Catania-Akragas 1-1: Smalto e imprevedibilità da ritrovare

Russotto,

Russotto, "testa calda" da ritrovare. 

La squadra di Pancaro comincia ad essere tatticamente un po’ troppo prevedibile: urgono soluzioni alternative.

Al termine di un match in cui succede tutto e il contrario di tutto, il Catania conquista un punto e, attendendo Catanzaro-Lecce, mantiene un piazzamento (la 15a posizione) che “garantirebbe”, a fine campionato, l’accesso ai playout. Zona playout in cui si è scivolati in settimana a seguito degli ulteriori due punti di penalizzazione decretati dal TFN. “Sul campo”, i rossazzurri appaierebbero la big pugliese Foggia terzo posto, ma il campionato sta cominciando a prendere una piega non troppo simpatica per i colori rossazzurri. Per evitare che la stagione (iniziata, obiettivamente, bene) svolti in negativo, occorrono un paio di “aggiustamenti”. Il primo si spera arriverà dal CONI, dinnanzi al quale il 24 Novembre verrà trattato il ricorso presentato dalla società avverso l’iniziale penalizzazione di 9 punti: una decisione che si avvicini maggiormente alle richieste della Procura Federale (che, ricordiamo, aveva richiesto 5 punti di penalizzazione) e restituisca qualche punticino in classifica consentirebbe di affrontare con più serenità la lotta salvezza in cui il Catania è al momento impelagato. Il secondo correttivo dev’essere invece attuato da Pancaro perché, come avremo modo di approfondire nell’analisi della partita odierna, la sua squadra sta perdendo lo smalto delle prime partite di stagione e sembra opportuno cominciare a studiare soluzioni tattiche alternative che la rendono meno prevedibile di quanto non sia al momento.

Parisi e Lulli, scelte infelici
Il tecnico di Acri, nonostante la prova non eccelsa fornita dalla squadra a Castellammare di Stabia, e la perdurante assenza di elementi come Castiglia e (dal primo minuto) Musacci, decide di insistere col 4-3-3 per affrontare l’Akragas di Nicola Legrottaglie, che già in Coppa Italia di Lega Pro (pur al cospetto di una formazione largamente rimaneggiata) ha messo in difficoltà i rossazzurri.
Testardaggine tattica a parte, il mister effettua un paio di scelte che si riveleranno, col senno di poi, poco felici: in difesa sacrifica il capro espiatorio di Castellammare Garufo (lo stesso che una settimana prima, contro il Martina Franca, aveva salvato il risultato con un intervento decisivo sulla linea a pochi minuti dalla fine) e rispolvera Parisi; a centrocampo conferma la fiducia riposta in Luca Lulli come prima alternativa. Entrambe le scelte non pagano. Parisi, che aveva peraltro già sofferto lo stesso avversario (Leonetti) in Coppa Italia, non si riscatta, disputa una partita poco convincente e non fa rimpiangere Garufo (a questo punto c’è da augurarsi che l’esclusione non abbia compromesso la motivazione dell’ex Novara). Lulli ancora una volta gioca una partita onesta, di grinta e sacrificio, ma si dimostra inadeguato a svolgere le mansioni che solitamente spetterebbero al titolare Castiglia, essendo fin troppo irruento e poco concreto in interdizione, e confusionario in fase di inserimento e costruzione.

Agazzi isolato a centrocampo; con Plasmati si ricorre al salutare lancio in profondità
Come se non bastasse, fino all’ingresso di Musacci, la mediana patisce oltremodo la compattezza del trio Zibert-Mauri-Vicente, che non concedono varchi al povero Agazzi, isolato e confuso in cabina di regia. Ciò è dovuto anche al particolare posizionamento delle mezzali voluto da Pancaro, che tiene Lulli e Scarsella molto alti, pronti a ricevere la sfera tra le linee. Ma essendo intasate dai centrocampisti agrigentini, queste linee, si finisce col rinunciare alla costruzione di combinazioni degne di questo nome e affidarsi alle iniziative individuali di Russotto, Falcone e, dopo l’infortunio di quest’ultimo, Calderini. Russotto e Calderini che confermano i limiti in fase di suggerimento già manifestati nelle precedenti uscite. Onore al merito di Legrottaglie che riesce a “speculare” sui difetti della formazione etnea, ma forse sarebbe il caso che Pancaro cominci ad attenuare alcune sue convinzioni tattiche e cerchi di adattare maggiormente la squadra all’avversario di turno. Cosa che oggi ha potuto fare un po’ più tardi del dovuto a causa delle non perfette condizioni fisiche dei rientranti Musacci e Plasmati.
Proprio coi due subentrati, nella ripresa, la musica è cambiata. Con un centravanti di stazza come Gianvito la squadra ha potuto eludere le maglie chiuse del centrocampo avversario e affidarsi a qualche sano lancio in profondità. Gli stessi Russotto e Calderini, “costretti” a mantenersi più defilati nel 4-2-4 finale, hanno fatto meno danni perché il tecnico ha limitato il loro raggio d’azione evitando quegli eccessivi accentramenti che nel 4-3-3 sono d’obbligo per appoggiare l’unica punta Calil. L’auspicio è che con l’incremento di forma di questi due giocatori, e il recupero di giocatori fondamentali come Bergamelli e Castiglia, si possano azzardare simili soluzioni anche dal primo minuto, contro avversarie del genere.

Sfida ai “ventimila” per la necessaria svolta fuori casa
Domenica prossima, al “San Filippo” di Messina, il Catania sarà chiamato a disputare la trasferta probabilmente più ostica di questa fase della stagione. I rossazzurri hanno già affrontato e perso fuori casa contro un avversario simile (la matricola terribile Casertana), ma il match con i peloritani sfugge dalle ordinarie logiche e gerarchie di campionato. Lo dimostra, oltre la rivalità sportiva, il rinnovato entusiasmo dei giallorossi che preparano questa partita, anche da un punto di vista “ambientale” - tramite l’operazione “ventimila allo stadio” - da molto tempo. Caricare di così tanta attenzione e pressione un match che non ha certo bisogno di tali spinte per “accendersi” potrebbe però rappresentare un’arma a doppio taglio per i padroni di casa. Il Catania sarà chiamato a un’importante prova di maturità, perché una squadra d’alta classifica (tenendo conto della graduatoria senza penalizzazioni) che non riesce a far punti lontano dalle mura amiche contro le prime della classe non può sperare di competere con loro grazie al solo ottimo andamento interno. Il fatto, poi, che dopo il Messina gli etnei dovranno affrontare un’altra big come il Foggia, funge da ulteriore spinta alla ricerca del risultato positivo: se la squadra di Pancaro è davvero di alto livello per la categoria, allora non esiste occasione migliore per dimostrarlo.