Allarme rosso

Gyomber, dopo quella contro il Pescara, altra ingenuità che costerà cara...

Gyomber, dopo quella contro il Pescara, altra ingenuità che costerà cara... 

Max Licari sulla pesante sconfitta subita dai rossazzurri in Liguria. Il momento più delicato degli ultimi 10 anni...

Inferno
Neppure il Sommo Poeta avrebbe potuto "imbandire" una tavola di supplizi tanto strazianti e lancinanti al tifoso catanese, il quale sembra essersi imbattuto in un incubo senza fine. Altro che nobile cavalcata verso la Serie A! Altro che riscossa! Qui si rischia di piombare nelle solforose "bolge" di periferia del "calcetto" che la gestione Pulvirenti pareva aver definitivamente cancellato dalla memoria. Ciò non può spaventare chi conosce la storia del Catania, fatta più di amaro che di dolce in fatto di categorie o di risultati, ma lo stato di "allarme rosso" non può (a ragione) non far precipitare nella depressione più nera un ambiente già provato da una evitabilissima e dolorosissima retrocessione. Una cosa è certa, peggio di così non potrebbe andare. In questo frangente il coefficiente di negatività assume il valore massimo. Ma, attenzione, con una percentuale decisiva alla voce "colpe interne", piuttosto che a quella relativa alle "interferenze" esterne. E' vero, alla Spezia nulla è andato come doveva andare: ripartenza e gol preso alla prima occasione dopo un buon inizio; rigore inesistente, letteralmente "da oratorio" (il tuffo dell'ex Catellani, autore di una doppietta-vendetta che ricorderà a lungo, dovrebbe divenire oggetto di prova Tv e generare una squalifica di almeno tre giornate) dello scarsissimo arbitro Baracani di Firenze, per il sottoscritto adeguato più alla Terza Categoria che a un campionato professionistico; rigore (questo sì, sacrosanto) sbagliato da Rosina a inizio secondo tempo; un paio di miracoli del portiere argentino Chichizola (uno, in special modo, su Calaiò, subito dopo il penalty fallito, risulta fortunoso e decisivo); espulsione del recidivo Gyomber per un evitabile applauso condito da un "bravo" all'arbitro, il quale peraltro mostra ancora una volta di badare più alle inezie che alla sostanza di una direzione da 2 in pagella; un'orda di "primavera" in campo a causa degli innumerevoli infortuni che flagellano da inizio torneo l'organico. Tutto vero, ma, se analizziamo complessivamente la prestazione dell'undici etneo, ci accorgiamo che tali negatività si mostrano quasi ineluttabili nell'ambito di un "meccanismo" in cui non gira nemmeno una rotellina di secondaria importanza. Squadra senza gioco, e la "cura Sannino" in questo senso pare non aver portato giovamenti (lo dico, magari attirandomi qualche insulto, ma è opinione generata dalla visione di TUTTE le gare finora giocate dal Catania: per me, si giocava meglio con Pellegrino. Mi auguro che in futuro il Catania Sanniniano possa invertire questa tendenza, ne sarei felicissimo); condizione atletica approssimativa, tanto che dopo il rigore errato e l'occasione di Calaiò, per tutta la ripresa i rossazzurri non hanno più avuto la forza di spingere; squadra psicologicamente in grave difficoltà (alle deficienze strutturali si aggiungono le "mazzate" estemporanee di cui sopra), priva di capacità di reazione e quasi abbandonata all'ineluttabilità di un destino cinico e baro; incapacità da parte dei "senatori" di prendere il toro per le corna, considerata la prestazione di calciatori come Martinho, Rosina o Calaiò, nettamente al di sotto degli standard minimi di "sopravvivenza" anche in un campionato per loro ipoteticamente "sottodimensionato".

No a letture superficiali
Insomma, leggere la sconfitta del "Picco" superficialmente, come un "colpo di sfortuna", sarebbe quanto di più deleterio si possa fare in questo momento. Di contro, occorrono urgenti interventi affinché la situazione non precipiti in maniera irreversibile. Il Catania ha fatto 6 punti in 9 partite e, potenzialmente, è ultimo in classifica, avendo l'Entella di Chiavari due partite da recuperare; uno score agghiacciante che nemmeno il più pessimista tra i tifosi avrebbe potuto immaginare. Questi sono i dati "crudi" su cui si deve riflettere, non le "potenzialità" o "quello che sarà" quando si recupereranno gli infortunati. Parliamoci chiaro, se il Catania non farà bottino pieno nelle prossime due gare interne con Vicenza ed Entella, la situazione potrebbe mettersi al peggio anche in prospettiva di un futuro recupero. Sarà importante non pensare a nessuna "tabella", ma vivere partita dopo partita per tirarsi fuori da questo incubo. Tuttavia, se pensiamo che sabato prossimo si recupereranno Rinaudo e Peruzzi... e contestualmente si perderà (per l'ennesima volta) Gyomber, non potendo presumibilmente riavere nessun altro lungodegente, beh, c'è poco da stare sereni e nessuno spazio per perdite di tempo.

Soluzione "tampone"
Si deve assolutamente trovare una soluzione "tampone", tecnica e motivazionale, in vista dei necessari interventi da produrre a gennaio, giacché pare evidente che si sia almeno sottovalutato il potenziale di pericolosità di alcune scelte "coraggiose" all'indomani della retrocessione in B:

-La conferma di elementi che non si erano adattati al calcio italiano, tipo Peruzzi, Monzon o Leto, per esempio, non sta pagando, più per motivi psicoattitudinali che per carenze tecniche, dato che si tratta di gente comunque dotata in questo senso. Lo stesso Sauro non sta evidenziando un rendimento da "Europa League", tutt'altro...

-L'assortimento del centrocampo, reparto in cui si è puntato sì su un "cavallo sicuro" come Rinaudo, salvo poi affiancarlo a "scommesse infermieristiche" come Almiron, a giovani promesse (Chrapek) e a ragazzi da recuperare dopo lunga inattività (Calello), non sta fornendo risultati tangibili. Da soffermare l'attenzione sul "gioiellino" polacco, su cui tanto si è scommesso, in questo inizio di campionato (sfortunatamente anche alla Spezia), che sta mostrando di avere corpose difficoltà di ambientamento al calcio italiano, soprattutto a quello eminentemente "fisico" che si gioca in B. Al "Picco", Escalante è risultato il migliore dei suoi, e potrebbe essere lui il "sostituto" del per ora deludente giovane rossazurro, così come il serbo Jankovic, sotto tono in terra ligure per chiara mancanza di verve atletica dovuta all'inattività per infortunio, potrebbe confermare nel prosieguo della stagione le buone sensazioni destate nelle sue precedenti uscite. Ma, parliamoci chiaro, non sarà possibile schierare troppi ragazzi inesperti contemporaneamente in campo. Nessuna colpa, anzi, solo elogi a Parisi, Garufi, Carillo o Barisic, coinvolti loro malgrado nella negatività del frangente, ma si dovrà porre rimedio, oltre che con i recuperi dall'infermeria, con ulteriori innesti.

-Le carenze offensive; andando ad analizzare la prova dell'attacco titolare contro la compagine di Bjelica, ci si accorge che, se non gira soprattutto Calaiò, le difficoltà a metterla dentro si acuiscono, non avendo che il discusso Leto, l'oggetto misterioso Cani o giovani scommesse da inserire (Barisic).

Coraggio leonino, contestazione legittima
Appare ovvio come si dovrà attuare un ripensamento generale, dato che, risultati alla mano, 'sto motore approntato in estate non gira per niente. Ne deve prendere atto il Presidente Pulvirenti che, purtroppo, non può meravigliarsi di come la sua scelta principale, Pablo Cosentino, venga contestata, anche ferocemente. Allo stato attuale, i risultati prodotti sul campo (l'unica cosa che i tifosi "vedono", comprensibilmente tralasciando l'eventuale bontà economica di operazioni di mercato o di scelte "strutturali" non riferibili all'espressione tecnico-attica della squadra in un campo di calcio) sono più che negativi. Mantenerlo in sella, adesso, sembra una presa di posizione coraggiosissima, oltre che altamente impopolare. Il mio augurio è che possa avere ragione, ma non si può che prendere atto di quanto si vede ogni sabato (o domenica) sul terreno di gioco, unico giudice supremo delle strategie calcistiche, riassumibile nel facile francesismo "debacle". La contestazione "ad ampio spettro" da parte dei tifosi, quindi, appare del tutto legittima, perché fondata sull'unica cosa che è dato da considerare al sostenitore: il rettangolo verde. E, su questo, non ci può essere dubbio alcuno. Comprendo, dunque, la scelta del silenzio stampa operata dalla società nel postpartita del "Picco", perché adesso come adesso risulta necessario raccogliere i cocci, ritrovare un minimo di serenità e pensare con lucidità, ma certamente non potrà che rivelarsi un semplice "palliativo". Occorrerà altro.

No alla "diserzione"
Leggendo "muri", bacheche Facebook, tweet e quant'altro, leggo di appelli a "lasciare soli allo stadio gli indegni" e via apostrofando, come da classico armamentario di improperi legato a frangenti simili in tutte le piazze calcistiche nostrane. Mi permetto di dissentire totalmente. E' proprio in questi momenti che risulta necessario stare più vicini alla squadra, alla maglia, perché la maglia non si chiama Cosentino o Rosina o Leto o Garufi, la maglia è quella rossazzurra, quella che rappresenta Catania. La maglia siamo Noi, con la "n" maiuscola. Sarebbe come se facessimo un dispetto verso noi stessi, alla stessa stregua del proverbiale marito che si taglia l'apparato genitale per fare un dispetto alla moglie riottosa. Allo stadio SI VA ad incitare, sostenere e aiutare; casomai, è proprio quello il luogo deputato a far sentire, sempre in modi non violenti, la propria "insoddisfazione" (per usare un eufemismo) in merito a scelte societari, prestazioni dei singoli, strategie del tecnico, etc. Carusanza, sabato prossimo ci giochiamo una sorta di "gara della vita" contro il Vicenza, perché un ulteriore passo falso casalingo con la "ripescata" compagine veneta (in cui milita anche il catanese Fabio Sciacca, fra gli altri ex), sarebbe una specie di colpo mortale alle residue speranze di risalita. Che giochi Peruzzi fuori ruolo, il rientrante Rinaudo, qualche ragazzo della Primavera o l'ennesimo "presunto" campione riabilitato, sarà necessario stringere i denti e vincere a tutti i costi. Proviamoci e, se non ci riusciremo, faremo le sacrosante rimostranze del caso. Ma, almeno, proviamoci, altrimenti, se aggiungeremo benzina a un incendio già molto ben alimentato, non ci sarà via d'uscita.. Let's go, Liotru, let's go!!!