Catania-Cagliari 1-1: commento "a caldo"

La traversa di Rolin, emblema della sfortuna etnea.

La traversa di Rolin, emblema della sfortuna etnea. 

Focus sulla tattica, pro e contro, migliori e peggiori in campo nel commento al match tra etnei e sardi.

Focus sulla tattica: Maran non imprime svolte tattiche, Lopez azzecca la mossa di piazzare Ekdal su Lodi.
Rientrano Bergessio e Barrientos, e ritorna la normalità in casa Catania. 3-5-1-1 lasciato nel dimenticatoio, avanti tutta col 4-3-3 e coi titolari del momento: davanti ad Andujar, da destra verso sinistra Peruzzi, Rolin (che sostituisce lo squalificato Bellusci), Spolli e Biraghi; a centrocampo solito trio Izco-Lodi-Rinaudo; davanti è Keko che vince la sfida con Leto e Fedato e va a comporre il tridente col “Pitu” e con il n°9 etneo. Da notare che Andujar sembra aver scalzato nuovamente Frison nella gerarchia dei portieri (l’ex Vicenza da quando è rientrato dall’infortunio va stabilmente in panchina) e che Biraghi nelle ultimissime uscite è stato preferito ad Alvarez, nonostante il n°22 si fosse ben disimpegnato in precedenza sulla corsia di sinistra. Scelta tecnica o noie contrattuali?
Il tecnico del Cagliari, non potendo contare su Ibarbo, infortunatosi con la Colombia, ed avendo un altro attaccante reduce dal viaggio con la nazionale (il cileno Pinilla), preferisce utilizzare il trequartista dietro le due punte al posto del tridente. Così, davanti ad Avramov, in difesa spazio per Pisano, Rossettini, Astori ed Avelar (che sostituisce Murru); a centrocampo quantità e qualità garantita da Dessena, Conti e Vecino; sulla trequarti Ekdal, non esattamente un fantasista; coppia d’attacco Nenè-Sau.
Sin dalle prime battute si intuisce la principale mossa tattica di Lopez: piazzare Ekdal, un centrocampista, in marcatura stretta e fissa su Lodi, per impedire alla mente del Catania di dettare i tempi della manovra. Saltuariamente, per liberarsi dal pressing asfissiante dello svedese, Lodi si scambia la posizione con Rinaudo, soluzione che verrà poi adottata in pianta stabile nella ripresa, nella parte finale del match.
Il primo a effettuare dei cambi è Maran, al 58’, quando il Catania ha da poco subito il gol del vantaggio rossoblù. Tatticamente non cambia nulla, perché il trainer di Rovereto si limita a sostituire i due esterni offensivi, Barrientos e Keko, coi pari ruolo Keko e Fedato. Immediatamente dopo i rossazzurri trovano il pareggio.
E’ a questo punto che, con Lodi ormai costantemente sguinzagliato sulla trequarti, Lopez intuisce che non ha più senso lasciare Ekdal in marcatura, e inserisce al suo posto Cossu per favorire le eventuali ripartenze. Tuttavia appena un paio di minuti dopo Avelar rimedia il secondo giallo e lascia i compagni in 10. Per coprire la falla lasciata dal brasiliano il tecnico uruguaiano inserisce al posto di Sau il mancino Eriksson, che in realtà è un centrocampista, la cui duttilità gli permette comunque di disimpegnarsi sulla fascia.
Maran e Lopez utilizzano l’ultimo cambio a loro disposizione a cinque minuti dalla fine: il tecnico cagliaritano cerca di placare l’assedio etneo inserendo il difensore Perico per la puntà Nenè, lasciando il solo Cossu, un centrocampista offensivo, nel reparto d’attacco; il mister etneo invece prova una soluzione per sbilanciarsi in attacco, sostituendo un contuso Spolli con Monzon. L’argentino si piazza nella posizione di terzino sinistro, di conseguenza Biraghi scala al centro della difesa. Ma il risultato non cambia.

Cosa va: intensità, e palle gol. Manca solo un pizzico di fortuna.
Oltre al gol, a fine partita si contano quattro nitide occasioni da rete, due delle quali sfumate sui legni. Non si può dire, insomma, che sia mancata grinta, che sia mancato il gioco, sebbene quello mostrato dai rossazzurri non sia stato certo spumeggiante. Ma contro un avversario chiuso, che blocca la tua fonte principale di passaggi (Lodi) con la marcatura a uomo di Ekdal, ci può stare. In questi casi bisogna sopperire con l’intensità, che i ragazzi hanno messo fino alla fine, e provando ad aggredire le fasce. E proprio dalle fasce sono scaturite la punizione del pareggio e le iniziative più pericolose della ripresa. Poi è chiaro alcuni fattori incidono in negativo sulla qualità delle azioni e della prestazione, su tutti la posizione di classifica che crea esasperazione e talvolta paura nelle giocate, e la condizione fisica di un elemento vitale per l’attacco etneo, Barrientos, che oggi a stento si teneva in piedi eppure riusciva a trovare soluzioni offensive sull’out di destra.
In sintesi, manca la freddezza, che è l’elemento decisivo, ma tutti gli altri valori sui quali dev’essere fondata un’impresa ancora possibile, dalla voglia alla corsa, e la costruzione di palle gol, sono stati espressi sul campo.

Cosa non va: calo di concentrazione imperdonabile sul gol subito; Maran poco audace?
Per conquistare la salvezza bisogna essere più forti della sfortuna, ed evitare che possa diventare un alibi. E’ vero, la difesa del Catania in occasione del pareggio è sfortunata nel rimpallo impazzito da cui scaturisce il guizzo di Vecino. Ma in tali frangenti non ci si può permettere di aspettare l’avversario e concedergli il tempo di girarsi, in area di rigore. In quel caso Biraghi e compagni hanno peccato di distrazione.
Per il resto, poco da rimproverare ai ragazzi, condizionati, come detto, da una fisiologica esasperazione. Forse qualcosa potrebbe rimproverarsi, piuttosto, a Maran. Sullo 0-1, infatti, il tecnico opera un doppio cambio. Il Pitu è stremato, e ci sta la mossa di inserire Fedato al suo posto. Ci sta anche, in una situazione e in un frangente del genere, inserire pure Leto, dare un messaggio alla squadra e spronarla. Ciò che però non ha convinto è stato il fatto di aver sostituito Keko, a parere di chi scrive se non uno dei migliori dei suoi, certamente uno che con le caratteristiche che ha poteva mettere ulteriormente in difficoltà la difesa cagliaritana. Perché non lasciare Keko in campo e togliere uno tra Izco e Rinaudo (encomiabili, per carità, ma poco utili in proiezione offensiva nei convulsi frangenti del secondo tempo)? Forse Maran ha voluto evitare l’effetto boomerang visto nella partita contro il Livorno, ma al di là della sfortuna resta il dubbio di quello che si sarebbe potuto verificare con un po’ più di audacia.

Migliori in campo: Leto e Dessena.
La tattica difensiva di Lopez ha imbrigliato il gioco del Catania e non pochi rossazzurri hanno reso al di sotto delle aspettative. Non rientra in questo schema Rinaudo, che si è espresso sui consueti standard, e per ciò che concerne Lodi bisogna rilevare che, o sui calci piazzati o nei pochi momenti in cui è riuscito a svincolarsi da Ekdal, è il giocatore più di ogni altro in grado di creare pericoli per la porta avversaria, tra gli etnei. Ma oggi va premiato Leto, autore della mezz’ora probabilmente più convincente da quando è arrivato alle pendici dell’Etna. Non ha ancora abbandonato il vizio di intestardirsi in slalom insistiti e non sempre efficaci, ma da queste sortite stavolta è scaturito qualcosa di buono, nello specifico la punizione che ha portato al gol del pareggio e l’espulsione di Avelar.
Il Cagliari non è stato brillantissimo in fase difensiva, e anche gli attaccanti non hanno punto a dovere. Ha brillato senz’altro il centrocampo, ben diretto da Conti, e completato da Vecino, che sembra avere buoni numeri, ed Ekdal che ha assolto il compito di non far respirare Lodi. La ciliegina sulla torta l’ha messa però, con la sua prestazione, Daniele Dessena: in pratica, una summa dei compagni di reparto (passaggi e lanci precisi di prima verso le punte, grinta, lotta e sacrificio in mediana, inserimenti e ripartenze sulla fascia).

Peggiori in campo: Biraghi e Avelar.
Dal centrocampo in sù si può dire che nel Catania, chi può chi meno, per le condizioni fisiche, tattiche e psicologiche in cui si è svolto il match, ha fatto la sua parte. Male la difesa, ed è un peccato perché la bocciatura dipende da un’unica grossa defaillance, quella che è costata il gol di Vecino e che coinvolge tutti: da Spolli che si lascia anticipare e ingannare dal tocco a seguire di Nenè, a Rolin e Andujar che si fanno trovare impreparati. Ma in quel momento su Vecino era piazzato Cristiano Biraghi, a cui spetta, suo malgrado, la maggior fetta di responsabilità, che oscura una prestazione non disprezzabile in fase di spinta.
Nel Cagliari è più facile rintracciare il peggiore in campo: il terzino sinistro brasiliano Avelar con l’ingenuo fallo su Leto (senza dimenticare l’ancor più ingenuo giallo rimediato nel primo tempo) ha fatto passare un brutto quarto d’ora ai suoi e rischiava di compromettere una partita ben interpretata da Conti e compagni. E’ anche vero che senza quest’episodio, probabilmente, la “palma” sarebbe spettata a Nenè, autentico fantasma dell’area di rigore etnea.