#70CATANIA: cronistoria prima metà anni '2010

12 marzo 2010: il cucchiaio di Mascara a Julio Cesar

12 marzo 2010: il cucchiaio di Mascara a Julio Cesar 

Dalle salvezze griffate Mihajlovic e Simeone ai campionati da record di Montella e Maran, fino all'arrivo di Cosentino...

GIRONE DI RITORNO 2009/10: UNA RIMONTA MAXI
La meritatissima vittoria in casa della Juventus, giunta nell’ultimo turno del 2009, aveva permesso ai ragazzi di Sinisa Mihajlovic di agganciare il Siena al penultimo posto e di portarsi a sole quattro lunghezze dalla zona salvezza occupata da Lazio e Bologna. Il 2010 si apre proprio con il delicatissimo scontro diretto contro i felsinei: al “Massimino”, al termine di una gara vibrante, un perentorio colpo di testa di Nicolas Spolli a dieci minuti dalla fine regala al Catania tre punti pesantissimi. Quattro giorni più tardi, nell’ultima giornata del girone di andata, si inaugura un curioso trittico di partite da disputare al “Ferraris” di Genova nell’arco di una settimana. Si parte con la scoppola rimediata dal Grifone, che comunque non ha grosse ripercussioni sulla classifica. Al giro di boa Mascara e compagni sono terzultimi a quota 15 punti, ad un solo punto dal Bologna quartultimo. Tre giorni più tardi, nella gara secca valida per gli ottavi di Coppa Italia, una doppietta di Gianvito Plasmati mette k.o. il Genoa. Al di là della qualificazione al turno successivo, la nota lieta del pomeriggio genovese è Adrian Ricchiuti - giocatore con la valigia in mano - reinventato mezzala per necessità da Mihajlovic ed autore di una prestazione maiuscola, che convince la dirigenza a non cedere il talentuoso trequartista argentino. La settimana ligure è completata dal pareggio contro la Samp: Llama illude con una punizione magica, un rigore di Pazzini riporta il risultato in parità. Rispetto al girone di andata la squadra è molto più determinata, questo grazie soprattutto alla tempra leonina di mister Mihajlovic, che ha lanciato Alvarez e ulteriormente valorizzato Llama, uno dei migliori della prima parte di stagione. Per sperare nella salvezza, però, occorre un centravanti vero, in grado di convertire in gol tutte le azioni create dagli etnei. I nomi che vengon fuori dalle frequenze di radiomercato sono i più disparati: gli esterni Brienza e Foggia, la punta albanese Bogdani, l’italiano Pozzi ed i sudamericani Granoche e Cruz. All’improvviso, il 20 gennaio, viene ufficializzato l’acquisto di Maxi López, prelevato dal Gremio per 3 milioni di euro. Il biondo argentino, con un passato al Barcellona (nel 2005/06), firma un contratto fino al 30 giugno 2013 da circa 800.000 euro a stagione. Il turno seguente, la galina de oro, assiste dalla tribuna del “Massimino” al netto 3-0 sul Parma, firmato da Mascara, Martinez e Morimoto. Tre giorni dopo si abbandona la Coppa Italia con l'eliminazione ad opera della Roma all'"Olimpico" ai quarti. Nel successivo impegno di campionato, lo scontro diretto con l'Udinese in casa, arriva il momento dell'atteso debutto del nuovo attaccante, accompagnato nell’esperienza catanese dalla moglie Wanda Nara (famosa e prosperosa modella argentina). Contro i bianconeri è Biagianti a firmare il pari a dieci minuti dallo scadere, dopo che Floro Flores aveva portato avanti i friulani. Agli sgoccioli della sessione di calciomercato si registra il lieto ritorno di Orazio Russo, pronto a chiudere la carriera dopo un triennio trascorso nelle serie inferiori; sfuma invece per ragioni burocratiche l’acquisto di Mariano Pavone, centravanti argentino in forza al Betis Siviglia. Il 7 febbraio, all’"Olimpico" di Roma contro la Lazio, arriva la prima rete di Maxi Lopez, gol-vittoria che permette di uscire dalla zona retrocessione per la prima volta da fine ottobre. Nei due turni seguenti, contro Atalanta e Roma, l’attacco non morde ed arriva appena un punto, frutto dello 0-0 interno contro gli orobici. Gol e vittoria tornano puntuali la sera del 27 febbraio: al “Massimino” il Bari di Ventura e Bonucci è umiliato con un sonoro 4-0, con reti di pregevole fattura di Ricchiuti e Llama. La giornata seguente con il 2-2 di Cagliari ci si porta a +5 sulla zona retrocessione, ma lascia l'amaro in bocca il grave infortunio al ginocchio occorso a Llama, che blocca l'ascesa dell'esterno sinistro. Il 12 marzo, al “Massimino”, in un’atmosfera magica resa unica dalla pioggia, arriva l’Inter di José Mourinho, prima della classe con 4 punti di vantaggio sul Milan ed attesa qualche giorno più tardi dal Chelsea nel match di ritorno degli ottavi di Champions League. Milito illude i meneghini a inizio ripresa; a ribaltare il risultato ci pensano Maxi Lopez, Mascara con cucchiaio da infarto su rigore (propiziato da un fallo di mano del portafortuna Muntari, che viene cacciato dal sig. Valeri) e Martinez con un'irresistibile serpentina. Il 3-1 finale manda i rossazzurri a quota 31 punti, a +7 sulla zona retrocessione. Una notte così i tifosi del Liotru la sognavano da una vita. Nelle successive tre giornate, contro Chievo, Fiorentina e Napoli, giungono quattro punti importanti (contro i viola Mascara firma il gol numero 30 in massima serie superando Memo Prenna nella speciale classifica dei goleador del Catania in A). Per chiudere i conti salvezza occorre almeno un’altra vittoria. Il 3 Aprile, giorno del ventiseiesimo compleanno di Maxi Lopez, l’argentino rifila nel giro di un quarto d’ora una doppietta che annichilisce il Palermo, arrestando pesantemente la corsa dei rosanero verso la zona Champions League. Il doppio 2-2 contro il Milan a San Siro (con gli etnei avanti per 0-2 a fine primo tempo) e in casa col Siena mantengono a debita distanza gli avversari, quando mancano quattro giornate al termine. Dopo la sconfitta esterna contro un derelitto Livorno (temperata in parte dalla prodezza in rovesciata di Maxi Lopez) ed il pari interno contro la deludente Juventus di Zaccheroni, la certezza matematica della salvezza arriva a Bologna, alla penultima giornata: l’1-1 finale è manna dal cielo per entrambe le squadre; in B scendono Atalanta, Siena e Livorno. Al "Dall'Ara", peraltro, esordisce lo sfortunato Barrientos, rimasto ai box per l'intera stagione. Gli ultimi 90 minuti contro il Genoa sono una passerella: Maxi Lopez firma la vittoria con il suo undicesimo sigillo in metà campionato, poi lascia il campo ad Orazio Russo. A distanza di 6650 giorni dall’esordio in rossazzurro, in Serie C1, giunge l'ultima presenza con la maglia dell’Elefante, la prima in Serie A. A fine gara Marco Biagianti, uno dei prospetti che si sono messi maggiormente in luce, saluta in lacrime il pubblico. Si chiude al 13° posto con 45 punti, superando il record fissato l'anno prima con Zenga in panchina. 33 dei 45 punti sono stati conseguiti nel solo girone di ritorno. Un’impresa leggendaria, anzi, Maxi…

2010/11: DA GIAMPAOLO A SIMEONE, NASCE LA SEGUNDA SELECCIÓN
Una settimana dopo aver portato a termine l'incredibile rimonta salvezza, Sinisa Mihajlovic saluta e ringrazia tutti ed accetta la corte della Fiorentina. Al posto del tecnico serbo arriva Marco Giampaolo da Bellinzona, un gentiluomo amante del bel gioco, con un paio di salvezze in A tra Cagliari e Siena, reduce dall’esonero dell’anno prima in terra senese. Il leitmotiv dell’estate rossazzurra riguarda il futuro di Maxi Lopez. L’argentino, dopo i gol a grappoli con i quali ha salvato il Catania, è l’oggetto del desiderio di diversi club, in primis del Napoli di De Laurentis che alla fine punta sull’ex rosanero Cavani. Un altro caso di mercato, relativo al possibile passaggio di Biagianti al Palermo, si risolve durante la presentazione della squadra alla città a Palazzo degli Elefanti, che anticipa l'inizio del ritiro: l'ad Lo Monaco in tale circostanza annuncia la permanenza del numero 27. Il "Malaka" Jorge Martinez è così l'unico pezzo pregiato a lasciare l’Etna, trasferendosi alla corte della Juventus per 12 milioni di euro. La sostanziosa plusvalenza permette alla società di mantenere intatta l'ossatura della squadra e di investire sul mercato. Il direttore Lo Monaco pesca ancora in Sudamerica: dal Brasile arriva una scommessa, il giovane esterno mancino Raphael Martinho, mentre dalla ‘sua’ Argentina, per 3 milioni di euro (versati al San Lorenzo), ecco il ventiduenne Alejandro Dario Gomez esterno offensivo velocissimo e di grande tecnica, soprannominato "El Papu" per via dei suoi 165 centimetri di altezza. L'organico viene completato con lo scambio Marchese-Sardo (perfezionato in forma definitiva col Chievo) e col rientro di Mirco Antenucci, attaccante acquistato nell'estate 2008 e poi girato in prestito in cadetteria, della quale è il vice-capocannoniere uscente grazie alle 24 reti siglate con la maglia dell'Ascoli. Esentati dal classico rodaggio estivo della Coppa Italia, per via del piazzamento in campionato nella stagione precedente che posticipa l’ingresso alla manifestazione al terzo turno eliminatorio previsto a fine ottobre, gli etnei si concedono un pre-campionato ricco di amichevoli internazionali: alle sconfitte contro Olympique Marsiglia e Atlhetic Bilbao segue la vittoria (per 4-2) al “Massimino” contro la squadra B degli spagnoli del Villareal (nella quale si mette in luce un giovane Iago Falque).

All’esordio stagionale arriva una sconfitta in casa del Chievo Verona per mano di un rigore trasformato da Pellissier a sette minuti dal termine. Al k.o. nella gara iniziale seguono gli otto punti consecutivi incamerati nelle gare contro Parma, Milan (rossazzurri avanti a San Siro con uno splendido sinistro al volo di Capuano), Cesena e Bologna che proiettano il Catania, dopo cinque giornate, a soli due punti dalla vetta occupata da Lazio e Inter. A Lecce, nel primo storico lunch match disputato dall’Elefante, arriva un’altra sconfitta inattesa. È l’inizio di una fase assai altalenante: al pareggio interno contro il Napoli, nel giorno del primo gol catanese del Papu Gomez, seguono la sconfitta di Genova contro i grifoni rossoblù ed un doppio 0-0, contro la Fiorentina dell’ex Mihajlovic (ignorato nel giorno del suo ritorno da ex al “Massimino”) e Sampdoria. Nel frattempo, nella notte del 27 ottobre, si liquida con fatica la pratica Varese (club cadetto allenato da Giuseppe Sannino): il 4-3 finale, ottenuto dopo i tempi supplementari, vale la qualificazione ai sedicesimi della Coppa Italia. Nel turno infrasettimanale contro l’Udinese, a distanza di quasi due mesi, Maxi Lopez firma il ritorno alla vittoria in campionato: successo prezioso che mantiene a distanza minima (tre punti) la zona retrocessione. A questo punto il tecnico prova ad andare incontro all'attaccante argentino - lontano parente del bomber spietato ammirato qualche mese prima - che chiede a gran voce di non essere lasciato solo in avanti per poter pungere di più. Quattro giorni più tardi, al “Renzo Barbera” si perde malamente il Derby di Sicilia dopo aver sprecato almeno tre palle-gol clamorose sullo 0-0. Ma al di là del 3-1 finale, firmato dalla tripletta di Pastore e dall’ex Terlizzi (suo il gol del momentaneo 1-1), la nota lieta della gara del 14 novembre 2010 è rappresentata dall’apertura del settore ospiti dell’impianto palermitano ai tifosi catanesi, la prima volta dopo i fatti del 2 febbraio di tre anni e mezzo prima. Pur non entusiasmando sotto il profilo del gioco, la creatura di Giampaolo continua a far punti: prima batte a fatica il Bari fanalino di coda (con Terlizzi ancora decisivo), poi impatta per 1-1 a Roma contro la Lazio. In mezzo alle due gare s’incastra il 5-1 al Brescia dell’applauditissimo Davide Baiocco, che vale la qualificazione agli ottavi di Coppa Italia. A dicembre, però, le cose si complicano con le due pesanti sconfitte contro Juventus (1-3 al “Massimino) e Cagliari (che si impone con tre schiaffoni di Nené al "Sant'Elia", con gli ospiti ridotti in 9 per via delle espulsioni comminate a Martinho e Morimoto). La svolta offensiva, oltre a produrre risultati altalenanti, fa saltare gli equilibri di spogliatoio, con Terlizzi che dopo la gara coi sardi si lamenta apertamente e viene messo ai margini per motivi disciplinari. Alla vigilia dell'ultima gara del 2010 il vantaggio sul terzultimo posto è sceso a tre sole lunghezze e ciò impone agli elefanti di battere il Brescia (rivale diretta). Al “Massimino” ci pensa Maxi Lopez a firmare con una sforbiciata una preziosissima vittoria: +6 sulla zona retrocessione e buon Natale a tutti. L’Epifania, oltre a tutte le feste, porta via anche la soddisfazione di uscire indenni (e con punti, meritati!) dall’Olimpico romanista: le doppiette di Borriello e Vucinic rendono vano il momentaneo 1-2 catanese siglato da Silvestre e Maxi Lopez; una delle gare migliori della gestione Giampaolo è rovinata da due sviste del guardalinee musolino che convalida due gol irregolari della squadra allenata da Ranieri. Ciò provoca la reazione polemica dell'ad Lo Monaco. Tre giorni più tardi, contro l’Inter di Leonardo in casa, una rete del Papu Gomez a meno di venti minuti dal termine illude tutti. Nel giro di cinque minuti Esteban Cambiasso ribalta tutto, mettendo in discussione la panchina di Giampaolo. La piazza invoca la testa del tecnico di Bellinzona, mentre la società lo difende a spada tratta. Pochi giorni dopo, a Torino, si conclude la corsa in Coppa Italia: Krasic e Pepe firmano la terza sconfitta in altrettante partite nel nuovo anno. Il 16 gennaio, al termine dell’1-1 contro il Chievo, il pubblico del “Massimino”, così già fatto in precedenza con Baldini ed Atzori, sfiducia palesemente il tecnico. È la goccia che fa traboccare il vaso. Viene dato il benservito a Giampaolo e ci si affida ad un tecnico carismatico ed emergente. Dopo Walter Zenga e Sinisa Mihajlovic le sorti dell’Elefante vengono affidate ad un altro ex calciatore dell’Inter: l’argentino Diego Pablo Simeone, alla prima esperienza italiana da allenatore dopo quelle in patria sulle panchine di Racing, Estudiantes, River Plate e San Lorenzo. Al focoso tecnico argentino, seguito dal fido German Burgos, il compito di salvare la formazione più argentina d’Italia, per tutti semplicemente la Segunda Selección.

Il nuovo staff si insedia nel nuovo quartier generale: dopo il completamento dei lavori strutturali e in attesa dell’inaugurazione, la squadra si allena per la prima volta nel centro sportivo di proprietà del club, denominato “Torre del Grifo Village”. Il Cholo eredita una situazione di classifica deficitaria (tre punti di vantaggio sulle terzultime Cesena e Lecce), prova a dare una svolta rilanciando tra i titolari Ricchiuti ed impostando un 4-2-3-1 offensivo, ma nelle prime uscite contro Parma e Milan rimedia due sconfitte. La folta colonia albiceleste, già composta da undici elementi, viene ulteriormente arricchita a fine gennaio dall’arrivo di Gonzalo Bergessio (già inseguito durante l'estate del 2009) e dell’italo-argentino Ezequiel Schelotto, entrambi in prestito con diritto di riscatto, rispettivamente dal Saint'Etienne e dall'Atalanta. Il mercato di riparazione 2011 parla anche italiano: dalla Campania giunge anche Francesco Lodi, pescato da Pietro Lo Monaco nel Frosinone ultimo in cadetteria, con l'intento di trasformarlo da trequartista in regista, "alla Pirlo". Capitan Mascara, dopo 238 presenze ufficiali (terzo assoluto dietro Morra e Rado) e 60 reti (primatista nella classifica dei marcatori etnei) si accasa al Napoli, lasciando la fascia a Silvestre, il quale sta vivendo sotto il profilo realizzativo e prestazionale la miglior stagione all'ombra dell'Etna. Vengono ceduti anche il deludente Antenucci (in comproprietà al Torino) e l'oggetto misterioso Barrientos (in prestito all’Estudiantes), che Giampaolo non ha avuto il coraggio di schierare al di fuori della Coppa Italia. Il restyling non scuote il gruppo di pareggia a Cesena (1-1) e perde a Bologna, scivolando al quartultimo posto, con un solo punto di vantaggio sulla zona retrocessione. La situazione rischia di farsi drammatica nel corso della gara interna contro il Lecce: sotto per 1-2, con i salentini vicini al tris (palo clamoroso di Vives) e con il pubblico in aperta contestazione, è proprio il magico sinistro di Ciccio Lodi a ribaltare le sorti di gara e stagione con due reti su punizione tra l’80° e l’85°. Il successo nello scontro diretto coi pugliesi, prima vittoria di Simeone sulla panchina rossazzurra, è oro colato: dopo la 25a giornata sono quattro le lunghezze di vantaggio sul baratro. Da questo momento in avanti, per due mesi, Maxi Lopez e compagni alternano vittorie in casa e sconfitte in trasferta. Anche nel successivo impegno casalingo il successo è assai sofferto: il Genoa è battuto dalle reti di Maxi Lopez e Bergessio (la prima alle falde dell’Etna) e dalla parata del portiere Andujar che neutralizza il rigore calciato da Veloso a pochi minuti dal termine. Il rovinoso k.o. di Firenze dimezza drasticamente il vantaggio di Silvestre e compagni: da +4 si passa a +1, con alle porte lo scontro diretto con la Samp (avanti di due punti) da giocare in casa. In una giornata da tregenda, con la pioggia che rende quasi impraticabile il terreno di gioco, ci pensa uno spettacolare sinistro al volo di Llama a togliere le castagne dal fuoco. Il gol vittoria del discontinuo argentino rende meno amara anche la successiva sconfitta rimediata ad Udine, capitombolo che non muta il vantaggio (nuovamente a +4) sulla zona retrocessione. La giornata di gloria è quella del 3 aprile 2011. Ad un anno esatto dal 2-0 rifilato al Palermo, il Catania bissa quel successo, raddoppiando lo score: un’autorete di Balzaretti (propiziata da un intervento di Lodi) e le reti di Bergessio, Ledesma e Pesce firmano il secondo 4-0 rifilato ai rosanero nel giro di due anni. La vittoria sui “cugini” aumenta sensibilmente anche il vantaggio sulle pericolanti: il +5 a sette giornate dalla conclusione è un margine rassicurante. Con il pari contro il Bari fanalino di coda si spreca la possibilità di dare una decisa accelerata alla pratica salvezza, ma se non altro si torna a far punti lontano dalle mura amiche. Il pesante 1-4 incassato davanti al proprio pubblico contro la Lazio, congiunto alle vittorie delle rivali, fa ripiombare a +4. La notte del 23 aprile, vigilia della Santa Pasqua, i rossazzurri rimontano due reti in casa della Juventus (doppietta di Del Piero), conquistando in pieno recupero, grazie ad un sontuoso calcio di punizione di Lodi, un punto che si rivelerà pesantissimo. L’uno maggio il Cagliari è battuto in casa per 2-0 (nonostante l’inferiorità numerica causata dall’espulsione di Alvarez) e sette giorni più tardi, a Brescia, arriva la prima vittoria esterna dell’anno, che porta a +7 il vantaggio sulla Sampdoria terzultima. I crismi della matematica salvezza arrivano al minuto 96 del derby di Genova, con gli etnei a bordo dell’aereo diretto a Fontanarossa. La rete dell’argentino Boselli fa sorridere anche i tanti connazionali della squadra dell’Elefante: il Genoa batte i blucerchiati, il Catania è salvo con due turni di anticipo. Non paghi dell’obiettivo raggiunto, nel successivo turno contro la Roma Bergessio e Gomez (al 95°) ribaltano l’iniziale vantaggio romanista di Loria, firmando una vittoria all’ultimo respiro che permette a Simeone di migliorare il precedente record di punti in Serie A stabilito da Mihajlovic: da 45 si passa a “Catania 46”. L’uomo copertina è Silvestre, vice-caponnoniere di squadra con 6 reti; bene anche Gomez e Bergessio nell’anno e nel semestre d’esordio. Non si ripete, ma resta un riferimento Maxi Lopez; ripetuti problemi fisici tarpano invece le ali a Biagianti, Izco, Llama e Sciacca. Al di là del punto in più e della quinta salvezza consecutiva in massima serie (eguagliato il “filotto” degli anni ’60), l’elemento più visibile che testimonia la crescita del progetto avviato da Pulvirenti e Lo Monaco è l’inaugurazione dell’avveniristico centro sportivo di Torre del Grifo, avvenuta il 18 maggio 2011: il futuro è appena cominciato.



2011-12: L’AEROPLANINO ALLA GUIDA DEL PICCOLO BARCELLONA
La prima pietra nella costruzione della stagione 2011/12 viene posata quando ancora non è estate. È il primo giugno quando la società ufficializza la risoluzione consensuale del rapporto con mister Simeone, con quest’ultimo che ritorna al Racing Club di Avellaneda qualche settimana più tardi (per poi aprire, a fine 2011, un ciclo d’oro sulla panchina dell’Atletico Madrid, con cui sfiorerà per due volte la Champions League). Al posto del Cholo, seguendo la stessa logica degli ultimi anni, arriva il napoletano Vincenzo Montella, ex bomber della Roma, proveniente da un quarto di campionato proprio sulla panchina romanista, contraddistinto da uno score interessante sfociato in un 6° posto finale. Tanto basta per convincere il conterraneo Pietro Lo Monaco, talent scout indiscusso di allenatori. Proprio l’ad è protagonista di un alterco col presidente Pulvirenti, indotto dall’interessamento del dirigente di Torre Annunziata all’acquisto della Salernitana, compagine ripartita dalla Serie D dopo il fallimento. Lo Monaco minaccia di dimettersi ma nel giro di qualche giorno tutto rientra e i due si riappacificano pubblicamente. Il tesoretto per il mercato lo garantisce l’addio di Silvestre, che suscita scalpore poiché lascia la fascia di capitano del Catania (che passa sul braccio di Marco Biagianti) per sposare la causa rosanero: “Al derby non penso, quando lo giocherò cercherò di vincerlo. Sono qui per conquistare l’Europa”. Fanno le valigie senatori come Carboni e Terlizzi (che si svincolano), Schelotto non viene riscattato e torna all'Atalanta, mentre Morimoto si accasa (in comproprietà) al Novara di Tesser neopromosso in A. Anche Plasmati conclude la sua esperienza etnea dopo un anno vissuto fuori rosa per un contenzioso legato al rinnovo del contratto. Registrati i ritorni di Barrientos, ‘figliol prodigo’ che sembra aver ritrovato la condizione giusta dopo un bruttissimo infortunio che ne ha condizionato la carriera, e Catellani, ala classe 1988 acquistata tre anni prima e mandata in prestito in B, dove ha fatto sfracelli con le maglie di Modena e Sassuolo, i primi innesti arrivano poco prima di Ferragosto. Si tratta dell'esterno offensivo Lanzafame, scuola Juve, che rientra nell'affare Silvestre col Palermo ed ha fatto molto bene due anni prima nel Parma di Guidolin, e dell’ex interista David Suazo, bomber honduregno con oltre 100 reti in Serie A nel carniere, scippato al Cagliari. Quest'ultimo, a dispetto del palmares, suscita perplessità legate alla stagione di inattività dalla quale proviene. I tifosi scongiurano quindi la partenza di Maxi Lopez, che per la seconda estate di fila diventa il tormentone del mercato rossazzurro, legato anche alle voci sul presunto rientro di Bergessio, momentaneamente restituito al Saint'Etienne per il mancato accordo sul prezzo del riscatto. Nel frattempo arriva il primo impegno ufficiale: con la vittoria casalinga sul Brescia, firmata da Maxi Lopez e dal Papu Gomez, ci si qualifica al quarto turno eliminatorio della Coppa Italia. A fine agosto ecco i rinforzi attesi, uno per reparto: a rimpolpare una difesa apparentemente sguarnita ci pensa Nicola Legrottaglie, esperto difensore con un passato importante nella Juventus e in nazionale; dalla Juventus si pesca il mediano Sergio Almiron, reduce da un paio di campionati al Bari; infine, il "processo di argentinizzazione" si conclude col gradito ritorno di Gonzalo Bergessio, acquistato a titolo definitivo per 1,9 milioni di euro. L'arrivo del "Lavandina" non pregiudica la permanenza di Maxi Lopez, il quale però non nasconde la propria insoddisfazione per il mancato salto di qualità.

L’estate 2011 è assai agitata per via del braccio di ferro tra l’A.I.C. e la L.N.P. Serie A per la mancata sottoscrizione dell’accordo collettivo che sfocia nello sciopero dei calciatori di massima serie e nel susseguente rinvio delle gare della prima giornata. Si parte l’11 settembre, con la seconda giornata. Al “Massimino”, una squadra imballata e poco convincente non va oltre lo 0-0 contro il neopromosso Siena. La domenica dopo, ancora in casa, un rigore di Maxi Lopez regala contro il Cesena la prima vittoria in campionato. A Genoa, però, nel turno infrasettimanale, arriva una netta sconfitta per 3-0. La figuraccia ligure viene in parte riscattata dalla convincente prova casalinga contro la Juventus di Conte: 1-1 sotto la pioggia, col pareggio bianconero del flop Krasic, aiutato da un’indecisione di Andujar, e con Suazo che nel finale sfiora il gol vittoria. Nel successivo impegno col Novara, nel giorno del primo storico match in un terreno in sintetico, un’emergenza in difesa induce Montella a varare un 3-5-2 in cui lancia Legrottaglie e affida a Lodi i compiti del playmaker. Al “Piola”, in un match in cui si blocca Suazo per infortunio, si ottiene un pirotecnico pari: dopo la punizione dell’1-2 firmata da Lodi nella ripresa, salgono in cattedra gli ex Morimoto e Jeda che portano il risultato sul 3-2, ma è il “Papu” Gomez a chiudere i conti nel recupero. La svolta tattica avvia una serie positiva, impreziosita dalla prestigiosa e meritata vittoria sull’Inter di Ranieri: nella pioggia del “Massimino”, coi nerazzurri avanti per 1-0, Almiron e Lodi (su rigore) ribaltano la partita in avvio di ripresa. Il successo proietta il Catania a metà classifica, con cinque punti di vantaggio sul terzultimo posto occupato proprio dai meneghini. Nelle successive due trasferte di Firenze e Roma (contro la Lazio) arrivano due pareggi meritati ed altri consensi per il gioco espresso. Nel 3-5-2 di Montella Giovannino Marchese ruba il posto a Capuano e, schierato come esterno sinistro di centrocampo, diventa un’arma temibilissima. Proprio il terzino di Delia è l’autore del gol che avvia un’altra vittoria in rimonta in casa: il Napoli del fischiatissimo Mascara è sconfitto per 2-1. Il magic moment, fatto di sei risultati utili di fila, è però interrotto, tra novembre e inizio dicembre, dalle sconfitte contro Milan (4-0 a San Siro) e dai tre capitomboli interni con Chievo, Cagliari e – in Coppa Italia – Novara. In mezzo si piazza luminosa la vittoria del “Via del Mare” di Lecce firmata al 90° dal primo gol in rossazzurro di Barrientos: sinistro telecomandato, scagliato da fuori area, che certifica la manifestazione delle abilità del Pitu. Il mese di dicembre porta alla cassa i pareggi di Bergamo e Parma (recupero della 1a giornata) e, soprattutto, la quinta vittoria casalinga consecutiva sul Palermo, firmata dalle reti di Lodi (straordinario il gol su punizione dello specialista napoletano) e Maxi Lopez, con l’argentino, prossimo a salutare Catania, che si commuove. Contro i rosanero Montella ripropone il 4-3-3, destinato ad essere utilizzato in pianta stabile nel girone di ritorno grazie all’esplosione di Barrientos, che compone con Bergessio e Gomez un tridente in grado di far ammattire ogni retroguardia. Il 2011 si chiude con l’8° posto in classifica, con dieci punti di vantaggio sulla zona retrocessione e a sole due lunghezze da quell’Europa che non è più una parola tabù. Nel frattempo, Andujar viene messo in vendita per un diverbio con Lo Monaco negli spogliatoi del “Tardini” al termine dell’incontro col Parma; al suo posto viene promosso titolare Campagnolo. Il 2012 si apre male con la sconfitta di Bologna, al cospetto di un avversario assetato di punti salvezza. La prima casalinga del nuovo anno è all’insegna della pioggia: Catania-Roma viene sospesa al 65°, sull’1-1 (vantaggio di Legrottaglie, pareggio romanista di De Rossi), con gli etnei capaci di divorarsi una miriade di palle-gol. Per disputare i restanti 25’ (più recupero) occorrerà attendere febbraio. Col mercato in fermento, cominciano le prime "epurazioni": Andujar e Ledesma tornano ai club dai quali erano arrivati (il portiere passa in prestito all'Estudiantes; il centrocampista si accasa al Boca Juniors, concludendo un'esperienza iniziata bene ma poi frenata da problemi fisici). Maxi Lopez è invece protagonista di una farsesca trattativa col Milan, che lo tiene "in ostaggio" all'Hotel NH, promettendogli l'ingaggio nel caso in cui dovesse sfumare l'obiettivo Tevez. Ad Udine, nell’ultima gara del girone di andata, arriva una sconfitta che fa allontanare i propositi europei. Al giro di boa sono infatti otto i punti di ritardo dalla zona Europa League. Prima che inizi il girone di ritorno si chiude la telenovela Maxi, con l'argentino che realizza il proprio sogno trasferendosi alla corte di Allegri in prestito con diritto di riscatto. La seconda metà di campionato parte a singhiozzo: dopo il pareggio interno contro il Parma, salta forzatamente causa maltempo la doppia trasferta di Siena e Cesena. Frattanto, il mercato di riparazione si conclude con l'arrivo quattro pedine, una per reparto: in porta Juan Pablo Carrizo, esubero della Lazio destinato ad ereditare il posto lasciato libero da Andujar; in difesa il terzino destro Marco Motta, ‘storico’ capitano dell’Under 21 azzurra, di proprietà della Juventus; in mediana il cileno Seymour dal Genoa; in avanti il nigeriano Ebagua dal Torino (Serie B). Arrivano tutti in prestito, contrariamente alla prassi seguita durante la gestione Lo Monaco. Salutano invece Alvarez (in prestito al Real Saragozza, dove lotterà per la salvezza) e, a sorpresa, anche Gennaro Delvecchio (che passa a Lecce). Quest'ultimo stava vivendo la stagione del riscatto dopo due annate rese problematiche da noie fisiche.

Febbraio si apre con il proseguimento della gara contro la Roma. Dopo il grave infortunio durante il riscaldamento di Potenza, nei restanti venticinque minuti di gioco le due squadre provano in tutti i modi a segnare il gol della vittoria, ma l’1-1 maturato nella gara disputata tre settimane prima non cambia. Quattro giorni più tardi giunge il primo successo dell’anno: al “Massimino” il Genoa è umiliato con un sonoro 4-0, nel quale spicca la doppietta di un ispiratissimo Barrientos. Il turno successivo si calca per la prima volta lo “Juventus Stadium”, nuovo impianto della Vecchia Signora. Dopo quattro minuti Barrientos, ancora lui, porta avanti i rossazzurri. La gioia degli etnei non dura tanto: tra errori individuali (nella fattispecie il portiere Kosicky, responsabile in tutte le reti juventine) e arbitrali, la Juve ribalta la partita portandosi a -1 dalla vetta occupata dal Milan. L’Elefante, invece, sempre con due gare da recuperare, scivola al 15° posto, con sei punti di vantaggio sulla zona retrocessione. Fuori dal campo, la dirigenza continua a muoversi, con il presidente Pulvirenti che esce allo scoperto, dichiarando di aver presentato al comune l’“idea progetto per il nuovo stadio”. In campionato, nel giro di quattro giorni, arrivano le vittorie nel recupero di Siena (giorno dell’esordio tra i pali di Carrizo, decisivo per la vittoria finale) e in casa contro il Novara dell’ex Mascara, che torna al “Massimino” per la seconda volta da avversario con una maglia diversa. Contro i piemontesi Marchese, ormai titolare affermato, si mette in luce con una botta al volo su schema nato da calcio d'angolo che non ha nulla da invidiare al gol del "Loco" Vargas contro il Milan di qualche anno prima. I due successi dipingono una classifica diversa, con il Catania che si porta a cinque punti dal 6° posto che vale la qualificazione all’Europa League. Il 4 marzo 2012, nel sedicesimo anniversario della scomparsa del Cavaliere Massimino, Lodi e compagni dominano a San Siro: Gomez e Izco mettono sotto l’Inter nel primo tempo, col numero 13 aiutato in occasione del raddoppio dal fuorigioco non segnalato a Marchese, che gli fornisce l'assist; Forlan (con la complicità di Carrizo) e Milito spezzano l’incantesimo nella ripresa, riportando le sorti della gara in parità. Tre giorni dopo, nel recupero di Cesena, arriva uno scialbo 0-0 che sembra spegnere i sogni europei, riaperti trionfalmente con un doppio 1-0 casalingo contro Fiorentina e Lazio (terza della classe) che manda in orbita i ragazzi di Montella, settimi a sei lunghezze dal 4° posto occupato da Udinese e Napoli. Nello scontro diretto del “San Paolo”, davanti ad oltre 50.000 spettatori (5.000 dei quali di fede rossazzurra), Dzemaili e Cavani portano gli azzurri sul doppio vantaggio. La reazione catanese è veemente e si concretizza con la rimonta firmata da Spolli e Lanzafame. Marzo si chiude con la gara casalinga contro il Milan capolista, fermato sull’1-1 da una rete del ‘solito’ Spolli che annulla l’iniziale vantaggio firmato da Robinho. Il punto colto contro i campioni d’Italia mantiene il sodalizio etneo in corsa per l’Europa, distante appena quattro punti. Ad aprile qualche ingranaggio s’inceppa e fa rallentare l’incedere. Giungono infatti due sconfitte di fila contro il Chievo a Verona ed il Lecce in casa. Contro i salentini, impelagati nella lotta per non retrocedere, la battuta d'arresto è più che mai beffarda. In vantaggio con Bergessio a inizio secondo tempo, i ragazzi di Montella prima sciupano il raddoppio con Bellusci, poi esultano per un rigore fallito da Di Michele, ma nel finale si suicidano, complice Carrizo che viene espulso per proteste dopo il pari di Corvia: essendo esauriti i cambi, in porta si accomoda Lodi che respinge come può un tiro di Corvia, consentendo a Di Michele di ribadire in rete. Ci riscatta battendo l'Atalanta (anche grazie ad un eurogol dalla distanza di Gomez), ma qualcosa di grave bolle in pentola. All’indomani del successo sugli orobici, definito dal presidente Nino Pulvirenti come “il più importante della storia recente del club catanese”, l’amministratore delegato Pietro Lo Monaco annuncia in conferenza stampa che a fine stagione lascerà il Catania, confermando le voci che circolavano già da qualche tempo nei meandri di Torre del Grifo: “Ho deciso di rimanere fino al termine della stagione per garantire il futuro del Calcio Catania. In questi anni abbiamo creato un’azienda forte, un impero da 45 milioni di euro di utili. In passato ho sempre detto che quando sarei andato via avrei lasciato i Catania in un modo tale che neanche un pazzo sarebbe riuscito a farlo fallire. Sono convinto che il Catania sarà in buonissime mani. Il presidente del Catania è un fenomeno: è l’unico presidente che riesce a guadagnare soldi senza far niente”. Parole emblematiche che moltiplicano dubbi e perplessità sul futuro. Dopo una scoppola subita contro il Cagliari al "Rocco" di Trieste, alla quartultima giornata è in programma il derby al “Renzo Barbera”: il Catania mette in difficoltà un Palermo non ancora salvo, costringendolo al pari. In tal modo viene migliorato il record di punti in Serie A, portato a quota 47. Il capitombolo interno con il Bologna, firmato da un tiro dalla distanza di Gaston Ramirez, mette fine ai sogni europei. L’ultimo punto del campionato arriva alla penultima giornata, in casa della Roma, in una delle gare più belle dell’annata: Carrizo para un rigore a Totti, poi lo stesso numero 10 giallorosso porta in vantaggio i suoi, Lodi (su rigore) e Marchese ribaltano il risultato e, infine, ancora er pupone (irritato nel corso del match da un tunnel di Gomez) firma il 2-2 finale. La stagione si chiude con la sconfitta casalinga contro l’Udinese che vola in Champions League e con il Catania 11° a quota 48 punti, due in più rispetto all'annata precedente. Un ulteriore record storico è dettato dalla sesta permanenza di fila in Serie A: neanche durante l’era Marcoccio si era riusciti a fare altrettanto. I protagonisti non si contano sulle dita di una sola mano: Legrottaglie, leader difensivo e goleador con 5 reti, che compone con Spolli una coppia affidabile; Bellusci, che a dispetto dei pregiudizi si conquista spazio e fiducia; Marchese, consacratosi dopo anni pieni di dubbi sulle sue reali potenzialità; Lodi, capocannoniere d'annata, specialista in rigori e punizioni ed ormai affermato regista; Izco, valorizzato da Montella in più ruoli ed entrato nelle grazie del pubblico; Almiron, esperienza e classe da vendere; Barrientos, finalmente recuperato a pieno dall'infortunio, che mostra al calcio italiano il proprio genio; Gomez, sempre più in crescita e vera spina nel fianco dei terzini avversari; Bergessio, il quale pur non essendo molto prolifico non fa rimpiangere Maxi Lopez grazie all'abnegazione profusa sul terreno di gioco. Resta il rammarico malcelato per non aver lottato fino alla fine per l’Europa e con non pochi interrogativi sul futuro: che risultati arriveranno senza l’abilità dirigenziale di Pietro Lo Monaco?

2012-13: DALLE INCERTEZZE INIZIALI AL RECORD DI PUNTI
“L’obiettivo primario del Catania è la permanenza in Serie A e migliorarsi sempre. I nostri devono essere obiettivi ambiziosi ma, allo stesso tempo, raggiungibili. Quindi, prima bisogna pensare a quelli raggiungibili e successivamente a quelli capaci di dare ancor più soddisfazione. Porsi limiti è un limite. Montella? Il suo contratto scade nel 2013. Il presidente Pulvirenti, in tal senso, è stato preciso circa le intenzioni della società”. Con queste parole il 22 Maggio del 2012 Sergio Gasparin, elegante e competente dirigente di Schio, si presenta a Torre del Grifo con l’arduo compito di non far rimpiangere Pietro Lo Monaco, ovvero l’artefice number one del ‘giocattolo’ rossazzurro. Nel frattempo il dirigente di Torre Annunziata, divenuto proprietario dell’ACR Messina (club sprofondato tra i dilettanti), accetta la corte del Genoa. L’esperienza genoana, però, dura pochi mesi, a causa di alcuni dissidi con Enrico Preziosi, vulcanico presidente dei liguri. Nonostante l’altro anno di contratto, le strade di Montella e del Catania prendono direzioni diverse: l’aeroplanino vola su Firenze, analogamente a quanto fatto da Mihajlovic due anni prima. La società di via Magenta, che nel frattempo ha registrato il ritorno del ds Nicola Salerno (alle dipendenze del Catania di Gaucci nel 2002/03), sonda diversi tecnici. Il nome più gettonato è quello di Pasquale Marino, il tecnico della promozione in Serie A mai dimenticato. A spuntarla, tra le perplessità generali, è Rolando Maran di Rovereto, tecnico emergente che nella stagione precedente aveva sfiorato la promozione in massima serie sulla panchina del Varese. Il primo colpo del nuovo entourage, completato dalla promozione di Pippo Bonanno come responsabile dell’Area Tecnica, è il ghanese Amidu Salifu, mediano di quantità giunto in prestito dalla Fiorentina. Il trenta giugno salutano gli svincolati Suazo e Campagnolo, insieme ai ‘fine prestito’ Carrizo, Motta, Seymour, Ebagua e Suazo. Partono anche Maxi Lopez e Llama: il primo, ritornato dal prestito al Milan, passa con la medesima formula alla Samp; l’esterno (mai più tornato ad alti livelli dopo l'infortunio) segue Montella in viola. Rientrano Andujar ed Alvarez, destinati a riprendersi il posto da titolari, insieme a Morimoto, designato in qualità di vice-Bergessio. La grana del mancato rinnovo dei contratti in scadenza di Marchese e Barrientos, eredità dell'ex ad, viene risolta a metà: il "Pitu" rinnova, costringendo però la società ad accettare una clausola rescissoria non elevata; il terzino invece decide di liberarsi a parametro zero per l'anno successivo, ma resta un cardine della formazione tipo. I principali due ‘colpi’, entrambi classe 1989, si chiamano Alexis Rolin, roccioso difensore uruguayano del Nacional costato 3 milioni di euro, reduce dalle Olimpiadi di Londra, e Lucas Castro, centrocampista offensivo argentino prelevato dal Racing, dai più considerato l’alternativa del Papu Gomez (oggetto dei desideri di alcune big della massima serie). La campagna rafforzamenti è poi completata dal portiere Alberto Frison, messosi in luce in B col Vicenza, e da Doukarà, attaccante senegalese pescato in Seconda Divisione (la vecchia Serie C2) dopo un ottimo campionato tra le fila della Vibonese.

Il debutto stagionale cade la notte del 18 agosto contro il Sassuolo. Al “Massimino”, nella gara valida per il terzo turno della Coppa Italia, una rete di Gomez permette agli etnei di staccare il pass per il turno successivo. Nove giorni più tardi, allo stadio Olimpico di Roma, l’Elefante fa tremare la Lupa proprio nel giorno del debutto-bis di Zeman sulla panchina romanista: Marchese (in fuorigioco) e il Papu illudono, Osvaldo e una rete della meteora Nico Lopez al 91° fanno sfumare la vittoria in casa dei capitolini. Gol e spettacolo anche nella gara successiva: al “Massimino”, sotto la pioggia di Settembre, il mai domo Genoa è sconfitto per 3-2 grazie al ‘solito’ mancino su punizione di Ciccio Lodi che fa secco il portiere Frey a cinque minuti dallo scadere. La domenica dopo, a Firenze, Montella batte Maran 2-0. L’alternanza dei risultati prosegue senza soluzione di continuità con il gagliardo 0-0 interno contro il Napoli (con i padroni di casa in dieci per quasi tutta la gara per via dell’espulsione di Alvarez), la vittoria in rimonta sull’Atalanta, la netta sconfitta (4-0) a Bologna, il 2-0 casalingo al Parma e il k.o. di San Siro contro l'Inter di Stramaccioni, che approfitta anche di un rigore non assegnato per un netto fallo di Guarin su Gomez. Dopo otto giornate la classifica cortissima vede il Catania al 6° posto, insieme alla Roma, con quattro punti di vantaggio sul ‘gruppone’ delle terzultime, tra le quali il Milan. La domenica successiva è il 28 ottobre 2012: al “Massimino” arriva la Juventus capolista e campione in carica, forte di un’imbattibilità in campionato lunga 46 turni. Nonostante si giochi alle 12:30, l’impianto di Piazza Spedini è stracolmo in ogni ordine di posto. I padroni di casa partono bene e dopo una ventina di minuti trovano la rete del vantaggio con Bergessio, lesto a ribadire in rete un pallone ribattuto dal palo. La gioia incontenibile viene soffocata in gola dalla clamorosa retromarcia dell’arbitro Gervasoni di Mantova, che prima convalida la rete e poi annulla per fuorigioco. Attori protagonisti di una delle sceneggiate più grottesche del calcio italiano sono l’assistente Maggiani, l’arbitro di linea Rizzoli e, soprattutto, la panchina juventina, nella fattispecie il ‘prode’ Simone Pepe che arresta bruscamente la corsa verso il centrocampo di Maggiani, alimentando il dubbio che porta all’annullamento della rete per un presunto fuorigioco che in realtà non esiste. Lo show continua nella ripresa: prima viene convalidata la rete del juventino Vidal (che si rivelerà decisiva ai fini del risultato finale), propiziata da una posizione irregolare di Bendtner; poi viene espulso per doppia ammonizione (con troppa leggerezza) Marchese. Nel post-partita le polemiche non si placano. La sala stampa del “Massimino” è infuocata, con il presidente Nino Pulvirenti che perde la pazienza alzando la voce. Nel turno infrasettimanale di Udine, con tanta rabbia in corpo ancora da smaltire, la vittoria sfuma al minuto 92, per via della solita rete di Totò Di Natale. Il 4 novembre, al “Massimino”, la Lazio è travolta con un roboante 4-0 che fa ritornare parzialmente il sorriso. Dopo lo 0-0 di Cagliari e la vittoria interna con il Chievo, firmata da una doppietta di Almiron, arriva l’atteso appuntamento con il con il Palermo dell’ex Pietro Lo Monaco, che dopo l’esperienza mordi e fuggi col Genoa ha accettato la corte del presidente Zamparini. La settimana che precede il derby del “Barbera” è assai piccante, con continui botta e risposta dalle opposte fazioni, e con il dirigente di Torre Annunziata nelle vesti di provocatore: “Il Derby è una partita particolare, che sfugge ad ogni pronostico, anche se giochiamo contro una corazzata. Il Catania è il Barcellona, sono tutti campioni, sono sicuramente in grado di fare una passeggiata ovunque. Noi, invece, piccoli come siamo ci auguriamo di poterli fronteggiare nel migliore dei modi”. I rossazzurri, infatti, arrivano alla sfida forti del 7° posto, ad un passo dalla zona europea, con otto punti di vantaggio sui rosanero terzultimi. In campo, però, la truppa di Maran è irriconoscibile: Miccoli e una doppietta di Ilicic incanalano il derby verso i rosanero, a nulla serve la ‘solita’ punizione telecomandata di Ciccio Lodi. La settimana seguente al “Massimino”, contro il Milan di Allegri, si registra un altro scandalo: Legrottaglie porta avanti i suoi, ma poi l’arbitro Orsato prima espelle Barrientos per doppia ammonizione, poi convalida la rete del pareggio milanista di El Shaarawy, palesemente in fuorigioco. Finisce 1-3 per i rossoneri, con gli etnei che ingoiano un altro boccone amarissimo. L’orgoglio non manca e nelle successive tre partite, tra campionato e coppa, arrivano altrettanti successi per 3-1, rispettivamente contro Cittadella (che vale la qualificazione agli ottavi di finale, sofferta poiché "arpionata" ai supplementari), Siena in trasferta e Sampdoria in casa. Il cammino in coppa prosegue grazie al successo esterno, conquistato ai rigori contro Parma con la rete decisiva dal dischetto segnata da Marchese. L’anno si chiude con l’incredibile sconfitta di Pescara, firmata da una punizione di Togni al 94° che coglie impreparato Andujar e aumenta nuovamente la distanza dalla sesta piazza (-7 dalla Roma).

La prima del 2013 coincide con l’ultima di andata: al “Massimino” il Toro strappa punto, grazie alla traversa colta su rigore da Bergessio, andato sul dischetto in virtù dell’espulsione di Lodi, nel frattempo divenuto oggetto di voci di mercato che lo distraggono. Al giro di boa il Catania è 10° con 26 punti, a sei lunghezze dalla zona europea e con tanta rabbia derivante dai tanti torti arbitrali subiti. L’otto gennaio arriva la secca sconfitta in casa della Lazio che determina l’uscita dalla Coppa Italia ai quarti di finale. Un’amarezza ampiamente cancellata da un inizio di girone di ritorno esaltante, inaugurato dalla vittoria sulla Roma firmata dal Papu Gomez. La squadra è in salute e si vede anche in quel di Genova, con Bergessio e Barrientos che mettono al tappeto il Grifone. Il tris arriva puntuale nello scontro diretto contro la Fiorentina dell’ex Montella, in una delle gare più belle della stagione. Al “Massimino” i viola passano in vantaggio con l’ex rosanero Migliaccio; in avvio di ripresa Legrottaglie sfrutta al meglio un’indecisione del portiere Neto e all’89° Lucas Castro sale in cielo e di testa firma la rete della vittoria. Per il Pata, grande rivelazione dell’annata, si tratta della quarta segnatura in campionato. Dopo ventidue giornate i rossazzurri sono al 7° posto con 35 punti, ad una sola lunghezza dalla zona europea, occupata proprio dai toscani. La squadra vola e non è il caso di alterare gli equilibri col mercato, caratterizzato da operazioni in tono minore: per una punta che parte (Morimoto, in prestito all'Al Nasr di Dubai, dove ritrova Mascara e Zenga), un'altra punta arriva (l'albanese Çani, girovago della cadetteria italiana, reduce da un'esperienza al Polonia Varsavia). Febbraio si rivela un mese proficuo: a parte la sconfitta di Napoli, con gli azzurri in lotta per lo scudetto, si gioisce per il pareggio di Bergamo e per le vittorie su Bologna e Parma. Il successo colto al “Tardini” contro i ducali proietta Izco e compagni al 6° posto (in coabitazione con la Fiorentina), a soli due punti dal 5° occupato dall’Inter ed a -5 dalla zona Champions. Il calendario dà una mano, proponendo sette giorni più tardi al “Massimino” lo scontro diretto contro i meneghini. I ragazzi di Maran, sospinti dalla presenza massiccia dei loro tifosi, partono a razzo, portandosi sul 2-0 dopo appena 19’ per via delle reti di Bergessio e Marchese. In avvio di ripresa il Lavandina fallisce il colpo del k.o. innescando, di conseguenza, la rimonta nerazzurra, firmata da Ricky Alvarez e da una doppietta di Palacio. Sfuma così il clamoroso sorpasso sull’Inter, ma non il sogno di conquistare l’Europa. Dopo la sconfitta di Torino contro la Juve, giunta al 91° con Giaccherini (con l'azione del gol avviata fallosamente da Barzagli su Castro), si batte in scioltezza l’Udinese e ci si riporta nuovamente a -2 dal terzetto composto da Roma, Inter e Lazio. La società approfitta della sosta per le nazionali per organizzare un'amichevole tra la prima squadra e le vecchie glorie. Poi, nello scontro diretto contro i biancocelesti all'"Olimpico", Izco illude i suoi, ma una sfortunata autorete di Legrottaglie e un rigore di Candreva propiziano la rimonta laziale. Nonostante la sconfitta ed il successivo doppio 0-0 con Cagliari e Chievo, i punti di ritardo, a sei turni dalla conclusione, sono soltanto cinque. Il 16 aprile, nella settimana che porta al derby contro il Palermo, viene ufficializzato a sorpresa l'acquisto di Sebastian Leto, attaccante argentino con un passato al Liverpool, all'Olimpiakos e Panathinaikos (dove è esploso), in via di recupero dopo un brutto infortunio. Contro i rosanero, privi di Lo Monaco – che era stato sollevato dall'incarico da qualche mese –, i tifosi di casa pregustano una vittoria con vista europea che allo stesso tempo sarebbe fatale alla corsa salvezza dei "cugini" terzultimi. Barrientos segna la rete dell’1-0, ma al 95°, dopo un fallo inutile di Bellusci che concede a Sorrentino di mandare il pallone "in the box", arriva il beffardo pareggio rosanero firmato da Ilicic. Post-partita caldissimo, con Andujar che prende a pugni Barreto beccandosi il “rosso” e tre giornate di squalifica. La sconfitta col Milan per 4-2, con i rossazzurri due volte in vantaggio e col 3-2 rossonero viziato da un fallo su Gomez non ravvisato, mette fine ai sogni europei. Il 5 maggio Bergessio rifila una tripletta al Siena portando a 51 il record di punti in Serie A, primato migliorato nelle ultime tre giornate con i pareggi contro Samp e Toro e con la vittoria sul Pescara firmata da Gomez. Il Catania chiude la stagione all'8° posto con 56 punti, con tanti complimenti ma anche con qualche rimpianto. I principali artefici del campionato precedente si ripetono tutti, ma le menzioni d’onore vanno, in particolare, a tre esponenti della nutrita colonia argentina: Bergessio, che va per la prima volta in doppia cifra; Castro, ambientatosi alla grande; Gomez, vice-capocannoniere e ormai pronto a spiccare il volo anch’egli verso squadre più ambiziose.

Gasparin e Maran festeggiano la stagione dei record al termine di Catania-Pescara 



GIRONE D’ANDATA 2013-14: ARRIVA COSENTINO, LA “RISORSA”
Il primo atto della nuova stagione si concretizza all’indomani della conclusione del brillante campionato 2012/13 con la risoluzione consensuale del rapporto con Sergio Gasparin e la susseguente doppia promozione di Pippo Bonanno, nelle vesti di consigliere, e del procuratore argentino Pablo Cosentino, che diventa vice presidente. “Nella passata stagione la scelta di Gasparin è stata presa in emergenza – precisa il presidente Nino Pulvirenti – quest’anno, invece, c’è stato il tempo per poter intervenire prima. Il campionato appena concluso è andato abbastanza bene, però, mi sono reso conto che bisognava cambiare evitando di specchiarci troppo su quanto ottenuto. Ho preso queste decisioni per il bene del Calcio Catania, mi assumo ogni responsabilità”. Registrato il rientro del giovane difensore slovacco Norbert Gyömbér, acquistato a gennaio e lasciato in prestito al Dukla Banská Bystrica, il primo ‘colpo’ di Cosentino – Leto a parte – è Freire, giovane centrocampista argentino svincolatosi dal Vélez Sarsfield. Sarà la prima di tante meteore che caratterizzeranno l’era del dirigente tatuato, definito una risorsa dallo stesso presidente. Sul fronte cessioni, il primo a salutare è Marchese, svincolato, che si accasa al Genoa. Proprio dalla città della lanterna, ai primi di luglio, prende corpo un clamoroso scambio. “Lodi è nostro!” dichiara con decisione il numero 1 genoano Preziosi, “Stiamo trattando Lodi col Genoa, ma…” risponde senza smentire Pulvirenti. Sul piatto della bilancia Panagiotis Tachtsidis , promettente centrocampista greco. Lo scambio (in comproprietà) si concretizza a metà luglio, con Lodi che saluta tutti su Twitter: "Non basterà un twitt ma ci provo. Oggi che divento un giocatore del ‪Genoa‬ non posso non pensare a ieri. Al ‪Catania‬. A Catania. A quella magia che si respira da quelle parti, a quei sorrisi, a quella familiarità che non sarà facile trovare altrove. Sono cresciuto tanto con voi e grazie a voi. Nessuno può immaginare quello che è Catania per me. A Catania è cambiata la mia vita. Sono certo che ci rivedremo. Altro che addio…”. Il calciomercato estivo si rivela denso di movimenti, sia in entrata che in uscita: in difesa arrivano gli argentini Gino Peruzzi (terzino destro del Boca Juniors nel giro della nazionale, bloccato per qualche mese da un infortunio) e Fabian Monzón (fluidificante mancino, proveniente dai francesi del Lione); in avanti si registra l’ennesimo rientro di Maxi Lopez (complice una trattativa saltata con l’Al Nasr) e il prestito dal Milan della giovanissima ala Kingsley Boateng. Gli altri addii eccellenti sono quelli di Ricchiuti (svincolato), Taka Morimoto (che torna definitivamente in Giappone dopo sette anni trascorsi nello Stivale) e del “Papu” Gomez, quest’ultimo spedito agli ucraini del Metalist Kharkvik, qualificati ai preliminari di Champions League, per sette milioni di euro. Il precampionato, svolto nel ritiro di Torre del Grifo, produce indicazioni contrastanti: alle facili vittorie contro avversari modesti come il Megara Augusta (25-0), Rappresentativa Siciliana (10-0) ed i dilettanti del Ragusa (10-0) si alternano il 2-2 con il Varese e la sconfitta col Cagliari.

Luci ed ombre anche al debutto in campionato: a Firenze mister Rolando Maran, confermatissimo, schiera il Catania a trazione anteriore, con Leto, Barrientos, Castro e Bergessio tutti insieme. I rossazzurri giocano bene ma concedono il fianco ai viola che vincono per 2-1. Tre giorni più tardi arriva un’altra cessione eccellente: dopo i senatori Marchese, Lodi e Gomez, fa le valigie anche il capitano Marco Biagianti che saluta Catania dopo sette anni, conditi da 154 presenze e 3 reti, consegnando la fascia a Marianito Izco, già capitano “in pectore” nelle ultime due annate, durante le quali Biagianti partiva spesso dalla panchina. Al posto del mediano fiorentino giunge l’esperto Tiberio Guarente, reduce da una stagione al Siviglia. Il primo settembre, a poche ore dalla partita interna contro l’Inter, una notizia a sorpresa scuote nuovamente l’ambiente: Barrientos sembrerebbe vicinissimo alla cessione in Qatar. In un clima surreale, con il “Pitu” escluso dalla partita, l’Inter vince agevolmente per 0-3. Le ultime ore di calciomercato sono frenetiche e piene d’inquietudine, per via del futuro incerto del funambolico argentino. Nel pomeriggio il club di Via Magenta ufficializza il prestito dal Bordeaux del centrocampista Jaroslav Plašil, colonna della nazionale ceca, mentre in serata, dopo l’accordo con Cristiano Biraghi, giovane esterno difensivo giunto in prestito dall’Inter, il presidente ufficializza in diretta tv su “Corner”, seguitissima trasmissione in onda su Telecolor, la permanenza di Barrientos in rossazzurro. Con rinnovato ottimismo si rende visita al Livorno del freschissimo ex Biagianti. Al “Picchi” una doppietta del brasiliano Paulinho condanna gli etnei alla terza sconfitta di fila, evidenziando vari problemi in tutti i reparti. Il primo punto arriva nel fango del “Massimino” contro il Parma: uno 0-0 che soddisfa poco e niente. A Roma, nella prima gara infrasettimanale di stagione, la Lazio approfitta delle distrazioni degli ospiti imponendosi per 3-1. Dopo cinque giornate ci si trova in ultima posizione insieme al neopromosso Sassuolo, con un solo punto. Da Torre del Grifo, in conferenza stampa, il presidente rassicura la piazza: “Col Chievo bisogna vincere, in casi come questi la vittoria è la panacea di tutti i mali; gli infortuni ci hanno penalizzato, i nuovi hanno avuto poco tempo per ambientarsi. Faremo più punti della scorsa stagione. Qualunque cosa succeda, piena fiducia a Maran!”. In campo Plasil e Castro regalano la prima vittoria in campionato, successo che permette di uscire dalla zona retrocessione. La domenica seguente, ancora in casa, una sfortunata autorete di Legrottaglie a tre minuti dalla fine permette al Genoa dell’ex Lodi di strappare un punto. A Cagliari, però, arriva la sconfitta che non ti aspetti: Bergessio illude tutti, Ibarbo e Pinilla (a cinque minuti dalla fine) ribaltano la partita con gli ospiti in dieci per via dell’espulsione di Legrottaglie. Il k.o. in Sardegna ha delle ripercussioni impreviste. In evidente contraddizione con le recenti dichiarazioni, Pulvirenti dà il benservito a Maran, affidando la gestione della squadra a Gigi De Canio, tecnico navigato e specializzato in salvezze. L’esordio del lucano è nello scontro diretto contro il Sassuolo. Al “Massimino” termina 0-0 tra la paura, con i neroverdi vicinissimi al colpaccio. Allo “Juventus Stadium”, privi di diversi titolari, gli uomini in maglia rossa perdono nettamente per 4-0. Al di là della debacle piemontese, a gravare sono gli infortuni di Bergessio (azzoppato da un’entrata killer sul 4-0 di Giorgio Chiellini, reo confesso a distanza di anni) e di Rolin, che riempiono ulteriormente un’infermeria già stracolma, nella quale spiccano i nomi di Barrientos, Izco, Spolli, Bellusci, Peruzzi, Monzon e Plasil. Dopo la sconfitta di Napoli, contro gli azzurri di Benitez, un rigore di Maxi Lopez regala a De Canio la prima vittoria sulla panchina rossazzurra. Il successo sull’Udinese, il secondo in stagione, illude Legrottaglie e compagni, che si portano ad un solo punto dalla quota salvezza. È un fuoco di paglia: a Torino, contro i granata, si perde per 4-1; il Milan di Allegri sbanca il “Massimino” per 1-3, mentre a Genova, al cospetto dell’ex Mihajlovic, finisce 2-0 per i doriani. La serie di sconfitte viene temporaneamente interrotta dallo striminzito 0-0 interno contro l’Hellas Verona di Mandorlini, matricola terribile con sedici punti in più rispetto alla squadra del Vulcano. All’Olimpico di Roma, nell’ultima gara del 2013, arriva un’altra figuraccia, con la Lupa del francese Garcia che passeggia per 4-0. Dopo diciassette giornate il Catania è ultimo con soli 10 punti ma con ancora vive speranze di una possibile rimonta salvezza: i cinque punti di distacco dal quartultimo posto, l’ultimo utile per evitare la retrocessione in B, mantengono l’Elefante ancora in corsa, a patto che la società intervenga come si deve nell’imminente mercato di riparazione…