Catania-Lupa C.R. 1-0: Regalo immeritato

Gianvitone Provvidenza oggi al

Gianvitone Provvidenza oggi al "Massimino". 

Una papera di Tassi regala tre punti preziosi in chiave salvezza ad un Catania inguardabile che non promette nulla di buono.

Gianvito “Provvidenza” Plasmati, durante la sua esperienza in rossazzurro, ha segnato i gol più prestigiosi nel lontano settembre del 2008, quando castigò l’Inter a San Siro e la Juventus all’Olimpico di Torino; ha poi garantito, con una propria doppietta a Marassi contro il Genoa, il passaggio ai quarti di finale della Coppa Italia, edizione 2009/10; ma il gol indubbiamente più “pesante” della sua carriera al Catania è quello realizzato all’85° del match odierno contro la Lupa Castelli Romani, con l’evidente complicità dell’estremo difensore avversario Tassi. Senza tale realizzazione, infatti, gli etnei avrebbero subito il sorpasso in graduatoria da parte del Monopoli (corsaro ad Ischia) sprofondando nuovamente in zona playout. Il guizzo estemporaneo e fortunoso dell’ariete materano consente inoltre di mantenere un rassicurante +4 sul Melfi in vista dello scontro diretto in programma tra due settimane al “Massimino”.

4-2-3-1 inefficace per scardinare il muro eretto da Palazzi
Forte del rientro dalle rispettive squalifiche di Bombagi e Calil, Checco Moriero, dopo la batosta foggiana, decide di confermare il prediletto 4-2-3-1. Fino all’ultimo momento tiene in considerazione l’ipotesi di restituire Calil all’originario ruolo di trequartista (in cui è stato utilizzato dallo stesso tecnico ai tempi di Crotone e Frosinone) e schierare il redivivo Plasmati, al rientro da un lungo infortunio, nel ruolo di centravanti. La condizione non ancora perfetta di Gianvito induce Moriero a riproporre Bombagi sulla trequarti e utilizzare il brasiliano come terminale offensivo. L’infortunio di Musacci spiana la strada della titolarità ad Agazzi in mediana, mentre in difesa Ferrario sostituisce lo squalificato Bergamelli. Per il resto spazio ai titolari: vanno in soffitta le cervellotiche scelte dello scorso lunedì sera. L’emotivo Mario Palazzi, tecnico della Lupa Castelli, conferma il 5-3-2 votato al contenimento che ha contraddistinto le ultimissime uscite della formazione laziale, determinando così un confronto che fin dai primi minuti ricorda ai tifosi presenti sugli spalti le partite disputate contro il Cosenza a inizio stagione e contro il Monopoli lo scorso gennaio. Il Catania attacca a testa (fin troppo) bassa ma non trova spazi nell’area di rigore avversaria, cosicché deve affidarsi preferibilmente a calci piazzati o conclusioni da lontano, che in nessun caso impegnano oltremodo Tassi. Il muro eretto da Palazzi non è l’unico elemento che rende problematica la caccia al gol dei ragazzi di Moriero, che è infatti resa ulteriormente difficile da alcuni accorgimenti tattici dello stesso trainer, ai quali tuttavia non verrà posto rimediato per tutto l’arco del match: innanzitutto, l’inferiorità numerica a centrocampo, che non consente ad Agazzi e Di Cecco di servire facilmente i compagni sulla trequarti; inoltre, la disposizione in campo degli stessi trequartisti, in particolar modo delle ali, che stazionano in una posizione sin troppo alta, senza venir incontro ai portatori di palla, rendendo spesso obbligato l’improduttivo lancio in profondità. Tutti questi fattori, tra loro concatenati, uniti alla giornata no dell’intero reparto avanzato (Falcone escluso), producono lo 0-0 della prima frazione di gioco.

Solo un regalo di Tassi consente al Catania di conquistare i tre punti
Nella ripresa Moriero prova a dare la scossa con una sostituzione effettuata dopo pochi minuti: al posto di un impalpabile Calil entra Plasmati. La bocciatura del brasiliano è netta e verrà poi confermata in conferenza stampa dal tecnico, che punta il dito contro il precario momento attraversato dal capocannoniere etneo sotto il profilo mentale. Con Gianvito in campo il canovaccio non cambia poi così tanto: la sua presenza induce difesa e centrocampo ad un più frequente ricorso al lancio, ma il materano non fornisce un grosso aiuto sulle palle alte e sulle sponde. Gli unici pericoli alla retroguardia laziale sono creati dalle frequenti sfuriate di Falcone sulla fascia destra: da un traversone dell’ex Varese Russotto spreca a tu per tu con Tassi l’occasione più ghiotta del match fin lì disputato. Come se non bastasse, gli ospiti fanno correre qualche brivido ai tifosi etnei in occasione di un paio di ripartenze, per fortuna del Catania non finalizzate al meglio a causa degli evidenti limiti tecnici che tagliano le gambe all’ultima della classe. Degli 11 animali che Moriero dichiarava di voler vedere in campo nella conferenza pre-partita, neanche l’ombra, eccezion fatta per i soli Garufo e Di Cecco che ci mettono almeno il cuore, insieme a Falcone. Nemmeno l’ingresso di Calderini al posto di uno spento Bombagi cambia le carte in tavola, anzi, per certi versi rende l’assalto alla porta avversaria più complicato perché l’esterno ex Cosenza si perde in inconsistenti azioni personali che non aiutano la squadra ad avvicinarsi dalle parti di Tassi. Quando lo spetto dei playout sembra quasi pronto a materializzarsi, ecco l’episodio che cambia il volto alla partita e soprattutto alla classifica: cross di Garufo, uscita a vuoto di Tassi, colpo di testa risolutivo di Plasmati. Moriero non perde tempo e butta nella mischia Castiglia per proteggere il risulta, ma è proprio il centrocampista a “tradirlo” pochi minuti dopo sciupando inopinatamente un rigore in movimento che avrebbe potuto fissare il risultato sul 2-0. La Lupa Castelli è troppo debole, tuttavia, per impensierire Liverani e il fischio finale del sig. Volpi è l’inevitabile epilogo di un match che sembrava scontato e che invece si è concluso favorevolmente per il Catania soltanto grazie ad una papera del portiere avversario.

In queste condizioni altro che Benenvento, fa paura persino il Melfi
La pochezza tecnica, la confusione tattica e la scarsa tenuta mentale messa in mostra ancora una volta dai ragazzi in maglia rossazzurra fa riflettere, negativamente, su due aspetti. Il primo riguarda il cambio della guida tecnica che, per quanto a suo tempo inevitabile, non si può dire che possa essersi rivelato azzeccato. L’impronta di Moriero, sotto il profilo caratteriale e tattico, si è vista soltanto a sprazzi e sono prevalsi i momenti di difficoltà, per quanto inevitabili in questa fase della stagione nella situazione in cui si trova la squadra etnea. La seconda riflessione è legata ai quattro impegni che dividono il Catania dalla conclusione di questo snervante campionato e in particolar modo alle prossime due partite: può una formazione del genere pensare di conquistare preziosi punti salvezza sul campo della capolista Benevento (domani di scena a Cosenza nel posticipo) o nello scontro diretto contro l’affamato Melfi? Ripetendo le prestazioni offerte a Foggia ed oggi contro i laziali le chances sono minime, se non del tutto nulle. Ma non è ancora il momento dei pronostici e tantomeno quello dei processi. Tutte le gare che restano devono essere disputate, e non è detto che gli esiti delle stesse siano scontati, come dimostra proprio la partita odierna. Nonostante tutto, Moriero e il suo gruppo hanno ancora la possibilità di smentire i (molti) detrattori e regalare a questa piazza quel minimo sindacale rappresentato dalla parola salvezza.