75 anni di storia 'da punta o Moro'?

Moro per te...

Moro per te... 

Max Licari sul pirotecnico pari di Campobasso. Moro da urlo, squadra commovente. Urgono risposte chiare dalla Sigi.

Risposte chiare, inequivocabili e sollecite
La domanda aleggia fragorosa, amara: ma veramente la Sigi, di fronte alla “grande bellezza” generata da questi meravigliosi ragazzi che stanno onorando il calcio e la città di Catania, vuole gettare 75 anni di storia “da punta o Moro”? Realmente avrà questo coraggio, gettando nella frustrazione una tifoseria intera? Quello che sta facendo la ”ciurma” di Baldini è, addirittura, incredibile; non merita un trattamento del genere. Così come non lo merita una città così visceralmente attaccata ai propri colori. Proprio per tali motivi, ci attendiamo da lunedì risposte concrete, chiare. Il tempo delle “polpette” è finito. Per sempre. O si ricapitalizza (e, contestualmente, all’udienza “prefallimentare” di giorno 16, si forniscono determinate garanzie) o si cede senza “distinguo”, qualora ce ne fosse la possibilità concreta (e l’interlocuzione esiste) oppure si portano i libri in tribunale e si esce di scena, fra l’altro con l’inevitabile “damnatio memoriae”. Stop. Non è più possibile continuare un solo giorno in queste condizioni. La credibilità è finita. Fa rabbia, del resto, assistere quasi inermi all’offuscamento di un “capolavoro” messo su a costo zero da Pellegrino, Guerini e Baldini, gli unici a venir fuori da “giganti” in tutto questo tragicomico balletto da palcoscenico di quartiere: una squadra vera, depositaria di un gioco riconoscibile, di qualità tecniche evidenti “dalla cintola in su”, nobilitata dal talento di ragazzi eccezionali, proiettati verso un futuro radioso, come Moro o Greco (ma anche Sipos, subentrato nella ripresa al “Romagnoli”, ha fatto bene). Fa rabbia non poter avere la certezza che questa cavalcata possa continuare con il supporto degli straordinari tifosi del Liotru. E questa è la colpa più grave da imputare all’attuale società: mettere a repentaglio il sogno di ogni innamorato della propria squadra, tarpare le ali al godimento che, solo, dovrebbe essere l’obiettivo di chi segue il calcio, anche professionalmente, come la stampa. Per questo, è giunto il momento delle risposte celeri e univoche: non saranno tollerati ritardi. Il 4-4 di Campobasso, ancorché per certi versi pregno di rammarico per l’occasione persa nel finale in virtù del pareggio di Tenkorang, è un inno al calcio, alla determinazione, alla voglia di giocare (bene) al pallone. Certo, i limiti difensivi sono lì, davanti a tutti, ma senza quelli questo gruppo sarebbe in testa alla classifica, potendo vantare un attacco micidiale. La tripletta di Moro, implacabile dal dischetto (il “cucchiaio” del secondo penalty è poesia pura) e “cannibale” davanti al portiere, consegna il ragazzo veneto all’Olimpo dei cannonieri rossazzurri. Il sottoscritto non ha mai visto niente di simile. Mai. Al di là della categoria, ovviamente, perché si ha la convinzione che il numero 24 etneo sia destinato a un radioso futuro nel calcio che conta. Tredici segnature in undici gare, cinque gol nelle ultime due trasferte, in campi ostici, complessi, come quelli di Viterbo e Campobasso. Un autentico portento. Ma, attenzione, è necessario rimarcare come lo stesso Catania abbia siglato otto gol nelle ultime due partite a domicilio, un record o giù di lì (agli statistici il compito di approfondire). Questa è una squadra vera, che gioca e lotta, non ci sono dubbi. Una squadra che cerca di andare oltre le proprie pecche, evidenti, riferibili al reparto difensivo. Soprattutto nel pacchetto dei centrali, gli errori individuali, anche al “Romagnoli”, sono apparsi evidenti, enfatizzati, talora, dal mancato supporto degli esterni, in giornata storta soprattutto in Calapai, rientrante dalla squalifica. Ma il Catania, di contro, è uno spettacolo quando attacca. Sembra la riedizione del famoso pezzo degli 883 “La dura legge del gol”: sì, magari si becca qualche contropiede, magari si sbaglia qualcosa in difesa, ma, quando si va avanti, si gode. E di brutto. Anche in una giornata in cui Ceccarelli e Russini non giocano al massimo o il playmaker Maldonado appare fiacco, ecco venire fuori i Rosaia, i Greco, gli Zanchi, i Russotto, i Sipos (gli ultimi due da subentranti), per certi versi fenomenali a creare gioco dalla trequarti in su. Le risorse ci sono e Baldini le sfrutta a pieno, motivando tutti da par suo. Il Catania, al sesto risultato utile consecutivo, a quota 16, con una partita in meno, avrebbe la possibilità, con il recupero (Vibonese) di mercoledì sera e il match contro il Foggia di domenica prossima, entrambi casalinghi, di proiettarsi verso posizioni nobili di classifica (al netto delle prossime penalizzazioni) e fare il pieno di entusiasmo al “Massimino”. Peccato che tutto sia in bilico. Peccato davvero.

Moro superstar
Baldini sembra ormai aver consolidato l’undici titolare. Il 4-3-3, con il recupero di Calapai in difesa e Rosaia a centrocampo, può considerarsi “tipo”, in specie in attacco, con il trio Russini-Moro-Ceccarelli. Il Campobasso risponde con gli ex Rossetti e Liguori e, dopo pochi minuti, Emmausso, a formare un reparto avanzato veloce e tecnico. Il problema di entrambe le squadre, però, è la difesa. Lo dimostra il gol preso dopo 6’ dai padroni di casa, grazie a un assist di Ceccarelli per l’inserimento di Rosaia, al primo centro stagionale. Male, nell’occasione, Magri e Dalmazzi, ma in generale tutto il filtro mediano dei rossoblù (Ladu e Bontà, in particolare). Il Catania non è da meno: inefficace il pressing a centrocampo di Maldonado, in uno dei suoi pomeriggi “grigi”, traversone dalla trequarti centrale e uscita improvvida di Sala, insufficiente la sua prova, su Liguori, lasciato solo in area dall’assai incerto Monteagudo. Rigore netto che. Al 19’, l’ex Emmausso, appena entrato, trasforma. Da questo momento in poi, il Catania dimostra di voler sempre fare la partita, di voler riportarsi subito in vantaggio, lasciando praterie dietro, dove gli attaccanti molisani si fiondano indisturbati, anche grazie agli errori individuali del centrale argentino, spalleggiato in negativo dai compagni di reparto. L’uno-due giunge dopo un paio di minuti con Rossetti che, lasciato solo da Zanchi, si invola verso Sala e lo batte con facilità. Il Catania non riesce proprio a far legna in mezzo, dove Rosaia e Greco cercano di far quello che possono, mostrando il fianco a ripartenze micidiali, come quella di Emmausso che, al 32’, buggera Monteagudo e serve a Candellori la palla del facile tap-in sotto porta. Un’altra squadra, nelle condizioni societarie del Catania e sotto di due reti, sarebbe andata in barca. Non questo Catania. L’imperativo categorico dei ragazzi di Baldini è: coraggio e attacco. Già al 37’, per un fallo del tutto simile a quello di Sala su Liguori (Raccichini su Moro), i rossazzurri si procurano il rigore trasformato impeccabilmente da Moro e si va al riposo ancora in partita… Nella ripresa, Baldini fa le mosse giuste: dentro i centimetri e la forza fisica di Provenzano per un deludente Maldonado e Sipos per Ceccarelli, passando a un 4-4-2, con l’allargamento di Greco e Russini sugli esterni di centrocampo. È un Catania assai più “tosto” e meno vulnerabile in mezzo che, fin da subito, mette sotto i padroni di casa, molto meno brillanti fisicamente rispetto alla prima frazione. Logico e ineluttabile, dunque, il rigore procuratosi al 61’ dal giovane croato, che fa sbattere la palla sulla mano di un difensore in piena area rossoblù: Moro lo mette dentro implacabilmente con un “Panenka” da urlo. Come ineluttabile giunge il quarto gol rossazzurro, in virtù di una discesa del neoentrato Russotto, bravo poi a crossare a centro area per il libero Moro, il cui destro risulta imparabile per l’estremo difensore di casa. Tripletta da sballo. Non sbaglia, mai, il ragazzo di Monselice! A questo punto, i rossazzurri possono non vincere la partita solo grazie a una classica “cappellata” che, purtroppo, giunge al 76’: entrata da “rosso” di Zanchi su Rossetti e Catania in 10. Ovviamente, Cudini mette dentro tutti gli attaccanti o centrocampisti offensivi disponibili (Parigi, Pace, Vitali) e la gara diviene una corrida. In queste condizioni, una formazione fragile difensivamente come quella catanese fatica a reggere l’urto e, a 4’ dalla fine, giunge il pareggio del subentrato Tenkorang su bell’assist di Rossetti, ma ciò non inficia la gagliarda prova di Claiton e compagni. Bella partita, divertimento e risultato utile. Loro ci sono. Sempre.

A metà settimana si gioca…
Le voci di una “grana” della Sigi con la “World Service”, società che gestisce il servizio Steward allo stadio, “disturbano”, insieme a tutto il resto, la vigilia del recupero infrasettimanale, ma i biglietti sono stati messi in vendita e, quindi, ciò lascia presupporre che al “Massimino” si giocherà. Tuttavia, entro mercoledì dovranno giungere ben altre risposte dalla stessa Sigi… e definitive. Baldini è stato chiaro, nel postpartita: la palla passa alla società e distruggere questo giocattolo sarebbe delittuoso. Let's go, Liotru, let's go!!!!!!!!!!!!!!!