Tre punti salvezza

Lucarelli, gara gestita con cura...

Lucarelli, gara gestita con cura... 

Max Licari sulla vittoria esterna del "Menti". Finalmente una gara "di categoria". Bene Calapai, Mbende e Biondi.

Boccata d’ossigeno
Se non altro, il primo match del post-Lo Monaco Bis dimostra come probabilmente un determinato modo di fare e gestire la società avesse ormai logorato irrimediabilmente non solo i rapporti con la tifoseria, ma anche quelli con staff tecnico e giocatori. Forse, per la prima volta in questo campionato, si è vista in trasferta una squadra. Una squadra di categoria, conscia dei propri (tanti) limiti, ma almeno disposta battagliare e soffrire per portare a casa un risultato positivo, nella consapevolezza di affrontare avversari di pari livello. La Cavese è poca cosa, così come lo sono adesso i rossazzurri. Questo è il punto di partenza per avviare un’analisi seria della gara. Ma, oseremmo dire, pure per avviare un percorso di maggiore “presenza” tecnica, atletica e tattica su tutti i campi. E sì, perché quella blufoncè, pur essendo una classica “squadraccia” di categoria, proveniva da un ottimo momento (tre vittorie, un pareggio e una sconfitta nelle ultime cinque partite), nel quale aveva rifilato tre reti alla capolista Reggina e sconfitto, sempre al “Menti” di Castellammare di Stabia, il Teramo; di contro, il delicatissimo frangente etneo (societario, in primis, tecnico di conseguenza) non faceva presagire, francamente, nulla di positivo. In più, la cabala: mai, in tutta la loro storia, gli etnei avevano vinto in casa campana (seppur non si sia giocato al “Simonetta Lamberti”). Ma la Serie C è questa, si sa. Le sorprese sono sempre dietro l’angolo e gli equilibri psicologici possono mutare da una settimana all’altra. Evidentemente, l’impatto del nuovo "corso Di Natale" ha soffiato una ventata di speranza in seno allo spogliatoio, altrimenti non si spiegherebbe la buona prestazione offerta dall’undici di Lucarelli in terra campana, soprattutto se raffrontata con quella orrenda comparsata sciorinata al “Massimino” contro il Monopoli non più tardi di una settimana fa. Nulla di clamoroso, intendiamoci, ma i tre punti conquistati meritamente contro la Cavese allontanano gli spettri della bassa classifica paventati dallo stesso tecnico livornese. Nient’altro, per carità. Non scadiamo nel ridicolo, malgrado il Catania sia posizionato adesso all’ottavo posto, a un punto dal Teramo settimo e cinque lunghezze sopra l’undicesimo posto occupato da Virtus Francavilla e Paganese: sono stati incamerati preziosissimi punti salvezza che, a fine stagione, risulteranno decisivi in vista del conseguimento dell’unico obiettivo plausibile. Per adesso, a meno di miracolose resurrezioni, non è possibile prevedere altro. Non solo, in qualche modo, questa prestazione, più che il successo conseguito, non riduce a mera tappa di transizione la gara di ritorno della semifinale di Coppa Italia C che i rossazzurri dovranno affrontare in casa giovedì prossimo. Almeno, l’autostima generata da questa vittoria esterna consentirà di approcciare la gara con la giusta voglia e consiglierà alla Ternana, nettamente favorita dal doppio vantaggio assicuratosi nella gara d’andata, un atteggiamento meno spavaldo. Il rigore trasformato da Mazzarani al 44’ assume, dunque, una certa rilevanza a livello mentale, garantendo, finalmente, una settimana più tranquilla alla martoriata ciurma di Lucarelli, perennemente sottoposta all’infuriare della tempesta. Al “Menti” un po’ tutti hanno fatto il proprio dovere, con menzioni particolari a Mbende, insuperabile in difesa, e Biondi, protagonista prima di un incredibile palo colto a porta vuota e dopo dell’azione che ha condotto Longo a fischiare il rigore decisivo. Tuttavia, come detto, la vittoria risulta meritata, in quanto i padroni di casa, al di là di un rigore reclamato al 39’ da Nunziante per un presunto intervento falloso in area di Curcio, non hanno mai realmente impensierito Furlan; solo sterile pressing e nulla più. Proprio per questo, risultano sinceramente eccessive le reiterate e plateali proteste esibite a fine primo tempo e al triplice fischio dell’arbitro in primis dall’ex Russotto (che conferma tutti i limiti caratteriali che ne hanno consigliato la “dismissione” a Catania) e poi dall’intero staff tecnico locale. Nulla di nuovo, comunque: anche questa è Serie C, stramaledettissima Serie C, l’inferno cui il Catania è stato condannato da anni di scelleratezze e pacchiani errori tecnico-gestionali perpetrati da una dirigenza e una società in stato confusionale anche a causa di gravi problemi economici.

Lucarelli non sbaglia
Questa volta Lucarelli si affida al 4-2-3-1 e azzecca la mossa. Dentro gli undici che più o meno può utilizzare dal primo minuto (considerate le squalifiche di Rizzo e Di Molfetta, nonché l’indisponibilità di Curiale e Dall’Oglio), con Mazzarani (l’unico in ballottaggio nel pre-gara con Manneh) a fungere da “falso nueve” e Barisic riportato a ricoprire il ruolo di esterno dopo i disastri degli ultimi due match da centravanti. I rossazzurri, fin dall’inizio, appaiono motivati e meglio disposti in campo, con Salandria e Vicente (entrambi in ripresa) a stazionare davanti alla difesa e il trio Barisic-Curcio-Biondi a supportare l’ex modenese nelle non sporadiche ripartenze avviate. Insomma, il Catania se l’è giocata da subito, senza affastellare barricate, come sempre dovrebbe fare. Malgrado Curcio sembri ancora lontanissimo dalla migliore condizione (infatti, Lucarelli lo sostituisce al 46’ con Esposito, anche a seguito di una lieve noia muscolare) e Mazzarani non possa fornire un decisivo apporto dinamico, i rossazzurri si mostrano pimpanti sulle corsie laterali, dove Calapai e lo sloveno a destra, Pinto e Biondi a sinistra risultano pronti a fiondarsi verso l’area avversaria. Non a caso, Biondi becca un palo clamoroso al 21’ e, successivamente, si procura il rigore decisivo, grazie a una bella giocata in percussione sulla corsia mancina. Il tutto, senza soffrire quasi mai in difesa, al di là delle poc'anzi menzionate proteste locali in relazione a un presunto fallo da rigore operato da Curcio. Anche nella ripresa, cominciata in maniera prudente in virtù della già citata sostituzione dell’ex vicentino, davvero fuori forma, con Esposito (e conseguente passaggio alla difesa a tre), il Catania gioca con vigoria, senza mai arretrare, concedendo poco (una sola mezza occasione capitata a Di Roberto al 68’, ben neutralizzata da Furlan) e spesso procurandosi la possibilità, con Biondi, Barisic e Mazzarani, di rendersi pericoloso in ripartenza, senza comunque mai produrre il guizzo decisivo. Lucarelli gestisce la partita nel modo più consono, anche a livello di cambi, mettendo dentro al momento giusto due mediani freschi (il rientrante Welbeck e Biagianti) al posto di Vicente e Salandria, Manneh per Biondi e il nuovo acquisto Beleck per Mazzarani. Tutte sostituzioni ruolo per ruolo che non hanno modificato l’assetto trovato nella ripresa, uno schieramento davvero roccioso per i locali, considerato come Campilongo le abbia provate tutte, inserendo la qualità a disposizione (in specie Russotto e Di Roberto), senza mai trovare il bandolo della matassa. Insomma, la miglior gara esterna della stagione, anche superiore al 6-3 di Avellino, giunta nel momento più delicato. Speriamo sia veramente un “segnale”, senza tuttavia abbandonarci a nessun tipo di illusione. Sarebbe un suicidio. L’ennesimo.

Prima Ternana, poi Reggina: il “Massimino”
Lucarelli, nel postpartita, confermando l’importanza dei tre punti in chiave salvezza, non ha fatto mistero come i rossazzurri un pensierino al match di Coppa Italia ancora lo coltivino. Quindi, testa alla Ternana, per poi approcciare nel modo migliore il match interno contro la Reggina di domenica prossima. E, chissà, con una sorpresa sugli spalti… Let’s go, Liotru, let’s go!