10 Marzo 2002: Catania-Taranto 3-0

Un cimelio rossazzurro

Un cimelio rossazzurro  

ll racconto della rotonda affermazione dei rossazzurri di Vierchowod sul Taranto di Gianni Simonelli.

10 MARZO 2002
Cielo cupo, sole nascosto e pioggia scrosciante: si presenta così Catania, il 10 marzo 2002, nel giorno dell’attesissima gara di ritorno contro il Taranto. Un match di cartello, tra la seconda contro la terza, reso ancora più sentito dalle scorie risalenti alla gara di andata, quando gli etnei, allora allenati da Aldo Luigi Ammazzalorso, furono sconfitti dai rossoblu. Al di là della sconfitta, firmata da un colpo di testa del bomber liparoto Christian Riganò, ad andare maggiormente di traverso all’Elefante era stato un blasfemo striscione esposto dalla curva tarantina che oltraggiava la Santuzza catanese. A questo, bisogna anche aggiungere la “guerra” a distanza tra le due opposte società, con la Famiglia Gaucci da una parte, con il presidente Riccardo in testa, ed i Pieroni dall’altra. Una bomba ad orologeria ormai pronta alla deflagrazione. Quando le due squadre entrano in campo, agli ordini del signor Bergonzi di Genova, sulle tribune del “Cibali”, stracolme di tifosi catanesi, non piove più da un pezzo. I tifosi tarantini, sepolti dai fischi, sono accolti da una miriade di striscioni dai quali emerge con stile l’ironia marca liotru. Il sole non si vede ancora, aspetta l’evolversi della contesa appollaiato sul carro, consapevole che il suo calore in una gara già “calda” di suo sarebbe eccessivo.

Il primo tempo è maschio e pieno di tensione, con il Catania di Pietro Vierchowod (subentrato al tecnico argentino da un paio di mesi) concentrato e determinato come non mai, forte di tre vittorie di fila ottenute contro Lodigiani e Vis Pesaro in trasferta e Sora in casa, e con il Taranto dell’ex Gianni Simonelli pungente dalle parti di un Gennaro Iezzo sempre attento. Partita sul filo di lana sbloccata da un episodio a pochi minuti dalla fine del primo tempo. Calcio piazzato per gli etnei sulla trequarti pugliese, spiovente in area rossoblù, colpo di tacco di Giuseppe Baronchelli e tiro (in scivolata) di Luca Amoruso che prima bacia il palo e poi finisce in rete con il portiere jonico Nicola Di Bitonto di sale. Catania in vantaggio, estasi sugli spalti.

Nella ripresa, i rossazzurri, spinti da un’atmosfera entusiasmante ed assai contagiosa, prendono in mano saldamente le redini dell’incontro. Il raddoppio arriva puntuale al minuto 61 con Michele Fini, lesto ad infilzare nuovamente Di Bitonto al termine di una bella azione in velocità orchestrata da Kanjengele e Cicconi. Dieci minuti più tardi, con il sole che si diverte a bardare il cielo etneo con i colori dell’iride, Claudio Bonomi pennella con il mancino su punizione un pallone che si spegne imparabilmente sotto l’incrocio dei pali della porta tarantina. Il Taranto ferito nell’orgoglio prova a ritornare in partita su calcio di rigore. Dal dischetto lo specialista Christian Riganò, capocannoniere del Girone B di Serie C1, si lascia ipnotizzare da un ispiratissimo Gennarone Iezzo, bravissimo a ribattere prontamente anche la successiva ribattuta. È come un gol, il quarto, che suggella definitivamente il trionfo-vendetta dell’Elefante più bello della stagione. Al triplice fischio finale i rossazzurri volano a +4 sul Taranto ed a -4 dall’Ascoli capolista, riaprendo, a otto giornate dalla conclusione, la lotta per la promozione diretta in Serie B.

Il gol dell'1-0 firmato Luca Amoruso