Aero pianino

Maran atteso al riscatto dopo la batosta

Maran atteso al riscatto dopo la batosta "montelliana" 

L'editoriale del martedì di Max Licari propone alcune spigolature in merito agli errori commessi dai rossazzurri nella sfortunata trasferta fiorentina.

Piedi per terra
Vengo e mi aricopiglio. Non siamo il Barcelona. Non siamo il Mapellobonate. Manteniamo i piedi ben saldi a terra. Dopo due buone prestazioni con Roma e Genoa, giunge una bella, e salutare direi, “lavata di capo” sulle rive dell’Arno “montellizzato” di questi tempi. Ovviamente, non era tutto un Bengodi prima, non è l’Inferno dei Nibelunghi adesso. Il Catania è una squadra, a mio parere, organizzata, con un’identità precisa e buone individualità in alcuni ruoli; di contro, presenta ancora alcune problematiche tecnico-tattiche che Maran ha il compito di risolvere al più presto. Del resto, continuerò a ripeterlo fino alla noia: il Catania è una squadra costruita per un unico obiettivo, 40 punti tranquilli; corollario ne risulta la constatazione oggettiva che questo tipo di compagine può, nelle giornate migliori, mettere in difficoltà i marziani; ma, se la congiunzione astrale volge al negativo, può perdere anche con realtà sulla carta nettamente inferiori. Chiaramente, non è questo il caso della Fiorentina, mostratasi complessivamente un gradino “su” rispetto ai rossazzurri. Con molta serenità corre obbligo riconoscere che all’estrinsecazione dei valori/virtù di base emersi nel corso delle prime due partite di campionato ha fatto seguito un’altrettanto limpida manifestazione degli attuali limiti del Catania, nell’ambito di un match, quello del “Franchi”, giocato sotto tono dall’inizio e perso meritatamente, soprattutto sotto il profilo tattico.

No ai confronti
Lo dico subito, se giornalisticamente può mostrarsi stuzzicante fare il giochino del confronto tra “vecchio” e “nuovo”, dipingere Fiorentina-Catania come la disfida tra lo scudiero che vuol diventare cavaliere dopo essersi fatto onore nei tornei minori e il Lancillotto del Lago che desidera riaffermare la propria superiorità, dal punto di vista dell’onestà intellettuale indugiare in una similare comparazione risulterebbe ingiusto, fuorviante e perfino antipatico. Se qualcuno si aspettava un duello ad alta quota tra l'Aeroplanino, novello "Barone Rosso", e "top gun" Maran, volteggiante stile Tom Cruise, è stato sonoramente smentito. Il neotrainer etneo, seppur non “di primo pelo” nelle categorie inferiori, è nuovo per la Serie A, deve ancora (e giustamente) adattarsi, trovare la coordinate più appropriate al proprio lavoro. Ha il diritto di pretendere un minimo (andrei a sottolineare “minimo”, perché nel calcio...) di tempo. Montella no. A parte la dimensione mediatica già “corpulenta” derivante dalla grande carriera da calciatore, durante la scorsa stagione aveva già dimostrato di essere un allenatore a tutto tondo, uno degli emergenti più “caldi” in proiezione futura. E si sta confermando a Firenze. Si è fatto costruire una squadra piena di centrocampisti dalla buona tecnica, più o meno “ad hoc” in relazione ai suoi convincimenti, in specie modulabile secondo il suo schema a 3 preferito (che a Catania non aveva potuto oggettivamente sviluppare a pieno), e sta convincendo i suoi giocatori a procedere per la strada del gioco e del possesso palla. Quindi, un lavoro in assoluta continuità rispetto all’esperienza rossazzurra. E, infatti, nella Fiorentina attuale vedo né più né meno il Catania 2011/12 rivisto e corretto secondo il 3-5-2, con un interprete di categoria certamente superiore, Jovetic (che fa sempre la differenza) e alcuni sulla carta “migliori” come Roncaglia, Cuadrado, Pizarro o Borja Valero. Se a ciò aggiungiamo che in panca si permette il lusso di tenere il terzino destro titolare della Nazionale che ha affrontato Malta nell’ultima uscita azzurra nelle qualificazioni mondiali (Cassani) e che non può per adesso schierare un altro Nazionale come Aquilani, il cerchio si chiude. Perdere contro i Viola, al “Franchi”, sarà normalità per molti club nostrani. Ciò non significa che non si potesse fare di più e che il Catania non avesse tutte le possibilità di giocarsela alla pari. Tuttavia, ciò non è successo. Montella, agevolato dalla profonda conoscenza delle caratteristiche dell’organico etneo, ha impostato la partita nel modo più consono e Maran, la verità è questa, non è stato in grado di ribattere con contromosse adeguate. È bastato ingabbiare il giocatore-chiave, Ciccio Lodi, tenere alti i laterali (Pasqual e Cuadrado) e mettere un Cerbero (Roncaglia, ragazzo assai promettente) sul “papu” Gomez per inaridire la fonte di gioco dei rossazzurri e inibirne le di solito pericolose ripartenze. Detto questo, a testimonianza del grande equilibrio vigente nel corrente campionato di A, malgrado il gran possesso palla esibito da Pizarro, Valero, Jovetic e Ljaic, malgrado la pessima giornata subito evidente di Biagianti, Almiron e Barrientos, c’è voluta un’invenzione del fuoriclasse montenegrino, con una piccola compartecipazione di Andujar (forse leggermente lento a tuffarsi sul suo palo, ma è da riconoscere come la conclusione di Jovetic fosse comunque assai difficile da intuire), per sbloccare uno 0-0 protrattosi fino al termine della prima frazione, nella quale il Catania aveva rischiato di far male ai padroni di casa in occasione di un paio di contropiede ben orchestrati e mal finalizzati.

Scelte da spiegare
Quello che non mi è piaciuto assolutamente è il secondo tempo del Catania. Mi sarei aspettato una ben diversa reazione, dato che quella etnea è una squadra abituata a giocarsi le partite fino in fondo, aliena da calcoli e speculazioni eccessive. E, probabilmente, mi sarei aspettato risposte diverse da parte di Maran, dato il quadro tattico venutosi a creare e considerata l’evidenza delle mosse predisposte da Montella. Il tecnico ex varesino ha sì preso atto dello scarso apporto in mediana di un giocatore importante come Almiron, sostituendolo a inizio ripresa, tuttavia cambiando di poco il quadro tattico, perché il 4-2-3-1 con l’offensivo Castro in mediana, già con successo adottato contro il Genoa, mal si è adattato al 3-5-2 della Fiorentina, che ha continuato bellamente a macinare gioco in mezzo, forte della stessa superiorità numerica palesata nella prima frazione. I padroni di casa hanno legittimato il vantaggio giocando meglio e chiudendo tranquillamente la partita, quasi senza colpo ferire, con il redivivo Toni. Non solo, l’impressione netta derivata dalle prime uscite stagionali è che manchi la capacità dinamica di ribaltare l’azione, di attaccare gli spazi palla al piede propria di Izco, centrocampista meglio adattabile al ruolo di interno nel 4-3-3 rispetto a Biagianti, forte nei contrasti, ma più lento e non precisissimo in appoggio. Le domande sorgono spontanee: meglio togliere Almiron o Biagianti? Meglio Castro o Izco? Oppure entrambi nell’ambito di un 4-3-3, magari sacrificando un Barrientos in giornata no? Inserire un attaccante come Doukara prima, per cambiare il quadro tattico e proporre maggiori difficoltà alla difesa viola? Forse gli inserimenti di Izco e dello stesso francese, avvenuti nel finale di match, potrebbero apparire tardivi... Tant’è che il Catania degli ultimi 20’, già sotto di due gol dopo aver omaggiato Toni di un facile tocco sotto porta, ha comunque creato un paio di palle gol grazie soprattutto a Bergessio, con Spolli e Marchese fra i pochi a salvarsi dal grigiore generale. Queste domande, in ogni caso figlie del facile “senno di poi”, probabilmente avranno una risposta dall’impostazione tattica della prossima, difficilissima gara interna al cospetto del Napoli capolista allenato dal sempre “simpatico” Mazzarri, un’altra compagine schierata secondo il 3-5-2 d’ordinanza. Ripetere gli stessi errori di Firenze sarebbe letale... Let’s go, Liotru, let’s go!!!