Atalanta-Catania: analisi del match

 

L’immeritata sconfitta del Catania all’Atleti Azzurri d’Italia raccontata in numeri, statistiche e grafici.

I progressi registrati durante la prima frazione di gara si dissolvono tra la nebbia nel corso della ripresa. La lotta per la salvezza è ancora sfida aperta ma è adesso evidente che occorre intervenire sul mercato, rafforzando il reparto offensivo, vero tallone d’achille dei rossoazzurri e rivalutare con serenità ma in maniera tempestiva, le motivazioni che hanno portato all’ingaggio dell’attuale tecnico mettendo alla porta Maran.

Lo score delle due compagini  



La posizione media dei ventidue giocatori all’avvio  



Il Catania. De Canio si affida al noto adagio “squadra che vince non si cambia” e conferma l’undici vittorioso contro il Bologna, attraverso il consueto 4-3-3, eccezion fatta per l’esterno difensivo sinistro Cristiano Biraghi che sostituisce l’indisponibile Alvarez.
Frison in porta; linea difensiva a quattro nella quale trovano spazio, da destra a sinistra, Gino Peruzzi, Spolli e Rolin come centrali ed il già citato Biraghi; a centrocampo Lodi è affiancato da Izco a destra e Plasil a sinistra; in avanti, il tridente Barrientos-Bergessio-Castro.

Il 4-3-3 rossoazzurro del primo tempo. Si gioca dipiù lungo la corsia sinistra  



Gli etnei nella ripresa prima dei cambi  



L’Atalanta. La compagine nerazzura riceve il Catania in piena emergenza: solo due punti negli ultimi sei incontri di campionato (frutto dei pareggi conseguiti in casa contro la Roma e a Genova contro i grifoni) ed una preoccupante involuzione in termini di qualità di gioco.
Nonostante si esprima particolarmente bene in casa (gli orobici hanno ottenuto all’Atleti Azzurri d’Italia 14 dei 18 punti in classifica) tra i nerazzurri la tensione è molto alta. La posta in palio è preziosa e lo si capisce anche dall’affluenza di pubblico - 20.000 presenze a fronte di una media stagione di circa 13000 spettatori.
Nessuna novità, per quanto riguarda il modulo, nonostante le assenze forzate dell’esterno difensivo Raimondi, squalificato per somma di cartellini gialli, del mediano cileno Carmona, alle prese con una lesione all’addome riportata a seguito della gara contro il Milan e del portiere Consigli, fermato da varicella.
Del resto, nel corso del girone d’andata, il tecnico romano ha sempre adottato il 4-4-1-1 – preferendogli, in alcune occasioni, un 4-4-2 puro – fatta eccezione per le gare di Livorno (1-0) e quella interna contro l’Inter (1-1) - per le quali rischiò una difesa composta da sole tre unità.
Sportiello, classe ’92 all’esordio nella massima serie, è preferito all’ex di turno Ciro Polito tra i pali; in difesa, da destra a sinistra, il neo arrivo Benalouane (prestito secco dal Parma fino a giugno), i centrali Stendardo e Lucchini, quindi Davide Brivio; grande densità a centrocampo dove trovano spazio il trentaquattrenne Franco Brienza, il regista Cigarini, il jolly Migliaccio – che ritrova la naturale posizione in mezzo al campo dopo essere stato recentemente impiegato da centrale difensivo – e Giacomo Bonaventura; in avanti, Moralez è a supporto di German Denis.

Il 4-4-2 nerazzurro del primo tempo. Densità di gioco intorno a Moralez  



Il 4-4-1-1 orobico della ripresa. Bonaventura riscatta la sua prova.  



I cambi. Sei sostituzioni in diciannove minuti. Al 71’, quattro minuti dopo il rigore trasformato da Denis, Cristiano Biraghi lascia il posto a Sebastian Leto: il Catania cambia assetto di gioco e si riposiziona attraverso un 4-2-1-3. A sacrificarsi è Plasil, che funge da terzino sinistro per il resto del match, mentre a Castro viene affidato il delicato compito di giocare tra le linee avversarie, sostituito nella posizione dal neo entrato Leto.
Colantuono risponde due minuti più tardi: fuori Brienza, dentro Del Grosso. Cambia poco da un punto di vista squisitamente tattico (Bonaventura è dirottato a destra e Brivio lascia il posto al terzino neo entrato, collocandosi lungo la linea di centrocampo) ma adesso l’undici nerazzurro assicura maggiore copertura lungo le corsie laterali.
Al minuto 80, quando Boateng subentra ad Izco, arriva il secondo ed ultimo cambio in casa Catania. In maniera molto disordinata e senza un ragionato principio tattico, gli etnei cambiano di nuovo pelle proponendo un iper offensivo 4-1-4-1. Il centrocampo, sguarnito e custodito dal solo Lodi, è adesso in mano agli avversari che ne approfittano al minuto 86, in contropiede, per il raddoppio targato Moralez.
Gli avvicendamenti del talentuoso Baselli per Cigarini (‘83’) e di Konè per Moralez (89’) non danno luogo ad aggiustamenti tattici di rilievo.

Le palle giocate dal terzino rossoazzurro nel primo tempo e durante la ripresa. Si nota il ridotto raggio d’azione dei secondi 45’ che sottolinea il diverso atteggiamento del Catania nel secondo tempo  



FLUSSI DI GIOCO E TATTICA

Solo quarantacinque minuti. Il Catania parte forte e riesce a mettere da subito in seria difficoltà l’avversario: copre l’intera ampiezza del campo ed opera costante pressione, ai 46 metri, sul primo portatore di palla nerazzurro, anche per mezzo di Izco e Plasil che a turno si sganciano dalla linea di centrocampo. Il baricentro di squadra è alto (60 metri) ma i reparti rimangono sapientemente coesi e le geometrie di gioco sono ragionate.
La fase difensiva è ben eseguita – appena 35 le palle giocate dai nerazzurri nei pressi dell’area di rigore etnea - ed il tanque Denis è costretto a ripiegare lungo la trequarti per ricevere dei palloni giocabili. La riconquista del pallone è frequente, anche se spesso avviene attraverso recuperi temporanei che non permettono ripartenze di rilievo (una, sui piedi di Castro, è stata malamente sfruttata).
In avanti è costante la ricerca della profondità, attraverso filtranti e passaggi bassi utili sulla trequarti avversaria ma l’accuratezza è da rivedere (17 utili sui 77 tentativi). Bene l’utilizzo dell’ampiezza, confermata dal numero dei cross su azione utili eseguiti dal fondo (4 da destra, 8 dalla corsia opposta), nonostante un solo cambio di gioco.
Nella ripresa la musica cambia. Il Catania rientra dagli spogliatoi con la paura di vincere nelle gambe e lascia la conduzione del gioco all’avversario per lunghi tratti. Il baricentro medio di squadra diminuisce sensibilmente ed il pressing è adesso operato con maggiore oculatezza dai tre giocatori d’attacco.

Lodi è al centro del progetto tattico del match, ma scompare con i compagni durante la ripresa  



manovra rossoazzurra in numeri  



Dopo il vantaggio nerazzurro, ottenuto con il minimo sforzo ed attraverso una qualità di gioco mediocre, sono discutibili le scelte del tecnico De Canio. Come se non ci fosse nulla da preservare tatticamente, il tecnico di Matera snatura il modello di gioco di squadra e getta nella mischia cinque elementi offensivi contemporaneamente, perdendo contestualmente la bussola e la gara.

Nonostante i progressi da registrare rispetto alle precedenti trasferte ed al risultato che penalizza oltremodo la compagine rossazzurra, relativamente al tecnico, non convince la lettura del match nell’arco dei novanta minuti e con ogni probabilità la fondamentale gestione dell’intervallo.
Pericolosa, infine, la scelta di avvalersi della tattica del fuorigioco nel corso della seconda frazione di gara (5 gli offside fischiati agli avversari) quando la nebbia avrebbe potuto trarre facilmente in inganno i collaboratori di linea, favorendo i nerazzurri.

La manovra nerazzurra è affidata a Cigarini  



Gli orobici tornano al successo in casa dopo due mesi esatti (12° giornata, Atalanta-Bologna 2-1) e lo fanno giocando mediocremente e solo per un tempo. Male durante la prima frazione di gara, meglio nella ripresa quando l’undici aumenta di una decina di metri il proprio raggio d’azione e Bonaventura, soprattutto, prende per mano l’intera squadra.
Attraverso un 4-4-2 puro (Moralez gioca a sinistra, sulla stessa linea di Denis), i nerazzurri del primo tempo esprimono un volume di gioco assimilabile a quello degli etnei (12 minuti circa il possesso palla delle due compagini ed identico numero di palle giocate, 273) ma l’atteggiamento è più rinunciatario, con un baricentro di squadra che si attesta ai 55 metri ed una modesta pressione sull’avversario.
L’azione parte generalmente da dietro (solo nel 23% dei casi si ricorre ai lanci lunghi a scavalcare il centrocampo) e la ricerca dell’ampiezza (9 cross su azione utili dal fondo) è preferita alla profondità. Nonostante una discreta mole di gioco, in concreto, l’Atalanta del primo tempo è però ben poca cosa: solo 18 palle giocate in zona area avversaria e una percentuale di attacco alla porta dell’appena 35%. Male l’efficacia sui piazzati in attacco: 11%.
Nella ripresa l’Atalanta cresce con costanza grazie all’atteggiamento timido col quale il Catania rientra in campo dagli spogliatoi. Colantuono passa al più collaudato 4-4-1-1 e Moralez, adesso sulla trequarti alle spalle di Denis, infoltisce un centrocampo che durante la prima frazione di gara aveva trovato grosse difficoltà ad imbastire la manovra. Contestualmente, Bonaventura si accentra più spesso e gioca stabilmente sulla trequarti etnea. La profondità è adesso cercata con la stessa intensità dell’ampiezza e la mole di gioco, che nel corso del primo tempo si sviluppava soprattutto per vie laterali, è adesso perseguita centralmente.
Cigarini è il vero regista di squadra e dialoga con tutti i compagni, in particolare con l’esterno sinistro Brivio, con una accuratezza del 71%.
Colantuono legge bene la gara: irrobustisce il centrocampo a metà gara per mezzo dell’arretramento di Maxi Moralez e dirotta lo stesso centrocampista argentino sulla corsia destra, a quindici dal termine, quando Plasil diventa il terzino della squadra etnea.

ANALISI DEI TIRI

L’analisi dei tiri rossoazzurri  



IN & OUT: BARRIENTOS E CASTRO

Il Pitu è tra i migliori in campo insieme a Rolin  



Il gol mancato pesa come un macigno ma è da rivedere l’intera prestazione  



EPISODI

Il Catania, compatto, del primo tempo. Qui è Plasil ad uscire in pressing sul portatore di palla avversario  



il raddoppio nerazzurro. Plasil è il terzino sinistro, Lodi, unico uomo a centrocampo