Akragas-Catania, precedenti: la debacle dell'"Esseneto"

L'illusoria rete del 1-3 di Arturo Lupoli

L'illusoria rete del 1-3 di Arturo Lupoli 

Il racconto dell'ultima sfida all'Esseneto tra le due compagini. All'interno le immagini del match

Agrigento, Domenica delle Palme 2016. Il Catania, fresco di cambio tecnico (via Pippo Pancaro, dentro Checco Moriero), si recano nella Città dei Templi – senza tifosi, visto il divieto imposto dalla Questura agrigentina – con il macigno sulle spalle di una situazione di classifica tutt’altro che soddisfacente. Ad otto turni dalla conclusione della stagione regolare i rossazzurri annaspano al quint’ultimo posto, con un punto di ritardo sulla ‘zona salvezza’. Situazione assai precaria, anche se non ancora disperata, che necessita quella tanto attesa sterzata in grado di raddrizzare un’annata di sofferenza. Ad attendere il tramortito Elefante ecco un rinato Gigante ringalluzzito dalle sapienti cure di Pino Rigoli, profondo conoscitore dell’ambiente akragantino, protagonista di 21 punti in 8 gare, frutto di 7 vittorie (sei delle quali consecutive) e una sconfitta.

All’”Esseneto” l’atmosfera è quella delle grandi occasioni, con il pubblico di casa in fermento che già assapora la possibile impresa. I sogni di gloria akragantini della vigilia si materializzano dopo 9 minuti, quando il difensore rossazzurro (con la solita maglia camouflage) stende in area Matteo Di Piazza. Dal dischetto il palermitano Giuseppe Madonia infila Liverani con una conclusione chirurgica portando avanti il Gigante. Sotto di una rete il Catania prova una (sterile) reazione, ma l’episodio che potrebbe cambiare il match arriva al minuto 31, quando un assai irruento Dyulgerov rimedia il secondo cartellino giallo in pochi minuti che lascia l’Akragas in 10. Ad un’ora dalla conclusione, con un uomo in più, la possibile rimonta sembrerebbe a portata di mano. Sembrerebbe. E invece il “Dio del Calcio” concede ad Andrea Di Grazia, numero 11 akragantino con cuore e sangue rossazzurro, la possibilità di prendersi una succosa rivincita verso una dirigenza che non aveva pienamente creduto in lui. Due a zero per l’Akragas e tutti negli spogliatoi per rifiatare e riflettere.

Convenevoli iniziali tra Checco Moriero e PIno Rigoli 



Nella ripresa, nonostante l’uomo in meno, si assiste agli attacchi veementi ma scoordinati dell’undici di Moriero. Il Gigante si chiude a riccio, a difesa del doppio vantaggio, ed a quindici minuti dalla fine segna la terza marcatura con Matteo Di Piazza palermitano ed ex rossazzurro dal cuore avvelenato. Sullo 0-3 l’Elefante ha un sussulto d’orgoglio e continua ad attaccare. Ne viene fuori un assedio alla porta akragantina, con una serie di palle-gol clamorose per gli etnei. Il muro biancazzurro cede al minuto 82 quando Arturo Lupoli firma la rete (unica della sua esperienza catanese) dell’1-3. Ma la fiammella di una possibile e alquanto incredibile rimonta si spegne un minuto più tardi quando Ciccio Bombagi si fa cacciare fuori per una gomitata.

Caetano Calil, simbolo della delusione rossazzurra 



Ristabilita la parità numerica, infatti, sembra quasi impossibile coltivare ancora propositi di rimonta. Nonostante ciò, il Catania crea nel giro di cinque minuti altre due occasioni clamorose: prima con Pelagatti, tiro fuori di un soffio, poi con Calil, il cui colpo di testa da due passi scheggia la parte alta della traversa akragantina. Al quinto minuto di recupero, una pennellata su punizione di Leo Nunzella fissa il risultato sul 3-2 finale. Il triplice fischio dell’arbitro Viotti di Tivoli sancisce la realizzazione di un sogno tutto biancazzurro e l’ennesima pagina amara per un Elefante disperato.