6 Bellissima

Mazzarani, altra esultanza da tre punti...

Mazzarani, altra esultanza da tre punti... 

Max Licari sulla cruciale sesta vittoria consecutiva del Catania a Siracusa. "Garra", cinismo e qualità nelle giocate decisive...

Il Catania ingrana la sesta nell'ambito di una evitabilissima corrida
E sono sei. Come il Catania di Marino che poi conquistò la promozione in Serie A. Questa vittoria, però, vale triplo, quadruplo perché ottenuta con la “garra” in un ambiente terribile. Dispiace per la nobilissima Siracusa, città stupenda e piena di gloriosa storia, ma il calcio professionistico è altra cosa. E non ci riferiamo all’espressione tecnica di una squadra sicuramente ottima, ben costruita e perfettamente allenata dall’ex rossazzurro Paolo Bianco. Ci riferiamo a ciò che costituisce il presupposto affinché si possa giocare al pallone. A Siracusa, purtroppo, non esiste. La bella patria di Archimede dimostra di non avere ancora la maturità per poter essere annoverata, appunto, fra le “città” in cui poter sviluppare calcio di livello. Ciò che si è visto sabato sera al “De Simone”, ci duole doverlo constatare, è tipico dei campetti di periferia dove al primo evento negativo si reagisce con la protervia usuale figlia dell’ignoranza. Subito dopo il gol vincente di Mazzarani, è piovuto di tutto nei pressi di Pisseri (comunque centrato sull’addome) e compagni: bottigliette piene, calcinacci, sassi. Se uno di questi avesse centrato un giocatore in testa, si sarebbe potuta sfiorare la tragedia. Una tragedia per un gol (regolare) subito o una partita di calcio persa, seppur contro l’Avversario (rivalità, peraltro, unilaterale, giacché per squadra e tifosi catanesi quella con il Siracusa è una partita più o meno come tutte le altre, essendo considerato come “unico” il derby con il Palermo). Siamo alla follia.

Comprendiamo che sarebbe ingeneroso e certamente errato generalizzare, in quanto siamo sicuri che la maggioranza dei tifosi azzurri sia di adamantina sportività, ma il fatto stesso di non essere riusciti a isolare i famosi “quattro imbecilli”, evitando che si producessero in atti sconsiderati come quelli perpetrati ai danni dell’estremo difensore etneo, suona come un atto di accusa moralmente ineludibile nei confronti di una piazza che deve assolutamente prendere le distanze da tali becere escandescenze. I gravi fatti del “De Simone” porteranno quasi certamente a una squalifica dello stesso, essendo stata sospesa la partita dall’arbitro per svariati minuti e recuperati alcuni degli oggetti pericolosamente contundenti scagliati dagli spalti, ma ciò non potrà cancellarne la vergogna. Scene tristissime, immagini da dimenticare al più presto.

Meglio concentrarsi, invece, sulla bella organizzazione tattica e la buona propensione al pressing di un Siracusa che ha dimostrato, malgrado la sconfitta, di essere squadra vera e, ancor di più, sul letale cinismo di un Catania sempre più consapevole dei propri mezzi, capace di vincere la partita con la forza di un carattere di ferro e di una rosa, in profondità, più qualitativa rispetto alle contendenti. Lucarelli, ancora una volta, ha vinto con i cinque cambi “titolare per titolare” e con il guizzo decisivo degli uomini che devono fare la differenza: a Cosenza con il tandem Djordjevic-Mazzarani, in casa contro il Monopoli con Lodi, in terra aretusea con il trio Lodi-Russotto-Mazzarani, concedendosi il lusso di fallire addirittura un calcio di rigore, procurato dal medesimo ex modenese, giustamente annullato al Ciccio rossazzurro da D’Apice (ma dopo tante, troppe oscillazioni, figlie di una non perfetta conoscenza del regolamento).

Questa è la Serie C. Una categoria in cui il livello dei direttori di gara è similare non può essere che un inferno da cui scappare al più presto. Il Catania pare stia mettendoci tutti i mezzi per farlo già da questa stagione. Il team allenato da Lucarelli ha sfruttato in pieno il concomitante mezzo passo falso interno del Lecce (0-0 con l’Akragas) e la sconfitta del Trapani a Fondi contro l’ultima della classe. Adesso, gli etnei (19), con una gara in meno, si trovano a un punto dai salentini (20), tallonati dall’ottimo Monopoli (18) e dall’arrembante Matera (16). Considerato che, comunque, anche i granata di Calori (14) viaggiano con una partita in meno, si può dire che, a parte il sorprendente (ma fino a un certo punto) sodalizio pugliese degli ’ex Scoppa e Paolucci, tutte le favorite siano più o meno lì e si giocheranno la promozione non certo in autunno. Il Catania delle sei “perle” consecutive, dei 552 minuti di imbattibilità di Pisseri e della difesa meno battuta (2 reti subite) dei campionati professionistici è a pieno titolo in corsa… e fa paura!

LA QUALITA', UNITA AL CARATTERE, VINCE SEMPRE
Se si poteva anche pronosticare l’atteggiamento più prudente di Bianco (fuori Sandomenico per un centrocampo più robusto), non era messo in conto che Lucarelli ponesse a riposo uno dei più positivi della sfida con il Monopoli, Caccetta, ridando fiducia a un Biagianti reduce da qualche acciacco e rilanciando Mazzarani in mediana, nonché Ripa (confermatosi lontano dalla migliore condizione) al centro dell’attacco in tandem con Russotto. Eppure, proprio questa mossa del tecnico livornese, dopo un primo tempo non certo brillante, in cui il Siracusa, pur non producendo palle gol nitide, aveva fatto qualcosina in più rispetto a un Catania solido ma quasi mai pericoloso in avanti, ha garantito una vittoria vitale. Nella ripresa, quando come al solito il pressing avversario (in questo caso degli Spinelli, dei Palermo, dei Magnani, dei Mancino) è calato, la qualità degli uomini chiave ha consentito quei due o tre spunti funzionali al raggiungimento del risultato pieno. Prima, Mazzarani si fa annullare un gran gol per un netto fallo di mano, poi Semenzato si mangia una rete fatta a tu per tu con Tomei (61’), successivamente (63’) la splendida triangolazione Lodi-Russotto-Mazzarani porta al gol del vantaggio, infine lo stesso Mazzarani (79’) viene abbattuto in area, procurandosi il rigore fallito da Lodi che mantiene la partita in bilico fino al 98’. Giocate di qualità, condite dai cambi di Lucarelli (entra in campo gente come Caccetta, Esposito, Blondett, Di Grazia, Djordjevic), che in questa categoria non possono non fare la differenza. Da sottolineare quanto sia decisivo il numero 32: due gol e sei punti pieni per la classifica del Catania. Così si vola… Se consideriamo come, da contraltare, facciano gioco sullo 0-0 l'occasione di Scardina al 53’ (bene Pisseri, unica parata importante della partita) e sullo 0-1 l'obiettivamente clamorosa palla gol fallita in molo modo (a due passi dalla porta rossazzurra) dal non rimpianto ex Parisi (67’), si potrà comprendere come comprensibili (in quanto figlie dell’amarezza), tuttavia ingenerose possano apparire le accese recriminazioni di fine gara degli azzurri. I giocatori di Bianco dovrebbero essere fieri di aver in ogni caso giocato un gara gagliarda al cospetto di una delle migliori formazioni del girone e prendersela piuttosto con quegli pseudotifosi che hanno macchiato l’immagine di una città intera. L’immagine dei giocatori etnei che, sotto il settore ospiti vuoto, esultano a fine gara come se fossero in presenza degli stessi, onorandone la “virtuale presenza”, rimarrà indelebile nella memoria dei supporters dell’Elefante.

ANDIAMO PER LA “SETTIMA”…
Dopo aver uguagliato Don Pasquale, perché non provare a raggiungere le sette vittorie consecutive conseguite dal Catania di mister Andreoli nella vittoriosa stagione di Serie B 1953/54? Per riuscirci, Lucarelli e soci dovranno sconfiggere in casa la Sicula Leonzio dell’ex Rigoli, una squadra che non sta ottenendo grossi risultati, ma che comunque in Coppa Italia ha messo in difficoltà i rossazzurri. L’apporto dello stadio (non meno di 15.000 i tifosi previsti) sarà fondamentale, ma sarà necessario rimanere umili e concentrati. Consapevolezza dei propri mezzi, fiducia, entusiasmo, sì, ma nessun “volo pindarico”, per carità, ancora n’ama fattu nenti... Let’s go, Liotru, let’s go!!!

LE PAGELLE DEI ROSSAZZURRI