Opinioni

Scusi, la Via del Goal?

23/02/2020 9:05

Capitan Biagianti e soci ringraziano i tifosi della Curva Nord

Copia-incolla
Si potrebbe riproporre l’editoriale delle ultime gare disputate dai rossazzurri al “Massimino” anche in merito a questa riedizione di Catania-Ternana, conclusasi su di uno 0-0 dalle medesime caratteristiche delle versioni precedenti. Eppure, questa volta vi è da considerare una “variante anomala” che non consente il 100% di sovrapposizione rispetto alle letture già proposte in occasione del match di Coppa Italia con la medesima compagine rossoverde o quello disputato contro la capolista Reggina. Questa volta la mancata vittoria, un successo che, probabilmente, si sarebbe rivelato un’autentica svolta psicologica stagionale (non a livello di classifica, ovviamente, giacché i rossazzurri rimangono a quota 38 in piena zona playoff all’ottavo posto, a due punti dal Teramo, sebbene dietro incalzino diverse squadre fino ai 34 punti), ce l’ha sulla coscienza Lucarelli. Attenzione, non perché il tecnico livornese abbia "colpe" tecniche particolari, anzi. Sta facendo un grande lavoro atletico, tattico, psicologico, un lavoro che anche in questo assolato pomeriggio catanese si è potuto toccare con mano. Ce l’ha sulla coscienza solo per un motivo: non aver voluto (e le motivazioni possiamo anche comprenderle, non giustificarle), come da più parti invocato (o, meglio, implorato) chiudere definitivamente un’era, quella dei cosiddetti “passeggianti”, un “evo” che ormai non ha più ragione d’essere alle falde dell’Etna e di cui sono rimasti gli ultimi “rimasugli”. Meglio i ragazzi, meglio i “medianacci senza piede rispetto a chi non c’è con la testa e con le gambe, a chi fa della discontinuità il proprio modo d’essere. Il paradosso è che, oltre a persistere (quasi un “accanimento terapeutico”) nel concedere chance di titolarità, si affidino responsabilità troppo grandi per le loro spalle. Punto. Inutile aggiungere altro. Inutile perseverare in recriminazioni che potrebbero poi risultare troppo "crude". Il Catania, quello stesso Catania spuntato e quasi “tenero” che nell’ultimo pacchetto di gare è stato in grado di produrre un solo gol su rigore (a Castellammare contro la Cavese) su sette partite, quasi 10 ore e e mezza senza segnare su azione, avrebbe potuto “svoltare” grazie a un altro penalty, fallito da Mazzarani, al quarto errore dal dischetto (Andria, Akragas, Siena e Ternana), tutti decisivi. L’ultimo retaggio di una gestione fallimentare che ha condannato i tifosi rossazzurri a cinque anni di C (con il sesto più che probabile all’orizzonte) e condotto la società a un passo dal baratro. La colpa, ovviamente, non è del giocatore, che fa quel che può e al quale nulla può essere rimproverato sotto il profilo dell’impegno. C’è chi ha avallato pervicacemente (e sordamente) una determinata tipologia di operazione; c’è chi, ahinoi, non riesce a interrompere improrogabilmente il prodigo flusso di occasioni offerte. Possiamo rammaricarci, ma di certo non sarebbe onesto andare oltre. Tutto il “resto” è solo da encomiare. Grinta, corsa, applicazione difensiva feroce (ancora una volta gli uomini di Gallo non hanno praticamente mai tirato in porta, pur potendo disporre di gente come Furlan, Partipilo, Ferrante, Marilungo, Torromino o Vantaggiato, dei quali solo uno basterebbe al Catania per migliorare sensibilmente le proprie chance di andare a rete), pressing, tante palle in area, corner, mischie. Tutto commovente, ma inutile, perché la qualità in avanti sostanzialmente non esiste. Anche lo stesso Beleck, che produce un lavoro utile in fase di preparazione dell’azione e apertura degli spazi offensivi, non ha doti di stoccatore; da quando è a Catania si è prodotto in un colpo di testa con pallone indirizzato non lontano dalla porta e nulla più.

Grande impegno, poco costrutto
Troppo poco, troppo poco, malgrado l’impegno. E dire che basterebbero forse due uomini (un trequartista di qualità e un centravanti serio) per consentire alla ciurma di Lucarelli un salto di qualità evidente, capace di riaccendere “fiammelle” impensabili. Sì, perché difensivamente si può dire che quella rossazzurra sia al momento una delle squadre più forti. I quattro dietro, con speciale menzione per Mbende (sempre più sicuro al centro e “beniamino” dei tifosi) e Pinto (tutt’altro giocatore rispetto a quello di un mese fa), protetti dal duo Vicente-Salandria, costituiscono un blocco unico che raramente consente all’avversario di tirare in porta (e Reggina e Ternana possiedono, insieme al Bari, i reparti offensivi migliori del girone C). In questo senso, buono il lavoro anche di Biondi e Di Molfetta in fase di ripiegamento. Il problema esplode, dunque, solo quando ci si proietta in avanti, dove il solo “catanesino volante” riesce a garantire qualche spunto interessante (suo il pregevole assist per l’inserimento di Pinto in occasione del rigore decretato dal signor Vigile), mentre Di Molfetta e Mazzarani non riescono mai a produrre una giocata vincente e Beleck, come detto, fa solo lavoro “sporco”. Insomma, lo stesso “copione” visto altre volte. Il gran lavoro in fase difensiva del centrocampo (con il brasiliano Vicente in costante crescita) imbriglia obiettivamente qualsiasi avversario di categoria (gli stessi Palumbo e Paghera sono andati in difficoltà), tanto che poi lo stesso allenatore etneo giustamente cambia i mediani, inserendo i Welbeck o i Biagianti di turno, ma non può, strutturalmente, garantire qualità nelle giocate offensive o inserimenti in zona gol. Ciò sarebbe demandato ai trequartisti oppure ai due terzini che, comunque, talora lo fanno con apprezzabile puntiglio (in specie Pinto); tuttavia, anche quando Lucarelli cambia nella ripresa, inserendo forze fresche come Curcio o Capanni, il prodotto è sempre troppo poco qualitativo. A dir la verità, in questo match contro la Ternana, ci è sembrato tardivo l’ingresso in campo di Manneh che, nella quindicina di minuti finali concessigli dal trainer livornese, è sembrato l’unico a poter mettere, con la sua velocità, in difficoltà la munita linea difensiva umbra. Ma tant’è, è evidente come lo stesso Lucarelli non ami particolarmente il classe ‘98 gambiano, di proprietà e proveniente da una stagione da 4 reti e 8 assist, considerato come prima gli preferisse il deludente Barisic e adesso, nelle gerarchie, venga addirittura dopo Capanni, ragazzo del 2000 in prestito secco.

A Potenza, contro il Picerno, una prova di maturità
Il turno infrasettimanale propone la non facile trasferta lucana di Potenza contro il Picerno, proveniente dalla vittoria interna nello scontro diretto con il Bisceglie e bisognoso di punti a causa della grande rincorsa della Sicula Leonzio, probabilmente il team più in forma del momento, capace di "maramaldeggiare" anche a Monopoli, al cospetto dell’autentica “mattatrice” di quest’ultimo scorcio di torneo. Con tutta probabilità, Lucarelli farà un minimo di turnover, in considerazione del match del “Massimino” di domenica prossima contro la Vibonese (altra compagine in gran forma) e, speriamo, lo faccia nella direzione che un po’ tutti chiediamo: “nuovo corso”, sì, ma totale. Basta più compromessi, adattamenti, tentennamenti. Meglio pareggiare 0-0 con testa di ferro, gambe veloci e piedi di marmo che senza testa, senza gambe e piedi (ipoteticamente) più dolci. Non ce ne facciamo più niente. Let’s go, Liotru, let’s go!


Max Licari .