Cagliari-Catania: analisi del match

 

Al Sant’Elia la luce a tinte rosso e azzurre si spegne dopo appena venti minuti. Come una “lampadina fulminata” il Catania smette di brillare poco dopo l’avvio, piombando improvvisamente nel buio.

Al Sant’Elia la luce a tinte rosso e azzurre si spegne dopo appena venti minuti. Come una “lampadina fulminata” il Catania smette di brillare poco dopo l’avvio, piombando
improvvisamente nel buio. E al buio si smarriscono lucidità, coraggio e gioco. E punti. Gli errori individuali e l’inferiorità numerica dei secondi 45 minuti di gioco, non bastano a
giustificare l’assenza di personalità e di gioco di una squadra che palesa, ancora una volta, difficoltà nella gestione del match in situazioni di criticità.
La sconfitta del Catania a Cagliari raccontata in grafici, numeri e statistiche.

 



 



Catania con il 4-3-3: stante l’indisponibilità di Spolli, linea difensiva costituita da Bellusci e Legrottaglie come centrali difensivi, Alvarez e Biraghi sulle corsie esterne, rispettivamente a
destra e sinistra. A centrocampo, Izco, ampiamente recuperato e preferito a Tachtsidis, gioca da interno destro, sulla stessa linea dell’opposto Plasil (perfettamente a proprio agio a
sinistra, ruolo già ricoperto al Monaco), mentre Almiron è il mediano davanti alla linea difensiva. Barrientos e Castro giocano a supporto dell’unico avanti Bergessio.
L’espulsione di Legrottaglie per fallo da ultimo uomo (ininfluente, in tal senso, se il fallo sia stato commesso fuori o dentro l’area di rigore) costringe Maran a rivedere lo schieramento
tattico, arretrando Izco a terzino e dirottando Alvarez al centro della difesa. Castro rimane negli spogliatoi e Rolin, che gli subentra, è schierato con Bellusci da centrale
difensivo, permettendo ad Alvarez di tornare alla sua più naturale posizione lungo la fascia. Il Catania, adesso disposto attraverso uno spuntato 4-4-1, perde al 71’ Bellusci per infortunio – al suo posto Gyomber – e sostituisce poco dopo uno stanchissimo Almiron per Tachtsidis.

 le posizioni in campo dei ventidue giocatori all’avvio

le posizioni in campo dei ventidue giocatori all’avvio 



In casa Cagliari nessuna novità rispetto alla vigilia: le indisponibilità di Ekdal e Dessena a centrocampo inducono il tecnico Lopez ad affidarsi all’uruguaiano Cabrera (già comunque
ampiamente utilizzato nei precedenti incontri) e Cossu (fermo da tre gare a causa di un infortunio di natura muscolare) è recuperato e disponibile.
In Sardegna, a dispetto della tendenza attuale, si gioca con il trequartista. Dopo le eccellenti cessioni di Suazo, Esposito e Langella del 2007, i rossoblù non hanno mai abbandonato questo sistema di gioco (eccezion fatta per una breve esperienza targata Ficcadenti) ed hanno affidato sin da allora la regia ad Andrea Cossu.
Nel 4-3-1-2 trovano spazio, da destra a sinistra, Perico, Rossettini, Astori e Murru a costituire
il reparto difensivo; Cabrera, Conti e Nainggolan a centrocampo e Cossu alle spalle degli attaccanti Sau ed Ibarbo.
Nel corso della gara il Cagliari si riorganizza attraverso un 4-3-3 (per mezzo dell’avanzamento di Cossu sulla linea degli attaccanti) ed in altre occasioni – nel periodo di massima pressione – anche i terzini stazionano sulla trequarti avversaria.
I tre cambi effettuati dal tecnico rossoblù durante la gara, non cambiano l’atteggiamento tattico dei sardi che utilizzano spesso (specie dopo l’ingresso in campo di Ibraimi per
Cabrera) l’alternanza tra i due moduli di gioco.

Il Cagliari parte in quinta, forte della spinta emotiva del ritrovato S. Elia, ma sono i rossoazzurri, al quinto minuto, a trovare la rete del vantaggio con Bergessio, alla prima
segnatura in campionato. Il gol – favorito da un intelligente blocco di Almiron – arriva di testa, da calcio d’angolo battuto da Plasil, inizialmente intenzionato a calciare il corner di destro con traiettoria ad uscire, alla ricerca di uno schema (accadrà poco più tardi, al 12’, con Biraghi che spara alto) per poi cambiare idea, disegnando col piede sinistro una precisa parabola per l’attaccante etneo, libero di colpire in terzo tempo.
Il Catania gioca bene per venti minuti filati: Il pressing alto di Castro e Barrientos sui rispettivi dirimpettai e quello di Almiron su Conti inducono spesso i centrali difensivi ad imprecisi lanci lunghi (nel corso della prima frazione di gara, solo in due occasioni, sui 13 tentativi, i passaggi lunghi dei sardi hanno trovato il cercato destinatario) e tutta la squadra riesce ad esprimersi con autorevolezza. Tutto per venti minuti. Il pareggio di Ibarbo mette paura agli etnei, adesso meno propensi al pressing (durante la seconda metà del primo tempo la pressione dei sardi si attesta ai 50 metri, contro i 37 rossoazzurri) e più insicuri nella gestione del pallone (63% la percentuale di precisione nei passaggi, 72% gli avversari).
L’espulsione di Legrottaglie, al 40’, cambia indiscutibilmente il volto alla gara, la cui inerzia sembrava già comunque in favore dei cagliaritani.

Giocate scolastiche, assenza di creatività e di verticalità

 I flussi di gioco etnei: manca un vero organizzatore

I flussi di gioco etnei: manca un vero organizzatore  



La manovra etnea si sviluppa per lo più sugli esterni. La tecnica di Barrientos ed il dinamismo di Izco portano il pallone più spesso a rotolare lungo l’out destro – fronte d’attacco etneo – che su quello sinistro. La posizione di Almiron, più centrale ed arretrata rispetto alle ultime uscite, consente all’argentino di prendere il controllo, per buona parte del match, del gioco rossoazzurro e dettarne i tempi. Quando libero da marcature, il numero 4 riesce a dialogare spesso con i compagni di reparto con una percentuale di riuscita dei passaggi anche piuttosto elevata, che si attesta all’81%. Plasil, sulla corsia opposta, riesce ad interloquire bene e frequentemente con Biraghi, meno col più avanzato Castro. La naturale propensione ad accentrarsi del ceco, e l’infuocata fascia sinistra etnea – sulla quale imperversa Ibarbo – non permettono però al terzino lombardo – che vanta comunque il più alto numero di palle giocate (56) tra i rossoazzurri - di sfruttare tutta la lunghezza del campo e proporsi con costanza ai compagni sulla trequarti avversaria.
Il già citato Castro è protagonista di una prova opaca. Almiron gioca più basso rispetto ai compagni di reparto e tocca a lui sacrificarsi tornando spesso in mediana. Con discutibili
risultati. Si muove su tutta la larghezza del campo, ma quando cerca migliore fortuna sulla corsia opposta, trova Murru in grande giornata.

La manovra del Cagliari imperniata intorno al regista Conti

La manovra del Cagliari imperniata intorno al regista Conti  



Il Cagliari appare meglio organizzato del Catania, con una idea di gioco più precisa e lineare. Conti è il regista basso della squadra ed occupa in campo una posizione assimilabile ad
Almiron. Gioca un’infinità di palloni (107, oltre il doppio dell’argentino rossoazzurro che ne gioca 47) con una percentuale di riuscita passaggi (88 in tutta la gara) di quasi il 90%. Soffre durante gli iniziali venti minuti di gara, quando il pressing del Catania si mantiene alto, ma cresce alla distanza insieme ai compagni, forti poi dell’uomo in più nel corso della ripresa. Il più avanzato Cossu è abile tra le linee avversarie ma è spesso costretto a defilarsi sulle corsie laterali – specie durante la ripresa - alla ricerca di palloni giocabili. Perde tanti palloni (27) e non è quasi mai preciso al cross (1 su 9 tentativi). La superiorità numerica consente al Cagliari di gestire con tranquillità la gara durante la ripresa. La pratica del lancio lungo, molto utilizzata nel primo tempo, è abbandonata nei secondi 45 minuti e il 92% delle azioni sono manovrate dalle retrovie. La supremazia territoriale è elevata, sia nel corso del primo tempo (7’:22” contro i 4’:35”) che nella ripresa (8’:27” contro i 3’:52”) ed il baricentro della squadra è costantemente più alto rispetto a quello etneo di oltre 10 metri.


La solitudine di Bergessio nell’attacco spuntato

Dimenticare la scorsa stagione è d’obbligo. Difficilmente il Catania riuscirà a ripetere l’exploit del torneo 2012-13 e urge al più presto rivalutare sistema ed organizzazione di gioco. A
cominciare dai suoi interpreti. In avanti, con Castro fuori condizione e Barrientos costretto ad arretrare costantemente il proprio raggio d’azione alla ricerca di palloni giocabili, i
rossoazzurri sono spuntati, con il solo Bergessio in avanti che mediamente a partita, riesce a giocare 5 palloni utili.
Almiron ha piedi educati e buona visione di gioco ma non gli si può chiedere di uscire in pressing sui portatori di palla avversari, defilarsi a destra e sinistra in fase di possesso – per
ricostituire un centrocampo a tre - ed organizzare la manovra dalle retrovie. Non con l’attuale condizione fisica.

 le posizioni in campo dei ventidue giocatori all’avvio

Movimenti senza palla del regista etneo 



Non credo, invece, sussista un “problema difesa” che anzi, dopo questa gara, ha trovato un nuovo protagonista, Frison, favorito adesso per una maglia da titolare.
La prova del portiere veneto, al quale si possono attribuire davvero poche colpe sui due gol subiti, non solo è stata impreziosita da alcuni interventi preziosi – tra i quali il penalty negato ad Ibarbo e conseguente colpo di testa del colombiano respinto – ma è stata anche caratterizzata da sicuri interventi che hanno conferito maggiore sicurezza al reparto difensivo e che confermano la completa maturazione dell’estremo difensore rossoazzurro.