6 il nostro amore!!!

Sime One, missione compiuta!!!

Sime One, missione compiuta!!! 

Il commento al match del "Rigamonti" tra "rondinelle" ed etnei. I temi "caldi": gioia matematica; Cholo e "ciollini"; calma e Bergessio; Pulvirenti, non nesciri i soddi; sfizio Roma.

Brescia-Catania 1-2


Gioia matematica
Tanto tuonò che piovve. Dopo 15 mesi il Catania ritrova la vittoria esterna e la ritrova nella gara più importante, più decisiva, quella che ti garantisce la salvezza e il raggiungimento di un record storico: sesto anno di fila in A, uguagliato il mitico Catania dei favolosi anni '60 targato Marcoccio. Una vittoria quanto mai provvida, considerata la concomitanza dei risultati conseguiti dalle dirette concorrenti nella lotta per evitare la retrocessione, dalle vittorie di Cesena e Lecce al pareggio tra Bologna e Parma. Una vittoria che assesta il Catania a quota 43 a 7 punti dal terz'ultimo posto, con 6 team sotto e, soprattutto, garantisce la matematica certezza di rimanere in massima serie, matematica acquisita in virtù della drammatica sconfitta subita in extratime dalla Samp nel "derby della Lanterna". Al diavolo tutte le menate da sudoku, le classifiche avulse con cui qualcuno stava cominciando a trastullarsi pur di non accettare una sola e unica realtà: il Catania rimarrà ancora in A. A facci de' caravigghiari. Non solo. Paradossalmente, pur nell'ambito di una stagione non certo esaltante e sicuramente non in linea con le attese della stessa società di Torre del Grifo, si profila una possibilità quasi incredibile: battere il record di punti in A conseguito nella scorsa stagione da Mihajlovic (45), avendo due gare a disposizione (Roma in casa e Inter in trasferta), seppur non agevolissime. Questo è il calcio, questo il fascino di uno sport nel quale nulla si può dare per scontato, in positivo o in negativo. La vittoria odierna e, più, l'aritmetica salvezza raggiunta hanno due matrici ben chiare: la società e l'allenatore. Della prima parlerò diffusamente nel prosieguo del mio editoriale, del secondo pare necessario discutere subito, giacché molto vi è da argomentare.

Cholo e "ciollini"
Il tecnico argentino, reduce da due campionati vinti in Argentina, ha conseguito 21 punti in 16 gare (22 in 20 Giampaolo), 6 dei quali in trasferta; è al terzo risultato positivo consecutivo, quinto in 6 gare; ha battuto 4-0 il Palermo e pareggiato a Torino con la Juve; ha raggiunto l'obiettivo che gli avevano richiesto all'atto dell'insediamento sulla panca rossazzurra con 2 turni d'anticipo. Ha fatto il suo, insomma. Al di là del "bel gioco" che in Italia non esiste. O degli schemi "piacevoli" che in Italia non esistono. Si è adeguato alla mediocre "sostanza" del nostro campionato, ha chiuso la saracinesca della difesa, ha messo in campo qualche giocatore di talento in più rispetto al predecessore (Ricchiuti), ha ricevuto in dote tre elementi di rilievo (bisogna sottolinearlo, per onestà intellettuale) dal mercato invernale e ha centrato il bersaglio. Eppure, per taluno "non è un allenatore"... Lo dicevano anche di Mihajlovic, protagonista della migliore edizione rossazzurra della storia; dicevano che fosse solo uno abile a "spaccare le panchine" e amenità consimili. Ora, io non so se rimarrà a Catania, il Cholo. Probabilmente no. Si dice che sia destinato all'Atletico Madrid... E ci sta. Morto un Papa se ne fa un altro. Tuttavia, penso che meriti il rispetto di una piazza che, anche in questa stagione, si è dimostrata profondamente immatura. Una piazza in cui, alla minima difficoltà, si tenta masochisticamente di "affossare" invece che aiutare. Una piazza in cui si confonde il sacrosanto e inalienabile diritto di critica (anche durissima) con l'insulto infamante e l'illazione gratuita. Una piazza in cui i "pasdaran" si nascondono dietro l'anonimato piuttosto che mostrarsi a volto scoperto, da uomini. Perché uomini non sono, sono tristemente "ciollini". I catanesi sanno cosa significa, non v'è necessità di traduzione. Capirete come un confronto non possa esistere: Cholo, uomo vero, da una parte, "ciollini" dall'altra; non c'è partita. Simeone, oggi, ha realizzato il proprio capolavoro. Ha impostato tatticamente una gara accorta, incentrata su un 4-4-1-1 in cui Bergessio faceva da unica punta (Maxi Lopez in panca), con Ricchiuti a fluttuargli alle spalle e il duo Schelotto-Gomez a tamponare e ripartire sulle corsie esterne. Non solo. Confesso di essere rimasto perplesso dalla scelta di far giocare dopo 5 mesi Biagianti: ha avuto ragione il Cholo, perché Marco ha disputato una signora partita, mettendo, insieme a Carboni, il lucchetto a una mediana centrale impenetrabile per i vari Baiocco, Hetemaj, Kone e Diamanti. Fin da subito si è notato come il Catania fosse tranquillo e il Brescia no. La sesta rete stagionale di Silvestre al 27', su calcio piazzato di Gomez, non è che l'inevitabile corollario di una strutturazione tattica perfetta. Niente da concedere agli avversari, imperativo categorico, senza mai rinunciare a ripartire sulle corsie esterne, anche grazie allo straordinario lavoro di sponda del "lavandina". Nella ripresa, stesso canovaccio e "purga" di Bergessio, alla quarta segnatura stagionale, su assist del solito Gomez. Un trionfo inequivocabile che la rete su punizione di Diamanti al 91', con la collaborazione di un "eccepibile" Andujar, non scalfisce minimamente. Game over.

Calma e Bergessio
Ho sottolineato come il Cholo, al di là dello straordinario apporto in termini di gol ricevuto da capitan Silvestre, secondo cannoniere rossazzurro e miglior difensore goleador del campionato, abbia avuto la fortuna di poter contare su innesti importanti dal mercato invernale. Lodi ha portato in dote 3 gol e mezzo, tre dei quali frutto di trasformazioni su punizione di altissimo livello. Schelotto ha sciorinato prestazioni importanti, compresa quella odierna; apporto in fatto di corsa, copertura e cross che dovrebbe far riflettere sul futuro "pseudoatalantino" del ragazzo. Ma è Gonzalo Bergessio a meritare la vetrina dell'assoluto protagonista. Al di là delle 4 reti, tutte decisive, ciò che deve far pensare è la mole di lavoro che si sobbarca. Oggi, nel suo ruolo, ha fatto un partitone, ma anche in coppia con Maxi si era sacrificato alla grande. E' uno che corre, sferraglia, lotta, e poi magari segna. Uno che canta e porta la croce. Uno con il sangue nelle vene. Uno che in una squadra come il Catania, con le caratteristiche genetiche del Catania, in una piazza come Catania ci può e ci deve stare. Il mio auspicio è che possa costituire il futuro rossazzurro, avendo anche un'età consona alla costruzione di un edificio ancor più solido rispetto a quello attuale.

Pulvirenti, non nesciri i soddi!
Veniamo alla società. L'ho detto e ridetto tante volte: la stagione appena conclusasi, fatto salvo l'obiettivo minimo centrato, non può considerarsi in linea con le attese derivanti da un organico, sulla carta, destinato ad altre performances. E' una mia opinione personale, certo, ma un'opinione che trova non pochi assertori. La salvezza acquisita non può e non deve mettere in ombra le "pecche" palesatesi in più di una circostanza, lacune che dovranno essere colmate con un complessivo "ripensamento" (anche "etnico") in fatto di mercato estivo. Mi pare che gli intendimenti della società etnea vadano, comunque, in questa direzione. Non solo. E' altresì chiaro come dal punto di vista della politica di marketing relativa agli abbonamenti e sotto il profilo di taluni aspetti concernenti la comunicazione si dovrà in qualche modo procedere a una revisione, visto che molti dei "fraintendimenti" con la piazza, e per piazza intendo la stragrande maggioranza dei "moderati" e non certo i "ciollini" di cui sopra, derivano da evitabilissimi e inutili scontri dialettici tra innamorati. Se, per esempio, si vorrà riportare il gran pubblico degli abbonati al "Massimino", non si potrà non attuare una rimodulazione dei prezzi degli abbonamenti, considerato come la politica attuale abbia condotto a un evidente decremento degli stessi. Legge di marketing, nulla di più. Detto questo, non si può non riconoscere come quella attuale sia la miglior società della storia del Catania. Non tanto per il record dei sei anni di fila in A, seppur risultato di gran rilievo, giacché qualcuno mi deve poi spiegre dottamente perché, se possono retrocedere Sampdoria, Atalanta, Torino o Verona (e molte di queste piazze ci mettono anni a risalire...), non possa farlo il Catania che l'anno prossimo disputerà il suo quindicesimo torneo di massima serie. Misteri etnei... Va beh!!! Piuttosto, lo è, la migliore, per aver, prima volta nella storia del Calcio Catania, strutturato un organigramma serio, una compagine societaria moderna, solida e attenta ai bilanci, un parco giocatori di valore, un complesso di strutture all'avanguardia proiettate nel futuro, il Centro Sportivo (fra i più moderni in Europa) come fiore all'occhiello. E non è tutto. Al momento il Catania è una società dotata di una sua seria riconoscibilità e onorabilità a livello nazionale e internazionale. Insomma, è entrata nel giro che conta. Non era mai successo in passato, mai. E tutto questo è stato costruito da Pulvirenti e Lo Monaco. Non riconoscerlo significa essere un "caravigghiaro". E a Catania ve ne sono abbastanza di individui di tal risma... Pertanto, un discorso serio, ben proiettato nel futuro, sarebbe quello di chiedere, anzi di pregare in ginocchio la società di Torre del Grifo di proseguire nella politica di bilancio già messa ia atto con successo, di lottare con il coltello fra i denti per poter finalmente costruire un nuovo stadio a Catania (fondamentale), di strutturare un organico che, anno dopo anno, possa migliorare i risultati sportivi e, magari, far togliere qualche piccolo sfizio ai supporters e allo stesso presidente-tifoso, pur nella consapevolezza dell'estrema difficoltà del campionato italiano che negli ultimi anni ha visto retrocedere (o rischiare di retrocedere) team che non più tardi di qualche mese prima avevano disputato i preliminari di Champions League. Tutto ciò bisognerebbe richiedere, non questo o quel "nome". Proprio per tali ragioni, mi chiedo se la nostra piazza meriti che Pulvirenti continui a "nesciri i soddi". Se fossi in lui, dopo tutto il fango ingoiato in questi anni di gloria (incredibile ossimoro catanese), ai geni del "Puvvirenti nesci i soddi" la soddisfazione non la darei, il giocattolino su cui sputare melma non glielo concederei in libero usufrutto. Li farei tornare nella categoria che meritano, quella che ricordano nostalgicamente, pur magari non avendola mai veramente "vissuta": l'Eccellenza o il CND. Anche perché quella che per alcuni (ho letto e sentito...) era la squadra più scarsa della Serie A è già salva matematicamente e, al momento, ha sotto Gastaldello e Palombo (nazionali italiani), Parolo e Jimenez (nazionali italiano e cileno), Di Vaio (quarto cannoniere del campionato italiano ed ex nazionale azzurro), Giovinco e Amauri (nazionali italiani). O forse scarsi sono solo quelli che sproloquiano, scarsi di spirito...

Sfizio Roma
Prendiamo esempio, adesso, dal "derby della Lanterna". La Samp si giocava la vita, il Genoa nulla. Eppure la piazza rossoblù aveva "gentilmente" informato Ballardini e soci che non avrebbe tollerato alcuno sconto nella gara reputata più importante dell'anno. E il Genoa ha eseguito... Ora, non penso vi sia necessità di "rimembrare" a tecnico e giocatori rossazzurri come il match con la Roma, e non sto dicendo una minchiata, sia addirittura più sentito rispetto al derby con il Palermo. Ma, per il sì o per il no, senza sapere leggere né scrivere, lo facciamo, lo ricordiamo alla squadra rossazzurra. I tifosi desiderebbero "ardentemente" chiudere questa stagione con una bella vittoria sui giallorossi di Montella e "gradirebbero" un impegno consimile a quello sciorinato dai genoani nel derby appena conclusosi. Sono sicuro che il Cholo, uomo "caliente" ed ex laziale, capirà a dovere... Festeggiare la salvezza già conseguita al "Massimino" azzerando le "ciucciatine di dita" sarebbe una goduria immensa, anche ricordando il "furto con... scarso" dell'andata. Ed evitando, magari, le solite "Brighi"... Let's go, Liotru, let's go!!!