Mazza parola...

Mazzarani, unica luce in un pomeriggio di imbarazzante pochezza atletica, tecnica e tattica....

Mazzarani, unica luce in un pomeriggio di imbarazzante pochezza atletica, tecnica e tattica.... 

Max Licari sul successo rossazzurro contro il Picerno. Ok solo il risultato, scelte incomprensibili, prestazione imbarazzante.

Solo il risultato. Per il resto…”Bradypus Torquatus” di Espirito Santo
Imbarazzante. È l’unico aggettivo utilizzabile per la disarmante prestazione offerta dai rossazzurri in un “Massimino” desolatamente vuoto, al cospetto del modesto Picerno. Da accettare come oro colato, dunque, i tre punti arraffati alla meno peggio in virtù dell’acuto dell’unico giocatore al momento decisivo in casa etnea, Andrea Mazzarani. Ma nulla più, che sia chiaro. Fatta l’ormai stantia premessa (ci sembrerebbe inutile doverlo sempre ripetere, ma risulta purtroppo necessario “a favore” di chi si diverte a leggere o ascoltare solo “a convenienza”, in modo da poter ergersi a fenomeno da tastiera, inveendo contro questo o quell’ipotetico “servo del sistema”) basata sull’amara constatazione di come le colpe, TUTTE le colpe, vadano attribuite a chi ha costruito questa squadra, cioè alla dirigenza, ci pare necessario sottolineare come, obiettivamente, la formazione messa in campo dal primo minuto da mister Camplone ponga in evidenza una ancor più allarmante, situazione di totale confusione. Che il Catania, sul campo, stia ancora una volta (dopo anni di errori COSTANTEMENTE uguali) dimostrando di non avere i ritmi della categoria, di essere una compagine compassata, lenta, involuta, senza idee e insufficiente tecnicamente in alcuni ruoli, beh, è pacifico, quasi assiomatico; che l’allenatore ci metta del suo per renderla ancor più incomprensibile, inguardabile, indecifrabile, ecco non sarebbe magari il caso che accadesse così di frequente. E, invece, accade. E accadeva anche con Sottil o Novellino, per esempio, non propriamente due personaggi “di primo pelo”. Ecco perché si deve riflettere, e tanto, sull’attuale gestione tecnica della squadra. Non è umanamente possibile che si ritorni invariabilmente agli stessi, identici equivoci! Camplone, che a inizio campionato sembrava sicuro di un suo percorso e chiedeva tempo e pazienza, presenta al nono turno di campionato, in una partita interna contro un avversario non certamente trascendentale, un undici senza capo né coda, infarcito di “passeggianti” o elementi che già da tempo sono stati bocciati in seguito a reiterate prove orrorifiche, lasciando in panca i pochi che corrono! Contemporaneamente in campo, infatti, i vari Pinto, Rizzo, Llama, Barisic, Curiale… in buona sostanza, tutti quelli che hanno difficoltà dinamiche, con in più l’intoccabile Lodi e i non certo “dinamicissimi” Mbende e Mazzarani, a completare per otto undicesimi una squadra dai ritmi propri del “Bradypus Torquatus” di Espirito Santo (un rapido giro su Google consentirà di attingere a maggiori informazioni in merito a tale simpatico animale). In Serie C? Ai più potrebbe sembrare uno scherzo, se non fosse incredibile realtà. Quando ci sono state presentate in tribuna stampa le distinte, quasi tutti ci siamo messi le mani nei capelli, quasi sorpresi di sorprenderci, nell’ambito di un film, purtroppo, già visto. Un centrocampo con Lodi, il “tartarughesco” Llama e l’inesistente Rizzo? E Welbeck, l’unico acquisto decente, non diciamo eccezionale, decente, uno dei pochi a correre come dovrebbe correre un calciatore di terza serie, in panchina?????????? Un attacco con lo spaesato Barisic, non pronto in quanto reduce da un infortunio e ancora una volta presentato in un ruolo (esterno d’attacco) dove da anni fallisce sistematicamente, accanto a un centravanti (Curiale) che non si regge in piedi (preferito a chi comunque corre e ha siglato quattro reti, Di Piazza) e a un’ala adattata come Mazzarani?????? Chiunque avrebbe pronosticato un mezzo disastro, così come puntualmente accaduto: Camplone costretto a sostituire dopo 40’ letteralmente desolanti Llama e Barisic (sottoponendoli ai fischi del pubblico, del tutto evitabili non facendoli giocare) per i più pimpanti Welbeck e Rossetti; poi, al 46’, a cambiare un Rizzo inconcludente (ci piacerebbe sapere, dopo il campionato scorso, quante altre prove serviranno alla società e al tecnico per comprendere come si tratti di un giocatore non più presentabile a Catania) con l’estromesso Di Piazza; in ultimo (72’), a “panchinare” il volenteroso ma evanescente Curiale con Dall’Oglio, nella speranza di difendere un risultato importantissimo dagli attacchi sempre più frequenti di un avversario poco preciso tecnicamente, ma certamente più dotato fisicamente. Se per qualcuno tutto ciò è accettabile, bene. Per chi scrive, assolutamente no. Alla fine, malgrado tutti questi orrori, il Catania porta a casa i fondamentali tre punti (adesso i rossazzurri, a quota 15, si ritrovano a cinque lunghezze dal battistrada Potenza, considerato come la Ternana abbia perso lo scontro diretto con un Bari alla terza vittoria consecutiva dopo il cambio d’allenatore), grazie alla modestia dell’avversario, a due o tre ragazzi che corrono (Calapai, uscito dal campo stremato al minuto 86, Welbeck, Rossetti, protagonista anche di un gran tiro stampatosi sulla traversa) e alla prontezza sotto porta dell’unico giocatore dotato di un minimo di lucidità in questo frangente, Mazzarani, già alla quarta rete stagionale. Per il resto, buio. Alla società e al tecnico il compito di fornire risposte immediate per cercare almeno di sistemare qualcosa, rendere un po’ più compatto tecnicamente e tatticamente l’undici da schierare, in modo da giungere al mercato invernale non troppo lontani dalle posizioni che contano. Un mercato che dovrà essere più che robusto, perché questa squadra necessita di due cose: mandare a casa una volta per tutte, UNA VOLTA PER TUTTE, i “fallimenti” inutili e deleteri, i “passeggianti” dai contratti pluriennali, cioè quei giocatori che già in estate non avrebbero più dovuto far parte di questa rosa (e ce ne sono tanti, in tutti i reparti); incamerare elementi di categoria, di gamba, potenzialmente TITOLARI, pronti a far cambiare registro alla squadra. Se ciò non accadrà, possiamo affermare con ragionevole certezza, fin da metà ottobre, che il Catania l’anno prossimo militerà ancora in C e un altro anno di investimenti importanti a perdere sarà gettato al vento, mettendo ulteriormente in difficoltà la società di Viale XX settembre.

Scelte iniziali incomprensibili
Come anticipato, il 4-3-3 iniziale di mister Camplone risulta incomprensibile ai più e totalmente squinternato in campo. Il Catania, lento e privo di fosforo, fa fatica a produrre gioco contro un 3-5-2 ordinato e nulla più, considerato che il Picerno di mister GIacomarro deve fronteggiare un numero di assenze addirittura maggiore rispetto a quelle affrontate dal Catania. In mezzo, Llama e Lodi, lentissimi e pressati dai vari Kosovan, Vrdoljak e Pitarresi, non riescono ad accendere la luce, mentre Rizzo, paradossalmente il più libero, sbaglia tecnicamente tutto quello che è possibile sbagliare. In avanti, Barisic, evidentemente non in grado di scendere in campo, cerca sulla destra di trovare spazio e, malgrado sia supportato dal giocatore più in forma, Calapai, si ritrova a fallire anche l’appoggio più elementare, suscitando la rumorosa disapprovazione del pubblico, mentre Mazzarani, sulla sinistra, non trova nell’inguardabile Pinto (altra prestazione disarmante) una sponda all’altezza. Di Curiale, a sorpresa in campo al posto di Di Piazza, poche tracce. Si tratta di un giocatore che, malgrado l’impegno profuso, non è in grado al momento di reggere nemmeno in modo men che mediocre l’attacco di alcuna formazione di categoria. La sostituzione prima dell’intervallo dei disastrosi Llama e Barisic con Welbeck e Rossetti, nonché l’ingresso di Di Piazza a inizio ripresa al posto di Rizzo (a disegnare, con Mazzarani a centrocampo, un 4-3-3 più offensivo, consentito solo dalla non elevatissima cifra tecnica dell’avversario), riescono, comunque, a produrre una piccola scossa che al 46’ porta al gol di Mazzarani, unico acuto di una partita a dir poco deludente da parte degli etnei. L’azione porta la firma del giocatore che, con Calapai, maggiormente dimostra di possedere i ritmi della categoria (quasi un unicum nel Catania): l’imbucata di Welbeck consente a Curiale un tiro da due passi che, rimpallato, fornisce l’involontario assist all’accorrente Mazzarani, pronto a scaraventare in rete. Punto e tutt’altro che a capo, perché i rossazzurri mostrano sì di essere schierati con un minimo di logica (e di “gamba”) in più, in special modo dall’ingresso di Dall’Oglio al 72’ al posto di Curiale, ma non producono (o, meglio, non hanno le possibilità strutturali per farlo) l’accelerazione in grado di chiudere il match (solo un’estemporanea traversa da più di venti metri di Rossetti e un’occasione fotocopia rispetto a quella del gol, fallita dallo stesso Mazzarani), finendo per soffrire (da segnalare un intervento di piede decisivo operato da Furlan su Nappello al 56’) fino all’ultimo minuto gli attacchi dei volenterosi giocatori picernesi che, supportati da una cinquantina di sostenitori giunti dalla Lucania, al triplice fischio del signor possono ben dire di aver onorato il campo e fatto un’ottima figura in uno stadio che fino a qualche anno fa ospitava le gesta del “papu” Gomez e di “Topolinik” Mascara. Non poco per i rossoblù di capitan Pitarresi, decisamente desolante per Lodi e soci.

Vibo: vietato fallire
Se a Vibo Valentia, pur contro una formazione reduce dalla scoppola tennistica di Francavilla Fontana, si giocherà così, senza nerbo, senza idee, senza corsa, si perderà ineluttabilmente. Non sappiamo quali giocatori possano essere recuperati o se vi saranno altri acciaccati (Mbende, a fine gara, è sembrato dolorante), ma di sicuro mister Camplone non potrà presentare in Calabria una formazione come quella dei primi 45’ contro il Picerno. Meglio, per esempio, qualche giocatore più incline alla corsa come Biondi o Rossetti che la solita sfilza di cariatidi immobili inevitabilmente destinata a condurre all’inevitabile disastro. Tanto per intenderci, meglio eventualmente perdere, se proprio lo si deve fare in quanto attualmente inadeguati, mettendo in campo gente abituata a correre e lottare che farlo ugualmente con i soliti noti, ormai impresentabili. Il pudore reclama la sua parte… Let’s go, Liotru, let’s go!