Quattro vespe...

Rigoli, chiara lezione tattica subita da Fontana...

Rigoli, chiara lezione tattica subita da Fontana... 

Max Licari sul disastro stabiese. Niente corsa, niente personalità, zero gioco. Mercato indispensabile...

Un segnale chiaro
Altro che passi avanti! Indifendibili. Inguardabili. E proprio nella partita più importante, nello scontro diretto che doveva comunicare al mondo di che pasta fosse fatta questa squadra. Un disastro su tutta la linea, fin dalla presentazione della distinta all’arbitro e agli addetti stampa. Se qualcosa si può salvare della trasferta di Castellammare di Stabia è proprio il netto, inequivocabile verdetto che ne viene fuori con estrema chiarezza, una “sentenza” che, ben utilizzata, potrebbe condurre a benefici futuri. Questa squadra, così com’è, non è all’altezza delle migliori. Non ha la personalità giusta per riuscire a imporsi nelle partite che contano su campi difficili, dove è necessario tirar fuori, oltre che qualità tecniche, atletiche e agonistiche, anche quegli attributi psicologici indispensabili solo a poter pensare di raggiungere obiettivi importanti. Non è solo una questione di gol, di centravanti, di gente che riesca a finalizzare l’azione. Sarebbe un errore pensare che il Catania con lo Iemmello della situazione possa improvvisamente annoverarsi tra le favorite alla promozione, seppure ai playoff. Serve di più. E questo “plus” dovrà arrivare dal mercato di gennaio, in tutti e tre i reparti. Almeno tre giocatori di grande personalità che riescano a far compiere alla squadra il necessario “salto di qualità”, capace di consentirle di vincere in trasferta e porsi alla pari con le prime quattro della graduatoria. Per ora, non ci siamo. La prova d’appello, quella che poteva ancora far cambiare idea ai “non ottimisti”, è stata clamorosamente fallita da allenatore e giocatori. Il Catania non è proprio entrato in campo, sommerso fin dal primo minuto dal pressing, dall’organizzazione di gioco, dalla superiore voglia di incidere e di vincere delle “vespette”, alla fine debordanti e meritatamente osannate dal pubblico di casa. Quattro gol sul groppone che potevano essere sei o sette, una sensazione di impotenza diffusa che fa correre brividi lungo la schiena dei tifosi e giornalisti che, forse troppo frettolosamente, si erano illusi che le ultime, meno negative prove esterne di Cosenza e Siracusa, avessero risolto problemi senz’altro endemici. E che a nessuno sopraggiunga l’insana idea di addossare colpe al pur raccapricciante direttore di gara (di imbarazzante scarsezza tecnica), comunque penalizzante nei confronti dei rossazzurri in occasione di un rigore inesistente assegnato ai padroni di casa (l’inadeguato signor Proietti di Terni si trovava a due metri dal contatto Drausio-Ripa, avvenuto un metro fuori area: “no comment”) e di un eccessivo, affrettato, nonché immeritato secondo “giallo” allo stesso Drausio (aggiungerei anche inutile). Il Catania già si trovava asfaltato sotto i colpi di Izzillo e soci, senza alcuna speranza di risollevarsi. Nessuna scusa, nessun alibi. Dispiace dirlo, ma si è trattato di una vera e propria lezione tattica impartita da Gaetano Fontana a Pino Rigoli, fra l’altro ex assai poco rimpianto della gara. La Juve Stabia probabilmente non sarà, in quanto a forza dell’organico, la migliore squadra dei tre gironi della Lega Pro, ma di sicuro è una di quelle che ha un proprio assetto ben definito, un’idea di gioco d’attacco finora sconosciuta al Catania. I campani, così come il capolista Matera di Auteri (di molte spanne il miglior tecnico della categoria), si affidano in primis all’organizzazione, poi anche ai buoni giocatori disponibili in organico; gli etnei quasi unicamente alle individualità. Ciò porta a risultati pressoché simili per quanto concerne i match interni, dove il pubblico, l’ambiente, il clima incidono in modo notevole; a esiti opposti lontano dalle mura amiche, dove l'identità di gioco diviene cruciale. Il girone di ritorno, quindi, si apre in modo desolante per il Catania. Pur non incidendo in modo indicativo sulle speranze di playoff, ci mancherebbe, la debacle del “Menti” invia un segnale forte. L’unica speranza è che questa “scoppola” possa servire da insegnamento e non influire negativamente sul morale della squadra, in modo da chiudere con l’Andria degnamente il 2016, un’annata non certo felice per i colori dell’Elefante. Direi da dimenticare…

Senza Bergamelli, il buio
Se qualcuno aveva voglia di scoprire quanto conti Bergamelli nel rendimento della “migliore difesa” del campionato, è stato servito al “Menti”. Rigoli ha dichiarato nel postpartita che il giocatore avesse problemi fisici, spegnendo ogni tipo di illazione; tuttavia, la sua inopinata assenza si è rivelata decisiva. Bastrini, il suo sostituto, ha replicato la disastrosa prestazione di Francavilla Fontana; non guidato dall’ex novarese, va in tilt completo, non avendo la rapidità necessaria per contrastare i più veloci centravanti avversari. Discorso simile si può fare per Drausio, spesso impeccabile in coppia con Bergamelli, ma in chiara difficoltà senza la sua guida. Ripa (8 reti complessive con il rigore siglato contro il Catania) ha letteralmente fatto tutto ciò che ha voluto, coadiuvato da Kanoute (bravo pure a contribuire alla seconda espulsione etnea, comminata, questa volta giustamente, al neoentrato Nava) e Rosafio (poi Marotta), i quali hanno letteralmente asfaltato Di Cecco e Djordjevic, lasciati completamente alla mercé dei rispettivi dirimpettai da Russotto e Mazzarani, protagonisti di prove in netta controtendenza rispetto alle recenti, buone prestazioni.

Sfida persa a centrocampo
Ma dove Rigoli ha letteralmente perso la sfida con Fontana è a centrocampo. Bucolo, scoppa e Biagianti sono stati letteralmente sommersi fin dal fischio d’inizio da Izzillo, autore della precoce doppietta in fotocopia (ottimi tiri dal limite in beata solitudine), Mastallino e Capodaglio, autentico “signore” delle mediane di Lega Pro. A mio parere, il tecnico di Raccuja ha compiuto lo stesso errore di Siracusa: due partite ravvicinate, niente turn-over. Come al “De Simone”, si sapeva già che gli stabiesi l’avrebbero messa sulla corsa e il pressing: perché far giocare contemporaneamente dal primo minuto proprio tutti i giocatori più compassati? Bastrini, Biagianti, Scoppa, Calil, Mazzarani (protagonista dell'unica vera occasione fallita, sullo 0-1, dai rossazzurri) non possono reggere determinati ritmi, specialmente in sfide così ravvicinate e dispendiose (in casa con la Casertana si era giocato nel fango). Lo stesso Bucolo, uno che non tira ma i indietro la gamba, è apparso spompato. Forse sarebbe stato il caso di cambiare qualche elemento in più. La realtà è solo una: al 48’, il Catania prendeva il quarto il gol (Lisi), mostrandosi alla frutta dal punto di vista fisico. Certo, parlare con il famoso “senno di poi” è spesso facile, ma probabilmente non si sarebbe fatto peggio con tre ragazzi come Piermarteri, Di Grazia e Barisic subito in campo, per esempio… E, poi, Calil. Calil. Calil. Calil. Calil. Riproporlo in campo dopo la gara di martedì scorso ai più rimane incomprensibile. L’impegno non basta, serve toccare palla. Lui non lo fa. Tutti ci aspettavamo un ragazzo che corresse (Barisic), invece... Grave errore. Così, da allenatore, ti esponi a critiche feroci, evitabilissime. In ogni caso, si tratta di un giocatore cui sono ormai state offerte tutte le prove e riprove del caso. Per il suo bene e quello della squadra, a gennaio dovrà cambiare aria. Ma non dovrà essere il solo.

Andria e mercato
A questo punto, diviene imprescindibile battere l’Andria, e non sarà facile (i pugliesi hanno fermato il Foggia nel derby). Lo si dovrà senza gli squalificati Bastrini e Biagianti (diffidati), nonché Drausio e Nava (espulsi). Tre quarti di difesa (sperando in un recupero di Bergamelli), in pratica. Poi, subito il mercato. Lo ripeto, se il Catania prenderà gente del calibro di Marchese, Lodi o Eusepi, tanto per fare qualche nome, probabilmente diverrà una squadra molto importante. Altrimenti, anche per quest’anno ci sarà da riporre i sogni nel cassetto. Anche perché il Catania non è una squadra che si affida al gioco. Pertanto, senza le individualità e le personalità che ti risolvono partite e situazioni, “nenti pa iatta”, come si dice dalle parti di Pordenone… Let’s go, Liotru, let’s go!!!