Catania-Messina: capolista per una notte

Vito Grieco, decisivo in quel Catania-Messina

Vito Grieco, decisivo in quel Catania-Messina 

Uno tra i capitoli più dolci della lunga storia dei derby dell'Alcantara

NEL RICORDO DI PIERO
L’estate è stata rovente e logorante. La battaglia nei tribunali è stata cruenta e dispendiosa. Lunghissima, quasi infinita. Tra un rinvio e una protesta, il campionato di Serie B 2003-04 è partito a singhiozzo soltanto ai primi di settembre. L’Elefante, rispetto alla stagione precedente, ha un aspetto diverso: la maglia rossazzurra è ancor più lucente, gli interpreti sembrano conoscersi da una vita anche se in verità hanno cominciato a faticare insieme solo dalla fine dell’estate.

Dopo la falsa partenza col Cagliari di Zola – pesante 0-3 al “Massimino”– il Catania di Stefano Colantuono e Gabriele Matricciani è diventato dispensatore di gol e spettacolo: 4-1 nella terra di Renzo e Lucia, 2-1 a Salerno, 3-0 in Laguna; soltanto l’Hellas è riuscito a bloccare gli etnei, tra l'altro proprio sul suolo amico. Dieci punti in cinque giornate e titolo di mina vagante conquistato di diritto. Per suggellare quella partenza entusiasmante occorre però vincere anche al vecchio Cibali.

L’occasione buona si presenta la notte del 27 settembre 2003. Massimino gremito in ogni ordine di posto, l’atmosfera è quella delle grandi occasioni, anche se un velo di malinconia e tristezza aleggia sui ventimila. Sulle tribune risuona il nome di Piero Dupplicato, indimenticato addetto stampa etneo, scomparso proprio qualche ora prima del match. Già, il match.

2003-04: la formazione rossazzurra opposta al Messina 



IL GRIECO E L'AIRONE
È derby dell’Alcantara al “Massimino”, tra il Catania (sempre quello del 1946) e il Messina (giallorossi nelle vesti di ‘FC Peloro’). I rossazzurri sono schierati con il solito 4-2-4 colantuoniano: Squizzi tra i pali; Diliso e Giallombardo esterni, Stendardo e Sasà Monaco centrali difensivi; in mediana ci sono i muscoli di Firmani e il cervello di Grieco; sulle ali agiscono Topolinik Mascara da una parte e Sturba (al posto di Fini) dall’altra; in avanti si vola con i centimetri dell’Airone Nero, Marc Nygaard, e la classe del Falco, Luis Oliveira. In maglia biancoscudata c’è una squadra in crisi, con appena tre punti nel carniere: Storari tra i pali; Zoro, Fusco, Rezaei e Aronica in difesa; Ametrano, l’ex Campolo, Coppola e Parisi in mediana; Princivalli e Zanini in avanti, con mister Patania – in odor di esonero – in panchina. Fischia Nicola Ayroldi di Molfetta.

La partita, come ogni derby che si rispetti, è maschia e spigolosa. Il Catania è meno spettacolare del solito, ma la determinazione è quella dei giorni migliori. L’equilibrio è il filo conduttore dell’incontro fino al minuto 31 del primo tempo. Sulla trequarti, il ragioniere di Molfetta, Vito Grieco, s’inventa un colpo dei suoi: una fiondata telecomandata che taglia in due la difesa peloritana. La palla è in orbita, sorvola con armonia i trentacinque metri che separano il regista pugliese dalla porta avversaria. La sfera è alta, nessuno sembra poterla afferrare. Nessuno, tranne uno. Dal cuore dell’area messinese si alza in cielo un airone nero originario della lontana Danimarca. L’impatto con il pallone è devastante, più che un colpo di testa sembra una frustata. È un attimo, la palla buca Marco Storari e scatena il Massimino: Catania 1, Messina 0. Dopo la rete di Roberto Manca, del 25 aprile 1999, ancora un gol di testa segnato al Messina sempre sotto la Curva Sud. Una piacevole coincidenza.

Nella restante ora di gioco la battaglia è ancor più furente. Il Catania, con cuore e determinazione, difende con le unghie e coi denti il risicato vantaggio. Il Messina ci prova, ma non è giornata. Dopo cinque minuti di recupero Ayroldi fischia la fine del derby: la vetta della Serie B è tutta dell’Elefante. Catania capolista, solo per una notte. Una grande notte.

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