Mezzora non basta

"Bomba" Bombagi, unica nota lieta... 

Max Licari sul deludente pari con le "vespe". Un piccolo raggio di luce che non dirada il buio...

Una piccola luce, ma il buio permane…
Se il Catania giocasse sempre come nella prima mezzora contro la Juve Stabia, probabilmente sarebbe in zona play-off. Purtroppo trenta minuti non bastano e, infatti, i rossazzurri si ritrovano al quintultimo posto a 26 punti; vero, a una sola lunghezza dal Catanzaro, ma anche a due minuscoli punticini dal Melfi quartultimo. Alt! Razionalità e lucidità! Gli uomini di Moriero non vincono da sei partite. In Lega Pro… Il succo è questo, non i “se” e i “ma. E i tifosi cominciano a provare una fottuta paura della terza retrocessione consecutiva, del baratro dei dilettanti, del Vuoto Pneumatico di un fallimento sportivo e non. Bisogna, quindi, comprendere a fondo questa situazione, altrimenti si rischia di non dare il giusto peso ai fischi, ai cori degli ultimi “superstiti” del “Massimino” (circa quattromila gli “irriducibili”, sotto la pioggia e davanti a uno spettacolo tecnico-tattico deprimente), tacciandoli magari per “ingenerosi” o “inopportuni”. No. Sono reazioni d’amore tradito; tradito non dai giocatori scesi in campo contro le “vespe” di Castellammare, ma da tre anni di fallimenti, insuccessi, errori, proclami bislacchi e promesse da marinaio. Proprio per questo, mi pare di poter intravedere una “luce” nella prestazione degli etnei, pur nella profonda amarezza per l’ennesima occasione di vittoria gettata al vento; una “luce” che potrà fendere il buio dell’attuale disperazione dei supporters solo se l’ulteriore settimana di lavoro che separa la squadra dalla trasferta di Agrigento consentirà a Moriero e al professor Petralia di estendere da 30 ad almeno 70 minuti l’autonomia fisica e mentale dei ragazzi.

Condizione atletica
È opinione personalissima, ma nessuno è ancora riuscito pienamente a convincermi del contrario: questa squadra corre sempre meno di qualsiasi contendente. Pur ribadendo che il problema principale del Catania, da tre anni a questa parte, è di natura societaria, cioè nella conclamata insipienza gestionale di chi è stato chiamato a manovrare il timone della nave (poi divenuta barca, barchetta, scialuppa, gommone, zattera, canotto), non posso non rimarcare che i rossazzurri in A, in B o quest’anno in Lega Pro, nell’ambito della stessa partita, evidenzino sistematicamente un vistoso calo atletico non riscontrabile nella formazione avversaria. Certo, contro il team di Zavettieri il campo pesante ha in qualche modo favorito il rude difendente e, se lo sciagurato Calil avesse messo dentro una delle due o tre clamorose occasioni capitategli, parleremmo d’altro, ma il dato di fatto rimane valido. Bisogna interrogarsi sulle cause reali, sul come e perché, in tre lunghi anni, non si sia riusciti a risolvere tale problema. Adesso è tornato Petralia; una settimana di ritiro (peraltro giustamente sospeso dalla società) non basta sicuramente a risolvere le difficoltà più profonde, tuttavia l’auspicio è che si possa migliorare sensibilmente nei prossimi sette giorni. Mancano 8 gare al termine e il tempo comincia a scarseggiare…

4-2-3-1 meglio del 4-3-3
Devo dire che, non fosse stato per quella ripresa obiettivamente povera di contenuti, il mio giudizio sulla “prima” di Moriero al “Massimino” sarebbe stato del tutto positivo. Così, lo sospendo, in attesa di conferme in un senso o nell’altro. Come detto, la prima mezzora ha proposto il miglior Catania del 2016. In trenta minuti, certamente, sono state prodotte più occasioni da rete che nelle precedenti sei partite messe insieme. Il 4-2-3-1 messo in campo dal tecnico ex leccese ha funzionato nel pressing, nel recupero palla, nelle trame di gioco, nelle sovrapposizioni sulle corsie laterali e, soprattutto, nella distanza fra i reparti. Finalmente una squadra corta, compatta, arrembante. Non solo. Moriero ha fatto scelte tecniche logiche, figlie di quanto accaduto a Martina Franca: dentro Garufo a destra in difesa, Agazzi per Musacci in mediana, l’ex Bombagi a fungere da trequartista in fase di possesso e da terzo centrocampista in quella di non possesso, nonché il trio Russotto-Calil-Falcone in attacco. Un unico, grande, enorme, perché (che verrà spazzato via all’Esseneto da provvidenziale squalifica): Ferrario al posto di Pelagatti. Bisogna dire che la fortuna non sta aiutando il Catania, perché, se al posto dello scadentissimo Schirru (il peggior arbitro stagionale), capace di negare due solari rigori al Catania e di consentire ai giocatori campani di attuare una stucchevole tattica ostruzionistica (addirittura, permessa nella ripresa una irritante pantomima a Diop durata ben 5 minuti; scenetta da opera buffa, oltre che da 0 in pagella da parte del commissario arbitrale), avesse diretto il match un “fischietto” preparato, probabilmente la partita si sarebbe chiusa già nel primo tempo, al netto dell’unico, grave errore difensivo (una cooperazione infelice tra Bergamelli, Liverani e Ferrario), che ha consentito a Diop di pareggiare il bel gol di Bombagi (classico acuto dell’ex) nell’unico tiro nello specchio della porta indirizzato dalla Juve Stabia in 90’. Di contro, asserire che il Catania non abbia vinto per colpa dell’arbitro di Nichelino sarebbe troppo e andrebbe a precostituire un alibi pericolosissimo a una squadra che non vince da sei turni. Pitino e Moriero, piuttosto, dovrebbero cercare di chiedersi come mai giocatori come Russotto e Calil, gli ipotetici “uomini in più” dell’organico rossazzurro, da qualche mese a questa parte stiano risultando, all’opposto, gli “uomini in meno”. Se il Catania non ha chiuso il primo tempo in vantaggio di due gol lo deve agli errori macroscopici sotto porta di uno stralunato Calil, incapace di incidere, poco “cattivo” in zona gol ed evidentemente privo di qualità da leader, a dispetto della fascia da capitano indossata; nonché alla sistematicità di Russotto nello sbagliare la scelta nella giocata decisiva. Se anche i migliori sembrano essere altrove con la testa, come ci si può aspettare che gli altri tolgano le castagne dal fuoco in momenti così delicati? I pur encomiabili (per impegno) Falcone, Agazzi, Di Cecco, Garufo (autore dell’assist decisivo a Bombagi) non possono cantare e portare la croce. Devono essere i migliori a dare l’esempio. E non sta accadendo. Tanto che, una volta esaurito lo sforzo iniziale, la squadra ha cominciato a perdere i punti di riferimento e a calare d’intensità. Nella ripresa, a parte un colpo di testa di Calil sprecato da posizione favorevole, il Catania non è mai riuscito a impegnare Russo. Un calo netto, deciso e inequivocabile che nemmeno i non tempestivi cambi nella ripresa sono riusciti a mascherare. Ancora fumoso Calderini, fantasmatico Lupoli, incoraggiante per la sola presenza Castiglia. Nota positiva, Bombagi, il più continuo e, probabilmente, intuitivo nel comprendere come giostrare da trequartista nel nuovo modulo; bello il gol realizzato al 27’, frutto di una ficcante imbucata nell’area stabiese. Nota negativa, come accennato, Ferrario, un vero e proprio disastro: lento, impacciato, improvvido, tecnicamente inadeguato, ha anche il demerito di lasciare in 10 la propria squadra nel finale; metterlo in campo al posto di Pelagatti è un errore che Moriero almeno non potrà commettere ad Agrigento, considerata la squalifica.

Ad Agrigento per svoltare
Contro l’Akragas di Pino Rigoli non si potrà scherzare. E non ci si potrà fidare nemmeno della considerazione che, dal punto di vista della classifica, il derby siciliano varrà più per la squadra etnea che per i padroni di casa. Una squadra in salute, atleticamente tosta, con qualche individualità buona per la categoria, quella agrigentina. Tutto da perdere e niente da guadagnare, insomma, per i rossazzurri. Bisognerà fare meglio e con più continuità per ottenere un risultato positivo imprescindibile per la classifica. L’auspicio è che Castiglia possa cominciare dall’inizio, che gente come Calil, Russotto o Falcone venga illuminata sulla via di Damasco e che Petralia faccia il suo lavoro. Poi, il modulo è quello e la strada tracciata da Moriero non potrà essere abbandonata. Non resta che sperare. Come ci siamo ridotti.. Let’s go, Liotru, let’s go!!!