La notte dell’ultimo “Derby di Sicilia” in terra palermitana Kevin Biondi ed Emanuele Pecorino avevano rispettivamente tredici a undici anni. Da quel 24 novembre 2012, che vide vincere l’Unione Sportiva Città di Palermo 1987 – società fallita nell’estate del 2019 –, il Catania non ha più calcato il manto erboso del “Renzo Barbera” di Palermo. Otto anni dopo, lunedì 9 novembre 2020, quei due ragazzini marca liotru, saranno dall’altra parte della barricata: non più semplici tifosi in erba davanti alla tv, ma – mister Raffaele permettendo – protagonisti in campo.

Più facile vedere in campo dal primo minuto il motorino numero 21, ormai stabilmente in prima squadra da qualche anno, un po’ meno lo ‘spilungone’ number 31 che in questo primo scorcio di stagione, a parte la gara con il Notaresco, in campionato è sempre partito dalla panchina.

Di certo, Kevin ed Emanuele, sentiranno la partita in un modo più intenso rispetto ai compagni di squadra, così come impone la legge non scritta del campanile. Sui social, infatti, i due giovani elefanti hanno mandato dei messaggi inequivocabili. Biondi essenziale, quasi ermetico, con il suo “Testa al Derby”, dal tono decisamente leopardiano Pecorino con un “La quiete prima della Tempesta” in accompagnamento ad un leone famelico. Il tutto, accomunato da due cuori da una parte e due pallini dall’altra rigorosamente rossi ed azzurri.

Catania a Palermo con due catanesi D.O.C. in campo. Una immagine, che solletica l’immaginazione dei tifosi catanesi, che non la si vede dai primissimi anni 90, precisamente da quel 5 maggio 1991, quando mister Sormani diede spazio ad Angelo Sciuto ed a Santo Gianguzzo.

E pensare che potevano essere anche tre...