Catania-Akragas: un rimpianto gigantesco

La traversa colpita da Calil nel derby dello scorso campionato

La traversa colpita da Calil nel derby dello scorso campionato 

Il racconto dell'ultimo confronto in campionato tra etnei e akragantini disputato al "Massimino"

Lo sloveno, il torinese, il lucano
Otto novembre 2015. Pur essendo ben distanti dall’estate, il Catania di Pippo Pancaro è reduce da una settimana assai rovente: dalla cocente sconfitta in extremis di Castellammare di Stabia alle aspre critiche al difensore Desiderio Garufo (artefice, a suo malgrado, della rete decisiva dei campani) con la ‘ciliegina’ rappresentata dall’ulteriore mazzata da parte della giustizia sportiva che sottrae all’Elefante altri due punti in classifica.

Al “Massimino”, in quel pomeriggio di pieno autunno, giunge dopo quasi settant'anni una formazione dalla Valle dei templi. Si tratta di un Gigante arrembante pieno di tanti ex rossazzurri: Ciro Capuano e Dragan Lovric in difesa, Sergio Almiron in mediana, Matteo Di Piazza e Fabio Aveni in avanti (out per infortunio e mister Nicola Legrottaglie. L’imperativo in casa etnea è la vittoria. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare di imprevisti. Allo scadere del primo tempo lo sloveno Urban Zibert, centrocampista dai ‘piedi buoni’, diventa il ‘cattivo’ di turno: la sua conclusione dalla distanza sorprende il poco reattivo Bastianoni.

Con il Gigante in vantaggio l’Elefante è costretto all’assalto. Così dovrebbe essere. E invece, l’avvio della seconda frazione di gioco, è di marca akragantina, con i ragazzi di Legrottaglie che vanno più volte vicini allo 0-2. Al calar del sole il Catania si sveglia e comincia a bussare minacciosamente alla porta di Alessandro Vono. Ma l’estremo difensore torinese (oggi al Livorno) non ha proprio voglia di aprirla e dopo aver parato un calcio di rigore a Russotto, nella gara di Coppa Italia disputata qualche giorno prima, continua a dire di ‘no’ all’Elefante. Tra parate provvidenziali e salvataggi sulla linea disperati ‘sto pallone non vuole proprio entrare. A un quarto d’ora di minuti dalla fine, miste Pancaro, capisce che occorre passare alle maniere forti: fuori il centrocampista Scarsella, dentro l’ariete Plasmati.

Dodici minuti più tardi, il ‘Colosso di Matera’, ripaga la fiducia del tecnico calabrese con una sassata mancina che spalanca la porta akragantina. Adesso è l’Elefante a far paura al Gigante. La spinta dei rossazzurri è furente, ogni spettatore presente al “Massimino” crede fermamente al sorpasso. L’occasione buona sembra arrivare in pieno recupero: traversone teso di Nunzella, poderoso colpo di testa di Caetano Calil e pala che appare destinata ad insaccarsi. Ma talvolta l’apparenza inganna. In soccorso di Vono, ormai battuto, giunge l’invisibile mano del fato che indirizza la sfera ‘infuocata’ contro la traversa. L’ultimo assalto elefantesco è sfumato, il pareggio gigantesco è salvato.