Catania-Paganese 3-0: Cura non ricostituente

Compattezza, ciò che servirebbe all'intero ambiente..

Compattezza, ciò che servirebbe all'intero ambiente.. 

Tre punti che servono per il morale e la classifica, ma che non risolvono i problemi che questa squadra continua a manifestare.

I tre punti conquistati dal Catania oggi contro la Paganese rappresentano una ventata d’aria fresca per la tifoseria etnea che dopo oltre quaranta giorni si riaffaccia al di sopra della zona playout, seppur temporaneamente. Gli etnei stazionano infatti al 13° posto in coabitazione con l’Akragas, che però viene preceduta in virtù di una differenza reti nettamente migliore. Tuttavia, agli uomini di Legrottaglie basterà pareggiare domani in casa contro l’altra matricola Melfi per scavalcare nuovamente i rossazzurri e farli ripiombare in zona retrocessione per il terzo Natale consecutivo, nella terza categoria “calcata” nel corso degli ultimi tre, terribili, anni. Lo stesso succederebbe in caso di colpo esterno dell’Ischia sul campo del Catanzaro. Ma tant’è, il Catania deve fare necessariamente la corsa su sé stesso e non può certo mettersi a fare calcoli in base ai risultati delle avversarie già a Dicembre.

Pro: attitudine offensiva sempre efficace
Non che ci volesse poi un’impresa, a conquistare questi tre punti. La Paganese, che non è certo una corazzata, è giunta al “Massimino” priva di mezza difesa e del suo bomber principe Caccavallo. I rimpiazzi nel reparto arretrato, in particolare i fragilissimi terzini, hanno dimostrato di non essere all’altezza della situazione e hanno permesso a Pancaro di mettere in evidenza le caratteristiche migliori del suo assetto tattico, ovvero l’incisività dei propri esterni offensivi (a dire il vero, oggi più di Russotto che di Falcone) che, unita al contributo in sovrapposizione di Garufo da una parte e Nunzella dall’altra, hanno permesso la costruzione di diverse palle gol, abilmente sfruttate dal solito, implacabile, “Tano” Calil. Nulla di nuovo sotto il sole, insomma. Come nella maggior parte di incontri fin qui disputati, il Catania, a prescindere dal gioco prodotto (non sempre scintillante), è riuscito a creare molti più pericoli rispetto all’avversario di turno, e conferma la propria vocazione al gol che certifica ulteriormente il primo posto nella classifica dei gol fatti che gli etnei vantavano già alla vigilia di questo turno di campionato.

Contro, vol.1: zero filtro a centrocampo, ma stavolta copre Liverani
Nulla di nuovo sotto il sole, purtroppo, anche per quanto riguarda i difetti del 4-3-3 di Pancaro, emersi anche oggi. Il tecnico di Acri, dopo l’estemporaneo utilizzo di Russo a Melfi, è tornato a proporre un trio di centrocampisti di propensione spiccatamente offensiva. E come al solito tale reparto ha continuato a fare acqua da tutte le parti in fase difensiva, non garantendo il necessario filtro per arginare le combinazioni tra i mediani della Paganese e i mobilissimi Cicerelli e Cunzi, che sgusciavano da tutte le parti, mettendo in difficoltà la retroguardia etnea, per fortuna oggi protetta da Liverani. La prestazione dell’ex portiere del Barletta mette in evidenza uno dei tanti aspetti della “testardaggine” dell’allenatore del Catania che ha contributo non poco, con le sue scelte ostinate, a perdere terreno in classifica negli ultimi due mesi. Ad ogni intervento di Liverani i tifosi sugli spalti non hanno fatto altro che ripetere come un mantra “Se ci fosse stato Bastianoni..”, e in questo caso come biasimare la vox populi.

Contro, vol.2: poco mordente, mentalità sbagliata
Non sono soltanto le scelte tecnico-tattiche a non andare nel verso giusto. Sembra esserci anche un problema d’approccio, di mentalità. Sul risultato di 2-0, in occasione di calci fermo battuti dai giocatori rossazzurri, si è concesso per ben due volte alla Paganese di ripartire indisturbata, in un’occasione addirittura col proprio portiere Marruoco (classe ’79), osannato dal pubblico etneo. Qualcosa di francamente inconcepibile. Come lo è la scarsa cattiveria agonistica sui diversi svarioni degli avversari, sui quali il Catania avrebbe potuto apparecchiare pericolose ripartenze e ai quali invece hanno fatto seguito nella maggior parte delle occasioni giocate leziose e inconcludenti dei Russotto o Falcone di turno, o un giro palla gestito in modo eccessivamente lento da Musacci. A ciò aggiungiamo anche l’eccesso di prudenza di Pancaro che sul 3-0, dopo aver fatto preparare Plasmati all’ingresso, decide di inserire in suo luogo il centrocampista Russo a causa della fulminea espulsione di Lulli. Una mossa che sembra denotare un’inquietudine di fondo vissuta dal tecnico e che di certo non ha fatto felice il povero Gianvito.

Pausa fondamentale per ripristinare un adeguato stato di forma
Ma è tutto bene quel che finisce bene. E questi tre punti consentono di concludere con un mezzo sorriso un anno da dimenticare. Adesso, tre settimane di “pausa”, che potrebbero essere fondamentali per la seconda parte di stagione. Innanzitutto da un punto di vista fisico: questa squadra, al netto di problemi di ordine tattico e di scelte più o meno condivisibili del tecnico, con lo stato di forma delle prime giornate conosce poche rivali. Da Novembre ad oggi si è invece trascinata, barcamenata in modo incerto, e la carenza di preparazione estiva unita al tour de force iniziale ha certamente influito in tal senso. Adesso la pausa e il recupero degli ultimi indisponibili, insieme al necessario richiamo di preparazione che il gruppo svolgerà in questo periodo, consentiranno di “riprendere il discorso” nel migliore dei modi, se questa fase verrà gestita al meglio dallo staff tecnico. La partita che attende i rossazzurri al rientro, fuori casa contro la Fidelis Andria, infatti, è tutt’altro che semplice, considerando che i pugliesi attualmente stazionano al 7° posto a 4 punti dai playoff. Se si è sofferto a Rieti e Melfi, di certo non si passeggerà in Puglia (dove mancheranno per squalifica Agazzi e Lulli).

Pausa fondamentale, forse, anche per il futuro del club
Ma la pausa potrebbe essere decisiva per sciogliere definitivamente i dubbi relativi al cambio di proprietà, che rappresenta l’unico modo per riconciliare definitivamente l’ambiente, evitando che prosegua ad oltranza la controproducente “scollatura” tra squadra e parte della tifoseria. Se ci sarà la volontà, ci sarà anche il tempo di perfezionare un’eventuale trattativa. Altrimenti, per la serenità dell’intera piazza, meglio mettere le cose in chiaro, da subito: c’è un girone di ritorno da programmare immediatamente (mercato compreso, con alcuni ritocchi che servirebbe già ad Andria) e un programma a lungo termine da mettere a punto per garantire la sopravvivenza della società e un suo ritorno nelle categorie che le competono.