragilità emotiva del gruppo, talmente grave da spezzar le ali al di là di ogni lacuna di carattere tecnico. A Udine si era vista una squadra propositiva sebbene sfortunata per 90'. Oggi invece aver segnato troppo presto ha paradossamente rappresentato una zavorra che gli etnei hanno saputo gestire per un'oretta scarsa. Solo dei risultati favorevoli avrebbero potuto debellare questa "malattia" che affligge il gruppo, il timore è che adesso sia troppo tardi anche per conquistare rigeneranti vittorie.

Lo scoramento del Presidente.