Bene i tre punti, ora occorre convincere...
Max Licari sul successo al cospetto del Siracusa. Ok i 3 punti, ma è necessario migliorare sotto il profilo del gioco.
Solo i tre punti
Si è vinto, ed è l'unica cosa che conti. Per il gioco, speriamo ci sia tempo. Un successo corroborante, dopo un significativo periodo di magra caratterizzato da tre punti in quattro gare, bottino che, per una squadra che vuole vincere il campionato, rimane troppo esiguo. Il "succo" di questo Catania-Siracusa sta tutto qui, dato che, in fatto di valori tecnico-tattici, si è visto davvero poco da parte degli uomini di Toscano, di scena al cospetto di una compagine comunque volenterosa e, a tratti, sbarazzina, ma dal valore assai modesto, come attestato dall'ultimo posto attualmente occupato in graduatoria. Proprio la classifica è il dato chiaramente positivo emerso da questo turno, atteso che, a fronte della (non facilissima) vittoria interna della Salernitana nel derby con la Cavese, il Benevento resta fermo a quota 16, dopo la sconfitta di venerdì sera a Latina; così i 15 punti del Catania assicurano il mantenimento di una distanza (4 lunghezze) ancora accettabile dalla vetta. Tuttavia, una compagine dalle ambizioni importanti come quella rossazzurra non può, francamente, esprimersi a livelli di gioco così poveri, giacché alla lunga inevitabilmente si potrebbe pagare un conto salatissimo.
Baricentro troppo basso
Il problema di fondo è che, strategicamente, il Catania tende a tenere troppo basso il baricentro e ad affidarsi quasi esclusivamente alle ripartenze, anche nelle gare interne sulla carta più abbordabili (Monopoli, Sorrento, Siracusa). Difatti, dopo essere passato facilmente in vantaggio al 6' con il quinto sigillo stagionale di Lunetta, imprendibile centravanti d'occasione per la fragile e giovane difesa aretusea, il sodalizio etneo ha cominciato ad arretrare il raggio d'azione, lasciando lontanissimi dalla trequarti d'attacco il duo di fantasisti Cicerelli-Jimenez e, non avendo costruttori di gioco in mediana (Di Tacchio e il nervoso Quaini sono mediani di contenimento), si è "accontentato" dei periodici "break" in contropiede consentiti dalla evidente inconsistenza della difesa azzurra. Un atteggiamento non propriamente gradito dai 17.000 del "Massimino", complessivamente tutt'altro che "abbagliati" dalle evoluzioni dei rossazzurriin campo. È vero, qualche occasione in ripartenza così la si è anche creata, con lo stesso Lunetta sugli scudi, ma sempre nell'ambito di una certa estemporaneità che non fa rima con efficienza ed efficacia. Certo, la marcata differenza di valori tecnici consente agli etnei di rischiare poco, dato che i vari Valente, Contini, Parigini o l'ex Primavera Limonelli non mostrano di avere il necessario "veleno" per procurare danni a Di Gennaro e soci, ma non si tratta sinceramente di un "bel vedere". Ciò che emerge soprattutto dall'analisi della prima frazione fino ai primi venti minuti della ripresa (cominciata con Corbari al posto dell'ammonito Quaini) è la difficoltà evidenziata del Catania a sfruttare al meglio i suoi giocatori più tecnici e fantasiosi, spesso arretrati nella propria metà campo, lontani dalla porta e poco presenti nell'area avversaria. Un dato negativo in assoluta continuità rispetto a quanto visto nelle ultime partite. Se Raimo, subentrato a metà ripresa e utilizzato da centrocampista/trequartista, fa meglio di Jimenez non dipende solo dalla scarsa verve dello spagnolo (che va sicuramente sviscerata in termini di "significato"), ma anche da altro, da qualcosa di più propriamente tattico. In sostanza, a parte Lunetta, i rossazzurri non riescono a proporsi con frequenza in profondità e, in special modo, riempiono pochissimo l'area di rigore. Certo, poi, la difesa avversaria ti concede una sporadica ripartenza con Cicerelli, azzecchi il tiro dal limite con Ierardi (alla terza soddisfazione stagionale) e raddoppi al 64', cosicché la gara si possa mettere in discesa; ma ciò non deve far dimenticare che, per gli ultimi venti minuti del primo tempo e il primo quarto d'ora del secondo, si è lasciato il pallino in mano ai modesti avversari, facendo volare pure qualche fischio dalle tribune. Bisogna riflettere e cercare di proporre migliori soluzioni offensive, perché la prossima si gioca a Giugliano, capace di pareggiare a Trapani, e sarà obbligatorio portare a casa i tre punti, per poi giocarsi il doppio turno interno con Salernitana e Benevento al massimo delle possibilità. Lo avremmo fatto presente anche se si fosse vinto 4-0 come contro il Monopoli, considerato che il neo entrato Caturano, all'esordio in maglia etnea, ha fallito un paio di occasioni a tu per tu con Farroni (bravo soprattutto sulla seconda, a tempo scaduto). Si ricordi quale trend si sia tenuto dopo quella gara... i segnali vanno colti, analizzati e ne va ricavata una lezione accompagnata da una soluzione.
Recuperare i giocatori importanti e metterli in condizione di rendere al meglio
In definitiva, ciò che ci si attende dal tecnico calabrese è che trovi il bandolo della matassa, riuscendo a rendere il Catania una squadra capace di giocare con continuità un calcio più offensivo e meno farraginoso. È vero che, con quello di questa domenica pomeriggio, si è inanellato il sesto match con la rete inviolata, ma per vincere il campionato serve anche fare qualche rete in più quando conta. A Giugliano la riprova, nell'ambito di una gara in cui Toscano potrà contare su uomini di qualità come D'Ausilio e Caturano con un'autonomia maggiore, dopo una settima ulteriore di lavoro con i compagni. Non sprechiamo l'occasione! Let's go, Liotru, let's go!!!
