Lo Monaco, le curve e Massimino

Pietro Lo Monaco, amministratore delegato degli etnei

Pietro Lo Monaco, amministratore delegato degli etnei 

Riceviamo e pubblichiamo il pensiero di Alessandro Russo, nipote del Cavaliere, in merito alle dichiarazioni dell'ad.

Buonasera.
Qualche minuto fa mi venne il pacato ghiribizzo di rispondere alle bizzarre dichiarazioni odierne in conferenza stampa di Pietro Lo Monaco. Ordunque, questo signore qua si sente perseguitato dai cori domenicali dei tifosi in curva e si paragona nientepopodimeno che alla buonanima del presidentissimo Angelo Massimino, mio nonno per parte materna. Qualcosa non torna e il Lo Monaco evidentemente dimentica di non esser mai stato contestato dalla stampa catanese né da quella nazionale, a differenza di quanto avvenne con Massimino, osteggiato giornalmente dai mass-media per più di venticinque anni.
Mi ritornano in mente le pesanti diatribe tra mio nonno e il maggior quotidiano sportivo italico, di color rosa e diretto da un giornalista catanese. Nondimeno, il confronto non quadra giacché, oltre ad essere irrispettoso, si tratta di due figure differenti: Angelo Massimino era il presidente e non un dirigente; sembra solo un dettaglio ma nelle valutazioni postume tutto ciò conta eccome. Inoltre studio da diversi anni la storia rossazzurra e mi sono accorto che il sistema di risanamento praticato da mio nonno consisteva nel rilanciare il Catania mettendo mano alle sue finanze, senza chiedere aiuto economico a nessuno. Il modus operandi dell’attuale amministratore delegato rossazzurro è invece diverso, occupandosi egli di transazioni e rimodulazioni, senza tralasciare incarichi “ad interim” come direttore sportivo e come responsabile della sicurezza dello stadio “Angelo Massimino”.

Il Presidentissimo Angelo Massimino insieme alla bandiera rossazzurra Damiano Morra 



Di più: in un paio d’occasioni (nel 1974 e nel 1992) il presidentissimo, dopo aver ceduto per le pressioni della piazza, venne richiamato da una città intera; tre anni e mezzo fa invece Lo Monaco è stato richiamato soltanto dal suo ex-datore di lavoro. A proposito dell’attuale amministratore delegato rossazzurro, preferisco non occuparmi di tutte quelle arroganti polemiche che lo hanno accompagnato ogni istante dal giorno esatto del suo re-insediamento in sella all’elefante. Ricordo però le bestemmie, le espressioni triviali rivolte a i nostri tifosi e le frasi fuori luogo sulla storia del Catania: “lo stadio di Gangi”, “gli spareggi dell’Olimpico”, eccetera. È probabile che qualcuno, abituato a fargli sempre di sì con la testa, gli abbia fatto credere che il primo pallone da calcio in questa città chiamata Catania lo abbia portato (nel maggio del 2004) proprio lui, il deus ex machina rossazzurro: il signor Pietro Lo Monaco. Il paragone da questi mosso oggi mi sembra un eclatante fuori gioco, uno sconfinare in un campo altrui retto da altre regole e tutt'altri equilibri. Se Lo Monaco è in cerca di un encomio da parte dei tifosi sta scegliendo il tragitto sbagliato che piuttosto che condurlo ad approvazione e considerazione lo coglie come un pastore errante senza meta, ancora una volta disorientato e fuorviante anche per i tifosi che si nutrono di pura fede calcistica. Esattamente l'opposto di Massimino, che del suo ruolo di presidente non fece mai un impegno forzato, affaticato, stanco e confuso, ma un modus vivendi dinamico e vivace, in cui sapientemente alternava il ruolo di attaccante e difensore.

Sarebbe ora il caso di ricordare le lagnanze di Lo Monaco per non esser stato votato dai tifosi e raffigurato tra i volti del murale allo stadio, epperò, siccome non mi piacciono i raffronti con chi non c’è più, non vado oltre e mi fermo qui ma prima scrivo una cosa. Che è questa: Pietro Lo Monaco che oggi invoca clemenza rivolto alla Storia mi fa tornare in mente il nostro calciatore Rosario Bucolo in ginocchio che prega il direttore di gara di non cacciarlo via dal terreno di gioco di Catanzaro.


L'espulsione di Saro Bucolo al "Ceravolo" di Catanzaro