Benvenuti all'Inferno

...finisce in rissa

...finisce in rissa 

Max Licari sull'esordio stagionale dei rossazzurri contro il Lanciano. Chiari e scuri di un Catania ancora in rodaggio.

Un pareggio "salutare"
Paradossalmente, al netto dell'amarezza da tifoso susseguente all'evitabilissimo gol subito al 94', potrei anche definirmi contento del pareggio interno con il vigoroso Lanciano di mister D'Aversa. No, non sono impazzito. No. Penso solamente che, se proprio era necessario un "bagno d'umiltà" che facesse subito comprendere a qualche giocatore abituato al caviale della massima serie di che cosa stessimo parlando da un paio di mesi, ebbene, si è trattato dell'impatto "giusto"; una doccia gelata fortemente formativa che non potrà che portare benefici in prospettiva futura. Qui, all'Inferno, di caviale non ce n'è. E neanche di Nutella. Scusando la crudezza dell'espressione, qui c'è soltanto tanto materiale cromaticamente similare alla Nutella da spalare. E si dovrà farlo in fretta, turandosi il naso e senza lamentazioni da prefica lucana. Questa è la faccenda. Questo è il problema. questi sono i parametri di riferimento. Attenzione, non affermo nella maniera più assoluta che il punto casalingo con il Lanciano "ci sta". Non ci sta per niente. Sono incazzato come un puma del Mato Grosso. Tuttavia, questa è la B, signori! Pedate, falli e falletti, corse a perdifiato, difese a oltranza, errori madornali uniti a giocate sorprendentemente efficaci, contropiede per amico, spirito garibaldino, manfrine, arbitri al limite del paranormale, risultati incerti fino al 90', manate nel tunnel degli spogliatoi, risse e affini. Tutte le partite che andrà ad affrontare il Catania saranno di questo genere, in specie quelle interne. Squadre arroccate in difesa pronte a ripartire sugli esterni, di solito con ragazzini agili, veloci e abili tecnicamente, botte da orbi e pressing feroce. Punto. Lo sapevamo, lo sappiamo, facciamocene una ragione. E al più presto anche... Prima ci si abitua, meglio è. Non dovrà, quindi, meravigliare che i migliori in campo in maglia etnea, alla fine, siano risultati due che già conoscono bene questo "inferno": Alessandro Rosina e Rafael Martinho. Loro ci hanno giocato e vinto in questa serie, da assoluti protagonisti. Così come non dovrà essere oggetto di stupore che i meno positivi della serata si siano rivelati coloro che meno conoscono il significato agonistico e psicologico della categoria cadetta, da Peruzzi a Spolli a Castro. Diverremo squadra in grado di primeggiare, avendone tutte le caratteristiche tecniche e atletiche, quando riusciremo a raggiungere uno standard di rendimento medio e uniforme in tutti gli effettivi. In questo, la mano dell'allenatore Pellegrino dovrà risultare evidente e decisiva.

Un 4-2-3-1 da rodare
Personalmente, un minimo di sorpresa l'ho ricevuta constatando come Maurizio abbia schierato gli uomini in campo. Mi aspettavo un 4-3-3 con Martinho mezzala e Rosina esterno d'attacco, invece il tecnico ha preferito accentrare e arretrare leggermente l'ex Zenit e posizionare il brasiliano nel suo naturale ruolo d'esterno offensivo, la posizione in cui, obiettivamente, rende al meglio. E, stando alle risultanze complessive della prima frazione, non si può dire che non ci avesse preso, anche in considerazione dell'avversario e della gara interna al cospetto di uno stadio quasi pieno. Un Catania, quindi, "a trazione anteriore", con due esterni bassi più abili a offendere che a difendere (Peruzzi e Monzon), due mediani (Rinaudo e Chrapek), tre mezzepunte (i due citati, insieme a Castro) e un ariete centrale (Calaiò). Considerato il fatto che si è alla prima di campionato e che, quindi, la condizione non può essere che approssimativa, oltre che gli schemi ancora da rodare e limare, il Catania ha sciorinato un buon gioco d'attacco, fatto di tecnica in velocità, grazie soprattutto a Rosina, Martinho e Calaiò. Il gol del vantaggio siglato dall'Arciere su imbeccata geniale dell'ex veronese, è da serie superiore. La punta palermitana, inoltre, dimostra di riuscire a fare quello per cui è stato chiamato, cioè non sbagliare i gol semplici davanti al portiere avversario, da bomber di razza qual è. Peccato che i rossazzurri non concretizzino almeno tre ghiotte occasioni per raddoppiare e che, dalla mezzora in poi, dimostrino una certa fragilità sulle ripartenze del Lanciano, in specie sugli esterni, dove Gatto, Di Cecco e Thiam mettono in difficoltà Monzon e, soprattutto, uno spaesato Peruzzi, in evidente ritardo di condizione. In un paio di occasioni il Catania rischia grosso (un salvataggio sulla linea di Terracciano su colpo di testa di Ferrario lascia qualche dubbio sull'effettiva possibilità che il pallone fosse oltre la stessa), per poi subire il palo di Mammarella su punizione dal limite proprio al 46'.

Zeman o non Zeman?
Avvisaglie di quanto poi accadrà nella ripresa, dopo che un impreciso Castro, ancora lontano dagli standard di due stagioni fa, ha fallito un'altra grande occasione di chiudere il conto. Imperdonabile il suo errore a tu per tu con Nicolas. Nel giro di 12' Gatto si procura due rigori, mettendo in croce l'affannato Peruzzi. Nella prima occasione (netto fallo di mano in area), l'argentino, già ammonito, viene graziato dall'improvvido arbitro Minelli, su cui bisognerebbe scrivere un capitolo a parte, dal titolo "agghiacciante", stile Conte; nella seconda, si perde l'imprendibile esterno d'attacco abruzzese, il quale viene poi steso in uscita da Terracciano. Due ripartenze due. Uguali. Da rivedere il tutto, con attenzione. Da verificare, inoltre, la tenuta di un centrocampo che vede nel solo Rinaudo, positiva la sua prestazione (come sempre, aggiungerei) un valido frangiflutti rispetto alle incursioni avversarie. Chrapek, per quel poco che ho avuto modo di vedere, mi sembra un giovane assai valido tecnicamente e di grossa prospettiva, ma non propriamente un mediano "tuttopolmoni" in grado di proteggere quattro attaccanti. In trasferta o contro avversari più forti, non so se questa strada, obiettivamente affascinante, ma altrettanto francamente "perigliosa", potrà rivelarsi fruttuosa. Direi un Catania quasi "zemaniano" (ovviamente, solo nella spiccatissima propensione offensiva e nella non eccessiva attenzione alla fase difensiva). Oddio, se "incuma" come talvolta "incuma" al boemo, si assiste ai fuochi d'artificio e alla beatificazione del calcio champagne, altrimenti...

Reazione incoraggiante, finale "old style"
La cosa migliore della partita: la rabbiosa reazione all'inopinato svantaggio, con Rosina, Martinho e Calaiò sugli scudi. Eccezionale il triangolo disegnato dal trio che porta al 73' al gol, secondo stagionale, del brasiliano. Addirittura, con l'ingresso di Leto per Castro un minuto dopo, Pellegrino disegna un 4-1-4-1 ancora più spregiudicato: in pratica, un mediano e cinque attaccanti per una partita che diventa bellissima, piena di capovolgimenti di fronte. Si rischia e si ottiene il premio: rigore procurato da Castro a 4' dal termine, trasformato dal migliore in campo, Rosina. Tutto sembra finito, ma ecco riemergere i fantasmi della passata stagione, in cui non si riusciva a mantenere un risultato positivo nemmeno per sbaglio: al 94', un rinvio scellerato di Spolli permette al giovanissimo neoentrato Cerri, vivaio Parma, di pareggiare il conto, per lo sconforto di tutti e la rabbia di Calaiò che trova il modo di farsi espellere, insieme a Grossi, a gara finita. Una leggerezza imperdonabile che priverà il Catania della sua punta di diamante (Cani nemmeno in panchina nell'occasione) nella prossima trasferta di Vercelli. Due parole soltanto sull'arbitro, per far capire un po' a tutti, soprattutto a me stesso, spesso assai critico verso i Gervasoni o i Romeo, cosa ci attenderà quest'anno. In una partita in cui una squadra (Lanciano), quasi scontatamente, ricorre al fallo sistematico: 6 ammoniti e un espulso al Catania. Gol pseudofantasma, mancata espulsione di Peruzzi (veramente clamoroso, in questo caso, l'errore), pastrocchio nel finale in cui perde il controllo della situazione. Voto: fate voi.Tirem innanz.

Mercato chiuso?
L'espulsione di Calaiò e le perplessità dell'ambiente circa l'effettiva valenza di Cani come suo sostituto riportano all'eterno tema del mercato, aperto ancora fino alle 23.00 del 1 settembre. Prenderà il Catania un'altra punta o rimarrà con l'albanese? Si vocifera, per esempio, di Ragusa, ragazzo di buone qualità, ma non propriamente una punta centrale. Staremo a vedere, ma questa partita dovrà far necessariamente riflettere prima Pellegrino sulla necessità di sistemare la strategia di gioco, in specie a centrocampo, decidendo magari se inserire o no un mediano in più (Calello o Almiron, se recuperato) oppure se continuare sulla strada della "qualità", del "4-2-fantasia" di allegriana memoria; poi, Cosentino sull'opportunità o meno di aggiungere qualcosina all'organico. Non dimenticando che a ogni entrata dovrà corrispondere un'uscita, per norme proprie della serie cadetta.

Pubblico da A
C'è chi ha vinto, senza "se" e senza "ma": il pubblico del "Massimino". Splendido, indomabile, caloroso. E numeroso... In 15 mila sugli spalti a incitare i ragazzi dal primo all'ultimo minuto, dimostrando come la categoria per il tifoso catanese sia l'ultimo dei problemi. Si ricomincia da un valore aggiunto decisivo; con sostenitori del genere non si può non dare il massimo per tutti i 90'... Probabilmente, ma questa è una considerazione del tutto opinabile, personale e certamente provocatoria, la retrocessione, il pane duro della B, si riveleranno un toccasana per un ambiente forse un tantino imborghesitosi negli ultimi anni, in cui magari si è cominciato a dare tutto per scontato, dimenticando certi "punti fermi" della storia del calcio catanese. Contro il modesto Lanciano ho rivisto lo stadio dei giorni migliori. Un'atmosfera, una tensione che senza alcun dubbio non si sono mai riscontrate durante le partite della scorsa stagione, anche al cospetto di Juve, Milan o Inter. Certo, il risultato finale ha rovinato una serata che si sarebbe potuta definire "perfetta", dato l'alternarsi di emozioni e sensazioni positive e negative. Ma bisogna ripartire da questa serata, per me assolutamente "storica", nel senso di "storia antica che si rinnova", di restaurazione di antiche certezze. Si ritorna, insomma, al concetto del "bagno d'umiltà". Fa bene a tutti...

A Vercelli con un solo obiettivo
Mi sono piaciute le parole di Pellegrino a fine partita. Il Catania non può preoccuparsi se un avversario tipo il Lanciano possa ripartire una volta in più, ma deve determinare maggiormente in area avversaria, deve essere più concreto, facendo valere la sua indubbia supremazia tecnica. E quando l'ha fatto, cose buone si sono viste. Questa stessa filosofia dovrà essere mantenuta a Vercelli contro la neopromossa compagine locale. Stavolta facendo qualche errore di concentrazione in meno, mostrando una condizione migliore e qualche uomo importante più in palla, in primis Spolli e Castro. E un acclimatamento maggiore alla "filosofia" del campionato, perfettamente incarnata dal Lanciano che, in definitiva, non ha rubato nulla: lottare come ossessi fino all'ultima palla. Let's go, Liotru, let's go!!!