Catania-Fiorentina (1-0): OttoLodante!!!

Lodi, ottava meraviglia stagionale...

Lodi, ottava meraviglia stagionale... 

Il commento al match del "Massimino" tra etnei e toscani. I temi "caldi": una questione delicata che richiede equilibrio; 38 volte Montella; Lazio per sognare.

Una questione delicata che richiede equilibrio
Consentitemi, prima di celebrare più che giustamente il grande campionato finora disputato dal Catania, di dare inizio al mio editoriale con il caso più scottante del momento per quanto concerne il mondo rossazzurro. Le dichiarazioni del presidente Pulvirenti nel postpartita in merito alle voci che vorrebbero Pietro Lo Monaco in partenza per altri lidi (parrebbe Lazio o Torino...), hanno dato la stura alle più disparate speculazioni, dal “catastrofismo” in giù, sancendo l’apertura ufficiale del “caso”. Ebbene, innanzitutto non comprendo la sorpresa. Si parla di ciò da diversi mesi, anche sulla scorta dell’indubbio momento di frizione avvenuto in estate a causa degli ormai arcinoti fatti “salernitani”. In secondo luogo, mi pare che i termini della situazione siano chiarissimi e non vi rinvengo alcun prodromo di tragedia greca. Sono cose normali nel calcio. C’è un dirigente bravo che, come naturale, può ricevere proposte da altre società, anche di prestigio. È sempre accaduto, come accade per i giocatori, e sempre accadrà. Il problema è un altro e lo ha sottolineato il presidente nelle sue nette, precise risposte ai cronisti nella sala stampa del “Massimino”. Il problema è che qualcuno ha pensato che Nino Pulvirenti, privo di Pietro Lo Monaco, possa ritrovarsi, come si dice dalle nostre parti, “con una mano davanti e l’altra di dietro”. E ciò mi sembra incredibile, oltre che assai stupido. Significa non conoscere la storia del presidente o, meglio, non “volerla” ricordare. Vi pare possibile che uno degli imprenditori di maggior successo in questo momento in Italia, uno che nella sua parabola professionale e sportiva è matematicamente, invariabilmente riuscito, grazie a doti di intuito fuori dal comune, ad affidare la direzione delle sue “creature” agli uomini più indicati alla funzione, vi pare possibile che possa lasciarsi prendere in contropiede dall’eventuale e, come detto, naturale “dipartita” di un suo collaboratore, seppur importantissimo come Pietro Lo Monaco? Pensare una cosa del genere mi sembra puerile e poco intelligente. Per giunta, tracciare uno scenario da post bomba atomica, un abbandono della nave da parte del suo Capitano solo perché privato del suo nocchiero si ascrive alla più completa misconoscenza dell’uomo Pulvirenti. O, forse, si ascrive a un più umano e squallido sentimento: la malafede. E proprio Pulvirenti, pressato dai giornalisti, ha voluto mettere i puntini sulle “i” in merito a tale questione, esprimendo semplici concetti. Uno: i contratti sono fatti per essere rispettati. Se, come giustamente fatto notare a Montella, Lo Monaco si attende che rimanga a Catania sulla base del contratto biennale, altrettanto si aspetta Pulvirenti dal proprio A.D., il quale ha da onorare ancora due anni di “matrimonio” con la società di Torre del Grifo, a onta della sua replica a una nota emittente televisiva sulla possibile “stracciabilità” di ogni contratto. Due: se Lo Monaco è riuscito a fare cose straordinarie a Catania lo deve alle proprie incontrovertibili capacità personali, ma anche a chi lo ha messo in quel posto, concedendogli ampio spazio per poter lavorare in completa serenità. Tre: se malauguratamente Lo Monaco dovesse decidere di andare via, ne verrebbe un altro in grado di portare avanti il progetto Catania. Tutto qui. Alla questione, a mio parere, deve essere asolutamente ancorata la nave dell’equilibrio, magica paroletta. E un giudizio equilibrato non può non partire da un obiettivo riconoscimento dei meriti di entrambe le parti in causa. Ordunque, il mio giudizio su Nino Pulvirenti, penso sia abbastanza scontato, l’ho espresso tante volte e le parole scritte qualche rigo sopra non lasciano adito a dubbi. Quello su Pietro Lo Monaco è altrettanto chiaro, netto e, fra l’altro, mi picco di poter essere uno di quelli “abilitati” a esprimerlo in modo sereno ed equo. Lo sono per un semplice motivo: malgrado abbia avuto alcuni “incontri-scontri” con lui in passato e, contestualmente (e non potrebbe essere altrimenti), io non sia nella sua agenda dei giornalisti più “simpatici”, sono sempre riuscito a scindere il piano personale dal giudizio professionale. Nella vita non si deve per forza essere amici a tutti i costi, ma il rispetto dei ruoli professionali è imperativo categorico. Chi, nel giudizio verso un professionista, si fa influenzare da risentimenti personali, non può fare questo mestiere in modo credibile. In buona sostanza, il succo è che non sono e non sono mai stato un paggetto slinguazzante verso il potente di turno, né il fustigatore tritatutto a prescindere. E, allorquando Lo Monaco, personaggio “scomodo”, bersaglio troppo spesso di odio pervicace o amore folle, dovesse decidere di aver concluso la sua parabola nella nostra città, si accorgerà che i primi a cambiare velocemente bandiera saranno proprio i professionisti dello spennellamento del muscolo adibito alla fonazione. Ma penso che un uomo della sua esperienza saprà già come vanno queste cose. Bene, per me Lo Monaco è uno dei primi tre dirigenti calcistici italiani. A Catania ha fatto un lavoro straordinario in tutti i sensi e mi auguro fortissimamente che possa rimanere ancora per molto tempo a fornire alla compagine societaria etnea il suo fondamentale apporto. E se lo augura anche il presidente Pulvirenti, come testimoniano inequivocabilmente le sue parole. Un lavoro fatto così bene, a mio parere, deve per forza trovare un suo coronamento; un coronamento che non potrà che “sostanziarsi”, prolungarsi nei prossimi anni. Detto questo, se ciò proprio non dovesse essere possibile, gli auguro di poter trovare nel suo prossimo futuro professionale un presidente come Pulvirenti, capace di metterlo nelle condizioni di operare in piena libertà e tranquillità. Un presidente che costituisce l’unica garanzia del futuro del calcio professionistico nella nostra città.

38 volte Montella
Oggi il Catania, probabilmente, ha disputato il peggior primo tempo stagionale. Eppure, il grande cuore della squadra ha consentito di portare a casa tre punti che consegnano a Montella la salvezza quasi matematica a quota 38, oltre che l’ottavo posto a tre punti dalla Roma sesta in classifica e attualmente in Europa League. E il rammarico per i 4 punti persi nelle ultime due trasferte cresce, anche se si può affermare che forse i due punti persi a Milano ci sono stati restituiti dalla sciagurata Fiorentina di Delio Rossi, oltre che da Carrizo, tanto “prodigo” al “Meazza”, così implacabile oggi. Straordinari gli interventi del portiere argentino nella prima frazione, in specie la doppia parata su Lazzari e Cerci. Lì la Fiorentina, brava a chiudersi e a ripartire, si è consegnata all’aleatorietà del calcio (e il Catania ne sa qualcosa in fatto di reti sbagliate) che poi l’ha vista punita da un episodio nella ripresa. Da segnalare subito come il Catania, forse un po’ stanco per il tour de force degli ultimi turni, abbia patito oltre modo l’assenza per squalifica a centrocampo di Sergio Almiron, elemento assolutamente cruciale nelle trame di possesso palla disegnate dal tecnico rossazzurro. Seymour, suo sostituto, ha fatto bene, ma ha altre caratteristiche. Ma un po’ tutta la squadra ha faticato nella prima frazione, da Barrientos, insolitamente arretrato come posizione e assai impreciso negli appoggi, a Gomez, da Motta a Bellusci, spesso in difficoltà su Cerci e Amauri. Almeno tre le occasioni importanti fallite dai viola, fra le quali uno sciagurato tentativo di pallonetto di Cerci a due passi da Carrizo e un salvataggio sulla linea di Lodi su Amauri, contro una del Catania, fallita di testa da Bergessio davanti a Boruc. Meno male che i giocatori di maggiore esperienza e determinazione hanno mantenuto in piedi la baracca. Mi riferisco a Legrottaglie, bravo a coprire le amnesie di Bellusci, a Marchese, quasi sempre preciso sulla sinistra (un solo errore di posizione in occasione della prima occasione fallita da Cerci), a Lodi, regale in regia, allo stesso Bergessio, magari un po’ impreciso nelle conclusioni ma immenso per mole di lavoro svolto e decisivo poi nella ripresa. Ripresa in cui i viola hanno avuto il torto di tirare un tantino i remi in barca, consentendo al Catania di riaffacciarsi in avanti, un Catania meglio disposto in difesa per l’ingresso di Spolli al posto dell’infortunato Motta (e Bellusci da esterno destro sicuramente fa meglio fino al termine della gara, cancellando l’applaudito ex Vargas, peraltro in condizioni di forma pessime) e più reattivo in mezzo con la crescita di Seymour e capitan Izco. L’episodio del rigore decide la gara, così va il calcio. Ineccepibile il fischio di Doveri, considerato che l’intervento falloso di Gamberini su Bergessio appare indiscutibile. Ineccepibile anche l’esecuzione di Lodi, migliore in campo e capocannoniere, con otto reti, della formazione etnea. I limiti della Fiorentina emergono, così, tutti: reazione d’orgoglio sì, gioco zero, occasioni zero. E il Catania vola...

Lazio per sognare
Domenica prossima giungerà al “Massimino” una Lazio decimata da squalifiche e infortuni, fra l’altro incazzata nera a causa della sconfitta interna subita in 9 contro 11 dal Bologna all’Olimpico. Bisognerà stare attenti, perché se penseremo di fare un sol boccone di un team così inguaiato, andremo incontro a brutte sorprese. La squadra dell’ex Reja, al di là delle difficoltà attuali, è pur sempre terza in classifica e depositaria di un organico adeguato a lottare per traguardi ambiziosi. Solo con grande umiltà si potrà riuscire a far risultato, rimpinguando vieppiù una classifica già importante. E con il rientro di Almiron... Let’s go, Liotru, let’s go!!!