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L'esultanza dei rossazzurri dopo il gol di Saretto...

L'esultanza dei rossazzurri dopo il gol di Saretto... 

Max Licari sul tennistico successo di Avellino. Gioco offensivo ok, sugli scudi Pinto, Lodi, Di Molfetta e Di Piazza.

Un inizio confortante
Un inizio con il botto che, francamente, era difficile attendersi, malgrado si sapesse come al momento il gap tecnico fra le due squadre fosse ampio. Forse il successo in Coppa Italia sul favoritissimo Bari di Cornacchini aveva un minimo illuso i lupi irpini, ma quanto visto sul campo al “Partenio” non lascia adito a dubbi di sorta. Si tratta di un successo quasi storico perché, tecnicamente, il Catania aveva sì conseguito un 6-0 esterno sull’Akragas in Coppa Italia di Serie C, ma quella partita in realtà si giocò al “Massimino” per l’indisponibilità dell’Esseneto. Pertanto, ad Avellino per la prima volta nella sua storia i rossazzurri siglano sei reti a domicilio (sicuramente per la prima volta in partite di campionato, anche se il successo con il maggior scarto mai conseguito dagli etnei in trasferta è il 5-0 rifilato al Comiso nel campionato di CND 1994/95), mettendo in mostra un gioco “diverso” rispetto alle scorse stagioni; un gioco offensivo, palla a terra, fatto di lunghe trame di passaggi finalizzati all’imbucata finale per gli inserimenti di centrocampisti e attaccanti. La mano di Camplone comincia, quindi, a vedersi, sebbene sia assolutamente doveroso attendere Lodi e compagni a cimenti più probanti rispetto ai pur volenterosi ragazzi di Ignoffo. Il tennistico 6-3 finale, condito da non meno di altre 7/8 palle gol fallite (un paio di Dall’Oglio e una a testa di Di Piazza e Lele Catania addirittura clamorose), racconta di un Catania devastante da centrocampo in su, con un Lodi in cattedra e alcuni elementi in giornata di grazia, in specie l’imprendibile Pinto, l’illuminante Di Molfetta e un Di Piazza tirato a lucido, capace di realizzare una doppietta assai significativa, impreziosita dalla innegabile bellezza del “cucchiaio” con cui ha messo alle spalle del non irreprensibile Abibi il suo secondo sigillo a inizio ripresa. Di contro, da rivedere l’assetto difensivo, non tanto per i tre gol incassati (sul 6-1, a una ventina di minuti dalla fine, il Catania si è evidentemente “rilassato”), ma per l’ancora imperfetto affiatamento tra gli interpreti. Hanno giocato Saporetti (Esposito risultava appiedato dopo il nefasto playoff di ritorno di Trapani) e Silvestri al centro, i quali non sono sembrati affiatatissimi, mentre sulla destra il giovane Biondi, sostituto dell’altro squalificato Calapai, ha disputato una partita convincente in fatto di maturità, giostrando con serenità, senza strafare. Un giudizio più articolato, evidentemente, si potrà dare quando il titolare Mbende sarà in condizione di giocare dal primo minuto. Appare chiaro, quasi scontato, come non si debba considerare solo il rendimento del reparto difensivo, ma analizzare nel suo complesso la fase difensiva, che coinvolge certamente anche centrocampisti e attaccanti. Tuttavia, l’impressione è che la filosofia di questo Catania targato Camplone sia mutata. Si vedrà probabilmente per tutta la stagione una squadra votata allo sviluppo del gioco d’attacco, leggermente più sbilanciata rispetto al passato, nell’intento di segnare un gol in più dell’avversario. Un team, insomma, che concede forse qualcosa in più, ma comunque in grado di “far male” in qualsiasi momento. L’importante era cominciare con il piede giusto, soprattutto per inviare un segnale forte di “presenza” ai tifosi, scottati dalla precedente annata fallimentare e piuttosto tiepidi durante la campagna abbonamenti (toccata, in ogni caso, quota 4.000). n segnale forte da inviare anche al campionato in generale, considerato che questa stagione parte con i rossazzurri un passo indietro nei pronostici rispetto al già citato Bari e non certo troppo sopra Catanzaro, Ternana, Reggina e Teramo, nell’ambito di un girone C davvero “super” e irto di difficoltà. Inutile e dannoso esaltarsi, sarebbe quasi pleonastico dirlo, ma questa gara fornisce un impulso significativo all’ambiente in fatto di entusiasmo. E l’entusiasmo, la convinzione, il coinvolgimento possono risultare fondamentali per centrare l’obiettivo finale, la tanto agognata promozione in B. Del resto, il mercato non si è ancora chiuso e il Catania non è detto che, oltre a perfezionare qualche altra operazione in uscita (per esempio, Rizzo), non riesca a fare qualcos’altro in entrata, in difesa, a centrocampo o sugli esterni offensivi.

Un 4-3-3 puro
Finalmente, sembra che quest’anno si sia cominciato con le idee chiare in merito al modulo. Si gioca con il 4-3-3 classico, con due terzini che partecipano alla manovra, un regista davanti alla difesa, qualche inserimento da parte delle mezzali, due ali e una punta centrale. Schema chiaro e giocatori dalle caratteristiche adatte ad interpretarlo. Possesso palla, pressing alto e l’idea di “offendere” costituiscono il “condimento” di questo nuovo assetto. Già un buon punto di partenza, considerato che in passato i continui “ondeggiamenti” tattici avevano indubbiamente nociuto alla continuità di rendimento della squadra. In questo senso, si può comprendere la scelta di Llama in mezzo, un giocatore bravo tecnicamente in grado di dialogare con Lodi, Di Molfetta e Sarno, altri elementi dai piedi buoni, piuttosto che un mediano puro come Welbeck o Bucolo. Bisognerà, però, vedere quando il Catania incontrerà avversari più tosti, soprattutto in trasferta, se tale opzione potrà essere mantenuta. A parere del sottoscritto, difficilmente. Il Catania ha fatto, in ogni caso, intendere fin da subito quale tipo di percorso voglia intraprendere. Partenza sprint, occasioni a iosa, ali che partecipano alla manovra e crossano (Di Molfetta in particolare, mentre Sarno è apparso ancora un po’ in ritardo di condizione), un terzino sinistro che va come un treno e sbaglia raramente il cross (Pinto), Lodi nel vivo del gioco, Dall’Oglio e Llama che si inseriscono e un pimpante Di Piazza (preferito a Curiale) in avanti. L’azione del gol del vantaggio in tap-in dell’ex leccese al 22’, propiziata proprio da un traversone dal fondo dell’arrembante Pinto, è paradigmatica di un nuovo corso che non può peraltro prescindere da “vecchie abitudini” come le punizioni capolavoro di Lodi, che al 30’ delizia il palato dei 300 splendidi supporters dell’Elefante giunti in terra irpina con un tracciante da 35 metri su cui il portiere locale non riesce a organizzare una respinta. Sul 2-0 dopo mezz’ora, il Catania commette l’errore che poi commetterà anche a fine gara, rilassarsi. Male la difesa sulla rete al 35’ del centravanti Albadoro, migliore dei suoi, ma la sensazione è che possa trattarsi di fatto di un problema di concentrazione. Il secondo gol di Di Piazza a inizio ripresa, su eccezionale assist di Di Molfetta, chiude praticamente la partita, consentendo al Catania di dilagare in ripartenza sugli sfiduciati (e assai modesti) avversari. Da notare, comunque, la qualità delle realizzazioni dei neoentrati Welbeck (68’), Mazzarani (72’) e Bucolo (75’), tre conclusioni davvero belle giunte al culmine di azioni ben orchestrate. Come detto, la deconcentrazione generale porta alla doppietta di Dipaolantonio (77’ e 81’ su chiaro rigore causato da un fallo di Furlan), ma ciò non va a inficiare la convincente prestazione sciorinata dai rossazzurri. Un pomeriggio di felicità e speranza per i tifosi, dopo i bocconi amari ingoiati a Trapani. Ma, attenzione, non si è fatto nulla. È solo un primo passo, necessario confermarsi. E non mollare mai.

Dare continuità
Appunto. Dovrà essere un “mantra”: continuità. Contro la Virtus Francavilla, una buona squadra di categoria capace di fermare sul pareggio l’ambiziosa Reggina, sarà necessario confermare la prestazione di Avellino e, magari, mostrare qualche progresso nell’oliatura dei meccanismi difensivi. Calapai sarà nuovamente disponibile, Mbende avrà una settimana in più di allenamenti. Vedremo. Intanto, godiamoci questo clima di rinnovata fiducia. Let’s go, Liotru, let’s go!