Cicchetti e Manca raccontano il 25 aprile 1999

Il perentorio colpo di testa di Roberto Manca

Il perentorio colpo di testa di Roberto Manca 

Il racconto di quella giornata memorabile attraverso le parole dei due protagonisti, in esclusiva per CalcioCatania.Com...

La liberazione rossazzurra
Catania, 25 aprile 1999. Non è ancora estate ma lo stadio “Cibali” bolle già come una pentola che invoca la ‘calata’ della pasta. Catania e Messina si sono date appuntamento lì, a quattro giornate dalla fine del campionato di Serie C2, per decidere la contesa su chi debba oltrepassare il valico che vale la C1. È la quarta volta che i rossazzurri dell’Etna e i giallorossi peloritani s’incontrano in quella stagione. Nelle precedenti tre occasioni (due delle quali in Coppa Italia) è finita sempre allo stesso modo: 0-0, tanto equilibrio, tanta tensione e poche emozioni. Per oltre novanta minuti i ventimila e più che assiepano le tribune dell’impianto catanese, giocatori in campo ed addetti ai lavori, hanno l’impressione che quel copione, fatto di equilibrio esasperato e nervi tesissimi, sia ormai vicino alla finalizzazione del quarto atto. Tutti d’accordo, tranne due. Sul versante destro della metà campo messinese, sinistro per chi attacca, c’è un difensore romano che non usa il mancino manco per scendere dal letto. D’incanto, quel rossazzurro dal numero 2, si ricorda del dono fattogli da Madre Natura e decide di concedere un attimo di gloria anche all’altro piede. Veronica ubriacante all’altezza della bandierina del calcio d’angolo, avversario ammattito, palla al bacio nel cuore della difesa peloritana. Sembra Mauro Tassotti contro lo Steaua Bucarest, nella finale di Coppa dei Campioni di Barcellona 1989. A raccogliere l’allettante invito non c’è il Cigno di Utrecht, così come quel giorno al Nou Camp. Da Oristano, con la maglia numero 18, arriva di gran carriera un ventisettenne che nonostante l’età ha già qualche evidente capello bianco. Prepotente colpo di testa, portiere battuto e corsa sfrenata sotto la Sud a fare l’amore con un’intera Città in delirio. A cinque giornate dalla fine l’Elefante dell’Etna tiene a distanza di cinque punti il Pesce Spada dello Stretto. È la vittoria che sancisce ufficiosamente il ritorno in C1. Per il Popolo Rossazzurro, il 25 aprile, da ormai diciassette anni, rappresenta il giorno della rivalsa, della rinascita, della liberazione dall’incubo materializzatosi il 31 luglio 1993. Dal declassamento in Eccellenza alla polvere dei dilettanti, dalle ingiustizie patite per mano del ‘Palazzo’ alla dolorosa perdita del Presidentissimo Angelo Massimino avvenuta il 4 marzo 1996, dall’amaro spareggio di Avellino contro la Turris alle quattro stagioni di fila in C2: cinque anni di sofferenza per ritornare lì, in quella terza serie, sottratta con fin troppa leggerezza al Cavaliere e a tutta la città di Catania. In esclusiva per CalcioCatania.Com il racconto di quella giornata di gloria attraverso i ricordi di Alessandro Cicchetti e Roberto Manca.

L'esultanza liberatoria di Roberto Manca 



La partita dell’anno
Il derby tra Catania e Messina, già di suo, è una sfida assai sentita. Se poi si mette di mezzo discorsi di classifica, così come accadde in quel 1998-99, l’attesa diviene ancor più spasmodica, anche se in palio non c’è la Serie A ma ‘soltanto’ la promozione nella ‘vecchia’ C1…

A. Cicchetti: “Fu una stagione esaltante, soprattutto dal punto di vista emotivo, e quel Catania-Messina rappresentò la partita dell’anno. Aspettammo con ansia quella gara, perché sapevamo che poteva essere decisiva per la vittoria finale di quel campionato. Il Messina, tra l’altro, era fortissimo ed arrivò a quell’incontro con un distacco in classifica minimo, appena due punti sotto di noi. La gara fu tiratissima: poco spettacolo e tanta tensione. Il pubblico, come sempre in quella stagione, ci seguì in una maniera eccezionale. Contrariamente a quanto accade di solito negli ultimi dieci minuti di gara, con il pubblico che comincia lentamente a sfollare, nessuno andò via in anticipo. I tifosi rimasero compatti sugli spalti, come se tutti aspettassero un nostro gol…”.

R. Manca: “Una partita indimenticabile, tanto attesa e impreziosita da una cornice di pubblico esagerata per la categoria. Sicuramente è stata la soddisfazione più grande della mia carriera: un’emozione fortissima che porto ancora nel cuore. Ogni volta che penso a quel gol, all’esultanza dei tifosi impazziti di gioia, mi viene la pelle d’oca come quel giorno. Ogni tanto me lo vado a riguardare e quando la gente mi chiede con quale squadra ho giocato gli faccio vedere quella rete, con tanto orgoglio. Sensazioni bellissime, uniche, che mi tengono legato al Catania e alla sua gente per sempre”.


Congiunzioni astrali
Un terzino destro naturale che scarta l’avversario di turno come se fosse un’ala e poi crossa impeccabilmente col mancino. Un attaccante che scalda la panchina per oltre ottanta minuti, viene mandato in campo quasi per caso per poi segnare all’ultimo respiro il gol della vita. Bizze del fato, scherzi del destino, una serie di coincidenze particolari che portarono ad un risultato scritto dalla penna del dio del calcio…

A. Cicchetti: “Nacque tutto da un calcio di punizione fischiato ad un paio di minuti dal novantesimo, per un fallo su di me, all’altezza della panchina del Messina. Da lì fu quasi un assedio, con continui cross da parte di Brutto e Di Cunzolo, un calcio d’angolo e diverse mischie in area messinese. In genere, in occasione dei calci piazzati, mi spingevo sempre in avanti per sfruttare il mio gioco aereo. Gli schemi saltarono, così come le posizioni in campo, ed io rimasi sulla sinistra, a presidiare quella zona di campo. Per caso, per destino…”.

R. Manca: “E pensare che io non dovevo neanche entrare (ride di gusto, ndr). Mancavano meno di cinque minuti al novantesimo e lo 0-0 a noi andava più che bene. Stava per entrare Dino Di Julio, ma nel corso del riscaldamento ebbe un problema alla gamba e mister Cucchi decise di farmi entrare al posto di Ciccio Passiatore: il tipico cambio per spezzare il gioco e per perdere tempo… E invece ci fu quell’azione magica di Ale. Io fui bravo a crederci, la misi dentro e vincemmo la partita. Altro che pareggio...”.

Catania 1998/99: Cicchetti, il secondo da sinistra nella fila in piedi  



L’adrenalina di un gol
Una rete pesantissima che spezza un perdurante equilibrio e che decide le sorti di un’intera stagione. Sfilarsi la maglia appare come un gesto automatico. La corsa liberatoria è un' esigenza. In tribuna c’è anche chi piange e chi si trova in campo è ebbro di gioia, come se avesse segnato lui...

A. Cicchetti: “Dopo aver dribblato un avversario misi la palla al centro, senza guardare, e ringraziando Dio, Roberto, la colpì in una maniera eccezionale e fece gol. Avevo l’adrenalina a mille, come se avessi segnato io. Avevo capito fin da subito di aver fatto qualcosa di importante. Il boato del Cibali fu qualcosa di allucinante. Incredibile!”.

R. Manca: “Quella rete per me fu un’autentica liberazione dopo un anno dai due volti. Fu una stagione sofferta, nella quale attraversammo anche qualche momento di difficoltà. Inoltre, a novembre, persi mio padre e la perdita di un genitore è sempre un qualcosa che ti segna dentro. In quella corsa liberatoria, sotto la Curva Sud, lasciai andare tutte le emozioni, la rabbia ed i sentimenti che avevo accumulato in quei mesi. Il giusto coronamento di un anno molto particolare. Ricordo con gioia che la gente che mi incontrava per strada mi diceva gioiosamente ‘Tu sei un pazzo, con quel gol ci hai fatto morire’. Una parte di me è rimasta a Catania…”.

Un abbraccio che annulla le distanze
Diciassette anni dopo di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. Tante altre storie sono state scritte, da altri gruppi e in altre categorie. Ma ogni gruppo è unico, così come le emozioni vissute, e non nonostante i percorsi diversi dei vari componenti il tempo non può scalfire quanto fatto e provato.

A. Cicchetti: “Quello era un gruppo eccezionale composto da ottimi calciatori e da grandi uomini. Roberto è uno di questi: una gran bella persona che stimavo particolarmente. Purtroppo, anche per ragioni lavorative, ci siamo persi un po' di vista… Gli mando un abbraccio grandissimo!”

R. Manca: “Eravamo un gruppo molto affiatato e ben assortito. C’erano tanti elementi dalla personalità molto forte, come Bifera, Monaco, Tarantino, mentre io ero tra i più tranquilli. Mister Cucchi fu molto bravo nel gestire il gruppo nel modo migliore. Con Ale siamo persi un po' di vista, ma lo ricordo con affetto così come tutti i componenti di quel grande gruppo. Da calciatore, Alessandro, era un generoso che non ci stava mai a perdere, il classico anema e core. Un caloroso abbraccio!”

Il tabellino: Catania-Messina Peloro 1-0

Catania: Bifera, Cicchetti, Di Dio, Calà Campana, Monaco, Furlanetto, Brutto, Marziano (80’ Di Cunzolo), Passiatore (85’ Manca), Tarantino, Lugnan (67’ Margheriti). All.: Cucchi

Messina: Manitta, Corino, Accursi, Milana, Bertoni, Marra, G.Rossi (81’ Barbera), Del Nevo, Torino, Catalano (75’ Romano), Scaringella. All.: Cuoghi (in panchina Di Maria)

Arbitro: Verrucci di Fermo

Rete: Manca al 92’


Alessandro Cicchetti, nato a Roma il 4 agosto 1971, in rossazzurro dal 1995 al 1999 per un totale di 105 presenze (11 delle quali in Coppa Italia) e reti 2 reti.

Roberto Manca, nato ad Oristano il 30 maggio 1971, in rossazzurro dal 1998 al 2000 per un totale di 57 presenze (12 delle quali in Coppa Italia e 13 reti (5 delle quali in Coppa Italia).