Bollino rosso

Curiale, prestazione da dimenticare...

Curiale, prestazione da dimenticare... 

Max Licari sull'inopinata sconfitta subita dal Catania contro la Leonzio. Scelte e approccio sbagliati, attacco inconsistente.

No drammi, sì riflessione
Ci può stare una "serata no" dopo sei vittorie consecutive. Pertanto, non ci sembra opportuno abbandonarsi ad alcun “pianto greco”. Tuttavia, la sconfitta interna con la Sicula Leonzio dell’ex Rigoli, pesante nel risultato e nell’espressione di gioco, impone una sollecita riflessione a società, tecnico, giocatori e tifosi. Qualche voce allarmata si era levata in settimana: troppi elogi, troppi "peana", troppi record, troppo entusiasmo travolgente, così si rischia di perdere contatto con la dura realtà di una categoria “infame”. Quella realtà ben raccontata da mister Lucarelli nel postgara: puoi avere in squadra quanta qualità vuoi, ma, se non metti in ogni match qualcosa in più in termini di determinazione e agonismo rispetto all’avversario, a queste latitudini puoi perdere con chiunque, si chiami Casertana, Fondi o Sicula Leonzio. E, infatti, curiosamente, il Catania ha dilapidato otto punti sui ventisette disponibili con le formazioni che, nel frangente in cui sono state affrontate, si trovavano nei bassifondi della classifica. Quanto accaduto in un “Massimino” traboccante di euforia (più di 14.000 spettatori presenti) deve suonare da monito per il prosieguo del torneo: così non si arriva primi, così non si scappa dall’inferno in cui si è inopinatamente piombati tre anni fa. In quello che doveva essere un turno (il decimo) ipoteticamente favorevole agli etnei, la formazione allenata da Lucarelli perde tre punti fondamentali rispetto al Lecce, vittorioso sul difficile campo di Matera e lascia scappare gli antagonisti a +4. Ma non è il dato numerico a dover preoccupare. Il campionato è ancora lungo e il Catania ha una rosa adeguata. Inoltre, a differenza dei salentini, ha già riposato. A far scattare il campanello d’allarme, piuttosto, è “come” si è perso. Lo si è fatto evidenziando al massimo il neo più rilevante finora emerso in questo primo scorcio di stagione: l’abulia di un attacco fuori condizione e insufficiente sotto il profilo dell’apporto di reti assicurato alla squadra. È vero, come si è spesso ripetuto nelle ultime settimane, che una grande difesa di solito fa vincere i campionati (e il Catania, malgrado le due reti subite da Squillace e Bollino, rimane, con quattro segnature incassate, la migliore del girone); ma è altrettanto pacifico che, senza un attaccante da doppia cifra, non si va da nessuna parte, giacché le partite si vincono facendo almeno un gol in più dell’avversario. Finora, il rendimento di Curiale e Ripa, inseriti in tandem titolare dal tecnico rossazzurro contro i bianconeri lentinesi, è da considerarsi non sufficiente al conseguimento dell’obiettivo prefissato. Proprio per tali ragioni, appare ancora più sorprendente la scelta dell’allenatore livornese all’indomani di una prova, quella del secondo tempo del “De Simone”, che aveva fornito indicazioni confortanti in merito alla verve di un Russotto sempre più convincente nel ruolo di seconda punta. L’auspicio è che si tratti di una situazione contingente e che, già dal prossimo match, l’attacco cominci a girare come da aspettative della piazza; però, una riflessione approfondita, in prospettiva, non potrà non essere articolata dalla dirigenza: quest’anno ci sono tutte le condizioni per non fallire e non si può lasciare nulla d’intentato al fine di conseguire l’obiettivo da tutti agognato.

Scelte poco convincenti
Questa volta, Lucarelli la partita la perde fin dalle scelte iniziali. Se nessuno può veramente essersi stupito delle opzioni di mister Rigoli, lesto a imbottire la propria squadra di ”sostanza” (in panca Bollino e Tavares a favore di Marano e Gammone), altrettanto non può dirsi di quelle del tecnico etneo, pronto a cambiare “i quinti” di centrocampo (Esposito e Djordjevic per Semenzato e Marchese) e presentare un attacco “pesante” imperniato su Curiale e Ripa. Il Catania, diciamolo con obiettività, fin dal primo minuto di gioco ha cominciato a denotare deficit di corsa in mezzo (male Biagianti e Mazzarani) e un certa qual inconcludenza in avanti. Spesso infilati in contropiede dall’indiavolato Arcidiacono e dai veloci Gammone e Marano, i rossazzurri, inefficaci sulle corsie laterali (malissimo, in specie, uno spaesato Djordjevic), non sono sporadicamente riusciti ad accendersi nemmeno con la qualità di un Lodi ingabbiato dal feroce pressing avversario. Inutile girarci intorno: i bianconeri, meglio disposti in campo da Rigoli, hanno corso di più, hanno avuto più voglia e determinazione rispetto ai rossazzurri. E fin dal primo minuto… Logico, quindi, il vantaggio di Squillace al 34’, nell’ambito di una prima mezzora a netta supremazia lentinese (occasioni importanti anche per Arcidiacono e Marano sventate da Pisseri). Se, poi, ci si mette anche un errore sesquipedale come quello di Ripa al 44’ (traversa clamorosa da due metri senza portiere) nell’unica vera occasione racimolata dal Catania in tutto il primo tempo, allora si potrà comprendere come la gara fosse da considerarsi “segnata“. E non è che Lucarelli si sia dimostrato restio ad ammettere i propri errori, dato che già al 38’ sostituiva l’inconcludente e ammonito terzino serbo con Russotto, passando a una sorta di 4-3-3 avente come obiettivo il pressing più alto sulla difesa ospite. Ma, purtroppo, i risultati, anche nella ripresa, non si sono rivelati amici al trainer ex messinese. Tanto è vero che le migliori occasioni sono state create ancora dagli ospiti con il buon Esposito e il catanesissimo Arcidiacono (il migliore in campo, prima della sostituzione con il neoentrato Bollino), con Pisseri ancora sugli scudi, prima che lo stesso Bollino mettesse in ghiaccio il risultato in virtù di un “tap in” vincente sulla respinta dell'estremo rossazzurro susseguente alla conclusione dello scatenato Marano, protagonista di una ripartenza fulminante. Questa volta, malgrado il gol su azione da corner di Bogdan (a 8’ dalla fine) che va ad accorciare le distanze, risultano poco efficaci le sostituzioni (e l'ulteriore cambio di modulo a una sorta di 4-2-4) di Lucarelli, da Marchese a Di Grazia a Zé Turbo a Bucolo (che trova pure il tempo per farsi espellere): nessuno pare avere la “carica”giusta. Anche se, occorre sottolinearlo, il risultato rimane in bilico fino al 98’, con un Catania generosamente proteso alla ricerca del miracoloso pareggio. Infine, e un pizzico ci rammarica (considerata la grande simpatia nutrita nei confronti del sodalizio lentinese, cui è stato giustamente concesso l’uso del “Massimino” per le gare interne anche grazie all’intervento della dirigenza etnea), da rimarcare qualche “manfrina” di troppo, indirizzata alla perdita di tempo, fra “svenimenti” e mischie di varia natura, che ha in qualche modo indispettito un pubblico in genere ben disposto verso i colori bianconeri, diminuendo il fulgore di una comunque ottima prestazione capace di generare un risultato storico che verrà ricordato per millenni dalle parti del “Nobile”. Ci rendiamo conto, tuttavia, che “questa” è la Serie C. Proprio per tali motivi, è necessario abbandonarla al più presto. E non lo si farà con queste prestazioni…

Reggio Calabria, crocevia del riscatto…
Se questo è un gruppo "vero", lo si vedrà a Reggio Calabria. Se saprà subito mettersi alle spalle l’infelice prestazione sciorinata contro la Leonzio e reagire da grande squadra, andando a far risultato pieno al “Granillo” al cospetto di un undici comunque discreto per la categoria, allora avremo la risposta “giusta” e potremo sperare in futuro roseo. Altrimenti, vorrà dire che c’è più di qualcosa da registrare sotto il profilo tecnico-tattico. Così come nei giudizi... Let’s go, Liotru, let’s go!!!