Solo la matematica

Plasil, migliore dei suoi al

Plasil, migliore dei suoi al "Friuli"... 

Il commento di Max Licari sottolinea come nemmeno la discreta prestazione offerta in terra friulana sia risultata sufficiente a ridare fiato alle speranze di salvezza del Catania, ponendo ancora una volta in primo piano i gravi limiti offensivi e la pervicace tendenza a commettere esiziali ingenuità difensive. Non dimenticando di ricordare che si sosterrà fino all'ultimo "alito matematico", anche contro ogni logica.

Non basta. Non basta…
Non è bastata nemmeno una delle migliori partite esterne stagionali per ridare residue speranze a una squadra sempre più indiziata a occupare uno dei posti che nessuna delle squadre di Serie A vorrebbe mai occupare. Ormai, ci si può appigliare solo alla matematica, la situazione sembra assai compromessa. I rossazzuri hanno lottato, hanno giocato, hanno creato, ma come in tante, troppe occasioni, non hanno “bucato” la porta del “baby fenomeno” Scuffet. Questo è il limite, già ben evidente a fine 2013 e non “rimediato” con il mercato di gennaio, che sta conducendo il Catania nella categoria cadetta. Attenzione, oggi l’estremo udinese ha ancora una volta dimostrato di essere un potenziale fuoriclasse, producendosi in alcune grandi parate (in specie su Plasil e Bergessio), tuttavia ciò non deve costituire alcun alibi per gli uomini di Maran. Se in 9 partite esterne non segni, evidentemente non puoi avere alcuna possibilità di salvezza, se poi non fai mirabilie in casa. E il Catania non le ha fatte, perdendo tutte le sfide con le “grandi” (tranne la Lazio, che difficilmente quest’anno può essere così appellata), meritatamente e senza remissione di peccati, e pareggiando partite da vincere a tutti i costi come quelle con Sassuolo, Verona, Livorno, Cagliari. Insomma, al di là dell’amarezza generata dalla gara odierna, per bocca dello stesso Guidolin persa immeritatamente dal Catania, l’ultimo posto è ampiamente meritato, avendo tutti i parametri da “fanalino di coda” al posto giusto. Sono 6 le Sconfitte nelle Ultime 7 partite, con 1 solo pareggio casalingo; nel girone di ritorno solo 7 punti in 12 partite. E 19 le sconfitte totali. Un’enormità. Maran sta facendo addirittura peggio del vituperato De Canio, a mio parere uno dei tecnici meno “azzeccati” della storia del Catania. Evidentemente, quando sbagli le scelte iniziali e la preparazione estiva, poi, a cascata, sei destinato a pagare anche sotto il profilo della iella. Ma non si è perso a Udine per iella, perché, pur giocando in maniera propositiva fin dall’inizio, a causa delle solite amnesie difensive, sono state regalate almeno 4 palle gol, per lo più neutralizzate da un buon Andujar, che ha parzialmente riscattato gli orrori di mercoledì scorso. Il refrain è il solito: non segni e, prima o poi prendi il gol. L’assioma rossazzurro. La dura realtà è che la differenza la fa sempre l’attaccante avversario, questa volta l’immenso Di Natale che, anche da fermo, si mostra “troppo” per i nostri. Non rimane nemmeno la consolazione dell’ennesimo quasi “en plein” in negativo delle pericolanti. Ha conquistato un buon punto solo il Livorno, in casa con l’Inter e in clamorosa rimonta. Ma rimanendo sempre lì. In ogni caso, i turni diminuiscono e il Catania continua a perdere. Questo il dato su cui focalizzarsi.

Troppe ingenuità
Maran ha fatto quello che doveva fare. Partita da vincere, 4-3-3 offensivo con Izco e Monzon sulle fasce, Plasil in mezzo e il tridente Keko-Bergessio-Barrientos in avanti. E la tattica ha funzionato dall’inizio, per quasi tutta la prima frazione. Catania corto, pronto a recuperare palla con Rinaudo e Plasil, bene Lodi in regia, buon movimento in avanti dei tre attaccanti. E’ il Catania ad avere le migliori occasioni, in specie con un gran tiro del centrocampista ceco deviato a scheggiare la traversa da Scuffet. Però, con un Bergessio volenteroso ma mai concreto, il Catania non punge e, come sempre accade, non è mai tranquillo in difesa. Basta una “cappellata” di Gyomber (bravo Andujar su Di Natale) e una veloce ripartenza di Allan (clamoroso l’errore di Nico Lopez sotto porta) per sancire un paradosso che non è un paradosso: alla fine della fiera, l’Udinese confeziona le migliori occasioni del primo tempo, malgrado un Catania in pressione costante. Incredibile? No, credibilissimo. Nella ripresa, i rossazzurri continuano a premere, ma l’Udinese passa con Di Natale alla prima occasione, nella solita ripartenza veloce che vede i difensori, da Monzon ai centrali, in grave difficoltà Non è sufficiente il generoso seppur confuso pressing costante portato avanti dai rossazzurri fino alla fine del match; sempre lì lì per spaccare il mondo, ma mai capaci del guizzo finale. Assalto improduttivo, sia per l’innegabile bravura di Scuffet (grande su Bergessio), sia per l’atavica sterilità offensiva degli etnei. Comprensibili i cambi, in specie quelli di Leto e Fedato, ma inefficaci, a dimostrazione che in attacco si poteva e doveva fare di più in sede di scelte estive e invernali. Mi sento di dire che, a mio parere, Plasil è stato il migliore dei suoi, mentre Monzon si è confermato in avanti, dimostrando contestualmente i suoi problemi difensivi, perché il gol bianconero proviene dalla sua parte. Di contro, Keko mi pare un ragazzo assai volenteroso, ma ancora non pronto per situazioni così “calde”. Si impegna in modo commovente, ma non riesce mai ad essere decisivo al momento giusto. E una squadra che deve salvarsi non può permetterselo. Certo, se poi vai a vedere cosa combina Leto, la salivazione ti si azzera. Complessivamente, comunque, una prova non negativa, resa negativissima dal risultato finale e dalle solite ingenuità. E così non si va da nessuna parte.

Nessun proclama
A 7 giornate dalla fine, il Catania si trova ancora a 6 punti dal Bologna quart’ultimo. Il prossimo turno prevede Inter-Bologna e Juventus-Livorno. Il Catania, per tener vive le residue chance di salvezza, dovrà battere il Torino di Cerci e Immobile in casa e poi sperare in qualcosa di finora mai avvenuto, un acuto esterno. A Milano… Vero, le vie del Signore sono infinite, tuttavia, quelle del Catania rimangono pur sempre sette, finite e confezionate. E il trend è sotto gli occhi di tutti. Proclami zero. La situazione è quella che è. Non frutto del destino cinico e baro, ma di errori strutturali e prestazioni insufficienti. Due cose sono certe e incontrovertibili:
-retrocedere in questo inguardabile campionato di retroguardia sarebbe l’impresa più epicamente negativa della storia della Serie A pulvirentiana;
-l’imperativo categorico del sottoscritto sarà continuare a sostenere fino alla fine, fino all’ultimo alito matematico. Contro tutto, dalla logica alla geometria esistenziale. Let’s go, Liotru, let’s go!!!