"Chi fa 'u Catania?"..."a bulletta" di Salvo La Rosa

Salvo La Rosa, conduttore e autore televisivo, giornalista

Salvo La Rosa, conduttore e autore televisivo, giornalista  

Ogni settimana un nuovo personaggio ci dirà "a bulletta" sul Catania...buona fortuna!

Per tutta una lunga settimana, aspettando il calcio d’inizio della prossima partita, l’intera città con stemma ’u liotru si domanda: «Ca viremu chi fa ‘u Catania.» In quest’istante migliaia di cittadini etnei stanno ancora interpellandosi: seduti nell’autobus, in fila alla posta, sdraiati alla plaja o a passeggio alla Villa. Nondimeno, inquieta come il mare in tempesta, adesso un’ondata di catanesi se lo chiede persino in ospedale, in banca, nei bar e financo in visita al cimitero. Dal lunedì alla domenica, dalle nostre parti, la domanda di rito è una sola: «Chi fa ‘u Catania?»
Non siamo da meno, e "Chi fa ‘u Catania?", seduti davanti l'immancabile tazzina di caffè, lo chiediamo ad un volto assai noto del mondo dello spettacolo, Salvo La Rosa.

Salvo, il tuo grande amico Enrico Guarneri non ha centrato la "bulletta" la settimana scorsa. "Catania-Reggina finirà due a zero per noi. Parola di io", aveva pronosticato. Come dobbiamo fare con questo Litterio?
«Sono legato a Enrico da un profondo affetto, stima umana e professionale. Mi piace tanto la maschera di Litterio, quanto l'Enrico attore bravissimo. Per cui non lo posso rimproverare, e se ha sbagliato, è andata così! D'altronde, anche se con un punteggio diverso, il Catania ha pur sempre vinto. E ti dirò che Enrico è un buon calciatore, centrocampista; pochi lo sanno, magari quelli che hanno il piacere di giocare con lui il giovedì.»
Unire tradizione e innovazione è sempre stata la peculiarità in ogni spettacolo da te organizzato e condotto, valga per tutti l'esperienza del "Festival della nuova canzone siciliana", da te rilanciato dopo anni d'oblio. Anche "Insieme" ha goduto della sapiente miscellanea di tradizione e innovazione...
«Il festival lo sbloccai dopo diciotto anni, l'ultimo lo avevo condotto con Pattavina nel 1991; dunque l'ho rifatto nel 2009, e pure 2010. Poi, altro stop, ma mi auguro di rilanciarlo, perchè è stata una manifestazione d'alto livello, andata davvero bene. In tutte le cose bisogna essere molto equilibrati, se facessimo solo tradizione e non pensassimo al presente e al futuro saremmo fuori dal tempo. La storia non va dimenticata mai, un popolo senza storia non ha futuro. Io sono proprio legato alle tradizioni, ma cerco sempre il giusto mix, anche con lo scopo di informare le nuove generazioni di quello che è stato, perché non si può cancellare la nostra cultura.»
Da quanti anni ti dedichi al mondo della televisione e dello spettacolo?
«Ho iniziato questo lavoro che avevo sedici anni e mezzo, il mio primo articolo su La Sicilia fu pubblicato il 25 gennaio dell'80. Poi Antenna Sicilia e non mi sono più fermato, sono trentasette anni, trentasei da quando conobbi la televisione; nel dicembre '81 infatti feci il primo servizio per il TG.»
Finita la bella esperienza con "Insieme" si è aperto il sipario di "Meraviglioso"...
«Premesso che "Insieme" è nel mio cuore, ho avviato questa nuova produzione, "Meraviglioso", la cui prima edizione è andata in onda su TGS sempre dal Teatro ABC; la seconda invece su Video Mediterraneo, partita a fine novembre e che andrà avanti fino a giugno con due dirette e "un meglio di...", per un totale di sedici puntate di cui dieci già andate in onda, trasmessa da un vero e proprio studio televisivo approntato nei locali del LAND, La Nuova Dogana, accanto al porto. Ci tengo a dire che è una produzione tutta siciliana, grazie a Francesco Grasso e la sua Mediamanager; le cose belle in Sicilia si possono fare. Il pubblico ci segue e approfitto di questa intervista per ringraziarlo #CuTuttuUCori, come uso dire su "Salvo La Rosa Official", la mia pagina Facebook, perché la nostra forza sono i lettori, radio e video spettatori, follower, donne e uomini, giovani e meno, persone che ti seguono, ti vogliono bene, alle quali è giusto attribuire un riscontro personale. Per questo colgo l'occasione per rassicurare tutti coloro i quali interagiscono con me sulla piattaforma social che mi curo personalmente di rispondere loro, perché trovo giusto e piacevole dialogare con tutti quelli che mi scrivono, anche criticano, per carità, senza delegare il compito a un "cowriter".»
La scelta di questo periodo per l'intervista non è stato casuale; nel 1991 lanciasti la prima diretta televisiva sulla festa di Sant'Agata...
«In piena "Guerra del Golfo", nel 1991, a gennaio, dopo la scadenza dell'ultimatum dell'ONU, ebbe inizio l'operazione "Desert Storm"; noi catanesi sentivamo la guerra davvero vicina, perché la base di Sigonella era proprio teatro militare attivo. Fu così che l'Arcivescovo in carica, Mons. Luigi Bommarito, decise di dare alla festa un taglio penitenziale; programma praticamente azzerato, con la sola uscita del Busto reliquario portato a spalla dai fedeli e senza Fercolo, in un percorso che andò dalla Cattedrale ai luoghi del martirio della Santa e ritorno. Feci presente al mio capo redattore, all'epoca Domenico Tempio, che quello era l'evento, e andava seguito con una diretta che assicurasse alla gente una partecipazione quanto più numerosa. Fu un successo enorme, perchè la diretta serve proprio a portare l'evento in casa di coloro i quali non possono, per svariati motivi, essere fisicamente in strada. Da allora l'ho sempre fatta e condotta; sarò presente anche quest'anno, un po' come ospite un po' tramite web con Facebook. Per quanto mi riguarda si tratta sempre di un atto di fede e di servizio. O meglio, di un servizio che è atto di fede! E come me, un po' tutti i colleghi che operano in questo settore, e i tecnici, che fanno sacrifici enormi sulle postazioni a parecchi metri dal suolo, per infinite ore, spesso in condizioni climatiche per nulla piacevoli. Si tratta di tutt'altro lavoro rispetto alla diretta da uno studio televisivo o fra le mura di un teatro.»
Qual è la il significato di #CuTuttuUCori? Come nasce il tuo hashtag personalizzato?
«E' nato casualmente. Mi piaceva salutare, commiatandomi da un amico, una persona cara, una compagna, un figlio, dicendo "Ti voglio bene", ma proprio "Cu tuttu u cori", mettendoci tutto me stesso. E ho pensato di renderlo modermo, anteponendogli il segno dell'hashtag.»
Grazie per la bella intervista, Salvo. Siamo arrivati al momento clou, "Chi fa u Catania"?
«Partita di cartello al Massimino, contro il Matera primo in classifica. Io credo che il Catania sia una delle squadre più forti del girone, con gli ultimi innesti non ci sono più scuse; dopo aver assolto tutti gli impegni presi, la squadra è stata rinforzata e completata, servono solo i risultati. Adesso, di corsa verso i playoff, io sono fiducioso e ottimista che questa squadra possa fare sempre più e sempre meglio. Il risultato non può che essere uno soltanto, la vittoria è d'obbligo; non sarà facile, ci vorrà il miglior Catania contro un degno avversario. Il risultato finale potrebbe essere di 2-1, Forza Catania...e basta! L'ho fatto anche sulla mia pagina Facebook ufficiale, ma consentimi di rinnovare il ricordo di Ciccio Famoso, mi mancherà sicuramente. Sono certo che martedì sarà più vivo che mai il suo ricordo com'è giusto che sia per lo storico fondatore dei gruppi ultras catanesi. Diamo atto che quello rossazzurro è il miglior tifo che ci sia, più che mai i tifosi saranno fondamentali in questo finale di campionato.»
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La briga di trascriver di volta in volta le risposte più “sfruculianti” (citazione Max Licari) se l’è presa la redazione di calciocatania.com. Dopo un’interminabile successione di conciliaboli segreti, l’incarico è andato a due appassionati storici di pallone rossazzurro. L’uno bazzica da anni il mondo finanziario, per passione segue i tornei giovanili del Catania e si chiama Vincenzo La Corte. L’altro è Alessandro Russo, un medico ortopedico catanese che scrive e insegna scrittura creativa; il suo ultimo libro, pubblicato di recente per Algra Ed., s’intitola “IL RUSSO-AZZURRO“.