Lucarelli: "Gli episodi non ci sono stati favorevoli"
- di Giuseppe Cortese
- 04 May 2018 5:42
Le parole del mister rossazzurro nella conferenza stampa di oggi pomeriggio
Mister Cristiano Lucarelli è intervenuto nel pomeriggio di oggi in conferenza stampa a Torre del Grifo. Di Seguito le sue dichiarazioni:
«Secondo me quello che è venuto meno nelle ultime partite sono stati gli episodi. Nel calcio purtroppo o per fortuna sono quelli che determinano il risultato. Mi rendo conto che magari dal punto di vista del tifoso, dei giornalisti e da altri punti di vista si fa attenzione più al risultato. Nelle tre partite dove sono venuti un po’ meno i risultati: con la Juve Stabia c’è mancata di buttarla dentro; col Trapani, i granata nella loro “grande” prestazione (ironico, ndr) hanno fatto un tiro in porta nel primo tempo e nella ripresa hanno trovato quei due gol per nostre disattenzioni. Domenica abbiamo costretto a cambiare modulo il Matera che ha un allenatore che offre spesso un calcio molto offensivo e a farli giocare di contropiede, cosa che è da ritenere positiva. Nel primo tempo abbiamo creato situazioni a ripetizione, c’è mancato il colpo del k.o. in quelle partite dove era necessario. Non avere al cento per cento il nostro bomber principale che sta ancora curando i fastidi alla schiena può aver influito; gli episodi non ci sono stati favorevoli. Un conto è andare in vantaggio e far giocare il Matera tutta la partita in dieci, un conto è andare sotto per un errore nostro. Io ricordo in passato la stampa catanese che insorgeva per errori arbitrali: datemi i 2 punti di Bisceglie e i 3 col Matera e poi ci ritroviamo all’ultimo curva come ho sempre detto. Nonostante tutto non ho mai perso l’ottimismo e la positività, all’ultima curva ci siamo arrivati, ma purtroppo ci è mancata la sgasata definitiva che ci costringerà a giocarci i play-off».
«Abbiamo comunque il miglior attacco del campionato. Quest’anno abbiamo lavorato su due moduli (3-5-2 e 4-3-3), non abbiamo mai accantonato l’uno quando facevamo l’altro. Quando abbiamo incontrato squadre di medio-alta classifica, che giocavano col 3-5-2, col 4-3-3 abbiamo fatto un po’ di fatica in mezzo concedendo due uomini. Con le squadre di medio-bassa classifica siamo riusciti a fare bene anche concedendo i due uomini. Ai play-off si porta poco di quello che è stato l’andamento della stagione, perché non puoi fare calcoli, ogni partita è questione di vita o di morte, o si vince o si perde o si prosegue o si va a casa. Se dovessimo arrivare secondi ci basterebbero una vittoria e tre pareggi per arrivare alla finale, se dovessimo arrivare terzi ci basterebbero due vittorie e quattro pareggi. Quindi incontrando squadre forti dobbiamo valutare l’avversario, il modulo con il quale gioca ed essere bravi a limitare quei difetti che abbiamo, cosa che hanno tutti. Gli allenatori bravi cercano di nascondere i difetti e di valorizzare i pregi. Io l’anno scorso ho visto da vicino le partite del Parma, che pur non giocando bene è stato molto concreto, vincendo i play-off. Oggi ha tra l’altro le possibilità più concrete di andare in A. Anche il Venezia sta facendo molto bene, quindi dico di lavorare al massimo e di non tralasciare niente. Oggi i particolari fanno la differenza».
«Mi auguro che alla svelta la mia squadra superi la delusione della mancata promozione diretta, domenica si vedeva che c’era ancora un po’ di delusione per l’occasione del primo posto mancato. Purtroppo non si può tornare indietro quindi si deve guardare avanti, ogni situazione ci deve far crescere, come calciatori, come uomini, come allenatori, come staff. Resta un grande campionato riconosciuto a livello nazionale, anzi viene data molta importanza a quello che abbiamo fatto fuori casa. Dobbiamo resettare dal punto di visto mentale e fisico perché abbiamo speso tantissimo per rincorrere il Lecce per 34 giornate. Quindi ora dobbiamo tirare un po’ il fiato, alcune scelte di Matera sono state dovute a quello. Dobbiamo recuperare chi ha giocato un po’ meno nelle ultime partite, perché ai play-off vogliamo avere a disposizione tutti e 24 i giocatori».
«Oggi sono di buon umore, il sorriso non lo perdo mai perché penso che anche nei momenti più bui aiuti a vedere le cose in maniera positiva. Sto vicino, a livello sociale, a persone che soffrono veramente, per motivi più veri, molto più concreti. Io mi sono azzardato a dire, a caldo dopo una partita, che con il Trapani ci può essere stata un po’ di emotività nell’approccio alla gara da parte dei miei ragazzi, dovuta a una cornice di pubblico eccezionale per la categoria, mi sono ritrovato il giorno dopo i titoli sui giornali: “Lucarelli ce l’ha coi tifosi”, o “Lucarelli attacca i tifosi”. Vi dico che nella mia vita da calciatore ho giocato con calciatori bravi, alcuni un po’ meno bravi. Una volta ho giocato con uno, del quale non faccio il nome, che durante la settimana era impossibile prenderlo e mi chiedevo come faceva a non giocare nel Barcellona, Real Madrid, Chelsea, United, la domenica non ce l’avevi mai. L’emotività esiste dappertutto, in tutti gli sport e in tutti i lavori. Ci sono due tipi di emotività, quella positiva: quando vanno bene le cose puoi far di tutto, ma poi c’è quella negativa, ovvero davanti alle difficoltà posso un attimo far fatica. Noi abbiamo rimontato qualche partita, come con il Cosenza, ma in casa siamo andati spesso sotto di due gol. Non sono uno che quando si perde, “perde la squadra e non l’allenatore”, io invece faccio il contrario, cerco di lasciare la squadra tranquilla anche dopo una prestazione non all’altezza. In una partita con la Nazionale, a “San Siro” contro la Francia, Donadoni mi fece entrare a venti minuti dalla fine, quando guardai i miei avversari, Barthez, Thuram, mi dissi: “ma cosa ci faccio qua io?”, sembrava non avessi mai giocato a calcio, era subentrata in me l’emotività negativa. Quanti studenti, magari prima di una laurea, di un esame, avevano studiato il discorso a memoria e poi hanno fatto scena muta. Ci sono tante squadre in Italia o all’estero che hanno la figura del mental coach. Spesso mi avete criticato perché dite che sono uno che cambia tanto, ho cambiato quando c’erano tre partite in una settimana, poi l’intelaiatura è stata sempre la stessa. Noi dobbiamo capire che siamo una squadra forte, sono gli altri che devono avere più preoccupazioni quando ci incontrano, non noi che incontriamo loro. L’atteggiamento della partita col Trapani: avevo detto alla squadra di limitare le corse di Mazzarani e Lodi e di uscire sulle mezze ali, poi dovevamo tenere lontano loro dalla nostra area. Le uniche situazioni che ci mettevano in difficoltà erano quando lanciavano lungo su Evacuo che si sbracciava e teneva palla per circa sei secondi e dava modo alle ali di prendere campo».
«Domenica abbiamo sofferto tantissimo sui piazzati. Semenzato l’ho voluto io, dopo averlo visto col Pordenone. È uno che ci serve per i play-off. Domenica ho cercato di fare una squadra per dare minutaggio a chi aveva giocato meno».
«Il Rende dopo di noi è tra le squadre che hanno vinto di più in trasferta, mi pare lo abbia fatto 7 volte. Questo penso sia già un bel campanellino d’allarme che ci deve tenere ben svegli. Non voglio mettere le mani avanti, ma non mi faccio una malattia se arrivo secondo o terzo. Arrivare secondi e non risolvere i problemi non è bello. Ci meritiamo di chiudere in una certa maniera. Vogliamo vincere per chiudere questa positiva stagione, se c’è mancato il colpo del k.o. andiamolo a cercare nei play-off. Bisogna fare i complimenti al Lecce, perché siamo uomini di sport. C’è da preparare una nuova competizione, è tutta un’altra situazione, vince chi è più cazzuto, chi ha più testa e chi arriva a quell’appuntamento con tanto entusiasmo. Per le critiche il riferimento sono io, la faccia ce la metto io, come a Monopoli. Quando si vince gli applausi li faccio prendere ai ragazzi, ma quando si perde la faccia ce la metto io. Essere ben voluto dalla piazza e non dalla squadra è nocivo per i ragazzi, per loro l’allenatore deve essere una rassicurazione. Ci sono allenatori che hanno fatto carriera che allenano i giornalisti, io no, alleno la squadra. Sono sicuro che quando andrò via da Catania mi apprezzerete di più di adesso».
«Porto sempre a esempio la partita di andata con la Leonzio. Venivamo da sei vittorie di fila, ma sentivo che bisognava osare di più, che l’1-0 era rischioso, e lì ho sbagliato, perché ho cominciato a mettere qualcosa di più offensivo, infatti in quella partita feci giocare insieme Mazzarani, Lodi e due attaccanti centrali. Abbiamo perso la partita in casa. Io dopo questo filotto di 8 risultati utili consecutivi non ho voluto cambiare. Al Trapani concedevo già due uomini a centrocampo. Russotto lo sappiamo io, lo staff medico e la società come va gestito. Quando sono arrivato a Catania ero l’unico che voleva tenere Russotto. Quando si torna dalle vacanze estive ci vogliono tre mesi per ricondizionarsi, figuriamoci dopo che si è fermi da più mesi per infortunio. Caccavallo ci è stato tolto prestissimo, non abbiamo avuto fortuna. Sono contento di essere arrivato sulla panchina del Catania fino all’ultima giornata, e questo per me è motivo di grande orgoglio (sorride, ndr). Angelo (Scaltriti, ndr) mi ha fatto notare che se anche dovessimo perdere domenica, saremo comunque il secondo miglior Catania della storia per media punti, dopo quello del 74/75, anche superiore a quello che è andato dalla B alla A, e questo credo che abbia un gran valore. Mi sento a tutti gli effetti un aspirante allenatore e credo che questa sotto tutti i punti di vista sia stata una stagione di crescita, allenare il Catania è molto bello ma ha le sue difficoltà, dopo aver allenato qui si può “affrontare anche la Cina”. Fuori da Catania viene apprezzata molto la nostra stagione, mi hanno chiamato squadre di Serie A per chiedere informazioni su alcuni nostri giocatori. Bisogna stare tutti uniti. È dalla testa che dipendono le fortune dei calciatori e di una squadra, non dai moduli».
«Secondo me quello che è venuto meno nelle ultime partite sono stati gli episodi. Nel calcio purtroppo o per fortuna sono quelli che determinano il risultato. Mi rendo conto che magari dal punto di vista del tifoso, dei giornalisti e da altri punti di vista si fa attenzione più al risultato. Nelle tre partite dove sono venuti un po’ meno i risultati: con la Juve Stabia c’è mancata di buttarla dentro; col Trapani, i granata nella loro “grande” prestazione (ironico, ndr) hanno fatto un tiro in porta nel primo tempo e nella ripresa hanno trovato quei due gol per nostre disattenzioni. Domenica abbiamo costretto a cambiare modulo il Matera che ha un allenatore che offre spesso un calcio molto offensivo e a farli giocare di contropiede, cosa che è da ritenere positiva. Nel primo tempo abbiamo creato situazioni a ripetizione, c’è mancato il colpo del k.o. in quelle partite dove era necessario. Non avere al cento per cento il nostro bomber principale che sta ancora curando i fastidi alla schiena può aver influito; gli episodi non ci sono stati favorevoli. Un conto è andare in vantaggio e far giocare il Matera tutta la partita in dieci, un conto è andare sotto per un errore nostro. Io ricordo in passato la stampa catanese che insorgeva per errori arbitrali: datemi i 2 punti di Bisceglie e i 3 col Matera e poi ci ritroviamo all’ultimo curva come ho sempre detto. Nonostante tutto non ho mai perso l’ottimismo e la positività, all’ultima curva ci siamo arrivati, ma purtroppo ci è mancata la sgasata definitiva che ci costringerà a giocarci i play-off».
«Abbiamo comunque il miglior attacco del campionato. Quest’anno abbiamo lavorato su due moduli (3-5-2 e 4-3-3), non abbiamo mai accantonato l’uno quando facevamo l’altro. Quando abbiamo incontrato squadre di medio-alta classifica, che giocavano col 3-5-2, col 4-3-3 abbiamo fatto un po’ di fatica in mezzo concedendo due uomini. Con le squadre di medio-bassa classifica siamo riusciti a fare bene anche concedendo i due uomini. Ai play-off si porta poco di quello che è stato l’andamento della stagione, perché non puoi fare calcoli, ogni partita è questione di vita o di morte, o si vince o si perde o si prosegue o si va a casa. Se dovessimo arrivare secondi ci basterebbero una vittoria e tre pareggi per arrivare alla finale, se dovessimo arrivare terzi ci basterebbero due vittorie e quattro pareggi. Quindi incontrando squadre forti dobbiamo valutare l’avversario, il modulo con il quale gioca ed essere bravi a limitare quei difetti che abbiamo, cosa che hanno tutti. Gli allenatori bravi cercano di nascondere i difetti e di valorizzare i pregi. Io l’anno scorso ho visto da vicino le partite del Parma, che pur non giocando bene è stato molto concreto, vincendo i play-off. Oggi ha tra l’altro le possibilità più concrete di andare in A. Anche il Venezia sta facendo molto bene, quindi dico di lavorare al massimo e di non tralasciare niente. Oggi i particolari fanno la differenza».
«Mi auguro che alla svelta la mia squadra superi la delusione della mancata promozione diretta, domenica si vedeva che c’era ancora un po’ di delusione per l’occasione del primo posto mancato. Purtroppo non si può tornare indietro quindi si deve guardare avanti, ogni situazione ci deve far crescere, come calciatori, come uomini, come allenatori, come staff. Resta un grande campionato riconosciuto a livello nazionale, anzi viene data molta importanza a quello che abbiamo fatto fuori casa. Dobbiamo resettare dal punto di visto mentale e fisico perché abbiamo speso tantissimo per rincorrere il Lecce per 34 giornate. Quindi ora dobbiamo tirare un po’ il fiato, alcune scelte di Matera sono state dovute a quello. Dobbiamo recuperare chi ha giocato un po’ meno nelle ultime partite, perché ai play-off vogliamo avere a disposizione tutti e 24 i giocatori».
«Oggi sono di buon umore, il sorriso non lo perdo mai perché penso che anche nei momenti più bui aiuti a vedere le cose in maniera positiva. Sto vicino, a livello sociale, a persone che soffrono veramente, per motivi più veri, molto più concreti. Io mi sono azzardato a dire, a caldo dopo una partita, che con il Trapani ci può essere stata un po’ di emotività nell’approccio alla gara da parte dei miei ragazzi, dovuta a una cornice di pubblico eccezionale per la categoria, mi sono ritrovato il giorno dopo i titoli sui giornali: “Lucarelli ce l’ha coi tifosi”, o “Lucarelli attacca i tifosi”. Vi dico che nella mia vita da calciatore ho giocato con calciatori bravi, alcuni un po’ meno bravi. Una volta ho giocato con uno, del quale non faccio il nome, che durante la settimana era impossibile prenderlo e mi chiedevo come faceva a non giocare nel Barcellona, Real Madrid, Chelsea, United, la domenica non ce l’avevi mai. L’emotività esiste dappertutto, in tutti gli sport e in tutti i lavori. Ci sono due tipi di emotività, quella positiva: quando vanno bene le cose puoi far di tutto, ma poi c’è quella negativa, ovvero davanti alle difficoltà posso un attimo far fatica. Noi abbiamo rimontato qualche partita, come con il Cosenza, ma in casa siamo andati spesso sotto di due gol. Non sono uno che quando si perde, “perde la squadra e non l’allenatore”, io invece faccio il contrario, cerco di lasciare la squadra tranquilla anche dopo una prestazione non all’altezza. In una partita con la Nazionale, a “San Siro” contro la Francia, Donadoni mi fece entrare a venti minuti dalla fine, quando guardai i miei avversari, Barthez, Thuram, mi dissi: “ma cosa ci faccio qua io?”, sembrava non avessi mai giocato a calcio, era subentrata in me l’emotività negativa. Quanti studenti, magari prima di una laurea, di un esame, avevano studiato il discorso a memoria e poi hanno fatto scena muta. Ci sono tante squadre in Italia o all’estero che hanno la figura del mental coach. Spesso mi avete criticato perché dite che sono uno che cambia tanto, ho cambiato quando c’erano tre partite in una settimana, poi l’intelaiatura è stata sempre la stessa. Noi dobbiamo capire che siamo una squadra forte, sono gli altri che devono avere più preoccupazioni quando ci incontrano, non noi che incontriamo loro. L’atteggiamento della partita col Trapani: avevo detto alla squadra di limitare le corse di Mazzarani e Lodi e di uscire sulle mezze ali, poi dovevamo tenere lontano loro dalla nostra area. Le uniche situazioni che ci mettevano in difficoltà erano quando lanciavano lungo su Evacuo che si sbracciava e teneva palla per circa sei secondi e dava modo alle ali di prendere campo».
«Domenica abbiamo sofferto tantissimo sui piazzati. Semenzato l’ho voluto io, dopo averlo visto col Pordenone. È uno che ci serve per i play-off. Domenica ho cercato di fare una squadra per dare minutaggio a chi aveva giocato meno».
«Il Rende dopo di noi è tra le squadre che hanno vinto di più in trasferta, mi pare lo abbia fatto 7 volte. Questo penso sia già un bel campanellino d’allarme che ci deve tenere ben svegli. Non voglio mettere le mani avanti, ma non mi faccio una malattia se arrivo secondo o terzo. Arrivare secondi e non risolvere i problemi non è bello. Ci meritiamo di chiudere in una certa maniera. Vogliamo vincere per chiudere questa positiva stagione, se c’è mancato il colpo del k.o. andiamolo a cercare nei play-off. Bisogna fare i complimenti al Lecce, perché siamo uomini di sport. C’è da preparare una nuova competizione, è tutta un’altra situazione, vince chi è più cazzuto, chi ha più testa e chi arriva a quell’appuntamento con tanto entusiasmo. Per le critiche il riferimento sono io, la faccia ce la metto io, come a Monopoli. Quando si vince gli applausi li faccio prendere ai ragazzi, ma quando si perde la faccia ce la metto io. Essere ben voluto dalla piazza e non dalla squadra è nocivo per i ragazzi, per loro l’allenatore deve essere una rassicurazione. Ci sono allenatori che hanno fatto carriera che allenano i giornalisti, io no, alleno la squadra. Sono sicuro che quando andrò via da Catania mi apprezzerete di più di adesso».
«Porto sempre a esempio la partita di andata con la Leonzio. Venivamo da sei vittorie di fila, ma sentivo che bisognava osare di più, che l’1-0 era rischioso, e lì ho sbagliato, perché ho cominciato a mettere qualcosa di più offensivo, infatti in quella partita feci giocare insieme Mazzarani, Lodi e due attaccanti centrali. Abbiamo perso la partita in casa. Io dopo questo filotto di 8 risultati utili consecutivi non ho voluto cambiare. Al Trapani concedevo già due uomini a centrocampo. Russotto lo sappiamo io, lo staff medico e la società come va gestito. Quando sono arrivato a Catania ero l’unico che voleva tenere Russotto. Quando si torna dalle vacanze estive ci vogliono tre mesi per ricondizionarsi, figuriamoci dopo che si è fermi da più mesi per infortunio. Caccavallo ci è stato tolto prestissimo, non abbiamo avuto fortuna. Sono contento di essere arrivato sulla panchina del Catania fino all’ultima giornata, e questo per me è motivo di grande orgoglio (sorride, ndr). Angelo (Scaltriti, ndr) mi ha fatto notare che se anche dovessimo perdere domenica, saremo comunque il secondo miglior Catania della storia per media punti, dopo quello del 74/75, anche superiore a quello che è andato dalla B alla A, e questo credo che abbia un gran valore. Mi sento a tutti gli effetti un aspirante allenatore e credo che questa sotto tutti i punti di vista sia stata una stagione di crescita, allenare il Catania è molto bello ma ha le sue difficoltà, dopo aver allenato qui si può “affrontare anche la Cina”. Fuori da Catania viene apprezzata molto la nostra stagione, mi hanno chiamato squadre di Serie A per chiedere informazioni su alcuni nostri giocatori. Bisogna stare tutti uniti. È dalla testa che dipendono le fortune dei calciatori e di una squadra, non dai moduli».