Izco200: Parabola di una futura leggenda

Izco contrasta Ronaldinho in un Catania-Milan

Izco contrasta Ronaldinho in un Catania-Milan 

Da "oggetto misterioso" a capitano coraggioso, parabola di una futura leggenda

Lido Cled. Pomeriggio di sole di metà settembre. Con il viso solcato da rivoli di sudore, un tifoso rossazzurro fra i tanti, né più bello o intelligente, né più brutto o stupido di altri, così risponde a un amico “correligionario” di "marca liotro" che gli aveva chiesto “ma tutti ‘sti cabbini dumani comu fanu a smuntalli n’an ghionnu?”: “Non ti preoccupari, Iaffiu, dumani chiamamu a Izco e ci penza iddu…”!!!

L’aneddoto potrebbe sembrare quasi leggenda, ma fotografa appieno gli esordi della carriera in rossazzurro di Marianito Izco, fra diffidenza, indifferenza e pregiudizio. Giunto in Italia senza le stimmate del predestinato, senza essere stato nemmeno una delle tante stelline Under 17 o 20 che regolarmente sforna la nazionale “albiceleste”, addirittura con il marchio della Primera B Nacional (Serie B) argentina, il centrocampista di Buenos Aires entra in punta di piedi nel Catania appena promosso in A, galleggiando fra panca e campo, ma sempre mostrando umiltà, abnegazione e propensione alla corsa. Certo, i piedi non sono raffinatissimi e, proprio per questo, vive i primi anni di esperienza alle falde dell’Etna (durante i quali segna pure il primo gol, in Coppa Italia contro l’Udinese nei quarti di finale dell’edizione 2007/2008) in una sorta di limbo personale, apprezzato dagli allenatori per la grinta e l’adattabilità tattica (può giocare in mezzo o anche da esterno difensivo a 5) e, contestualmente, criticato dai tifosi, spesso anche ingenerosamente.

Nemmeno la sua promozione a titolare pressoché stabile con Walter Zenga pare avere il potere di “spostare” definitivamente dalla sua parte i consensi dell’opinione pubblica tifosa, ma lui vive tutte queste vicende con la consueta serenità e forza di volontà, tratti psicologici e caratteriali che ne caratterizzano la statura di uomo e atleta e che lo aiutano a crescere sotto tutti i profili. A differenza di compagni forse anche meno criticati, mai una polemica, mai una parola fuori posto. Sempre un atteggiamento signorile e propositivo, dedito solo al lavoro e a onorare la maglia che indossa.

La prima vera e propria svolta giunge nella stagione 2009/10, quella della cavalcata “mihajloviciana”, della prodigiosa rimonta innescata dal suo gol a Torino che sancisce, dopo 50 anni, una storica vittoria sulla Juventus. Da quel momento in poi, Marianito viene visto in maniera diversa dai tifosi e comincia a guadagnarsi non solo l’affetto e il rispetto (mai mancati per un professionista di tal fatta), ma anche la stima come calciatore importante per le sorti del Catania. Stima che non perderà più, né da parte dei tecnici, né da parte dei supporters fino a oggi. Fino a divenire giustamente capitano e simbolo della compagine rossazzurra, giocatore importantissimo, quasi insostituibile, come testimoniato pure dalla stagione in corso.

Fino a battere, il 2 maggio 2012, il record di presenze in A (150) di un mito come Vavassori. Fino a raggiungere quota 200. Izco può essere considerato come la vera e propria incarnazione della massima della celebre autrice di “Via col vento”, Margaret Munnerlyn Mitchell: “Con sufficiente coraggio si può fare tutto, anche senza una reputazione”… Un esempio, Marianito. Una futura leggenda. Vai, Capitano, corri dietro quel pallone e lotta ancora per i nostri colori!!!