Playoff senza gloria...

Manneh, ancora una volta tra i migliori...

Manneh, ancora una volta tra i migliori... 

Max Licari sul pari-playoff di Caserta. Gara difensiva e obiettivo raggiunto grazie al Lecce. Ci vorrà altro a Castellammare...

Il minimo sindacale
La "regular season" si conclude con una poco gloriosa qualificazione ai playoff come undicesima squadra in graduatoria, grazie alla finale di Coppa Italia giocata e persa dal Matera contro il Venezia, già vincitore del Girone B della Lega Pro. Senza questo “favore” elargito dai lucani, i rossazzurri sarebbero già pronti a godersi le immeritate vacanze. È vero che, senza i 7 punti di penalizzazione, il Catania si sarebbe qualificato come ottavo, ma ciò in nulla riscatta la deludentissima stagione disputata, a meno che non si voglia accettare il fatto che il Catania possa, in terza serie, finire il campionato a 31 punti dal Foggia, 20 dal Lecce, 11 dal Matera e 10 dalla Juve Stabia, nonché dietro società come Virtus Francavilla o Siracusa. Quindi, nessun tipo di esaltazione e, soprattutto, nessuna illusione. Sulla base delle prestazioni complessivamente offerte e di ciò che si è visto (sarebbe meglio dire NON visto) a Caserta, il Catania vanta pochissime chance di poter recitare un ruolo da protagonista negli spareggi promozione che prenderanno il via domenica prossima e che, nel vero senso della parola, costituiscono un campionato a sé. Il vincitore finale dovrà sostenere sette partite… Di contro, bisogna prendere atto del tardivo sussulto d’orgoglio manifestato nelle ultime due partite dalla squadra, che ha permesso agli uomini di mister Pulvirenti di prolungare almeno di un match la stagione, ridonando un minimo di dignità a un girone di ritorno a dir poco orripilante sotto ogni punto di vista: tecnico, tattico, caratteriale, atletico, gestionale. Una reazione d’orgoglio che fa comprendere come si siano gettate al vento tante occasioni per potersi presentare ai playoff in modo più “consono” al blasone dell’Elefante, considerata anche (e soprattutto) la modestia delle contendenti. Tuttavia, piangere sul latte versato non serve a nulla. L’unica cosa sensata da fare adesso è pensare unicamente alla prossima sfida da giocare in gara secca, con un solo risultato a disposizione (la vittoria), a Castellammare di Stabia, contro una formazione che ha dimostrato sul campo di essere superiore e che, nella partita di ritorno al “Menti”, ha sepolto il Catania sotto quattro gol, al culmine di una prestazione disastrosa da parte dell’undici allora allenato da Pino Rigoli. Però, si sa, il calcio è strano, tutto può succedere. Nessuno parte battuto a tavolino e, di certo, in Campania non si staranno facendo i salti di gioia, dato che il Catania, risultati o non risultati, è sempre un nome roboante che, in sfide secche, in queste categorie non fa dormire sonni tranquilli. L’unico errore, comunque, che NON deve essere commesso è pensare che questa qualificazione possa generare ripensamenti in merito al necessario “reset” da attuare a fine stagione. Questa non è una squadra in grado di rappresentare Catania e il suo blasone in Lega Pro. Dovrà essere fortemente rimodulata da Pietro Lo Monaco in estate, a partire dal nuovo allenatore, in modo da renderla competitiva all’alba di un prossimo torneo da giocare, finalmente, senza la “spada di Damocle” di una penalizzazione umiliante. Se si partirà da tale presupposto, allora, anche gli spareggi che stanno per avere inizio potranno assumere una fisionomia più “promettente”: giocarsela fino in fondo, senza alcuna pretesa, con la mente sgombra, cercando di cogliere il meglio da questa esperienza.

Solo difesa
Contro una formazione proveniente da una settimana agitata (cambio del tecnico, con l’avvento in panchina dell’ex rossazzurro Raffaele Esposito), ma nettamente più serena sotto il profilo del risultato (ai campani bastava non perdere per accedere ai playoff), mister Pulvirenti ha riproposto il 4-1-4-1 che aveva ottenuto buoni risultati con il Siracusa, con la sola eccezione di De Rossi (al termine del match fra i migliori) al posto dello squalificato Parisi. Ma, la motivata Casertana non è certo il vacanziero Siracusa e, fin dall’inizio, si è potuto constatare come in casa Catania non sia proprio questione di moduli. Il problema è atletico (sebbene un leggero miglioramento si stia cominciando a scorgere), tecnico e caratteriale. Questa è una squadra che, al momento, pare non avere nessuna chance di poter vincere una partita in trasferta. Proprio non ci tenta. Chiaramente, questa era un gara “da radiolina”, ma ciò non toglie che il Catania non abbia in pratica fatto un tiro in porta. Non ha mai tentato di vincere il match, unico modo per chiudere i conti e garantirsi una prima sfida più “morbida” rispetto alla trasferta di Castellammare di Stabia. Chiusi in difesa contro un avversario che non aveva nessun motivo per accelerare, gli etnei non hanno prodotto sostanzialmente nulla in avanti per tutti i 90’, se non un destro sparacchiato in curva da buona posizione di Mazzarani e una potenziale buona occasione di Pozzebon, anticipato dal portiere locale in uscita. Non che la Casertana abbia fatto molto di più (un paio le buone parate, non miracolose, di Pisseri), ma era il Catania ad avere l’obbligo di fare la partita! Invece, Scoppa e soci si sono limitati a tenere le posizioni e aspettare i risultati favorevoli dagli altri campi, consapevoli di non poter in alcun modo “offendere” gli avversari. Si sono, in buona sostanza, affidati alla “clemenza della Corte”, una Corte costituita da Catanzaro e Lecce. In questa ottica si possono leggere i cambi, davvero incredibili ai limiti del fantascientifico, di Pulvirenti. Io, cose del genere, non ne avevo mai viste… Scena: al 67’, dopo aver dovuto una decina di minuti prima sostituire Di Grazia con Russotto causa infortunio, Pulvirenti ci propone la sostituzione di Pozzebon (fin lì, obiettivamente, inguardabile) con… Baldanzeddu! Un difensore proveniente da tre mesi di inattività al posto dell’unica punta in campo. In quel momento, Lecce-Andria era ferma sull’1-1 e Fondi-Catanzaro sul 2-1. Mancavano 23’ alla fine più recupero (in media 4 o 5 minuti). In sostanza, mezzora. Ora, ditemi voi cosa possa significare un “segnale” del genere! Io lo leggo così: dato che ritengo la mia squadra incapace di poter vincere, faccio comprendere agli avversari che il pareggio va bene e mi affido alla fortuna allo stato puro (il famoso “Culovic”), nella speranza che a Lecce e a Fondi non cambi nulla. Una sorta di “deposizione delle armi” cui, in casa Catania, non avevo mai avuto modo di assistere e alla quale si aggiunge la “ciliegina” costituita dal cambio del migliore dei suoi (cioè, quello che correva di più), Manneh, con Barisic, tenendo in campo gente nemmeno più in grado di camminare... Magari, qualche tifoso più anziano mi aiuterà a evidenziare qualche episodio storico similare, io non ne ricordo. Rinunciare a giocare, non passando sostanzialmente la metà campo, fin dai primi minuti del secondo tempo e, successivamente, tirar fuori dal cilindro un cambio del genere, ebbene, ditemi tutto quello che volete, ma non è da Catania. Che, poi, si sia raggiunto l’obiettivo, è un altro conto. Ma, i mezzi adeguati alla bisogna non erano stati messi in campo. Forse, sarà stata una “genialata” intrisa di sano realismo da parte di Pulvirenti che, accortosi di non poter fare altrimenti, ha pensato di giocare tutto sul numero 0, vincendo il colpo, ma di “gloria” ne vedo poca in situazione del genere.

A Castellammare di Stabia da sfavoriti
Il Catania di Caserta avrebbe pochissime chance di ben figurare contro la Juve Stabia. Tuttavia, come detto, ci appigliamo all’imprevedibilità del Dio Pallone e alla speranza che Pulvirenti, non avendo nulla da perdere e dovendo a tutti i costi vincere il match, finalmente imposti una gara coraggiosa. Si affronterà la terza miglior difesa (36 i gol subiti dal Catania rispetto ai 43 della Juve Stabia) contro il terzo miglior attacco (65 le reti realizzate dai campani, 20 in più rispetto al Catania, detentore di uno dei peggiori reparti avanzati del girone C). Inutile rammentare le difficoltà ambientali del “Menti”, accompagnate da un terreno di gioco in sintetico spesso indigesto ai rossazzurri. Inutile ricordare la valenza tecnica e tattica dell’avversario, squadra che può vantare elementi di valore per la categoria come Ripa (15 gol), Izzillo, Kanoute o Lisi. L’unica cosa da fare è sostenere al massimo e augurarsi un risveglio generale di una compagine fin qui assai al di sotto delle aspettative. Sorprendeteci… Let’s go, Liotru, let’s go!!!