L'anima della matricola del Catania

Non è un codice numerico, ma un'

Non è un codice numerico, ma un' 

A poche ore dalla fine del 2019 un piccolo vademecum per il 2020 che sta per arrivare...

Un Elefante immortale
Il 2019 volge al termine. Ancora poche ore e un nuovo anno, un nuovo decennio – il numero tre del terzo millennio -, entrerà nella nostra vita, con il suo libro dalle pagine tutte bianche da riempire. Cosa mettere dentro “lo scopriremo solo vivendo”, lo abbiamo imparato dal Battisti. Di certo, sappiamo “cosa abbiamo scritto e cosa consegneremo agli archivi della storia”. Una storia rossazzurra che mai come in questi ultimi mesi è tormentata da mille dubbi e incertezze. Nuvolacci neri che rendono tetra la visione dell’anno che si appresta a varcare la soglia del tempo. Duemilaventi, tocca a te. Ma prima che l’inchiostro inizi a solcare le tue candide vallate vorrei raccontarti una storia. Una storia di un Elefante Immortale che ha sfidato e sfida la sorte avversa, che ha giocato a scacchi con la morte in più di un’occasione (puoi chiedere al cavaliere Antonius Block) rinviando sempre e comunque la sua dipartita. Vorrei, voglio.

L’anima della matricola
Mio padre è nato il 31 Luglio 1946. In questa data c’è racchiuso un mondo. Rosso e azzurro. Il senso profondo di una matricola, la 11700, che rappresenta l’orgoglio, la gloria e il vanto della nostra storia priva di titoli e trofei. Che cos'è la matricola? È una domanda che mi ha accompagnato per giorni, tenendomi sveglio anche di notte. Che cos'è? Potrei dire semplicemente che si tratta di un codice di cinque numeri messi in fila. Potrei farlo benissimo, me ne uscirei liddu liddu, senza perdere troppo tempo. Potrei farlo, ma sarebbe una spiegazione troppo superficiale. E qui, caro 2020, di superficialità, ce n'è poca e niente.
Per chi conosce bene la nostra storia sarà superfluo approfondire. Ma tu, caro 2020, sei ancora m’picciriddu e quindi, da modesto conoscitore della storia rossazzurra, è giusto svelarti questo mondo.

L’amore per la matricola 11700 nasce inconsapevolmente in una torrida giornata d’estate del 1993, in quel 31 Luglio che ancora a distanza di anni ci sveglia ancora di soprassalto. Antonio Matarrese sentenziò: "l’Elefante è morto!" Sembra l’inizio della fine, di una storia gloriosa, fatta fino a quel momento di nove anni in Serie A (sei dei quali negli anni sessanta), di vittorie clamorose ed esodi oceanici, ma anche di sconfitte amarissime, invasioni e squalifiche di campo, di quel Calcio Catania, discendente di quella squadra fondata nel 1929, venuto alla luce il 24 Settembre 1946. Sembra l’inizio della fine, ma in realtà, caro 2020, quella è la scintilla che compatta il Popolo Rossazzurro attorno a quel codice di cinque numeri. Tutti insieme, attorno a quel condottiero, a quel Cavaliere, talvolta idolatrato, ma soprattutto, contestato.

La polvere fortifica amore e appartenenza. Il sangue, quello versato dal presidentissimo Angelo Massimino, il 4 Marzo 1996, cementa quel legame indissolubile. In quel triennio, contraddistinto dal ritorno nel calcio professionistico, si forgia il valore della matricola, per poi sublimarsi negli anni successivi con altre vittorie leggendarie: la testata di Roberto Manca al “Messina” nel 1999; lo stoico 0 a 0 nell’inferno dello ‘Iacovone’ di Taranto tre anni più tardi; l’amplesso prolungato dopo la zampata di Umberto Del Core del 28 Maggio 2006; le salvezze insperate del 27 Maggio 2007 e 18 Maggio 2008; le estasianti vittorie di Palermo e Torino (in casa della Juve) del 2009, fino l’apoteosi casalinga con l’Inter destinata a conquistare il triplete e del record delle otto annate consecutive in A.

Vittorie, ma anche di nuove battaglie al Palazzo. Quella vinta, nell’estate del 2003, e quella persa nel 2018 ad autunno inoltrato.
Battaglie, ma anche dolore e sangue. Quello dei tanti fratelli rossazzurri persi (soltanto fisicamente, ma mai col pensiero) lungo il cammino. Fabrizio, Fabio e Carmelo. Sangue, ancora sangue. Quello versato dall’Ispettore Filippo Raciti in quella maledetta notte del 2 Febbraio.

Dolore e sangue, ma anche vergogna e sconfitte umilianti. Vergogna, quella provata il 23 Giugno 2015, giorno del deragliamento sfociato nella retrocessione d’ufficio in questo inferno maledetto della terza serie. Ischia, Martina Franca, Monopoli, Vibo Valentia, Pagani. La lista è lunga, ogni pagina è un coltello che lacera ancora ferite mai risanate.
Le ore passano veloci, sono già le 19, e tu ti avvicini sempre di più. Devo fare in fretta, non posso farmi trovare impreparato. Dentro a quelle cinque cifre c’è questo e tanto altro ancora che adesso, per ragioni di tempo, non riuscirò a spiegarti.
Ricorda però, caro 2020, che il Catania non è una matricola, ma la sua matricola ha un'anima. La nostra, di chi ha sofferto e soffre per lei, al Cibali o Milano, a Gangi o Roma, a Palermo o Pachino.



Per noi è una sorta di cordone ombelicale che ci lega a quel calcio romantico che non c’è più. E poco importa se Napoli, Parma, Fiorentina, Bari, Palermo e Messina – l’elenco è abbastanza lungo, mi fermo qui per non annoiarti – hanno lasciato (in alcuni casi più volte) lo scalpo alla storia, perché noi siamo il Calcio Catania 1946, anima 11700.

Ne ho lette di tutti i colori in questi mesi. Concetti aberranti che farebbero impallidire anche Biancaneve. Sperare nel fallimento per liberarsi di chi ci ha relegato agli inferi è come invocare la morte di un parente o di un amico malato affinché quel male possa finire di farlo soffrire e, di conseguenza, di far soffrire noi. La morte non si invoca, la guarigione sì. E se la guarigione viene da lontano che ben venga, perché gli uomini passano ma la maglia - da onorare e sostenere sempre, in qualsiasi situazione - resta per l'eternità. Perché l'Elefante è immortale.

Ho solo un padre, io. Uno, per tutta una vita, ed è nato il 31 Luglio 1946.

Caro 2020, abbi cura di lui e di questo Elefante un po’ malandato, che barcolla ma non molla. Mai. Abbi cura, te lo affido con il cuore, e ricordati di onorarlo al meglio il prossimo 24 Settembre, tienilo bene a mente così come tutta la sua storia. Saranno settantaquattro. SARANNO! Adesso puoi entrare.