Catania-Napoli 2-4: commento "a caldo"

Sulla traversa di Keko si infrange il sogno salvezza della piazza etnea?

Sulla traversa di Keko si infrange il sogno salvezza della piazza etnea? 

Il commento post-partita del match tra etnei e partenopei mette in evidenza la clamorosa involuzione dei rossazzurri.

Il Catania è reduce da una non disprezzabile prova contro la corazzata Juventus, ma per una rilevante parte della tifoseria ciò non basta a placare gli animi esasperati da una stagione fin qui negativa, e la sfida col Napoli è caratterizzata sin dall’inizio da un surreale clima di aperta contestazione.

Maran decide di confermare il 3-5-2 schierato contro la Juventus, cambiando tre pedine: Rolin, infortunato, lascia il posto a Legrottaglie; Plasil si accomoda in panchina perché il tecnico di Rovereto schiera sulla destra Peruzzi, con conseguente spostamento di capitan Izco al centro; davanti lo squalificato Bergessio viene sostituito dal finto attaccante Keko, sulla falsa riga di quanto già visto nella sfida col Genoa.
Benitez deve fronteggiare diverse indisponibilità ma non rinuncia, comunque, ad attuare un parziale turnover: Henrique e Reveillere prendono posto sulle fasce (prive di tutti gli altri compagni di reparto, da Maggio a Zuniga fino ad arrivare a Mesto e Ghoulam, quest’ultimo squalificato), mentre al fianco di Fernandez gioca Britos e non il titolare Albiol; a centrocampo, indisponibile Behrami, Inler si accomoda in panchina e gioca Dzemaili accanto a Jorginho; sulla trequarti dopo l’infortunio di Mertens gioca obbligatoriamente Insigne mentre Higuain tira il fiato e Benitez schiera al suo posto Duvan Zapata.

Nel primo tempo del match si realizza l’esatto contrario di quanto accaduto contro la Juventus: il Catania incide maggiormente in fase offensiva e si avvicina più volte dalle parti di Reina, timbrando due traverse (Keko e Barrientos) e avvicinandosi al gol (Monzon) ma cola a picco in difesa. Il ritardo nelle chiusure difensive degli esterni determina la costruzione del primo gol di Zapata; una papera di Andujar con l’incolpevole complicità di Legrottaglie confeziona lo 0-2 di Callejon; ancora uno sfondamento sul versante destro pone le basi per il terzo gol, peraltro bellissimo (alla Van Basten) dell’insospettabile Henrique; basta poi un lancio dalle retrovie per cogliere impreparati Legrottaglie e Bellusci che pasticciano in marcatura su Zapata, la palla finisce a Callejon che serve nuovamente il colombiano, per cui segnare il secondo gol personale è un gioco da ragazzi.

A fine primo tempo la partita è già chiusa. Nella ripresa, in un clima non meno polemico ma più silenzioso, si assiste a una partita diversa, col Napoli che tira i remi in barca ed evita di ferire ulteriormente e un Catania che tira fuori l’orgoglio, a partire dal proprio allenatore che (forse troppo tardi) abbandona il 3-5-2 e passa al 4-3-3 operando due cambi: Petkovic va a fare l’attaccante e sostituisce Legrottaglie (con Peruzzi e Monzon che si abbassano sulle fasce e vanno a comporre una linea a 4 in difesa); Rinaudo lascia spazio a Plasil. Riguardo a quest’ultimo cambio va detto che oltre alle caratteristiche più offensive offerte dal ceco c’è da credere che Maran abbia voluto risparmiare l’argentino, diffidato, da un’eventuale giallo che gli avrebbe fatto saltare la partita di Udine.
Nel primo quarto d’ora il Catania confeziona diverse palle gol (ci prova due volte Barrientos da fuori e altrettante Keko in area) e realizza il gol della bandiera grazie a uno schema su calcio piazzato, mediante il quale Plasil raccoglie l’invito di Lodi a calciare al volo, Reina respinge e Monzon anticipa tutti sottoporta. Finite le energie psicofisiche rimanenti, si riesce soltanto a realizzare ancora su calcio piazzato il secondo gol, con un buon inserimento e stacco di Gyomber sul cross di Barrientos. Nel finale ci prova solo Lodi con un tiro da fuori e lo stesso numero 10 non impatta bene il pallone di testa da buona posizione in un’altra circostanza.

In definitiva possiamo trarre alcune conclusioni:
1) mettendola sul piano puramente numerico, a 8 giornate dalla fine il Catania dista 6 punti dalla zona salvezza, rappresentata dal quart’ultimo posto del Bologna con cui i rossazzurri giocheranno in trasferta il penultimo turno e nei confronti dei quali vantano, momentaneamente, il vantaggio nello scontro diretto (il 2-0 dello scorso 6 gennaio); di queste 8 partite, 4 si disputeranno in casa (contro Torino, Sampdoria, Atalanta, squadre già salve e senza ulteriori obiettivi, e contro la Roma) e altrettante in trasferta (Udinese, Milan, Verona e Bologna). Ad oggi, prestazioni e statistiche condannano i rossazzurri che però, se riuscissero a rialzarsi, sarebbero agevolati da un calendario sulla carta non troppo complicato.
2) il legame con la tifoseria, già in crisi, è stato compromesso probabilmente in maniera definitiva dopo la prova odierna. Il dettaglio non è da sottovalutare, perché giocare in un clima di contestazione complicherà ulteriormente l’impresa, e almeno per ora i giocatori possono contare esclusivamente sulle proprie forze, con cui dovranno provare a risollevarsi e convincere i tifosi a tornare a sostenerli nel caldo finale che attende la squadra.
3) da un punto di vista tattico, a prescindere dalla scarsa rilevanza della prestazione del secondo tempo di stasera, pare assodato che il 3-5-2 (e ogni altra soluzione difensivista) non porta da nessuna parte. Non c’è più nulla da perdere, l’allenatore ha il dovere di osare di più. E anche di riflettere sull’utilizzo di alcuni elementi ormai palesemente “in contrasto” con la piazza. Il discorso oggi vale per Andujar. Ma continuando di questo passo, potrebbe valere anche per un certo Barrientos…
4) “i processi a fine stagione”, ha chiesto più volte a gran voce il presidente. Tuttavia le “prove” emerse finora sono più che sufficienti per emettere una sentenza di condanna relativa (quantomeno) al calciomercato invernale. Il fatto di non aver acquistato un attaccante che potesse all’uopo sostituire Bergessio si è rivelato un errore madornale e, forse, decisivo.