Squadra nuova, difetti antichi

Zé turbo, una delle poche note positive del match del

Zé turbo, una delle poche note positive del match del "Pinto"... 

Max Licari sull'ennesima delusione esterna in chiave etnea. Un pericolosissimo "déjà vu" cui porre immediato rimedio...

La maledizione continua
Posso comprendere appieno l’amarezza dei tifosi catanesi che sembrano non dover venir più fuori da un incubo capace di rinnovarsi con pervicace puntualità all’inizio di ogni benedetta stagione. Eppure, la crudezza dei risultati è sotto gli occhi di tutti. Ancora una volta, i rossazzurri tornano sconfitti da una trasferta, al culmine di una prestazione “non da Catania”. Attenzione, con questa definizione apparentemente paradossale si vuole affermare che una squadra come il Catania dovrebbe mediamente mostrare, soprattutto in fatto di agonismo e ardore atletico, uno standard di rendimento piuttosto alto; di contro, la dura ed effettiva realtà è che quella di Caserta risulta purtroppo “una prestazione da Catania”, in quanto, almeno negli ultimi quattro anni, il sodalizio rossazzurro dai viaggi extraetnei ha raccolto solo sale e lacrime. Quest’anno avremmo tutti voluto che l’imprinting si rivelasse differente, in modo da fornire un’ulteriore speranza di riscatto, ma non è stato così. La partita del “Pinto”, campo tradizionalmente ostico, ha confermato tutte le classiche “pecche” esterne del Catania, dalla mollezza dell’approccio al deficit agonistico, dalla saltuarietà dell’attenzione difensiva alla sterilità offensiva. Insomma, una “doccia fredda” sugli entusiasmi generati dal nuovo corso di Lucarelli, abbinato a un mercato certamente importante. Se, infatti, il primo passo falso interno con il Fondi, condito da un buon primo tempo e da numerose occasioni da rete fallite, poteva apparire una casualità di inizio campionato, la sconfitta di Caserta, seppur accompagnata dalla considerazione che i “falchetti” abbiano capitalizzato il 50% delle occasioni create (solo due) in tutto il match, non può che far scattare un serio campanello d’allarme: forse, con gli appropriati correttivi tattici e con gli uomini giusti, si potrà veramente recitare da protagonisti in questa stagione, ma questa strada va modificata. Cosa significa tutto ciò? Semplice: inutile fare drammi o trinciare giudizi frettolosi, ma ci sono scelte che appaiono, fin d’ora, poco produttive. Si sapeva, ovvio, che la preparazione impostata da Bartali e Lucarelli non avrebbe consentito un avvio sprint, ma una squadra è “grande” quando ha le risorse per fare risultato anche in condizioni non ottimali. Il Catania, finora, non ha mostrato queste “stimmate” da predestinato. E cominciare a fornire alibi di qualsiasi genere a tecnico e giocatori sarebbe quanto di più deleterio in proiezione futura. Quindi, olio di gomito e pedalare in cerca di riscatto, anche perché la principale antagonista, il Lecce, ha invece cominciato con il piede giusto, battendo il Trapani in casa e attestandosi a quota 4, in perfetta media inglese. E, con tutto il rispetto, il Trapani non è la modesta Casertana.

Scelte iniziali e cambi non produttivi
Lucarelli ha fatto capire nel postpartita che, sorprendentemente, il mercato in extremis gli ha mutato qualche certezza, soprattutto in mediana; ma ciò, come detto, non deve suonare come alibi per una squadra che ha una rosa di valore triplo rispetto a quella della Casertana in termini tecnici ed economici. Il 3-5-2 riproposto in terra campana non ha funzionato a centrocampo e in avanti non solo per la scarsa condizione degli interpreti. Pensare che sia solo quello significa, a mio parere, condannarsi all’ennesima stagione di sofferenza. C’è un problema evidente di amalgama in termini di caratteristiche tecniche e agonistiche dei giocatori. Se, per esempio, sugli esterni si può parlare effettivamente di un ritardo di condizione da parte di Semenzato, Djordjevic e lo stesso Marchese (impiegato da esterno di difesa a quattro e, di fatto, bocciato per adesso da centrale, ruolo nel quale gli è stato preferito il giovane Bogdan, fra i migliori), situazione che verosimilmente potrà migliorare con il tempo, di contro, in mediana centrale la composizione del terzetto non convince. Caccetta è un giocatore compassato, Di Grazia non è un interno (continuo a pensare che renda molto meglio da attaccante) e Lodi va protetto. Chi corre? L’epurato Silva, contro il Fondi, aveva convinto di più, e non di poco, rispetto all’ex cosentino. Contro Rajcic, Carriero e De Rose, buoni giocatori di categoria ma non “fulmini di guerra”, sono andati tutti in ambasce. Se a ciò aggiungiamo la difficoltà a impostare da dietro di Tedeschi (numerosi gli errori in appoggio del centrale difensivo), l’approssimativa condizione di Curiale e l’eterna incompiutezza di Russotto (comunque, il giocatore che sembra al momento avere più freschezza nelle gambe), possiamo comprendere perché il 3-5-2 d’ordinanza non abbia dato risposte convincenti. Non che i locali abbiano compiuto sfracelli, ma il fatto stesso che non abbiano rischiato quasi nulla mi pare indicativo. Il patatrac, del resto, si è consumato nella ripresa, quando il calo fisico ha consentito a giocatori agili come Marotta, Alfageme e De Rose di andar via in ripartenza con maggiore pericolosità. E, siccome l’errore difensivo grave il Catania lo commette quasi sempre, ecco confezionato il gol di De Marco al 77’ a difesa schierata (è la seconda volta, dopo De Sousa, che il Catania prende il gol da un cross dalla fascia destra con taglio dell'avversario al centro dell'area). Lucarelli, che aveva tentato, come già con il Fondi, di cambiare le carte in tavola, prima inserendo Fornito per Di Grazia e poi passando al 4-3-3, con l’inserimento di Mazzarani (ancora una volta impalpabile) per Semenzato e Ripa (anche lui in forte ritardo di preparazione) per Curiale, ha cercato il tutto per tutto nel finale, mettendo dentro anche Marchese e Zé turbo, senza riuscire a rimediare, malgrado l’ingresso del giovane e scattante guineano qualche situazione interessante l’abbia generata. Le uniche occasioni del Catania, in ogni caso, sono riferibili a un destro ciabattato da buona posizione di Semenzato ancora sullo 0-0 (se vogliamo chiamarla “occasione”…) e a due palle pericolose di Russotto nel finale, una a tu per tu con Cardelli e l’altra su colpo di testa da due passi: entrambe clamorosamente fallite, a dimostrazione che il famoso centesimo mancante a fare l’euro difficilmente potrà mai essere guadagnato dall’ex catanzarese nel finale della sua carriera. Troppo poco per una squadra dalle ambizioni del Catania. Insomma, un pericolosissimo “déjà vu” che, se non si porranno immediate contromisure, non potrà che generare ulteriori delusioni ai tifosi catanesi. C’è tutto il tempo, facciamolo subito. Non ripetiamo gli errori della passata stagione. Chi delude, subito fuori a ritemprarsi in attesa di tempi migliori e dentro gente fresca. Lucarelli lo ha fatto, per esempio, con Bogdan, perché non farlo anche con Manneh? Non so se il Catania al momento possa fare a meno della gamba di ragazzi come il gambiano o Esposito. Il Lecce incombe…

Con il Lecce si attendono progressi di condizione…
Un vero peccato. Il Catania ha perso una grande occasione, producendo un inizio di campionato così deludente. Con risultati diversi, il “Massimino” avrebbe risposto al big match con il Lecce con qualcosa di molto prossimo al “tutto esaurito”. Di chance del genere se ne sono perse molte in questi anni. Tuttavia, a questo punto quello con i salentini di mister Rizzo diventa un primo snodo cruciale della stagione. Una bella prestazione, condita da una vittoria, potrebbe mettere tante cose a posto per Lucarelli e soci. Per farlo, il trainer livornese dovrà trarre le prime conclusioni “importanti” dalla trasferta casertana: dentro chi corre, lotta e sputa sangue, non ipotetici fuoriclasse che a Catania non hanno dimostrato mai nulla. Rimaniamo fiduciosi, ma non si può continuare a sbagliare… Let’s go, Liotru, let’s go!!!