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Luca Moro, doppietta da urlo in un derby infuocato...

Luca Moro, doppietta da urlo in un derby infuocato... 

Max Licari sul trionfo nel derby contro un deludente Palermo. Baldini indovina tutto, Moro da sballo.

Una vittoria meritata
Un derby che dalle parti di Porta Uzeda verrà ricordato a lungo. Qualunque cosa accada al Calcio Catania 1946 nel prossimo futuro, sempre assai incerto (è bene ricordarlo), questa domenica segnerà una pagina indelebile di attaccamento ai gloriosi colori rossazzurri da parte di una tifoseria e di una squadra che, seppur con alcuni evidenti limiti, sta onorando la patria di Agata assai meglio di quanto fatto da alcuni “illustri” organici, presentatisi alla piazza in odore di santità tecnica e con le stimmate dei predestinati alla promozione nel corso di questi tristissimi anni di inferno targato Serie C. Un derby “d’altri tempi”, come non se ne vedevano da anni, condito da tutto ciò che “nostalgicamente” ci si aspetta da una partita del genere: agonismo, nervosismo, emozioni, gol, interventi al limite, accapigliamenti vari, espulsioni. Alla fine, anche nella classifica non certo edificante delle sanzioni disciplinari subite ha avuto la peggio il Palermo, penalizzato da due espulsioni (Almici e Luperini) rispetto al “rosso” esibito a Russini per doppia ammonizione, nell’ambito di un’infuocata ripresa. Un dato è certo, incontrovertibile: contro una compagine oggettivamente più attrezzata (la classifica, del resto, non mente), i ragazzi di Baldini hanno sciorinato una prestazione gagliarda che li ha condotti ad una netta e meritatissima vittoria, figlia di un gioco spumeggiante che ha, in alcuni momenti, addirittura fatto girare la testa ai più compassati avversari. La cosiddetta “garra” da derby, questa volta, è stata il marchio di fabbrica degli etnei ed è mancata ai rosanero, i quali hanno approcciato una gara così sentita nel modo più errato possibile: la supponenza. Credendo di essere superiori e di poter, in qualsiasi momento, gestire la situazione, si sono fatti aggredire dal primo minuto di gioco, senza poi venirne più a capo. La legittimità del successo rossazzurro è sancita, indubbiamente, dal numero di palle gol create: almeno cinque o sei nitide per il Catania (con Luca Moro ancora sugli scudi: doppietta da urlo, 18 reti stagionali a una gara dal termine del girone d'andata), una per il Palermo (un tiro al fil di palo di Brunori al 60’). I tre punti conquistati, in aggiunta, rappresentano autentica manna dal cielo per la "ciurma" di Baldini, proveniente da un periodo negativo (in fatto di risultati). A quota 23 (25 sul campo), al dodicesimo posto, il Catania rimane a un tiro di schioppo dalla zona playoff e discretamente lontano dalle tempestose acque del mare dei playout. E non è poco, visti i “chiari di luna”. Infine, assistere a prestazioni maiuscole come quelle di Monteagudo, Maldonado e Biondi ci fa comprendere quanto, comunque, si debba sostenere questa squadra anche negli elementi magari un po’ meno “scintillanti” a livello di rendimento, giacché lo meritano per impegno e dedizione. Onore, dunque, a tutta la squadra e allo staff tecnico. E grande, grandissimo onore ai ragazzini provenienti da Palermo, fatti accomodare in un settore ospiti purtroppo desolatamente vuoto. Il calcio, quello vero, è il loro.

Baldini surclassa Filippi
L’allenatore rosanero proveniva da due derby felici. Durante la scorsa stagione, in una situazione per certi versi ribaltata rispetto a quella odierna, il suo Palermo aveva colto dapprima un insperato pareggio al “Barbera” (Filippi era il secondo di Boscaglia, poi esonerato in suo favore) con tredici giocatori disponibili causa Coronavirus e, successivamente, una clamorosa vittoria al “Massimino” grazie alla rete di ”nonno” Santana. Ma, c’è un “ma”… Contro Raffaele, allenatore della stessa scuola, quella del “3-5-2” solido e delle ripartenze, il trainer palermitano aveva potuto gestire la situazione su di un terreno a lui familiare e congeniale, senza sussulti o estemporaneità. Questa volta, invece, non si è ritrovato davanti un tecnico a lui similare. Ed è andato in tilt. Al cospetto di Baldini, profeta di un calcio aggressivo, offensivo, nonché fondato sulla proposizione del gioco e di un pressing sempre alto, è rimasto sorpreso e non ha saputo proporre alcuna contromisura, pur avendo a disposizione una squadra superiore, soprattutto nelle alternative in panchina. L’ex trapanese lo ha “outplayato” dal primo all’ultimo minuto, anche nella gestione delle situazioni di emergenza, a seguito di eventi imprevisti, come una espulsione. In dieci, il Catania ha retto, il Palermo no. Proprio no, non ha saputo assolutamente sfruttare la ghiotta occasione, servita da Russini con un evitabile fallo da secondo “giallo” al 65’, non riuscendo a produrre nulla, malgrado il tentativo di rimediare con diversi cambi (Silipo, già a inizio ripresa, poi Almici, Luperini e Floriano, tutta gente di valore per la categoria) a un trend sicuramente negativo in fatto di reattività sulle seconde palle e lucidità in fase di impostazione. In dieci (e poi in 9), i rosanero, di contro, sono andati fuori di testa, imbarcando acqua da tutte le parti e concedendo diverse occasioni ai rossazzurri. Fra l’altro, se Baldini ha certamente indovinato le scelte iniziali, condizionate dall’affaire Ceccarelli (davvero deludente, tristemente deludente, il comportamento dell’attaccante romano), non si può dire altrettanto per lo stesso Filippi. Accardi per Almici e Soleri per Fella costituiscono autentiche sorprese, mentre il 4-3-3 del Catania è apparso canonico fin dall’inizio. Dentro Maldonado a vestire i consueti panni del “playmaker” in mediana, Biondi (giocatore di gamba e, cosa da non sottovalutare, catanese d.o.c.) nel suo ruolo di esterno alto (in questo caso a destra), la qualità di Russini e Moro a sollecitare i tre difensori centrali rosanero. Forse, la sola scelta di Pinto al posto di Zanchi potrebbe essere considerata sorprendente, visto lo stato di forma non eccelso del difensore esterno mancino di Martina Franca (da poco disponibile dopo un lungo infortunio), ma tutto sommato l’impianto complessivo è rimasto sempre lineare, compatto e improntato su una chiara idea di gioco: attaccare. L’unica che a noi piace. L’unica che, da sempre, ci esalta.

Primo tempo all’assalto
L’inizio gara del Catania è veramente da incorniciare: pressing a tutto campo, triangolazioni e verticalizzazioni per gli scatenati Russini e Greco (monumentale la sua prestazione), nonché ad attivare un buon Biondi (finalmente una bella partita per Kevin!) sulla corsia destra, ben coadiuvato dalla “gamba” di Calapai. In un sistema che funziona, anche Maldonado, apparso complessivamente appannato durante questo girone d’andata, supportato dalla corsa di un ottimo Rosaia, si è imposto in regia, facendo girare il pallone con sufficiente fluidità. Il rigore procurato dallo stesso Biondi al 22’ (fallo dell'ex Odjer) giunge dopo un forcing notevole, ma la trasformazione di Moro (infallibile dal dischetto) è di gran classe. Esplode il “Massimino” come non accadeva da tempo! Nel Palermo, male i centrocampisti, in specie il medesimo Odjer e il regista De Rose (un po’ meglio l’altro ex, Dall’Oglio, almeno in fatto di grinta), male anche gli attaccanti: praticamente ectoplasmatico il pur bravo Brunori, mobile ma non incisivo Soleri. È sulle corsie laterali che Baldini, comunque, vince la gara. Le coppie Calapai-Biondi sulla destra e Pinto-Russini sulla sinistra quasi travolgono le “catene” esterne approntate da Filippi. Non pervenuto Accardi, leggermente più intraprendente Valente, tuttavia entrambi inefficaci contro l’aggressività dei dirimpettai. Sostanzialmente nulla la produzione offensiva dei rosanero, mentre il Catania rimane brillante e potenzialmente pericoloso per tutta la prima frazione. Clamorosa la palla gol, per esempio, non sfruttata da Biondi al 42’: splendidamente lanciato dal redivivo Maldonado, entra in area e scarica un potente destro incrociato su cui si produce in una grande parata Pelagotti; sulla respinta, Greco ciabatta un debole destro verso lo stesso estremo difensore rosanero da favorevole posizione.

Ripresa da “corrida”
A inizio ripresa, Filippi si presenta subito con il fantasista Silipo al posto di un deludentissimo Odjer e il Palermo dà l’impressione di poter proporre qualcosa di diverso in fase d’attacco, avanzando di qualche metro il baricentro, anche perché il ragazzo palermitano ci sa fare. Ma si tratta di un fuoco di paglia, dato che di occasioni vere non ne vengono prodotte e, anzi, è il Catania a rendersi pericoloso in ripartenza con i soliti Russini, Biondi e Greco, vere e proprie spine nel fianco della difesa ospite. Nemmeno gli ingressi, al 53’, di Almici e Luperini per Buttaro e Dall’Oglio cambiano le carte in tavola sotto il profilo tattico. Al 57’, addirittura, è l’argentino Monteagudo, protagonista di una gara impeccabile in fase difensiva, ad avere la palla giusta da un corner ben indirizzato dalla destra. Ma il suo colpo di testa, da posizione indisturbata e centrale rispetto alla porta di Pelagotti, risulta debole. Al 60', l'unico squillo del Palermo: stoccata al volo di Brunori a fil di palo (bravo nell'assistenza Silipo, il migliore dei suoi, nella circostanza). Poi… poi accade di tutto. Accade che Russini, al 65', si faccia espellere dall’arbitro ennese Rutella per doppia ammonizione; che il Palermo vada all’assalto all’arma bianca in un “Massimino” infuocato; che Almici la combini grossa, facendosi a sua volta espellere per una manata a un ragazzino adibito alla mansione di raccattapalle a bordo campo; che il Catania trovi autentiche voragini in contropiede da sfruttare con i neoentrati Provenzano (al 63’ per Maldonado), Izco (anche lui al 63’ per lo stremato e applaudito Greco) e Zanchi (al 70’ per Biondi); che al 84’ Moro trovi il raddoppio con una azione personale in piena area che ricorda il miglior Van Basten (un gol d’autore, come se ne vedono pochi anche in B. Peraltro, il ragazzo di Monselice eguaglia, a quota 18, il numero di gol siglati in un'intera stagione da Cadei nel 47/48, Ciceri nel 74/75, Baggio nel 01/02 e Calaiò nel 14/15) e qualche minuto dopo fallisca la clamorosa tripletta, lanciato a tu per tu con Pelagotti (bravo, nell’occasione, a uscire tempestivamente); che Luperini si faccia cacciare fuori direttamente dal direttore di gara, assurto suo malgrado a protagonista di un finale da rodeo, per un brutto fallo da dietro su Provenzano; che il Catania trionfi fra i peana dei suoi tifosi, concordi nel tributare all’unisono l’ovazione alla squadra e, per un attimo, a dimenticare, nella gioia orgasmica di una vittoria da sogno, i problemi societari di cui nessuno, però, è ignaro e incline a sottovalutarne la gravità. Consapevolezza e orgoglio. Da catanesi veri.

Un altro derby, ma il focus principale rimane quello societario
Questo pomeriggio di festa non deve, però, distogliere l’attenzione dalle delicate vicende societarie che proprio nel corso della prossima settimana vivranno momenti decisivi. Il 13 l’assemblea dei soci della Sigi, il 16 il pagamento della seconda tranche degli emolumenti dovuti (sono, al momento, stati pagati solo gli stipendi dei giocatori), il 21 l’udienza presso la sezione fallimentare del Tribunale di Catania. Lì, l’attuale società dovrà presentarsi con solide certezze da veicolare ai giudici, sulla scorta della relazione dei membri del CTU. Saranno necessarie risposte serie. Risposte in merito al futuro, alla ricapitalizzazione, alla cosiddetta “finanza esterna”, alle eventuali interlocuzioni con soggetti interessati, che richiede soprattutto una piazza importante come Catania. Chiarezza, è quello che tutti pretendiamo in questo frangente, senza più fumosi arzigogoli. Al secondo derby di fila, seppur derby "minore", quello di Messina, gara del tutto diversa rispetto a quella vinta con il Palermo, considerati il valore dell’avversario (ultimo in classifica) e il peso dei tre punti per lo stesso, ci penseranno Pellegrino, Guerini, Baldini e i giocatori. Hanno dimostrato di poterlo fare con sufficiente efficacia… . Let's go, Liotru, let's go!!!