Catania-Juventus 0-1: commento "a caldo"

Maran osserva il duello Izco-Isla: le scelte del tecnico non pagano

Maran osserva il duello Izco-Isla: le scelte del tecnico non pagano 

Focus sulla tattica, pro e contro, migliori e peggiori in campo nel commento al match tra etnei e bianconeri.

Focus sulla tattica: Maran ancora una volta “a specchio” contro il 3-5-2; Conte si affida al turnover.
Al “Massimino” arrivano i campioni d’Italia, habitué del 3-5-2, e Maran decide di schierarsi “a specchio”. Come l’anno scorso, e come quest’anno in diverse occasioni (a Milano contro l’Inter e in casa col Livorno gli ultimi casi analoghi). Il tecnico di Rovereto deve, comunque, far fronte all’assenza di Spolli nel reparto arretrato, e decide di dar fiducia al giovane Gyomber, in luogo di Legrottaglie. Così, davanti ad Andujar, lo stesso Gyomber va a comporre il terzetto difensivo insieme a Bellusci e Rolin; sorprese sugli esterni di centrocampo: a destra va Izco (e non Peruzzi), a sinistra Monzon viene preferito a Biraghi; c’è spazio, dunque, per un centrocampista in più a fianco a Lodi e Rinaudo, e la scelta cade su Plasil; tandem d’attacco Barrientos-Bergessio. Il modulo taglia fuori, inevitabilmente, il terzo attaccante Keko.
Conte, come detto, prosegue imperterrito col proprio principale modulo di riferimento, ma la squalifica di Pogba e diverse defezioni, schiera l’unica difesa possibile e reinventa parzialmente il centrocampo, tenendo anche conto della fatica accumulata in settimana a causa dell’impegno di Europa League con la Fiorentina. Così, davanti a Storari (che usufruisce del turno di riposo concesso a Buffon), Caceres, Bonucci e Chiellini compongono il trio difensivo; a destra spazio per il solito Lichtsteiner, sorpresa a sinistra dove viene schierato Isla, che è un esterno destro, per far riposare Asamoah; in mezzo, accanto a Vidal e Pirlo, spazio per Padoin che sopperisce all’assenza di Marchisio; coppia d’attacco Tevez-Osvaldo con Llorente in panchina.
Per quasi un’ora la tattica speculare di Maran funziona: i rossazzurri patiscono qualche pericolo ma reggono. Poi un guizzo dell’Apache Tevez sblocca il risultato, e da il via alla girandola dei cambi: al 63’ Conte inserisce Llorente per Osvaldo e poco dopo Asamoah per Isla. Non cambia nulla sotto il profilo tattico. Prova a cambiare Maran inserendo Leto per Bellusci: 4-3-3 disinvolto, con Izco e Monzon schierati da terzini fluidificanti e tridente composto da Leto (che gioca prevalentemente sulla destra), Bergessio e Barrientos.
Purtroppo Bergessio un minuto dopo rimedia il secondo giallo vanificando la mossa. Bisogna aspettare 15’ per vedere un nuovo cambio tra le fila rossazzurre: fuori Plasil, dentro Peruzzi che va a fare il terzino destro con Izco restituito al ruolo naturale. Poco dopo fuori lo stremato Barrientos per Keko. Chiude la girandola Conte che concede tre minuti (più recupero) alla “Formica Atomica” Giovinco, che sostituisce Tevez.

Cosa va: positivo l’atteggiamento, la concentrazione in difesa e la prestazione delle seconde linee.
Con una posizione di classifica migliore, anche di poco, si potrebbe parlare di una buona prestazione al cospetto della squadra che sta dominando il nostro campionato. Ma di una buona prestazione, purtroppo, a questo punto della stagione il Catania può farsene ben poco, a meno che da questa prestazione, come si augura Maran, non parta quella riscossa che la piazza attende invano da mesi. Qualche nota positiva da cui ripartire, in effetti, comunque c’è. Oggi il Catania ha giocato una gara sostanzialmente di contenimento. Scelta dettata dalla caratura dell’avversario e anche dal turnover che defezioni e impegni ravvicinati hanno imposto al mister. I ragazzi, soprattutto quelli al di fuori del progetto negli ultimi mesi (Monzon e Plasil su tutti) hanno risposto bene. Non hanno giocato la partita della vita, ma hanno messo quell’impegno e quella grinta mancata in troppe altre occasioni contro formazioni decisamente alla portata. E questo fa aumentare i rimpianti per quel che poteva essere in sfide come quella di domenica scorsa contro il Sassuolo (e tante altre ancora) e che non è stato. Se alcune seconde linee, come lo stesso Gyomber (al di là dello svarione su Tevez nel finale) hanno risposto presente, questo è un fattore da non sottovalutare in vista delle due partite ravvicinate che attendono il Catania.
Gara di contenimento, dicevamo. E la difesa, non esattamente un punto di forza della stagione etnea e priva peraltro del leader Spolli, ha retto per un’ora, concedendo alla Juventus un paio occasioni non troppo ghiotte, e rischiando soltanto nel primo tempo nell’unico lancio al bacio concesso al genio Pirlo. Successivamente, in inferiorità numerica e sotto di un gol, la retroguardia rossazzurra esposta al contropiede ha retto e ha impedito fino alla fine alla squadra che comanda il campionato con 14 punti di distacco sulla seconda di raddoppiare. Ciò dimostra che col massimo impegno e la massima concentrazione il Catania può portare a casa almeno un pareggio contro ogni avversario.

Cosa non va: per far gol e punti serve più coraggio, col Napoli chi fa il centravanti?
Con una difesa grintosa e concentrata si possono gettare le basi almeno per un pareggio. Ma per vincere bisogna far gol, e quindi è necessario che giri pure l’attacco, il vero grande limite della stagione etnea. Non è un caso che i rossazzurri siano ultimi non solo nella classifica dei punti ma anche in quella dei gol fatti. Singolare notare come tutte le volte in cui Maran abbia deciso di schierare il 3-5-2 in questa stagione il Catania non abbia mai segnato: 0-0 all’andata contro il Parma, 0-0 contro l’Inter, nessun gol al Livorno prima del passaggio al 4-3-3 dopo il gol del vantaggio labronico, nessun gol al Genoa (altra partita basata sul contenimento), nessun gol, ancora una volta, stasera, alla Juventus. Considerando la posizione di classifica è lecito attendersi nelle ultime nove giornate l’accantonamento di questo sistema di gioco. Il disperato bisogno di incamerare punti, di vincere le partite, dovrebbe fondare scelte coraggiose come quelle attuate da altri allenatori (come Mihajlovic da quando è subentrato sulla panchina della Sampdoria o Di Francesco, i quali giocano sempre con almeno tre punte).
Va aggiunta una considerazione sulle seconde linee del reparto avanzato. Contro il Napoli mancherà lo squalificato Bergessio e si ripropone lo stesso rebus della partita di Genova: chi fa il centravanti? Leto lo ha fatto con buoni risultati al Panathinaikos, ma prima di infortunarsi, e da quando è in Italia o si è dimostrato inadeguato, o semplicemente mostra una naturale attitudine ad allargarsi sulla fascia, destra o sinistra che sia. Fedato non ha avuto chance dall’inizio ed è stato schierato solo sulla fascia, Petkovic è indicato dallo stesso allenatore in fase di involuzione. Insomma, se la prestazione di difensori e centrocampisti di seconda fascia stasera ha rassicurato in vista dei prossimi impegni, non altrettanto si può dire sull’annosa questione del centravanti.

Migliori in campo: Plasil e Tevez.
Più di un giocatore fra le fila etnee merita la sufficienza. Solita encomiabile generosità di capitan Izco, sorprendente e volenteroso Monzon, a tratti insuperabile Rolin che però commette il peccato di lasciarsi scappare Tevez in occasione del gol bianconero. Si è rivisto sui livelli di inizio campionato Jaroslav Plasil, che ha corso da par suo da una parte all’altra del campo, provando incursioni centrali e sortite sulla fascia. In queste condizioni, e non in quelle mostrate a cavallo tra la fine del girone d’andata e l’inizio del girone di ritorno, il ceco può fornire un contributo determinante per la lotta salvezza dei rossazzurri.
Tra i bianconeri solita ineccepibile direzione d’orchestra di Pirlo, che comunque ha giocato partite migliori, solita corsa e sostanza per Lichtsteiner, buona prova per Padoin che aveva la grossa responsabilità di non far rimpiangere Pogba e Marchisio, va premiato comunque “l’Apache” Tevez che più di ogni altro ha messo in difficoltà la retroguardia etnea coi continui scambi cercati coi compagni di reparto e che ha deciso il match sfruttando cinicamente lo spazio concesso da Rolin sulla sponda di Osvaldo.

Peggiori in campo: Bergessio e Vidal.
Se gli unici elementi che possono innalzare il livello qualitativo del gioco etneo, ovvero Lodi e Barrientos, non incidono, vuoi per meriti degli avversari, vuoi per limiti personali di carattere fisico o mentale, è difficile che il Catania possa cavare un ragno dal buco. Stesso dicasi per Rinaudo che ha abituato il pubblico di Catania a lottare come un gladiatore per 95’ ma che stavolta ha esaurito la benzina un po’ prima del previsto. Il sipario alla possibilità di pareggiare la partita lo cala però Bergessio quando riceve il secondo giallo da Damato. E’ chiaro che la seconda ammonizione rimediata dal “Toro” sia probabilmente quella meno meritata ma non bisogna dimenticare che il n°9 etneo aveva esaurito nel primo tempo il bonus di clemenza concesso dal direttore di gara.
Nella Juventus non sono pochi a non convincere e non a caso i bianconeri hanno dovuto faticare parecchio per sbloccare la partita e per portare a casa i tre punti. Negativa la prova di Chiellini, che Damato grazia riservandogli un trattamento diverso rispetto a quello mostrato nei confronti di Bergessio; un po’ spaesato Isla sulla sinistra che non riesce mai ad affondare sulla fascia; da linciaggio morale Osvaldo che ciabatta con imperdonabile sufficienza clamorosi palloni recapitatigli dai compagni davanti la porta (si riscatta parzialmente servendo a Tevez l’assist per il gol dello 0-1). Tra tutti comunque da segnalare in ombra Arturo Vidal, che smentisce la propria fama di artefice dei successi bianconeri sciorinando una prova opaca, caratterizzata da nervosismo e da errori sottoporta.