Benevento-Catania 1-0: Segni di risveglio

Le formazioni in campo oggi al

Le formazioni in campo oggi al "Vigorito". Foto Giovanni Privitera 

Gli etnei escono dal Vigorito senza punti ma con segni d'incoraggiamento non indifferenti in vista della decisiva sfida col Melfi.

La sconfitta rimediata al “Vigorito” di Benevento lascia parzialmente invariata la situazione di classifica del Catania che mantiene il 13° posto in graduatoria – e quindi, per il momento, la salvezza diretta senza passare dai playout – in virtù del contemporaneo stop rimediato dal Monopoli in casa contro la Casertana. Ciò che cambia in negativo per gli etnei è che il Melfi, pareggiando con il Cosenza, si è portato a -3 ad una settimana dallo scontro diretto che con ogni probabilità deciderà in un senso piuttosto che nell’altro il finale di stagione, tenendo conto del fatto che nella stessa giornata si disputerà anche il match Catanzaro-Monopoli (i calabresi al momento vantano 3 punti di vantaggio su rossazzurri e biancoverdi). Il tecnico Moriero, da quando è sulla panchina del Catania, lontano dalle mura amiche ha sempre e solo perso, e in generale vanta la media di 1 punto a partita, poco lusinghiera se confrontata con l’1,45 del predecessore Pancaro. Eppure, rispetto alle sconfitte precedentemente rimediate fuori casa, dalla trasferta di Benevento il Catania torna con segnali e consapevolezze differenti (e positive) in vista degli ultimi tre impegni della regular season.

Moriero stavolta azzecca le scelte apparentemente "bizzarre"
Sulla falsa riga di quanto visto già a Foggia, nella sfida contro la capolista (squadra altrettanto offensiva e spettacolare) Moriero propende per soluzioni “originali”, varando un 4-4-1-1 con Pelagatti terzino destro, Garufo esterno alto, Calderini ala sinistra e Russotto nella determinante posizione di trequartista. Determinante perché il modulo, in fase di non possesso, si trasforma in un 5-2-3 con l’abbassamento di Garufo e proprio il n°10 etneo, insieme a Calderini, ha il compito di far risalire la squadra ed imbastire pericolose ripartenze. Il “giochino”, sulla carta un po’ problematico a causa dei continui mutamenti tattici, si rivela efficace perché il Catania, una tantum, interpreta alla perfezione le richieste del tecnico, riuscendo a difendersi senza troppi problemi dagli insistiti fraseggi che il Benevento orchestra sulla trequarti, e mettendo in difficoltà in diverse circostanze la retroguardia campana. Gori è chiamato al grande intervento sul tentativo da fuori di Russotto e sul colpo di testa ravvicinato di Bergamelli che arriva sugli sviluppi di un calcio piazzato. Proprio la scarsa freddezza sotto porta si rivelerà poi il vero grande limite dei ragazzi in maglia bianca. Altro aspetto deludente è quello riguardante la gestione del possesso palla: né Castiglia né Di Cecco riescono a smistare efficacemente il pallone non consentendo quel necessario legame dai rapporti, garantito maggiormente da un Russotto più responsabile e responsabilizzato del solito, eccezion fatta per i soliti evitabili isterismi cui si lascerà andare, in particolar modo, nella ripresa.

Nella sfida delle contromosse ha la meglio Auteri con la premiata ditta Angiulli-Campagnacci
Archiviato il primo tempo col rimpianto di aver fallito le occasioni del possibile (e inimmaginabile, alla vigilia del match) vantaggio, la ripresa comincia con un Benevento più aggressivo ma non particolarmente temibile. Una svolta provano ad imprimerla dopo solo dieci minuti gli allenatori. Moriero richiama in panchina Calil e Calderini mandando in campo Plasmati e Falcone, che rimpiazzano i compagni nelle medesime posizioni rispettivamente occupate fino a quel momento. Il tecnico leccese, nella conferenza post-gara, ha giustificato tale scelta repentina affermando che i due ragazzi avevano speso parecchie energie e per resistere al forcing dei giallorossi occorreva ricorrere alla soluzione della palla lunga a beneficio di Plasmati, più adatto a questo tipo di gioco. Analisi condivisibile che però non elimina l’inevitabile dubbio: non sarebbe stato opportuno aspettare qualche minuto in più? Auteri, dal proprio canto, inserisce l’interno d’assalto Angiulli al posto del deludente tornante destro Troiani (che ha fatto sentire la mancanza di Melara) e passa al 4-3-3 allargando Pezzi a destra ed abbassando Walter Lopez (uno dei migliori) sulla corsia opposta. Proprio Angiulli con i suoi inserimenti arrembanti comincia a provocare delle crepe in una retroguardia fino a quel momento attenta e magistralmente diretta da un Bergamelli in formato monstre. Nel frattempo Moriero brucia anche l’ultimo cambio inserendo Bombagi al posto di un Russotto innervosito dalla crescente difficoltà incontrata dai compagni nell’uscire dalla propria metà campo. Il cambio decisivo lo effettua però Auteri, che toglie la punta di peso Marotta (annullata dalla quantità e quantità della difesa etnea) e si gioca la carta Campagnacci, cercando di puntare su un reparto offensivo totalmente improntato sulla mobilità. Proprio Campagnacci con una giocata personale andrà poi a risolvere il match, approfittando nella circostanza dell’eccessiva “gentilezza” dei giocatori del Catania (su tutti Castiglia) che si imbattono sul suo “percorso”, concluso con una rasoiata potente sulla quale Liverani, fin lì attento, non può nulla. Non potendo più contare su sostituzioni o cambi tattici gli etnei provano a replicare con l’inevitabile pioggia di palloni “in the box”, riuscendo anche ad impensierire Gori con una punizione di Bombagi, conquistata nei minuti di recupero dal tuttofare Bergamelli che nella circostanza si era buttato disperatamente in avanti. La partita però non si schioda dall’1-0 e si conclude con la vittoria del Benevento che rafforza ulteriormente la propria leadership.

Contro il Melfi ci si gioca una grossissima fetta di salvezza diretta
In precedenza abbiamo parlato di segnali e consapevolezze positive. Si tratta di quei netti progressi, rispetto alle ultime uscite, che i ragazzi di Moriero hanno evidenziato sotto il profilo dell’atteggiamento (grande concentrazione, aggressività e lotta fino al fischio finale) e dell’interpretazione del match (nonostante la superiorità tecnica dell’avversario e l’incapacità cronica di produrre azioni degne di questo nome, Russotto e soci sono riusciti a sfruttare le caratteristiche a propria disposizione per impensierire l’estremo difensore Gori). Segnali che rappresentano paradossalmente un toccasana maggiore rispetto alla “vittoria deprimente” che era maturata contro la Lupa Castelli Romani, e che devono caricare squadra ed ambiente in vista della partita probabilmente più importante della stagione. Vincere contro il Melfi non chiuderebbe anticipatamente la pratica salvezza ma costituirebbe una grossa ipoteca in tal senso, in quanto il prossimo turno, contemporaneamente al match che si disputerà al “Massimino”, si scontreranno le rivali dirette Catanzaro e Monopoli, rispetto alle quali il Catania è in vantaggio nell’ipotetica classifica avulsa. L’occasione è troppo ghiotta per non lasciarsela scappare e garantire alla piazza il principio di quel futuro più sereno che meriterebbe.