Catania-Lazio: analisi del match

 

La vittoria del Catania sulla Lazio in numeri, grafici e statistiche

Il gol lampo di Izco mette subito le cose in chiaro: il Catania vuole l’intera posta in palio. E con una superba prestazione, ordinata e spumeggiante, si sbarazza senza troppe difficoltà del più quotato avversario. E’ la vittoria del gruppo e di Maran, che tatticamente le azzecca tutte.
La Lazio interrompe la striscia utile dopo 6 turni di campionato; il Catania torna a volare scavalcando in un sol colpo Sassuolo e Chievo, prossimo avversario.

Lo score di Catania e Lazio 



La posizione media dei ventidue giocatori in avvio 




Il Catania. Reduci da tre risultati utili consecutivi, i rossoazzurri sono alla ricerca di continuità e dei punti necessari per rimanere agganciati al treno delle pretendenti alla permanenza nella massima serie.
L’occasione è estremamente ghiotta, considerato che le dirette concorrenti sono impegnate contro avversarie difficili ed il Bologna, nell’anticipo di sabato, è già stato sconfitto al “Meazza” dai rossoneri.
Contro la Lazio, il tecnico Maran deve ancora fare a meno dell’estremo difensore Frison, oltre che di Almiron e di Sebastian Leto. Sciolti i dubbi della vigilia, legati al ballottaggio tra Rolin ed Alvarez per una maglia da titolare lungo la corsia sinistra (l’esterno argentino è preferito all’uruguaiano), il mister di Rovereto riconferma l’undici protagonista del bel pareggio di Parma una settimana addietro.
Andujar è tra i pali; Peruzzi, Bellusci, Spolli ed Alvarez compongono la difesa a quattro; centrocampo nel quale trovano posto Izco, Lodi e Rinaudo; in avanti il tridente Barrientos-Bergessio-Castro.

Il Catania del primo tempo. Il tridente gioca sulla stessa linea 



Nel primo tempo, densità di gioco massima tra Ledesma e Radu  



La Lazio. Il ritorno di Reja sulla panchina della Lazio ha certamente conferito al team biancoceleste rinnovato entusiasmo. I sei risultati utili consecutivi (dodici punti conquistati sui diciotto disponibili) hanno permesso alla squadra del Presidente di Lotito di risalire la classifica di una sola posizione (alla 17° la Lazio si trovava al decimo posto, oggi al 9°) ma hanno notevolmente ridotto la distanza dalla zona UEFA, da meno undici a meno quattro punti.
Il tecnico di Gorizia, già allenatore degli etnei durante la stagione 2002/03 (subentrò a John Toshack ma rimase alla guida del Catania per soli nove incontri) e sovente criticato dagli addetti ai lavori per una impostazione di gioco troppo sparagnina, cambia subito pelle alla sua squadra, passando dal 4-5-1 utilizzato da Petkovic come modulo base, ad una disposizione tattica più intraprendente (3-4-3 ad Udine, 3-4-2-1 contro Juventus e Chievo, 4-3-3 contro la Roma).
Rispetto al predecessore croato, oltre al sistema di gioco, cambia anche l’undici tipo: accorda nuovamente fiducia a Biava e Dias, rimasti ai margini della formazione titolare per qualche tempo ed affida nuovamente a Lulic il naturale ruolo di esterno sinistro di centrocampo (con Petkovic il bosniaco era stato rilegato a terzino).
Per la gara del Massimino, Reja ritrova il centrocampista Biglia, al rientro dalla squalifica ma deve rinunciare a Gael Kakuta (contusione) ed Helder Postiga (contrattura al polpaccio destro) oltre che all’infortunato di lungo corso Ederson (distacco tendineo al flessore della coscia destra e stagione finita).
Lazio con il 4-2-3-1: Berisha è ancora preferito a Marchetti (si apre un vero caso per l’estremo difensore biancoceleste, alla seconda esperienza di declassamento, dopo il mobbing denunciato a Cagliari); linea difensiva a quattro Nella quale Biava e Dias sono i centrali difensivi, Konko e Radu gli esterni; mediana argentina costituita da Lucas Biglia e da Cristian Ledesma; reparto offensivo composto da Candreva, Mauri e Lulic a supporto di Klose.
In campo, dal primo minuto di gioco (dopo i secondi 45’ giocati durante il derby capitolino), Stefano Mauri al rientro dalla squalifica – ridotta da nove a sei mesi – per doppia omessa denuncia a seguito delle presunte combine su Lazio-Genoa e Lecce-Lazio del maggio 2011.

Durante la ripresa, il Catania si allunga ma Keko è sulla linea dei centrocampist  



La Lazio al 70’. Dopo l’ingresso in campo di Perea e Keita passerà al 4-2-4 



I cambi. Al 16’ del primo tempo Barrientos lascia il terreno di gioco per infortunio di natura muscolare ed il tecnico Maran chiama in causa Keko, a fine partita tra i migliori in campo. Lo spagnolo rileva il compagno nella posizione e nei compiti.
Nonostante i biancocelesti non avessero fatto bene nel corso del primo tempo, il pareggio siglato da Mauri nei minuti di recupero dissuade Reja dal modificare assetto di gioco ed il tecnico laziale sostituisce dunque il solo centrocampista Biglia – che aveva riportato la peggio dallo scontro con Castro e per il quale era stato ammonito – per il pari ruolo “El Tata” Gonzalez.
Sotto di due reti (Spolli a Peruzzi avevano portato il risultato sul 3-1), al minuto settantuno Reja effettua un doppio cambio e stravolge il modulo: dentro Brayan “El Coco” Perea e lo spagnolo Keita per Mauri e Biava rispettivamente. La Lazio adesso passa al 4-2-4, con Candreva e Keita sulle fasce a supporto del tandem Klose-Perea. Lulic arretra a terzino.
Sette minuti più tardi, come contromisura, Maran richiama in panchina uno sfinito Castro – finalmente convincente la sua prova – per Alexis Rolin, che si piazza al centro della difesa con Spolli e Bellusci. Virtualmente, il Catania passa ad una difesa a cinque.
All’82’ torna in campo Plasil per Ciccio Lodi, che aveva accusato poco prima un risentimento alla coscia destra.

Gli etnei hanno una percentuale di attacco alla porta del 57%, grazie ai 15 tiri (8 nello specchio) e all’efficacia sulle palle inattive.  



FLUSSI DI GIOCO E TATTICA

Il gol lampo di Mariano Izco (41 secondi: è la seconda rete più veloce nel corso di questa stagione; la prima è quella messa a segno da Muntari alla Juventus dopo 18”) e i due ad inizio ripresa a firma di Spolli e Peruzzi, annientano una Lazio svogliata ed imprecisa che aveva pareggiato i conti, nei minuti di recupero del primo tempo, per mezzo di una incornata di Mauri.
Il giusto premio ad una gara giocata con grande intensità, determinazione ed intelligenza tattica. Che non ammette repliche e che rilancia a pieno titolo, da un punto di vista psicologico e numerico, i rossoazzurri per lo sprint finale.
E’ la vittoria di Maran, che evidentemente ha studiato bene l’avversario: affida ad Alvarez il ruolo di terzino sinistro - preferendolo ad Alexis Rolin che aveva giocato bene a Parma ma il cui raggio d’azione si era limitato alla propria metà campo - ordina a Spolli di francobollare Klose ed oscura Ledesma (nel corso del primo tempo Reja lamentò più volte la mancanza di rifornimenti verso il centrocampista argentino). Il successo tattico del tecnico di Rovereto è completato dalla disposizione in campo dei tre giocatori offensivi, Castro, Bergessio e Barrientos (Keko dal 16’), molto vicini tra loro, disposti tutti lungo una stessa ipotetica linea sulla trequarti avversaria in zona centrale. Lasciando ad Izco da una parte, Rinaudo dall’altra, il compito di attaccare gli spazi sulle corsie laterali. La prima rete del Catania, quella lampo di Izco, è espressione di questo accorgimento tattico. Accorgimento per mezzo del quale il Catania riesce anche a mantenere i reparti ben coesi ed applicare costante pressione agli avversari, attraverso un pressing ragionato ma moderato che si attesta ai 42 metri.
Un solo cambio di gioco ed otto cross utili - equamente suddivisi sulle due fasce dal campo – contro i 123 passaggi bassi tentati nella metà campo avversaria ed i 13 passaggi lunghi utili, dimostrano come il Catania abbia ricercato più la profondità di gioco che l’ampiezza. Sfruttando le ripartenze veloci e le giocate di prima. Strategia, questa, che nell’arco dei 90’ si è rivelata vincente.

La Lazio, di contro, palesa evidenti difficoltà nel costruire la manovra, specie quando Ledesma è opportunamente coperto dai mediani etnei ed è costretta ad imbastire la manovra dalla retrovie senza che Dias trovi compagni liberi a quali servire palla.

Rinaudo è l’anima della squadra. Lodi assicura qualità  



La manovra etnea in numeri  



Flussi di gioco Catania. I rossoazzurri lasciano che per lunghi tratti, specie dopo il primo quarto di gara, sia l’avversario a condurre la partita. Il dato relativo al possesso palla della prima frazione di gara ( 8’:58” Catania, 14’:40” Lazio) sottolinea la strategia di gioco della compagine di Maran: partenza forte , quindi razionalizzazione delle energie, portando durante la fase di non possesso tutti gli effettivi dietro la linea del pallone.
Utilissimo in tal senso il senso di sacrificio degli esterni offensivi, Castro e Keko, e dei centrocampisti tutti.
I flussi di gioco rossoazzurri passano, nella maggior parte dei casi, dai piedi di Rinaudo. Il centrocampista argentino si muove con fare da veterano, puntuale in copertura (12 recuperi effettivi, 17 intercettazioni) ed eccellente in palleggio (62 palle giocate, 39 passaggi riusciti, 10 giocate utili). Con uno stato di forma così, il numero 15 etneo, fa quasi passare in secondo piano la prestazione del suo compagno di reparto Ciccio Lodi, che comunque si distingue per una qualità di gioco comunque superiore (29 passaggi riusciti ma 17 giocate utili).
Merita una annotazione positiva anche la prestazione di Castro (51 palle giocate, 23 passaggi utili) – impegnato lungo tutto il fronte d’attacco nel corso del primo tempo; stabilmente a sinistra durante la seconda frazione di gara – che convince per intensità, corsa e proposizione al gioco.

Ledesma al centro del progetto tattico. Dias manovra dalle retrovie 



Statistiche dei flussi di gioco biancocelesti  



Flussi di gioco Lazio. L’undici di Reja riesce a costruire gioco solo attraverso le invenzioni di Ledesma, per lunghi tratti del match preso però bene in consegna dagli opposti avversari. Funziona la catena di destra (Konko-Candreva, 28 passaggi tra i due) dalla quale arriva la momentanea rete del pareggio. Ma è davvero troppo poco per impensierire la retroguardia etnea che durante il match rischia pochissimo. La mancanza di rifornimenti sulla trequarti rossoazzurra, costringe spesso Klose a cercare il pallone una decina di metri più indietro rispetto alla sua più naturale posizione. E questo condiziona (e dimezza) tutto il potenziale offensivo della Lazio che si affida quasi esclusivamente a giocate individuali ed a sviluppi da calcio da fermo.
Inutile l’arrembaggio finale con quattro elementi offensivi sulla trequarti etnea, quando ormai la partita era virtualmente chiusa. Adesso la Lazio sarà impegnata nel doppio turno di Europa League contro i bulgari del Ludogorets, in mezzo la delicata sfida contro il Sassuolo, quindi la Fiorentina.


IN & OUT: PERUZZI E ANDUJAR

L’ex Velez fa benissimo nelle due fasi di gioco. Il gol è da cineteca 



Poco reattivo in occasione del pari di Mauri. Gara appena sotto la sufficienza  




EPISODI

Le due compagini all’avvio. I due esterni offensivi del Catania prendono da subito possesso delle zolle centrali del terreno di gioco  



Creare densità in mezzo, per colpire alle spalle aggredendo gli spazi: così arriva il primo vantaggio etneo  



Il Catania porta 10/11 dietro la linea del pallone per poi ripartire in velocità. Qui Barrientos la piazzerà debole per Berisha  



Alvarez è costretto ad uscire in copertura su Candreva, lasciando i compagni in parità numerica a centro area. Mauri siglerà il momentaneo pareggio  



Su calcio da fermo di Lodi, la Lazio marca a uomo a centro area. E’ bravo Spolli ad aggirare il blocco  



Sul 3-1 rossoazzurro, Keko, intelligentemente si muove per vie orizzontali lasciando il corridoio a Peruzzi ed eludendo la trappola dell’offside 



Dal minuto 78, il Catania difende con cinque uomini. Lodi (gli subentrerà poco dopo Plasil) è a schermare la retroguardia