Catania-Sampdoria 2-1: commento "a caldo"

Bergessio sale a quota 32 e diventa il miglior realizzatore del Catania in A.

Bergessio sale a quota 32 e diventa il miglior realizzatore del Catania in A. 

Il commento post-partita: gli etnei accorciano le distanze dalla zona salvezza. Gol “storico” per Bergessio.

Formazioni: Pellegrino conferma il modulo “milanese”, Mihajlovic schiera un 11 sperimentale
Dopo l’apprezzabile prova offerta dai suoi domenica scorsa contro il Milan, Maurizio Pellegrino decide di proseguire sulla strada tracciata allora: 4-4-1-1 con Leto e Plasil esterni di centrocampo e Barrientos a supporto di Bergessio. Col pieno recupero di Frison, l’ex Vicenza si riprende la maglia da titolare a quasi tre mesi di distanza e Andujar, in rotta con l’ambiente, non va neanche in panchina. In difesa rientra Peruzzi a destra, così Gyomber può tornare al centro dove affianca Spolli, scelta obbligata dalle indisponibilità di Rolin (squalificato) e Bellusci (infortunato). L’altro squalificato di giornata, Rinaudo, viene rimpiazzato in mediana da Izco.
Sinisa Mihajlovic risponde con un 4-3-3 con cui cerca di esorcizzare le innumerevoli assenze: in porta va Fiorillo, a cui viene data, a salvezza acquisita, la possibilità di mettersi in mostra; in virtù dello stesso criterio finisce in panchina De Silvestri e in difesa sulla destra spazio al giovane Fornasier, sulla fascia opposta va Costa, così Regini si accentra e affianca Mustafi; a centrocampo un altro giovane, Salamon, davanti alla difesa, affiancato da Bjarnason e Renan; davanti Gianluca Sansone e Wszolek a sostenere l’unica punta Okaka, preferito all’ex Maxi Lopez.

Primo tempo: gara a senso unico, ma al Catania al solito manca cinismo sottoporta
Sin dall’inizio il copione della partita è chiaro: il Catania prova ad imbastire azioni offensive, la Sampdoria sembra piuttosto appagata e si limita a ripartire in contropiede senza troppa convinzione. Sembra un remake del primo tempo di Catania-Torino. Stavolta, però, per trovare il gol il Catania deve aspettare l’intera durata della prima frazione di gioco. Prima che Leto, al 45’, schiacci con una poderosa rovesciata il pallone nella porta difesa da Fiorillo, infatti, emerge il grande limite stagionale del Catania, non a caso peggiore attacco del campionato: i rossazzurri creano molto, più del solito, sulla falsariga di quanto successo ad Udine, ma non riescono a concretizzare. Incidono senza dubbio fattori di natura psicologica, che rendono il pallone più pesante o i piedi più incerti; ma alla base non si può nascondere anche un’evidente problema di carattere tecnico. Clamoroso in tal senso il gol fallito da Leto a inizio gara, e nella ripresa, come vedremo, altri riusciranno a far peggio. Non manca anche la solita dose di sfortuna, come nel caso del colpo di testa a botta sicura di Bergessio respinto dai piedi di un ormai battuto Fiorillo. La Samp si avvicina dalle parti di Frison soltanto con Bjarnason a fine primo tempo.

Mihajlovic spinge in avanti i suoi e risveglia una partita che sembrava decisa
Chi si aspetta un regalo dall’ex Mihajlovic è presto smentito dalla mossa con cui il tecnico serbo riaccende la gara nella ripresa: Renan e Salamon restano a protezione della difesa mentre Bjarnason si allarga sulla fascia sinistra, con spostamento di Wszolek sull’out opposto e posizionamento di Sansone nel cuore della trequarti. Si tratta di uno speculare 4-2-3-1 con cui la Samp prova, e riesce, a sfondare cercando varchi alle spalle di Izco e Lodi (stesso limite mostrato dagli etnei contro il Milan). Non a caso dopo cinque minuti Sansone sfiora il gol con un velenoso tiro dal limite dell’area che si infrange sul palo. La Sampdoria guadagna metri, il Catania non riesce a ripartire nonostante Pellegrino inviti i suoi ad aggredire gli avversari per cercare il raddoppio, ed ecco che giunge il pareggio dei blucerchiati, al quarto d’ora: Okaka parte da centrocampo, vince il corpo a corpo con Izco, lascia sul posto Peruzzi (entrambi gli argentini troppo morbidi nell’occasione) e fulmina Frison in uscita.

Finalmente, la reazione. In ripresa Barrientos; Bergessio entra nella storia
Sembra l’ennesimo colpo del KO, d’altronde il Catania di quest’anno ha abituato i propri tifosi a repentini crolli dopo i gol subiti. Invece questa volta il gol avversario sortisce, una tantum, l’effetto contrario: già un minuto dopo aver raccolto il pallone dalla propria porta, i rossazzurri si fiondano sulla linea della porta avversaria, con Plasil che deve solo raccogliere il suggerimento di Bergessio e insaccare la sfera. Così non è e il ceco ciabatta clamorosamente addosso a Fiorillo. Ma la reazione resta veemente e pochi secondi dopo dai piedi di Barrientos parte il suggerimento per Bergessio che si invola e batte Fiorillo spedendo il pallone sul secondo palo. Il racconto del gol ci offre l’occasione per soffermarci brevemente sui due protagonisti: Barrientos, fino alla gara col Torino parso in pessime condizioni, non solo fisiche ma anche motivazionali, nei due match con Pellegrino in panchina è parso in netta ripresa, più predisposto al pressing, al sacrificio, e più responsabilizzato nelle azioni offensive. Quanto al “Toro”, va detto che ha la sfortuna di realizzare un gol storico in un momento disgraziato, che riesce persino a coprire quella che è a tutti gli effetti un’impresa. Col 32° gol realizzato in Serie A, Bergessio infatti scavalca Mascara e diventa il miglior realizzatore del Catania in massima serie. A prescindere dall’esito finale di questa stagione, l’impressione è che Gonzalo resterà in vetta a questa classifica per parecchi anni e una stagione negativa, di cui peraltro non possono essere addebitate di certo colpe a un giocatore fermo per due mesi per l’infortunio al perone, non può certo cancellare ciò che il centravanti ha costruito nel tempo con questa maglia (compresa la stagione in corso, nella quale si sta confermando quale capocannoniere dei suoi).

Il Catania non riesce a chiudere la partita, e subentrano problemi fisici
Dopo il 2-1, sulle ali dell’entusiasmo riconquistato, stavolta i ragazzi di Pellegrino provano a trovare il liberatorio terzo gol. Che però non arriva. Si ripresentano gli stessi fantasmi evidenziati in precedenza, ed è proprio Bergessio a calciare male davanti a Fiorillo la palla del possibile 3-1. Comincia ad affiorare la stanchezza, e buone possibilità come il filtrante di Barrientos per Plasil vengono confezionate male. Entrambi i tecnici così ricorrono all’uso massiccio delle sostituzioni: Pellegrino più che altro per ragioni di carattere fisico. Esce Peruzzi, non al meglio, entra Legrottaglie che si piazza al centro, mentre a destra torna Gyomber che in quel ruolo ha giocato a Milano; prima del botta e risposta Okaka-Bergessio era già uscito Leto, che non ha i 90’ minuti nelle gambe, ed aveva lasciato il posto a Castro; Pellegrino poi ricorre un po’ frettolosamente all’ultimo cambio a dieci minuti dal termine, togliendo lo stremato Barrientos e inserendo al suo posto Fedato. Il problema è che anche Spolli non è al meglio (già a Milano ha stretto i denti, dopo essere rientrato dall’infortunio) e si lamenta con la panchina per non avergli “conservato” il cambio. Succede anche questo nell’infuocato finale di stagione rossazzurro. Nella Samp invece entra Krsticic, centrocampista dalle attitudini più offensive rispetto a Salamon che lascia il terreno di gioco, e Maxi Lopez che sostituisce Bjarnason a un quarto d’ora dalla fine. Tutta questa serie di cambi modifica l’assetto tattico di entrambe le squadre: il Catania passa al 4-5-1 con Barrientos (e poi Fedato) a destra, Castro sulla fascia opposta, Plasil rispolverato in mediana; la Samp gioca con quattro giocatori offensivi (Wszolek, poi sostituito da Rodriguez nel finale, Okaka, Maxi Lopez e Sansone).

Riconquistato un minimo di fiducia, adesso per crederci davvero bisogna confermarsi a Verona
Nel finale i blucerchiati schiacciano il Catania, ma fanno paura (e neanche troppa) solo sui calci piazzati. Il Catania riesce a ripartire più volte, ma Fedato e Castro non inquadrano la porta. Con più fatica del dovuto, gli etnei riescono a portare a casa il risultato e tornare alla vittoria dopo due mesi. Juventus-Bologna permettendo, la zona salvezza si avvicina ed è distante 5 punti, non pochi, ma neanche troppi, considerando lo scontro diretto alla penultima giornata. L’imperativo è provarci, e le due partite della gestione Pellegrino, che certo non hanno cancellato le diverse problematiche che affliggono questa squadra, allo stesso tempo le hanno restituito un po’ di idee e di convinzione. La partita contro il Verona darà risposte molto importanti, perché si giocherà in trasferta, contro un avversario che si è dimostrato più che performante nel corso della stagione e che è ancora in corsa per l’obiettivo europeo dopo la vittoria odierna a Bergamo contro l’Atalanta. Tornare dal “Bentegodi” con almeno un punto rappresenterebbe l’iniezione di fiducia ideale per la volata finale e riaprirebbe scenari che sembrano ancora molto, troppo lontani.