Catania, Corazza fragile...

Nino Pulvirenti e Pietro Lo Monaco al

Nino Pulvirenti e Pietro Lo Monaco al "Granillo"... 

Max Licari sull'ennesima sconfitta esterna a Reggio. Soliti limiti atletici, rosa incompleta qualitativamente e quantitativamente.

Solita solfa
Purtroppo. Dispiace dirlo, da innamorati pazzi del Liotru, ma eravamo consci che al 99% il risultato e la prestazione del Catania al “Granillo” sarebbero stati questi. L’amore viscerale per questi colori non può e non deve esimerci da un’analisi quanto più oggettiva della situazione attuale. Con tre sconfitte in appena sette gare, tutte e tre consecutive in trasferta e figlie di prestazioni molto al di sotto della decenza (non parliamo di sufficienza…), si può affermare già con ragionevole certezza, ad appena un mese e mezzo dall’inizio del torneo, come questa squadra, così come assemblata in estate, non abbia le caratteristiche “standard” per poter raggiungere la promozione, diretta o tramite playoff che sia. Non tanto perché la vetta si attesti ora a quattro lunghezze (Ternana), ma proprio alla luce delle prestazioni fin qui sciorinate e di una lucida disamina in merito al valore dei singoli giocatori. Altre contendenti sembrano possedere tali doti, in verità. La Reggina è ancora imbattuta, gli umbri di mister Gallo hanno subito una sola sconfitta, ma sono andati a vincere sul campo della Virtus Francavilla, dimostrando di avere carattere e personalità, doti quasi del tutto sconosciute alla compagine etnea in campo nemico.

Rosa incompleta e troppe scommesse
Ragionando con un minimo di oggettività riguardo alle risultanze “sul campo”, non a parole (“organico completo in tutti i reparti” et similia), della campagna acquisti estiva, sulla quale ci eravamo permessi di esprimere precoci perplessità in merito alla completezza quantitativa e qualitativa, ci si accorge come problemi strutturali emergano in tutti i reparti. In difesa, le ripetute prove negative dei centrali Esposito e Saporetti (del resto, subito infortunatosi), non “confortate” dalla scoperta di un titolare indiscutibile (Mbende dimostra di avere più di qualche limite a livello tecnico e dinamico), evidenziano un chiaro “buco” proprio nel cuore del reparto; una lacuna colmabile solo con il mercato invernale, e parliamo di altri tre mesi di campionato… Del resto, cominciare una stagione così difficile, caratterizzata da un alto numero di potenziali concorrenti, con due scommesse (il camerunese e l’ex Renate), un “monolito” chiaramente impossibilitato a esprimersi a certi livelli a causa, suo malgrado, di invalicabili limiti dinamici (l’ex leccese) e una sola “mezza certezza” (il rendimento di Silvestri nella scorsa annata non poteva certo ritenersi eccelso), era subito parso non consono alle aspettative di una piazza in corsa per la promozione. E tali perplessità erano state espresse un po’ da tutti, intendiamoci. Sugli esterni bassi, il solo Calapai a destra, giocatore comunque tecnicamente assai modesto e non decisivo, dà l’impressione di reggere i ritmi della categoria, mentre a sinistra Pinto, dopo un inizio incoraggiante, sta inanellando sotto il profilo precipuamente difensivo prove addirittura “orrorifiche” che ne scoraggiano l’utilizzo (i 45’ in terra calabrese, prima di essere sostituito all’intervallo da Biondi, ne sono chiara testimonianza). Unica alternativa ai due, dopo l’epurazione dello stagionato Marchese (già un sostituto part-time, considerato che più di 20’ non potrebbe garantire dal punto di vista atletico in quella posizione), il solo giovane Biondi o un eventuale adattamento di Saporetti (?). Il reparto di mezzo, già privo degli altri due “allontanati” Biagianti e Bucolo, trova nel solo Welbeck, anche a Reggio Calabria fra i “meno peggio”, segnali positivi in fatto di combattività e dinamismo (le doti più importanti in questa categoria); a Dall’Oglio, ipotetico titolare giunto a Catania con qualche problema fisico, viene preferito un ex “reietto” come Rizzo, uno dei principali artefici del naufragio della scorsa stagione, reintegrato in fretta e furia dopo averne tentato fino all’ultimo la cessione, la cui prestazione inesistente contro Bellomo e soci ci riporta alle tante “stecche” pregresse di cui siamo stanchi anche di disquisire; il tutto acuito anche dai problemi “di trasferta” evidenziati dallo stesso Lodi, di contro assai efficace fra le mura amiche, quando pressato e impossibilitato a scaricare con tranquillità per i compagni. In avanti, sugli esterni, come alternative ai titolari Sarno (infortunato) e Di Molfetta, di certezze solo il trentottenne Catania (anche lui acciaccato) e l’adattato Mazzarani. Poi, i vari Barisic e Rossetti, infortunati cronici e mai veramente presi in considerazione a certi livelli, oltre che il giovanissimo Distefano. Al centro, si è puntato su un’altra scommessa: la rinascita di Curiale, uno che non si reggeva in piedi fino a giugno scorso, come unica alternativa a Di Piazza, peraltro punta di movimento e non centravanti classico, né goleador da cifre importanti, con il risultato davanti agli occhi di tutti. L’ex frusinate, che continua a non reggersi in piedi e appare psicologicamente assente, nelle due clamorose occasioni avute nei momenti topici a Potenza e a Reggio Calabria, quando la partita era ancora in bilico o poteva riaprirsi, ha fallito miseramente, negando ogni possibilità ai suoi. Nessun'altra squadra di vertice ha soli due attaccanti centrali o presumibilmente tali. In tutto ciò, un allenatore che tenta di dare una propria fisionomia tattica alla squadra, ma si scontra con le solite, identiche, scontate difficoltà riscontrate dai suoi predecessori, senza riuscire a venirne a capo. Di questa situazione, ovviamente, unico responsabile è chi decide. La società. Come sempre, a tutte le latitudini, anche a Catania.

Una sconfitta meritata
Uniche note positive della “telefonata” sconfitta di Reggio, il fatto che Camplone non abbia “costruito” prematuri disastri tattici come a Monopoli, evidentemente scottato da quella tragica esperienza, nonché la pur semplicemente accennata reazione “di pancia” della ripresa, peraltro priva di effettiva efficacia. Il 4-3-3, simile a quello vittorioso contro la Cavese nel turno infrasettimanale, appare logico. Peccato che perda in partenza il suo difensore migliore, Silvestri, sostituito dall’improponibile Esposito. Una perdita grave, speriamo non reiterabile in prospettiva Terni. Per il resto, consueto copione: Catania sommerso nella prima mezzora dall’aggressività e dalla corsa dell’undici di mister Toscano, impostato su di un 3-4-1-2 o 3-5-2 che dir si voglia. Un modulo indigesto al Catania, sconfitto a domicilio da tre formazioni schierate con tale assetto tattico. Il gol di Corazza, preso immediatamente al 2’, sull’ennesimo buco mancino di Pinto, accompagnato dall’altrettanto solito ritardo dinamico dei difensori centrali sulle imbucate nel cuore dell’area di centrocampisti e attaccanti avversari (pesanti le responsabilità di Mbende in questo frangente), indirizza e condiziona il match, ma il Catania avrebbe tutto il tempo per rimediare se ne avesse le possibilità reali. Di contro, i rossazzurri appaiono sempre in balia degli amaranto, rischiando a più riprese di subire il raddoppio (meno male che un provvidenziale fuorigioco nega allo stesso Corazza la doppietta; nell’occasione, grave l’incomprensione a centro area tra Furlan ed Esposito), senza mai dare la sensazione di poter replicare pericolosamente, anche in virtù di un centrocampo troppo passivo (male Lodi, malissimo Rizzo, asfissiati dai vari Bianchi, De Rose e Bresciani) e di due esterni alti bravi tecnicamente ma non rapidi nelle ripartenze (Di Molfetta e Mazzarani). Il solo Di Piazza, abbandonato a sé stesso, nulla può. In queste condizioni, il sussulto può giungere solo da un’estemporanea invenzione di un singolo, come accaduto a Mazzarani a fine primo tempo (bravo Guarna nell’unica parata della sua gara). Stesso copione di Potenza, né più, né meno. Nella ripresa, alla doverosa sostituzione del disastroso Pinto con Biondi (decisamente meglio il ragazzino adattato a sinistra, ed è tutto dire…) si accompagna l’incomprensibile scelta di inserire Curiale al posto di Di Piazza, ennesima chance gettata al vento dall’attaccante etneo. Il Catania mostra più determinazione, anche qualcosina in più sotto il profilo del palleggio in mediana, ma la dura realtà è che Guarna non si produce in alcuna parata decisiva. Solo una chance, quella già citata e sprecata da Curiale, e tanto inefficace velleitarismo, anche dopo gli ingressi di Llama, Dall’Oglio e Distefano. Furlan, invece, si rende protagonista di almeno tre interventi importanti (uno, in particolare, sul solito Corazza, centravanti giunto al quinto gol stagionale) che ne riscattano l’indecisione della prima frazione. Proprio per questo, ci dispiace, non concordiamo con chi vede nella ripresa rossazzurra un “raggio di luce” in proiezione “Liberati”. Il Catania non è quasi mai stato pericoloso, rischiando di subire ripetutamente il raddoppio amaranto. Questo è il succo del pomeriggio reggino. Non altro. Non facciamoci illusioni, non creiamo alibi, non forniamo giustificazioni.

A Terni per non sprofondare
Il Catania già domenica prossima a Terni, contro la capolista rossoverde, rischia di scivolare a -7 dalla vetta all’alba del mese di ottobre. Non propriamente ciò che ci si attende da una “grande” del campionato. Per evitare ciò, sarà necessaria finalmente una prova di grandissimo carattere, una reazione d’orgoglio vera che possa limare le differenze tecniche rispetto ai padroni di casa (ci sono, facciamocene una ragione) e arrestare la pericolosissima china in fatto di sconfitte esterne purtroppo intrapresa con pervicace puntualità anche quest’anno. A Camplone, apparso sempre più perplesso, il compito di portare a termine quella che, allo stato attuale, appare una vera e propria piccola impresa. Let’s go, Liotru, let’s go!