Andamento Ci...lento

Delusione giocatori

Delusione giocatori 

Max Licari sulla prima sconfitta stagionale al "Carrano". Esperimenti poco produttivi, condizione poco brillante. Urge riscatto.

Doveva accadere...

Prima o poi. No, non è il titolo di una canzonetta neomelodica, ma il marchio ineluttabile impresso su questa (nata male) trasferta in Cilento, terra benedetta dalla Natura, ma rivelatasi assai ostica alla lenta seppur poderosa marcia dell'Elefante verso l'agognato e pronto ritorno tra i professionisti del pallone. Già l'inaspettato diniego alla possibilità di assistere al match rivolto ai tifosi rossazzurri era suonato come un sinistro campanello d'allarme; la partita giocata al cospetto dei volitivi ragazzi allenati da mister Di Gaetano ha, poi, confermato le perplessità della vigilia in merito al poco brillante momento di forma del Catania, costretto al termine dei 90' a registrare la prima sconfitta stagionale. Non inopinata, dunque, per chi segue costantemente l'undici di Ferraro, malgrado la cifra tecnica dei padroni di casa, confermata anche dagli ultimi cinque risultati conseguiti e dalla precaria posizione di classifica, fosse, sulla carta, assai inferiore a quella etnea. Si è trattato, così, del "coronamento" in negativo di un periodo decisamente opaco in fatto di condizione fisica e mentale. Fisiologico, attenzione. Fisiologico per tutte le squadre, anche le più attrezzate, in tutti i campionati e in tutte le categorie. Se non si riesce a comprendere ciò, un assunto addirittura scontato per chi mastica un minimo di calcio, si rischia di andare "per la tangente" in direzione di critiche troppo dure, ingiustificate e, soprattutto, frettolose, visto che, comunque, il Catania rimane primo con 10 punti di vantaggio sulle seconde Locri e Lamezia (non andate oltre il pari, a dimostrazione della difficoltà, per tutti, di mantenere certi trend di rendimento), a una giornata dal termine del girone d'andata. È il momento che l'ambiente mostri maturità. È, d'altronde, la modalità di gestione delle prime vere difficoltà che determina incontrovertibilmente la forza reale di una società, di un organico, di un ambiente. "Compattezza" la parola chiave. Maturità e compattezza che non significano "divieto di critica", anzi. Le critiche vanno assolutamente avanzate alla squadra e al tecnico, pure duramente, perché è giusto fungere da sprone per una veloce  risoluzione dei problemi. Significa, però, utilizzare questo prezioso strumento di "stimolo" in modo costruttivo, usando la testa e considerando che il nostro obiettivo rimane unicamente accompagnare la squadra verso la promozione. Il "dopo", per adesso, non è altrettanto rilevante. Un passo per volta.

Non una questione di modulo

La realtà è che si sta giocando non bene, a cominciare dalla mediana. E si fa molta fatica a creare azioni da rete negli ultimi trenta metri, come dimostrato dalla sterilità degli attaccanti, incapaci di andare a segno da ben cinque partite. In aggiunta, in difesa si registra qualche errorino in più rispetto alla normalità (sostanzialmente, gli avversari prima non tiravano quasi mai in porta...). Queste sono osservazioni oggettive e assolutamente da rimarcare. Problematiche di pertinenza del tecnico e, pertanto, demandate alla sua capacità di rinvenire soluzioni adatte a invertire la rotta. Tuttavia, proprio in questa sfida in terra campana, la sua terra, l'allenatore etneo ha cercato di cambiare le carte in tavola, "accontentando gli scontenti" e tutti coloro che richiedevano un cambio di modulo in grado di valorizzare, nel proprio ruolo, alcuni giocatori importanti fin qui non propriamente decisivi. Inoltre, ha dato un turno di riposo a Lodi, non in grado di reggere due partite ravvicinate di 90 minuti. Ebbene, l'esperimento è fallito, anche questa è da considerarsi una riflessione fondata sulla nuda e cruda realtà dei fatti. Al "Carrano" di Santa Maria di Castellabate, Ferraro ha messo Giovinco dietro De Luca e Sarao, disegnando un 4-3-1-2 in cui l'ex tarantino e la "zanzara" sono stati impiegati esattamente nelle porzioni di campo più consone alle loro caratteristiche, trequartista e seconda punta. I risultati, ci sembra siano sotto gli occhi di tutti. L'attacco si è rivelato forse il reparto più in ambasce (a onor del vero, pure Sarao, unico centravanti disponibile, è apparso assai sotto tono, per usare un eufemismo). Non solo, nella ripresa è stato approntato, allo scopo di vincere la partita, un altro schieramento "alternativo", il 4-2-3-1 con quattro attaccanti contemporaneamente in campo e con uomini diversi rispetto all'undici iniziale. In pratica, hanno giocato tutti i "big" disponibili. In più, si è dato modo a coloro che ritengono capitan Lodi una sorta di palla al piede per la ridotta mobilità di riscontrare come pregiudizi del genere, in questa categoria, abbiano poca valenza. Infatti, si è persa meritatamente la partita contro un avversario splendido per abnegazione ma obiettivamente modesto. Non si tratta, quindi, di un problema tattico, di modulo, di 4-3-3, di Lodi o di chissà chi altro, ma semplicemente, come ripetuto a sfinimento, di condizione, di brillantezza, di contemporaneo scadimento di forma di molti degli elementi più importanti a disposizione di Ferraro. Tutto qui.

Errori individuali e di squadra

In un campo in sintetico non di ultima generazione e leggermente più ristretto (ma non è una novità) rispetto allo standard del "Massimino", il Catania ha trovato le solite difficoltà dell'ultimo mese. Di fronte alla gagliardia del Santa Maria Cilento, trascinato da Johnson, Mancini, Coulibaly, Catalano e Bonanno, il 4-3-1-2 di Ferraro (privo di Rapisarda, Lodi e Jefferson) è andato in panne in mediana, dove i soli Rizzo e Palermo hanno cercato di reggere determinati ritmi, mal supportati dai rientri poco efficaci di Giovinco e dalla scadente condizione di Vitale, peraltro precocemente ammonito. Il ragazzo andrebbe fatto riposare e non si può, non avendo un 2004 di ruolo adatto a sostituirlo. Del resto, se utilizzando uno schieramento del genere i tuoi laterali bassi (Boccia e Castellini) non riescono a spingere, ti ritrovi sempre in inferiorità in fase d'attacco. Attacco poco incisivo anche nelle due punte, quasi mai in grado di farsi trovare pronte alla conclusione in area di rigore. Così, il gol in ripartenza, su clamorosa incomprensione in uscita tra Bethers, Ferrara (preferito per motivi di turnover a Somma, salvo poi essere sostituito dopo i primi deludenti 45' dallo stesso ex palermitano) e Lorenzini, siglato da Bonanno al 36' non è parso "bislacco". Come a San Cataldo, tuttavia, il Catania è riuscito a riprenderla immediatamente con Palermo, alla seconda marcatura stagionale, dimostrando il ben noto carattere. Ma non è bastato. Il gioco non ha funzionato per tutto il match e, anche quando il mister rossazzurro ha proposto solleciti cambi a inizio ripresa, si è avuta sempre la sensazione che i locali, benché giocassero di rimessa, avessero più birra nelle gambe. Il 4-2-3-1 del secondo tempo, prima impostato sul trio Chiarella-Giovinco-De Luca dietro Sarao e poi sul terzetto Sarno-Russotto-Chiarella sempre alle spalle dell'insostituibile centravanti milanese, ha funzionato forse meno del modulo precedente, tanto che il Catania ha prodotto solo un paio di azioni potenzialmente pericolose. Troppo poco, francamente. Anche l'ingresso del terzino sinistro 2004 kosovaro Lubishtani (alla seconda presenza complessiva) al posto di Vitale, esperito al 46' e senz'altro legittimo considerata la prova incolore di Vitale, fra l'altro a rischio espulsione, ha dimostrato come non possa essere ritenuta una strada al momento percorribile. Serve un buon 2004, Laneri sta aspettando la sosta per rilevarlo dai campionati professionistici. In definitiva, seppur non ce ne faremo mai una ragione, il Catania si è dovuto inchinare alla famosa legge di Murphy. Quando una cosa deve andar male, poi va ancor peggio... La rete della vittoria messa a segno in mischia al 76' dal subentrato Tandara (sesto sigillo in questo torneo) costituisce la chiusura perfetta di un cerchio rossazzurro assai imperfetto, il suggello di un'impresa storica per la società campana, un pomeriggio che verrà ricordato "ab aeterno" dalle parti del Cilento.

Contro il Trapani è richiesto un riscatto immediato

Mercoledì prossimo, al "Massimino", si chiudono i conti con la prima parte del campionato. Per svariate e scontate ragioni, sarebbe bene che i rossazzurri la concludessero con una bella vittoria capace di scacciare eventuali nubi all'orizzonte. Magari, ci sarà a possibilità di recuperare qualche giocatore importante come Lodi, Rapisarda e Jefferson (guaio muscolare di lieve entità, a quanto pare, per il brasiliano, ma vediamo...). Tuttavia, ancor più sostanziale sarà rivedere quella voglia assoluta di metter sotto l'avversario ultimamente smarrita e un pizzico di verve e di gioco in più. Poi, dato che questa società mai si è tirata indietro e, finora, ha sempre mantenuto le promesse, il mercato porterà sicuramente quel che serve per condurre a termine con serenità la nostra missione. Nostra... LET'S GO, LIOTRU, LET'S GO!!!