Il derby della correttezza

Calil, gara di grande sacrificio sull'esterno...

Calil, gara di grande sacrificio sull'esterno... 

Max Licari sul pareggio a reti bianche ottenuto dai rossazzurri a Messina. Un punto equo, ma ora occorre ripartire più forte...

Una sconfitta per il calcio
Un pareggio giusto fra due squadre le cui difese sono riuscite sostanzialmente ad annullare gli attacchi contrapposti. Inutile, dunque, qualsiasi eventuale recriminazione da parte di entrambe le sponde. Rimane la bella immagine di un derby giocato in maniera assai corretta da Messina e Catania, davanti a un pubblico folto ed entusiasta. Con un’unica, grossa pecca: l’assenza della tifoseria etnea, a sancire il fallimento completo e definitivo di uno strumento, la tessera del tifoso, nelle intenzioni nato proprio per scongiurare soluzioni inique come questa e, nei fatti, naufragato nei meandri di logiche sempre più lontane dalla comprensione della gente normale. L’impressione è che il divieto di trasferta venga usato per” tagliare la testa al toro” ed evitare “ab origine” qualunque tipo di fastidio organizzativo in fatto di’ordine pubblico. Massimo risultato con il minimo sforzo. Un vero peccato, perché il “San Filippo” avrebbe meritato, oltre alla bella cornice dei 20.000 supporters giallorossi, anche le coreografie delle migliaia di sostenitori rossazzurri che, sicuramente, si sarebbero recate a incitare la propria squadra all’interno del capiente impianto peloritano. Una sconfitta per il calcio, Una sconfitta totale.

5 in 5
Che il Catania stia vivendo un momento di calo lo ha testimoniato il derby del “San Filippo” e lo attestano i numeri: 5 punti nelle ultime 5 gare, media di molto inferiore alla precedente, superiore ai 2 punti a partita. Media che, abbinata alla pesante penalizzazione, sprofonda il Catania al terz’ultimo posto in graduatoria a quota 8, lontanissimo dalle zone “nobili” della stessa. Se proprio vogliamo trovare alcuni motivi di positività nel punto ottenuto al cospetto degli uomini di mister Di Napoli, possiamo innanzitutto notare come i rossazzurri abbiano interrotto la serie di due sconfitte consecutive in trasferta, per di più in casa della seconda in classifica e in un derby sempre molto difficile per le implicazioni psicologiche annesse. In secondo luogo, si è riusciti a mantenere finalmente inviolata la porta, per di più nell’ambito di una gara in cui l’avversario non ha praticamente avuto occasioni da rete reali; un fattore importante, la ritrovata solidità, se si considera che fra Casertana, Martina, Juve Stabia e Akragas, il Catania aveva beccato 7 gol (va, però, altresì sottolineato per onestà intellettuale che l’attacco del Messina, nei numeri e nei fatti, è fra i meno attrezzati della categoria). Tuttavia, non mancano i motivi di preoccupazione. Intanto, come detto, la media punti è attualmente da zona retrocessione. Inoltre, la squadra manifesta una certa incapacità, in controtendenza rispetto a un mese fa, a creare gioco e, anche quando si procura occasioni da rete, le spreca banalmente. È successo a Caserta, a Castellammare e in casa con l’Akragas. E il trend si è ripetuto nel derby, seppur in una sola occasione, l’azione più limpida del match, fallita clamorosamente da un appannato Calderini a due passi da Berardi. Troppo poco, soprattutto in fatto di fluidità di manovra nella trequarti avversaria. Un numero eccessivo di passaggi sbagliati, congiunto a scarsa mobilità degli avanti e difficoltà di inserimento senza palla da parte dei centrocampisti. In merito a ciò, la questione infortuni, sempre più pressante, sta facendosi sentire con sempre maggior insistenza. Al netto calo di Scarsella e Calderini (anche contro il Messina piuttosto “solitario” e talora fumoso nelle giocate), alle poco convincenti prestazioni delle seconde linee Lulli e Russo (il quale, comunque, subentrato nella ripresa a Musacci, ha fatto il suo nella gara di Messina), si aggiungano gli infortuni di Castiglia, Falcone e, adesso, di Russotto (clavicola fuoriuscita, si teme uno stop superiore ai 30 giorni), gli elementi più tecnici, in grado cioè di accendere la luce in fase offensiva. Un problema non di poco conto, anche in prospettiva futura, considerato che lo stesso Falcone potrebbe forse saltare le prossime tre gare.

Pancaro, di necessità virtù
Diciamolo chiaramente, Pancaro si è dovuto reinventare la squadra dopo 8’ di gara a seguito del grave infortunio a Russotto. Una sfortuna non da poco. E il fatto che in un momento di così evidente necessità, l'ex milanista sia ricorso a soluzioni “fuori ruolo”, ci fa capire come non si fidi completamente dei giovani. Ha preferito, infatti, inserire un Plasmati al 50%, piuttosto che fare il cambio “ruolo per ruolo”, inserendo Di Grazia o Rossetti (poi, messo in campo nel finale in sostituzione del medesimo, stremato, Plasmati). Non solo, ha spostato Calil sull’esterno, in una posizione che ha limitato fortemente la punta brasiliana. Così facendo, a mio parere, ha agevolato il lavoro dell’esperta difesa peloritana (già la migliore del campionato), tanto che Martinelli e Parisi sono risultati i migliori in campo. Che “nonno” Parisi sia potuto manifestarsi come un incrocio tra Krol e Beckenbauer fa comprendere il potenziale di pericolosità dell’attacco rossazzurro, ondivago in Calderini, pesante in Plasmati e solo generoso in Calil. Sebbene in mediana il tecnico calabro avesse scelto la qualità di Musacci e Agazzi, il Catania, anche per l’efficace opposizione dei padroni di casa, più votati a difendere che a offendere (soprattutto Baccolo e Giorgione, ma anche gli esterni Fornito e Padulano), ha sì "masticato" possesso palla, in specie nella ripresa, però senza mai riuscire a trovare un guizzo vincente che uno, né sugli esterni (impreciso Parisi al cross, ben controllato Nunzella), né per vie centrali. Ripeto, resta la buona attuazione difensiva. Punto. E, speriamo, a capo, dato che in ogni caso il risultato positivo potrebbe costituire una sorta di "ripartenza" per l’undici rossazzurro.

Partita di grande fascino
Una ripartenza che dovrà passare da una gara di grande difficoltà contro una squadra attrezzata, reduce da un’incredibile sconfitta interna con il Monopoli (addirittura due i rigori sbagliati dai rossoneri con Sarno e Iemmello). Il Foggia dell’ex de Zerbi, terzo in classifica a 18 punti (in realtà lo sarebbe il Catania a 19), è una delle grandi favorite alla promozione diretta e fuori casa sta facendo bene; sarà necessario un altro Catania, più convinto e brillante, al fine di ricominciare a incamerare punti pesanti per la classifica. La difficoltà aumenterà per l’assenza di Falcone e Russotto, anche se forse Castiglia potrà essere recuperato. Sarà il momento, ritengo, per testare la reale valenza di Di Grazia e Rossetti, dato che uno dei due probabilmente verrà utilizzato da Pancaro, intenzionato a perseverare sul 4-3-3. Quindi, se non vorrà perseguire la strada dell’adattamento di Calil sull’esterno, assai infruttuosa nel derby, necessariamente dovrà schierare uno dei due. Questi ragazzi potranno così giustificare la scelta improntata alla fiducia operata dalla società in estate. Finora si sono viste a sprazzi la potenzialità del solo Di Grazia; troppo poco, francamente. Comunque, questa volta l’apporto del pubblico, tutto dalla parte del Catania, mi auguro, possa rivelarsi decisivo per la ripresa del percorso dei ragazzi in maglia rossazzurra. Let’s go, Liotru, let’s go!!!