Catania-Milan: analisi del match

 

La sconfitta del Massimino contro un modesto Milan in numeri, statistiche e grafici.

Un vero peccato. Perché l’occasione era delle più ghiotte. Arrendevole durante il primo tempo, quando si sarebbe potuto osare di più, volitivo durante la ripresa, quando tatticamente non c’era più nulla da preservare, il Catania rimedia la nona sconfitta stagionale. E guarda tutta la serie A col naso all’insù, dall’ultimo posto in classifica.

Lo score delle due compagini  



DISPOSIZIONI IN CAMPO

Posizioni medie dei ventidue giocatori in campo all’avvio  



La sconfitta di Torino fa ancora male ed il Catania, fanalino di coda in coabitazione con il Chievo, è chiamato ad una pronta impennata d’orgoglio di fronte al proprio pubblico. L’occasione è delle più ghiotte, considerato che il blasonato avversario arriva al Massimino privo di svariati titolari. Prudentemente, De Canio si affida al modulo che caratterizzò la gara di Napoli, il 4-5-1, con il solo Maxi Lopez riferimento offensivo. Davanti all’estremo difensore Andujar, Gino Peruzzi – all’esordio stagionale – è preferito ad Alvarez mentre Biraghi, sulla corsia opposta, vince il ballottaggio con Capuano. Al centro, il rientrante Spolli fa coppia con Rolin. Grande densità in mezzo al campo con Barrientos e Castro lungo le corsie laterali e Plasil e Monzon da interni. Tachtsidis gioca qualche metro più indietro, da schermo davanti alla difesa. Maxi Lopez, come detto, è il terminale d’attacco.

L’avversario, rinfrancato dal recente successo ottenuto a Glasgow e dalle dichiarazioni chiarificatrici del Cavaliere riguardanti l’organigramma societario, arriva a Catania, come ricordato, in piena emergenza formazione. Rimangono infatti a casa i portieri Abbiati ed Amelia, i difensori Abate, Mexes, Zapata, De Sciglio e Zaccardo oltre al centrocampista Muntari e all’attaccante Robinho.
In trasferta il Milan ha collezionato solo tre punti, frutto di tre pareggi e delle dieci realizzate, a fronte delle tredici subite. La tenuta difensiva, lontano dalle mura amiche, è indubbiamente il tallone d’achille del Milan che solo nella gara di Verona, contro il Chievo, è riuscita a mantenere la propria porta inviolata.

Nel corso della stagione Allegri ha disposto la propria squadra attraverso diversi sistemi di gioco: l’acquisto di Kakà, consumatosi nella notte tra il primo e il due settembre scorso, indusse il tecnico a ricercare la formula del trequartista ma la scelta fu abbandonata poco dopo per il 4-3-3, sebbene nel corso del mercato estivo i rossoneri avessero puntato sull’acquisto di centrocampisti anziché di ali pure. Passando per un 4-3-1-2, il tecnico toscano è pertanto pervenuto al 4-3-2-1, sfruttando il buon periodo di forma dello sloveno Birsa.

Nel modulo ad “albero di natale” trovano posto il giovane portiere Gabriel (brasiliano classe 92, da molti indicato come erede naturale di Dida); il centrocampista Poli, adattato a terzino destro, Bonera e l’ex Silvestre come coppia centrale ed Emanuelson a sinistra; De Jong, Montolivo e Nocerino in mezzo; Birsa e Kakà alle spalle di Balotelli.

La disposizione dei rossoazzurri e le aree battute nel primo tempo  



Il Catania in dieci uomini  



Relativamente all’aspetto tattico, il Catania è costretto a rivedere il proprio assetto intorno al 60’. Guarente subentra a Castro, per rimediare all’espulsione di Tachtsidis, mentre Keko, pochi minuti prima del gol del vantaggio rossonero, aveva già preso il posto di Monzon. Attraverso un 4-1-3-1, con un uomo in meno, paradossalmente il Catania si esprime meglio rispetto ai precedenti sessanta minuti. In particolare, la posizione di Barrientos tra le linee di difesa e centrocampo avversarie, a ridosso di Maxi Lopez, riesce a dare diversi grattacapi al tecnico livornese. I successivi cambi, di El Shaarawy per Birsa (74’) e Matri per Baoltelli (’83) in casa Milan, e di Leto per Barrientos (88’) nel Catania, non costituiscono, tatticamente, interventi di rilievo.


FLUSSI DI GIOCO

La manovra del Catania passa da Plasil e Barrientos  



Flussi di gioco etnei in numeri  



Il Catania lascia ampiamente la conduzione del gioco all’avversario, che a fine gara ottiene quasi il 70% del possesso palla. Il dato, importante, a dire il vero non ci meraviglia particolarmente considerato che, tra le compagini che militano nella massima serie, i rossoneri detengono saldamente questo specifico primato, con una media di trenta minuti di possesso palla a gara. Ciò che più preoccupa, in casa Catania, è invece l’accuratezza dei passaggi, 374 in tutto, con una percentuale di riuscita del 52%. Un passaggio sbagliato su due. Troppo poco e troppo pericoloso quando un errore in fase di costruzione permette all’avversario una comoda ripartenza.

L’azione inizia attraverso azioni manovrate da dietro nel 60% dei casi e si fa ancora largo uso di palle a scavalcare il centrocampo. La ricerca della profondità, per mezzo di passaggi all’interno della metà campo avversaria, è pessima nel corso del primo tempo (appena 5 filtranti utili) ma migliora nettamente durante a ripresa (19).
La posizione più centrale del Pitu, specie durante la seconda frazione di gara, ha convinto: in mezzo al campo non solo riesce ad essere protagonista della manovra ma costringe gli avversari al raddoppio, favorendo l’inserimento dei centrocampisti alle sue spalle.
Buono l’asse Biraghi-Monzon, che consente al terzino di crossare dal fondo in 9 occasioni (8 i traversoni utili).

Nel Milan l’azione parte da dietro e passa per i due registi  



In campionato, la squadra di Allegri eccelle non solo per volume di gioco ma anche per la qualità dei passaggi, con un’accuratezza nel fraseggio che, anche nel caso della gara del Massimino, sfiora il 75%. La pressione sui portatori di palla avversari è efficace e costante, con un baricentro di squadra elevato che statisticamente si attesta attorno ai 58 metri.
Il Milan parte sempre da dietro: nel 90% dei casi durante il primo tempo e nel 80% nella ripresa. La presenza del doppio regista a centrocampo (De Jong ai 45 metri, Montolivo dieci metri più avanzato), accorgimento tattico diffusamente utilizzato nel torneo dalla metà dello scorso decennio, consente ai rossoneri di imbastire la manovra con disinvoltura, sfruttando ampiezza e lunghezza del terreno di gioco. La profondità è ampiamente ricercata (40 i passaggi bassi utili dentro la metà campo etnea) insieme all’utilizzo dell’ampiezza, attraverso i nove cambi di gioco collezionai nel corso della gara. Tredici, infine, i cross utili su azione dal fondo sui venti tentati.

IN & OUT: BARRIENTOS E TACHTSIDIS

I numeri del Pitu e le zone di campo in cui ha giocato palla. In chiaro i piazzati.  



La salvezza del Catania passa dai piedi del Pitu. Che adesso deve ritrovare la migliore forma e prendere per mano la squadra. Appena sufficiente la prova nei 90’, comunque migliore rispetto alla quasi totalità dei compagni. Nei primi quarantacinque minuti di gioco gioca prevalentemente a destra (su quella fascia il 67% delle sue giocate) e spesso costretto a ripiegare sulla linea dei quattro difensori. Meglio durante la ripresa, quando nel 4-1-3-1, dopo il rosso rimediato da Tachtisidis, gioca alle spalle di Maxi Lopez, svariando su tutta l’ampiezza del terreno di gioco soprattutto per vie centrali.

Lo score del greco e le palle giocate  



L’out della gara, per noi, è del giocatore greco. Non gli si rimprovera il fatto di aver lasciato i compagni anzitempo a causa di una espulsione apparsa ai più eccessiva, ma ci si interroga sul reale valore del giocatore all’interno del presente contesto tattico. La discreta tecnica di base in suo possesso, se non accompagnata da intelligente visione di gioco e rapidità di calcio, non appare essere sufficiente per farne di lui il regista basso di cui il Catania abbisogna. Sempre troppo lontano dal vivo dell’azione, è protagonista di una prova abbondantemente insufficiente.

EPISODI – DISPOSIZIONI E LA SEQUENZA DEL GOL DI MONTOLIVO

Il 4-5-1 di partenza degli etnei e la disposizione del rossonera  



Sul pareggio del Milan è fondamentale l’inserimento dalle retrovie  



Biraghi si accorge dell’inserimento di Birsa e Plasil non recupera su Montolivo  



Biraghi accorcia su Birsa ma Montolivo gli passa alle spalle