Una Meraviglia...

Calapai, rosso evitabile...

Calapai, rosso evitabile... 

Max Licari sulla sconfitta di Viterbo. Immeritata, ma quando si rinuncia a giocare... Direzione insufficiente.

Più giusto il pari, ma quando si rinuncia…
Fermo restando che alibi a questa società non è possibile concederne, perché la squadra è stata costruita da questa dirigenza e non da altri, il match di Viterbo si sarebbe dovuto, per il logico sviluppo del (non) gioco espresso in campo, risolvere con un pari a reti bianche. Anzi, a dire la verità, fino al gol di Molinaro al 82’, il Catania aveva avuto un paio di buone occasioni, mentre la Viterbese non aveva scagliato un solo tiro nello specchio della porta di Furlan. Ad aggravare la beffa, la segnatura dei padroni di casa appare chiaramente irregolare, in quanto viziata, nell’ordine, da un fallo di mani e da un fuorigioco attivo (e non siamo nemmeno sicuri che il pallone non fosse uscito dal campo all’atto del cross di Culina poi trasformato in oro dal colpo di testa di Molinaro). Una sequela di “orrori” arbitrali ormai all’ordine del giorno quando si tratta di Catania, una delle società meno “tutelate” dell’intero panorama nazionale. E per ragioni evidenti… Tuttavia, quando imposti una gara solo per portare a casa il pareggio, poi accade che vieni punito, soprattutto se non ti concedi praticamente nessuna possibilità di segnare, in virtù di un attacco inesistente. Giocare con il 3-5-2, avendo nel reparto avanzato un centravanti come Barisic e un Sarno fuori ruolo come seconda punta (e lontano dalla condizione migliore), nonché affidandoti a centrocampo alla sola (assai supposta) qualità di Mazzarani, è la certificazione che comunque entri in campo con il chiaro obiettivo di pareggiare. Al sottoscritto il 3-5-2 non è mai piaciuto e mai piacerà, ma ciò che non si comprende è perché cambiare modulo se hai trovato una strada decente (il 4-2-3-1), facendoti condizionare dalle assenze. Meglio perdere tentando di costruire, che perdere rinunciando. Stesso risultato, giudizi (eventualmente) diversi. E, chiaramente, non è un discorso di classifica. Il Catania può attestarsi al sesto, settimo, ottavo posto, cosa cambia? Quello è il valore dell’organico costruito improvvidamente in estate e cui si sta tentando di ovviare a gennaio con scarsissime risorse (inutile sottolineare la gravità della situazione generale della società). Ci sta che si perda a Viterbo, contro una squadra modestissima (ha fatto vedere sostanzialmente il nulla cosmico in fatto di tattica e tecnica), ma, attenzione, PARI GRADO (i laziali, adesso, si attestano a un solo punto dai rossazzurri) rispetto a Biagianti e compagni. Non ci sta, invece, perdere senza tentare di vincere, come hanno fatto gli etnei. Non ci sta che si cerchi di gettarsi in avanti unicamente per disperazione a cinque minuti dalla fine (beccando anche il raddoppio degli avversari in contropiede). Comprendiamo come a Lucarelli mancassero i due difensori centrali titolari e fosse senza centravanti per la cessione di Di Piazza e l’infortunio di Curiale, ma perdere per perdere, meglio giocarsela piuttosto che vivacchiare alla ricerca di un pareggio sempre in bilico, per giunta contro una squadra altrettanto deludente come la Viterbese.

Regge la difesa, male a centrocampo e in attacco
Nell’ambito di un match del genere, ovvio che le rispettive difese possano far miglior figura rispetto agli altri reparti. Infatti, i cinque dietro del Catania, tutto sommato hanno retto bene il “poco o nulla” viterbese (Tounkara e Bunino non hanno toccato palla). La domanda che ci si pone è a cosa servissero in cinque a marcare sostanzialmente nessuno, a scapito della costruzione del gioco in mezzo, dove Biondi è apparso meno a suo agio da mezzala, Mazzarani al solito inesistente in quel ruolo (ma esiste un ruolo a lui adatto in questa categoria?) e Vicente in grado di fare solo legna (come Rizzo, a un passo dal Catanzaro, poi subentrato nella ripresa). Se, poi, in attacco hai il Nulla (Barisic) e un Sarno evidentemente poco adatto a fare da seconda punta nell’ambito di un modulo similare, non puoi stupirti se qualitativamente produci poco. Distruggi sì (anche il fegato dei tifosi, mal disposti a fruire di spettacoli del genere), ma non costruisci. Infatti, le uniche occasioni create dai rossazzurri contro capitan De Giorgi e Markic, difensori di categoria che poco hanno sofferto nel governare il reparto arretrato laziale, provengono da palle da fermo oppure da sporadiche ripartenze. In realtà, l’unica palla seria da tirare in porta per far male a Pini l’ha avuta proprio il giocatore meno indicato, Barisic, al 52’: conclusione debole, parata dall’estremo di casa con facilità. Punto. Inutile, dunque, parlare dei cambi in corso d’opera (prima del gol di Molinaro, solo faticatori da Salandria e Rizzo o ruolo per ruolo come Curcio per Sarno; dopo, tutti i giocatori offensivi, da Di Molfetta a Manneh) oppure di letture tattiche o tecniche. Disquisire ancora della partita sarebbe delittuoso, giacché si è trattato di una pena per gli occhi cui a Viterbo magari possono essere da più tempo abituati, a Catania no. Ancora no, nonostante tutto. L’unica cosa da sperare è, pertanto, che il Catania riesca a piazzare qualche altro colpo in uscita per risparmiare ingaggi (a nostro parere sarebbe un dovere morale ANCHE risparmiare al pubblico catanese l’ulteriore visione in campo di giocatori ormai alla frutta) e incameri un paio di attaccanti migliori degli attuali (non difficile, anzi, facilissimo), nell’auspicio che i vari Curcio, Sarno, Salandria (subito gettato in campo da Lucarelli), Di Molfetta crescano di condizione e consentano un miglioramento della manovra del Catania. Magari non impostata con questo inguardabile 3-5-2…

Prima Terni, poi si pensa…
La partita più importante della stagione si giocherà, ovviamente, a Terni mercoledì pomeriggio, non certo al “Massimino” domenica prossima contro il Monopoli di Beppe Scienza. Il Catania, in questa fondamentale semifinale di Coppa Italia, si presenterà ancora senza punte? Noi speriamo di no. Il nostro auspicio è che già lunedì giunga almeno un centravanti in grado di reggere l’attacco contro una formazione comunque di gran lunga più forte come quella rossoverde, al momento seconda in classifica e in piena corsa per la promozione diretta. Che, poi, si giochi (come a Potenza e Catanzaro) per vincere e non per speculare sul doppio confronto, perché altrimenti si andrà incontro a un’altra imbarcata, ci pare doveroso, Quindi, 4-2-3-1, coraggio e via. Incrociando le dita… Let’s go, Liotru, let’s go!