Il pasticcio del Catania SSD Beach Soccer

Foto: Catania SSD

Foto: Catania SSD 

Riflessioni sulle scelte della società e sulla conferenza stampa di presentazione, svoltasi presso la sede locale dell'Ars.

Stamane, presso la sede catanese dell’Assemblea Regionale Siciliana, si è svolta la presentazione del progetto del Catania SSD Beach Soccer. Prima di entrare nel merito, facciamo un passo indietro. Nelle scorse settimane, la società presieduta da Ross Pelligra ha reso noto di aver stretto una partnership con la Canalicchio Catania Beach Soccer, alla quale ha concesso la propria denominazione, il proprio logo e i propri colori sociali, ottenendo l’iscrizione al campionato di Serie A di Beach Soccer. Torneo, quest’ultimo, nel quale il club fondato nel 2010 a Tremestieri Etneo militava già da anni. Perno di quest’iniziativa il general manager dell’ex Canalicchio, Alessandro Di Benedetto, il quale, tramite Trilogy, è uno dei principali sponsor del Catania (nonché retro sponsor sulle divise ufficiali).

Tale iniziativa ha sin da subito fatto storcere il naso a molti, per un semplice motivo: la città di Catania, in questo sport, era già rappresentata da un altro club, il Catania Beach Soccer del presidente Giuseppe Bosco, che dall’anno di fondazione (2004) ha portato il proprio team a livelli di eccellenza in ambito nazionale ed internazionale, conquistando 2 scudetti, 5 Coppe Italia e 6 Supercoppe italiane e raggiungendo la finale dell’Euro Winners Cup e del Mundialito per Club. Intervistato negli scorsi giorni da diverse testate locali, Bosco ha stigmatizzato quanto accaduto, affermando di non essere stato coinvolto nel progetto e di esserne venuto a conoscenza solo a fatti compiuti.

Di certo, è un’occasione persa. Perché se da un lato è nobile la volontà del Catania SSD di avviare una polisportiva e condividere il proprio marchio e la propria visione aziendale con società che operano in sport diversi dal calcio, dall’altro in questo caso si è trattato di una scelta poco felice, per motivi evidenti. Non soltanto il Catania Beach Soccer è il club più titolato del territorio; è, soprattutto, quello tifato e riconosciuto come rappresentativo della città di Catania dalla stragrande maggioranza degli appassionati etnei di beach soccer. In questo modo si crea, se non una rivalità, certamente una dispersione di forze che, nell’interesse di tutti, sarebbe stato meglio – al contrario – unire.

Tornando alla conferenza di stamane, ha fatto gli onori di casa il presidente dell’Ars Galvagno. Quest’ultimo non è nuovo a frequentazioni con il board del Catania SSD. Era presente a Palazzo Giustiniani nell’incontro dello scorso marzo tra il presidente del Senato La Russa e i vertici del club etneo; insieme allo stesso La Russa, ha poi assistito in Tribuna Vip a Catania-Santa Maria Cilento domenica scorsa. Insieme a lui, dietro al tavolo dei relatori, hanno preso posto Ross Pelligra, Vincenzo Grella ed Alessandro Di Benedetto.

Dei dettagli del progetto beach soccer, francamente, si è discusso poco. Si è posta maggiormente l’attenzione sui rapporti tra la società e le istituzioni, nell’ottica di supportare ed agevolare la voglia di investire sul territorio da parte di imprenditori come il proprietario del Catania. In questo senso, si è preso la scena l’On. Galvagno il quale, in più passaggi e tra le righe, ha lanciato inequivocabili messaggi in vista delle prossime elezioni amministrative, auspicando il successo del candidato del centrodestra Trantino. Spiace che i massimi vertici del Catania abbiano non solo prestato il fianco, ma anche avallato tali prese di posizione, come testimoniato dal fatto che l’ad Grella ha annuito quando il presidente dell’Ars ha dichiarato di confidare in una riconferma di Sergio Parisi nel ruolo di assessore allo Sport.

Sia ben chiaro: coltivare delle amicizie e delle frequentazioni politiche, avere delle preferenze in tale ambito, sono facoltà del tutto lecite e lo sono anche per imprenditori e dirigenti sportivi. Ma sarebbe opportuno farlo privatamente ed evitare pubbliche sponsorizzazioni, atteso che le società sportive non hanno e non dovrebbero avere alcun colore politico, poiché rappresentano tutti i tifosi/cittadini. Pertanto, l’evento di stamattina appare come una caduta di stile che non fa bene all’immagine di una società che sin qui ha operato, per il resto, in modo impeccabile.

Un autogol che, peraltro, è passato perlopiù sotto traccia tra i tifosi e i media. Non un buon segnale, questo, atteso che, nel processo di crescita di un neonato club calcistico e dell’ambiente che lo circonda, evidenziare passaggi a vuoto è non solo un dovere, ma soprattutto un’opportunità, per far sì che si faccia tesoro degli errori commessi, al fine di non ripeterli e proseguire tutti insieme, in modo costruttivo e virtuoso, verso i migliori traguardi.